La comunità ebraica milanese, per bocca del suo presidente, ha duramente attaccato il cantante Ghali per via della strofa, che pubblico di seguito, della sua canzone presentata al Festival di Sanremo, una delle poche note positive e fuori dal coro belante politicamente corretto della kermesse:“Di alzare un polverone non mi va (va) / Ma, come fate a dire che qui è tutto normale / Per tracciare un confine / Con linee immaginarie bombardate un ospedale / Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane / Non c’è mai pace» .
Tanto basta alla comunità ebraica per gridare allo scandalo.
“Ieri sera al festival di Sanremo, uno spettacolo che dovrebbe unire gli italiani, è andata in scena una esibizione che ha ferito molti spettatori. Ghali ha proposto una canzone per gli abitanti di Gaza, ma a differenza di Ghali non possiamo dimenticare che questa terribile guerra è il prodotto di quanto successo il 7 ottobre», queste le testuali parole del presidente Walker Meghnagi che ha soggiunto:” Non possiamo accettare che nella nostra Italia, nel paese dei nipoti di quanti hanno stilato le Leggi Razziali, si possa spacciare una tale propaganda antisraeliana, in prima serata, sulla televisione pubblica, non col nostro silenzio”. Naturalmente gli ha fatto eco l’ambasciatore dello stato di Israele in Italia che è prontamente intervenuto per rincarare la dose.
Il messaggio è evidente e anche minaccioso. Il massacro di civili e la pulizia etnica in corso a Gaza devono essere occultati. Israele deve essere lasciata libera di ultimare la sua operazione di espulsione razzista e colonialista della popolazione palestinese di Gaza – è ormai chiaro che questo è l’intento del governo israeliano – e nessuno deve permettersi di ostacolarlo. Quindi anche un minimo gesto di natura etica, come denunciare il criminale bombardamento degli ospedali da parte dell’esercito e dell’aviazione israeliana, diventa automaticamente un atto di ostilità non solo contro Israele ma contro l’intera comunità ebraica.
Pochi giorni fa, per chi non lo sapesse, si è tenuta una conferenza a Gerusalemme a cui hanno partecipato ben undici ministri dell’attuale governo israeliano più decine di parlamentari ed esponenti di varie formazioni della destra ed estrema destra israeliana, compreso ovviamente il Likud, cioè il partito di Netanyahu, dove si è discusso apertamente del “futuro” della Striscia di Gaza e dove sono state presentate delle mappe sulle colonie da insediare una volta che il territorio è stato “ripulito” dalla presenza palestinese. Il tutto condito con i soliti interventi infarciti di riferimenti biblici finalizzati a giustificare il genocidio in atto.
Questo è il “progetto” israeliano che naturalmente il sistema mediatico è chiamato ad occultare, e guai a chi sgarra. Tanto di cappello, quindi, a Ghali, e avanti così.
Fonte foto: ANSA (da Google)