A proposito del decreto “sicurezza”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Riprendo le puntuali considerazioni di Liana Vita apparse su Il Manifesto del 28 novembre a proposito del decreto ” sicurezza “, poichè con buone ragioni si evidenziano alcuni aspetti importanti sulla natura di questo governo e sul suo carattere antipopolare.

” Provocando un aumento delle persone senza documenti, si vuole garantire alla criminalità manodopera da sfruttare “. E, aggiungo, a quella pseudo-imprenditoria che abbatte il costo del lavoro operando al di fuori o al limite delle regole e approfittando dell’assenza di veri e diffusi controlli ispettivi.

L’azione di delegittimazione delle OO.SS è stata intrapresa dall’allora ministro Poletti con la soppressione delle visite a sorpresa da parte degli enti ispettivi ( Ispettorato del Lavoro, Inps e Inail ) e mediante la sciagurata invenzione dell’Agenzia unica del lavoro.

Nel frattempo tra il 2012 e il 2015 il lavoro irregolare è cresciuto del 5,1%, a fronte del sensibile calo delle visite ispettive, passate dalle 235122 del 2013 alle 160347 del 2017. Pertanto, mentre nel 2015 l’economia sommersa valeva 208 miliardi, pari al 12,8 del Pil, nel 2017 siamo arrivati a ben 320 miliardi, pari al 19,5 del Pil. In pratica un quinto della nostra economia è illegale e sommersa – basti pensare a cosa avviene nei settori dell’agricoltura e dell’edilizia – , dominata dalle mafie e dalle varie collusioni in cui emerge il ruolo devastante dei colletti bianchi, ovvero di quella borghesia mafiosa ben messa a fuoco da Umberto Santino nelle sue analisi sull’ origine dell’accumulazione mafiosa .

In queste cifre abbiamo un’ idea precisa dell’arretramento dello stato rispetto al dilagare del lavoro sommerso e in nero, mentre cresce l’insicurezza nei luoghi di lavoro, unitamente agli infortuni e alle morti che si susseguono nello sgomento dei familiari e dell’opinione pubblica . Non solo, ma questo sistema di “deregulation” rende anche difficile la competizione per quelle aziende che vorrebbero puntare sulla competitività “tecnologica” o di “servizio” e soprattutto la difesa del salario sia per i lavoratori “senza diritti”, resi clandestini sostanzialmente solo dalle regole, ma anche per quelli “regolari”.

Infine, i cinquecento, seicento mila ” irregolari ” presenti nel nostro paese, che sono oggi così indispensabili per garantire l’approvigionamento dei prodotti agricoli nella grande distribuzione e nella rete dei mercati rionali, è certo che non saranno rispediti nei loro paesi di origine, come invece demagogicamente si è voluto far credere in campagna elettorale. Continueranno a “drogare” un mercato del lavoro con sempre meno regole e diritti.

La difesa del lavoro e dei lavoratori, dello stesso potere di acquisto dei salari vorrebbe, come qualche volta è già avvenuto nel passato, proprio il contrario di quanto la retorica salviniana predica: una nuova sanatoria e un inserimento “regolare” di questa lavoratori. I diritti o sono per tutti o alla fine sono per nessuno.

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Fonte foto: wox.it (da Google)

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