Tracce in una primavera sciupata

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

 

https://lab.gedidigital.it/repubblica/2020/cronaca/tracce-vite-prima-del-coronavirus/archivio-01/

 

Le tracce sono come le parole, perché diventano uno strumento importante per riscoprire, ritrovare, fra ciò che si vede e quello che forse ci aspetta, per partecipare all’ansia giusta e inquieta di ricerca di qualcuno, seguendo ogni sua traccia per individuare la sua linea di direzione.

 

Seguendo le tracce non saremo più passeggeri involontari, perché le strade e i bivi non sono più tanti, senza più nessun inutile girotondo e nessun giro a vuoto e senza corse e rincorse, ma solo incroci dei nostri pensieri e delle nostre memorie.

 

Quando si lascia una traccia e se ne segue un altra, non vuol dire abbandonare, dimenticare; tracce che ci raccontano perché legate fra di loro fino a divenire una prosecuzione dell’altra e viceversa come cartoline in movimento che viaggiano per poi comporre una storia di una vita.

 

Su ogni traccia si cerca sempre di cogliere un passaggio di condizione e di tempo per non trovarci con più nessun vuoto da riempire. Unire le tracce che lo abitano, ridurre le distanze per costruire nuove mappe, solcando le pietre perché lasciano sempre tracce.

 

44 anni, questo è il tempo concesso a Ivano Borile per lasciare tracce del suo passaggio e adesso i suoi ricordi sono affidati alla memoria dei viventi, anche se non è così lungo il pezzo della sua vita che posso cercare di ricostruire con tutto il peso del racconto.

 

Buio e Luce nel mio tentativo di narrare una sua biografia, perche la vita è di sua natura così inafferrabile, ma se “il cinema è questione di luce” come scriveva nei versi di una sua poesia Pier Paolo Pasolini, è anche di buio di una sala cinematografica dove ho incontrato Ivano.

 

Vorrei adesso spingere Ivano dentro “l’inquadratura”, perché mi è sembrato non avesse mai paura, e perché come i grandi attori “bucava lo schermo” con il suo sguardo pieno di bellezza di “età dell’innocenza”, e riavvolgere “la bobina” per rivedere tutta la sua vita in ogni “fotogramma”, eliminando “le sequenze sfocate”, perché ho sempre sempre pensato che la sala cinematografica sia un luogo di riparo, anche se lo scorrere della “pellicola” non è sempre in “sincronia” con la vita.

 

Musica come vita che è stata sogno di Ivano, con nessun scollamento tra sogno e talento, e adesso vorrei mettere sul giradischi uno dei suoi dischi in sottofondo, o quella canzone dei Nabat che quando mi incrociava nei corridoi del cinema spesso mi cantava ma che purtroppo adesso non riesco più a ricordare; chissà perché proprio questa perché le canzoni sono come i film ed è difficile dire qual’è quella più da amare, sotto adesso il muro del rimpianto di non poter più chiedergli quali dischi e quali libri sarebbero da portare sull’isola deserta.

 

Riascoltare la sua voce è un modo per ricordarlo, come quando andava in giro con il suo gruppo per concerti come “musicista gitano”, allontanando così le dolorose lontananze e dove tutto permane perché non perderemo più le sue Tracce che ci aiuteranno a tenere vivo il ricordo per tenerlo ancora un po’ con noi.

 

Stefano Contena Valsecchi

Operatore Patronato Vimercate

 

“Oh Voi, venerabili ombre antiche che nella notte vi aggirate su questo lago, addormentateci e fateci sognare quel che accadrà fra duecentomila anni”

tratto dal finale del film “La Vanitè” di Lionel Baier

Ivano, morto a 43 anni  Confidava di farcela

Fonte foto: La Provincia di Lecco (da Google)

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