Geopolitichiamo (1)

C’è chi parla di un’unico Islam, tutto uguale, e chi si ferma alla “battaglia” tra sciiti e sunniti. Ma oggi la battaglia contro l’IS (o ISIS, ISIL, Daesh) è portata avanti da cristiani assiri, copti, maroniti e cattolici, yazidi, musulmani sciiti, dissidenti sunniti (la stragrande maggioranza nei paesi al confine tra Siria ed Iraq), curdi iraniani, siriani, turchi, iracheni, libanesi, iraniani. Alla base del fondamentalismo c’è il salafismo; certo, di matrice sunnita, ma presente non solo nell’IS. Inoltre, chi la butta in “battaglia tra sunniti e sciiti” e sostiene la causa palestinese, dimentica che i palestinesi sono per l’80% sunniti, e che gli sciiti nel mondo musulmano sono appena il 18%; il restante 82% di sunniti sono wahabiti (salafiti). Ma il salafismo e la causa religiosa è stata iniettata all’epoca nelle “primavere arabe”, altrimenti ridotte a mere proteste di piazza, che sarebbero sopite presto. In un momento in cui le proteste di piazza erano quasi concluse, entrarono in campo dalla Tunisia alla Siria forze fondamentaliste, pronte a fomentare la piazza e far imbracciare il fucile in nome di Allah, contro governi tendenzialmente laici, come tutti quelli a guida baathista. In Tunisia scese in campo l’estremismo salafita di Ennahda (Movimento di rinascita), che oggi vanta il primato di consensi ed il maggior numero di “foreign fighters” dati all IS. In libia si affaccia Ansar al-Sharia (presente anche in Tunisia) che oggi confluisce nell’IS; da sempre tenuta a bada da Gheddafi, oggi riesce a scatenare conflitti tribali in Cirenaica e a velare completamente le donne, in città dove prima esistevano scuole militari femminili e la percentuale della frequenza universitaria di sesso femminile era del 48%. In Egitto spadroneggiano i Fratelli musulmani, movimento in cui si forma Al Zawhiri, il capo spirituale di Al Qaeda. I Fratelli musulmani riescono a far cadere il governo Mubarak e ad insediarsi con Morsi, che subito instaura uno Stato confessionale, con Sharia e Fatwa. Riesce a spodestarlo Al-Sisi ed il resto è storia presente. In Iraq, Siria e Yemen la storia è molto più complessa. L’IS e le varie cellule qaediste nascono lentamente,ed i loro capi spirituali, su tutti l’auto proclamato califfo Al Baghdadi, fanno palestra e arruolamento in carceri come quello di Abu Saif in Iraq. Carceri USA. Dalla mattina alla sera, gente che doveva scontare 40 anni è inspiegabilmente a piede libero. E crea l’IS. Ingrossa le file della cellula di Al-Qaeda in Siria, Jabhat Al-Nusra, fino ad allora gruppuscolo minoritario, con poche risorse, autore di attentati minori. Ora commercia petrolio ed é milionaria, grazie anche ai rapimenti con riscatto, come per il caso Quirico (Greta e Vanessa invece è stata una farsa che abbiamo pagato caro). Ricordiamo le foto che ritraggono l’attuale capo spirituale dell’IS, Al-Baghdadi, impegnato in qualche trattativa con il senatore statunitense Mc Cain. L’Islam non è un unico blocco, il nemico non è la religione ma una certa ala estremista, ben oliata dall’occidente, per far cadere governi legittimi, per enormi interessi geopolitici. Il salafismo, in quanto arcaico già nel termine, tenta di bloccare lo sviluppo antropologico e culturale che si tenta di affermare. Dalla Tunisia alla Siria, le forze laiche ed i governi multiconfessionali sono stati combattuti dall’Occidente stesso, invece di essere sostenuti come forze di progresso; Occidente che, invece, coltiva le sue amicizie con le peggiori monarchie islamiche, veri e propri califfati, come quella dei Sauditi. È il caso della Siria di Assad ora, dell’ Egitto di Nasser e Al-Sadat all’epoca, che misero fuori legge i Fratelli musulmani, in nome di un Islam sociale, moderno, civile ed aperto.

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