Yemen: il complottismo è nemico della causa degli oppressi

Lo scorso 14 settembre la Resistenza yemenita ha colpito il cuore pulsante della dittatura saudita; dopo aver percorso 800 km aerei, una squadra di droni bombardieri ha bombardato gli stabilimenti di Abqaiq e Khurais di proprietà della compagnia Saudi Aramco, provocando un collasso della produzione petrolifera. Il commento dell’analista Giulietto Chiesa merita d’essere analizzato, leggiamo:

‘’L’avevo scritto giovedì sera.
Subito dopo il licenziamento di Bolton.
Ma, per un mio errore tecnico, è uscito solo stamane.
Nel frattempo quello che prevedevo si è già verificato.

Droni “misteriosi” hanno bombardato la raffineria principale dei sauditi.
E subito (in testa a tutti il solito Guido Olimpio del Corriere della sera) a sparare la notizia che, forse, sono stati gli iraniani.
Come da copione.
Donald, ha cacciato Bolton? E noi ti rispondiamo al volo ’’ 1

 

Secondo Chiesa, una legittima azione della Resistenza sciita andrebbe contestualizzata come operazione falsa bandiera e (continua Chiesa) ‘’i signori del deep state, magari con l’aiuto del Mossad e, ovviamente dei servizi arabo-sauditi, sono sempre pronti. Altrimenti non potrebbero reagire con tanta tempestività. Per ogni scenario hanno già preparato droni, aerei, bombe, attentatori provocatori’’. La storia della borghesia e dell’imperialismo prevede l’utilizzo del complotto in quanto arma politica ma le classi e i popoli oppressi, più volte, hanno dimostrato di sapersi divincolare dai tentativi di depistaggio pianificati dall’establishment.

La stampa iraniana non è dello stesso avviso di Chiesa, infatti il bravo Davood Abbasi ha elogiato i resistenti yemeniti procedendo con una opportuna contestualizzazione del conflitto in corso. Il testo di Abbasi è preciso metodicamente – al contrario del confusionario Chiesa – e coraggioso politicamente:

‘’Qualunque sia la fonte delle armi yemenite, il loro zelo per difendere la patria o l’appoggio presunto dell’Iran, il punto è che in questo momento l’Arabia Saudita si trova in una situazione di totale smarrimento; intrappolata nella gabbia che ha costruito con le proprie mani’’ 2

 

Che costa succedendo nella penisola arabica:

  • La dittatura saudita sta perdendo terreno. L’esercito di Casa Saud è composto da mercenari mal addestrati e, in fin dei conti, militarmente rinunciatari. La storia insegna che un esercito di mercenari non può vincere una guerra asimmetrica contro guerriglieri ideologicamente motivati, con un radicamento secolare nelle reti sociali del paese.
  • Il giornalista iraniano ha contestualizzato l’azione della Resistenza: ‘’Il movimento rivoluzionario Ansarullah ha iniziato colpendo obbiettivi all’interno del territorio saudita, ad una profondità di 100-200 km, e con i mesi hanno apparentemente incrementato la loro capacità, raggiungendo la capacità di colpire la capitale Riyadh, e poi gli stabilimenti petroliferi del regno che stanno ad est, in prossimità del Golfo Persico’’. I rivoluzionari Ansarullah hanno, in questi cinque anni, sviluppato capacità offensive elaborate studiando con attenzione la strategia militare – guerra di guerriglia – degli Hezbollah La Resistenza antimperialista è un continuo apprendimento lungo la via della liberazione.

