Italia: da Repubblica parlamentare a Repubblica presidenziale?

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Foto: Linkiesta (da Google)

 

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

 

Credo che proprio ciò che accade in questi giorni sia la prova che il tema del recupero dell’indipendenza nazionale sia quello più urgente. Ammaestrato da un po’ di esperienza e diffidando nella saldezza dei principi del nostro ceto politico, non ho mai manifestato particolare entusiasmo per un’alleanza di governo piuttosto che per un’altra. Non sono neanche un costituzionalista, ma a me sembra si stia consumando uno strappo, se non in linea di diritto sicuramente in linea di fatto, rispetto alle prerogative del Parlamento ed ai poteri del Presidente della Repubblica. Il quale, come è comunemente ammesso, dovrebbe semplicemente essere il garante della Costituzione, non colui che stabilisce quali debbano essere le alleanze internazionali del nostro paese, prerogativa esclusiva del Parlamento e delle forze politiche.

La Costituzione non fa cenno di Alleanze «obbligatorie»; ma è molto precisa nel rifiutare guerre d’aggressione verso paesi che non ci minacciano.
Ebbene, i paletti e i limiti che Mattarella sta imponendo al governo che si va formando, mi sembra siano di ordine puramente politico e non abbiano alcun fondamento costituzionale, mutando così di fatto il nostro sistema da parlamentare a presidenziale o semipresidenziale. Vedremo se e come i partiti che hanno ambizioni di governo risponderanno. D’altronde, strappi alla Costituzione sono già avvenuti incontestabilmente: mi riferisco alla partecipazione attiva dell’Italia al bombardamento di Belgrado, e molto recentemente all’assistenza logistica data ai raids di USA, Inghilterra e Francia, contro un paese sovrano quale la Siria. Io sono agli antipodi di Macron praticamente su tutto, ma devo almeno riconoscergli di sapersi assumere le sue responsabilità, con i rischi connessi. D’altronde la Francia ha sempre avuto un senso della dignità nazionale ben più alto del nostro: basta citare il generale De Gaulle che rifiutò di integrare le proprie forze armate nella Nato. Non così i nostri governi: incapaci di uscire dal peggior cerchiobottismo, continuano a galleggiare nell’equivoco. Senza mai dichiarare una loro propria convinzione, si mascherano dietro l’ipocrisia della solidarietà dovuta agli alleati, aiutano gli altri
ma pudicamante si astengono dall’azione diretta. Il risultato è l’assoluta ininfluenza e soprattuto la non considerazione in cui siamo tenuti sul piano internazionale dagli alleati. Ciò, mentre ci esclude da eventuali (a mio avviso del tutto ipotetici) vantaggi che potrebbero derivarcene, dall’altro non ci esime affatto dal diventare bersagli di eventuali rappresaglie dei paesi aggrediti anche con la nostra assistenza. Questo appello https://www.linterferenza.info/lettere/litalia-non-sia-piu-bersaglio-nucleare/ , oltre ad evidenziare la crucialità del tema, intendeva anche rifarsi, e in certo senso recuperare, una passata tradizione della politica estera dell’Italia. Tradizione modesta, nel senso
di spazialmente delimitata nell’area del mediterraneo, nonché tacita (forse anche con l’accordo di potenze ben più influenti di noi e per questo con minori possibilità di manovra). Ma nello stesso tempo dignitosa in quanto ci apriva qualche spazio di autonomia e ci poneva anche come possibile elemento di mediazione.

Inutile dire che di tutto questo non è rimasto niente. Ma tant’è!

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