Gli USA accusano l’Iran (scrive Abbasi) ‘’di aver fornito lo Yemen di armi, ipotesi abbastanza remota, considerando che in Yemen non si riescono a mandare nemmeno cibo e medicinali, gli yemeniti stessi dicono di avere lavorato gli Scud che avevano acquistato negli anni passati e di essere arrivati ai droni ed ai missili con maggiore gittata’’. I primi sostenitori della teoria del complotto stanno a Washington; solitamente chi pianifica le aggressioni neocoloniali non accetta che un esercito popolare possa colpire con tanta efficacia un regime vassallo dell’Impero yankee. Lo spirito patriottico dell’ oppresso popolo yemenita viene sottovalutato tanto dagli aggressori quanto dalla sinistra post-comunista e post-socialista. Chiesa, tirando fuori una inesistente ‘’falsa bandiera’’ condivide gli stessi presupposti dei conservatori nord-americani: ‘’gli aggrediti non sono in grado di offendere gli aggressori’’. I popoli non sono (sempre) manipolabili, la storia delle classi subalterne comprende rivolte di massa a volte anche con un chiaro contenuto nazionalista e religioso. Dall’Irlanda allo Yemen, il nazionalismo progressista ha messo a segno operazioni eroiche, lasciando l’establishment disarmata.

Il capitalismo saudita è forse prossimo al collasso, mentre Trump sta cercando di regolamentare i rapporti con lo Stato profondo a vantaggio della fazione padronale della borghesia imperialista USA. Si tratta di uno scontro inter-capitalista, dove chi vorrebbe distruggere il mondo non globalizzato (neoconservatori) si scontra con i sostenitori della globalizzazione del corporativismo yankee (Trump). La Dottrina Trump è basata sul furto delle risorse energetiche e la deindustrializzazione graduale; una calamita economica contrapposta a quella militare. Condivido la conclusione del giornalista Thierry Meyssan: ‘’Gli pseudo-intellettuali certo spiegheranno che gli Stati Uniti hanno messo in atto destabilizzazioni e guerre unicamente per il petrolio. È una teoria che non tiene conto di quanto accaduto negli ultimi diciotto anni: la missione assegnatasi dal Pentagono era distruggere le strutture statali in queste regioni. Vi è riuscito in Afghanistan, Libia e Yemen, parzialmente in Iraq, per nulla in Siria. Solo ora la questione petrolio torna a essere in cima alla scala delle priorità’’ 3. Casa Saud voleva la sua ‘’Striscia di Gaza’’ nello Yemen sperimentando nuove tecnologie militari per conto di Israele, ma l’ottusa famiglia reale non ha fatto i conti col movente sociale: gli aggressori non mobilitano le masse, gli aggrediti sì.

Chi ritiene che la Resistenza islamico-popolare venga manipolata toglie dignità agli oppressi fiancheggiando – involontariamente – la propaganda degli aggressori. Alexander Cockburn aveva segnalato questo pericolo: gli analisti non hanno nessun elemento per presumere che gli aggrediti non si rivalgano mai contro l’arroganza coloniale. La distinzione delle operazioni falsa bandiera reali (es. 11/9) da quelle immaginarie, arrivati a questo punto è vitale per una forza politica capace di resistere agli USA ed ai suoi lacchè.

I neoconservatori vogliono disintegrare una porzione del pianeta, Trump si accontenterebbe di derubarla sistematicamente; il rischio d’una calamità – militare e/o economica – non ha sfiancato la volontà d’indipendenza di una nazione (Yemen, Libano, Palestina, ecc …). La Sinistra Popolare europea deve ripartire da questa convinzione.

https://www.facebook.com/PANDORATV.IT/photos/a.596888513732284/2494465777307872/?type=3&theater

http://parstoday.com/it/news/middle_east-i197785-l%E2%80%99arabia_saudita_%C3%A8_in_trappola_lo_yemen_non_%C3%A8_pi%C3%B9_senza_difesa

https://www.voltairenet.org/article207502.html

Risultati immagini per bombardamento della Saudi Aramco immagini

Fonte foto: SkyTg24 (da Google)

1 commento per “Yemen: il complottismo è nemico della causa degli oppressi

  1. Amadeo Bord.
    21 Settembre 2019 at 12:19

    Grandissimo Zecchinelli, pezzo stupendo e chiarificatore

    Con gli oppressi della terra

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