Nichilismo di genere

In una scuola di Monfalcone, un Isis, riportano le cronache, per le feste di carnevale una giornata sarà dedicata allo “scambio di sesso”. Tale giornata  sarà occasione pedagogica per l’educazione di genere, sarebbe meglio dire per l’omologazione di genere.

La scuola non è più un’istituzione che forma al concetto, a cogliere le differenze e a individuarne gli elementi in comune, è parte della società acefala dello spettacolo. Lo scambio di sessi presentato come esperienza educativa è parte del nichilismo della società dello spettacolo, la quale non crede in nulla, si limita a ripetere il politicamente corretto alla ricerca di facili applausi. Lo spettacolo ha preso il posto del concetto, non si discute, non si approfondisce, si segue la corrente. La responsabilità educativa si oblia all’interno del nichilismo di genere. Si vuole liberare i generi da stereotipi e pregiudizi negando gli stessi generi. Il nulla è la nuova libertà della decadente Europa con il culto dell’indeterminato. Le nuove generazioni devono imparare che si può cambiare d’abito, e il cambio di una maschera equivale a comprendere l’altro genere. I generi con le loro sfumature restano due, ma si vuole addestrare al niente.

L’Italia che vuole sprovincializzarsi è il laboratorio del nuovo consenso del modo di produzione capitalistico, non potendo puntare sui diritti sociali e sulla mobilità sociale il capitalismo cerca di costruire un artificiale consenso sulle questioni di genere. La scuola dovrebbe essere il luogo dove si riflette collettivamente su tali dinamiche, invece è l’istituzione che si piega alla negazione del logos e proclama con lo spettacolo un facile conformismo. Se si invitassero gli alunni a mascherarsi da lavoratori e a discutere della condizione lavorativa, della precarietà e del lavoro flessibile introdotto a scuola con l’alternanza scuola lavoro, si sarebbe gridato allo scandalo fino all’isteria. La società dello spettacolo è il nuovo oppio dei popoli, si deve deviare l’attenzione dai problemi reali per coprire con il velo di Maya delle politiche di genere la nuda verità: uomini e donne sono oggetto di una negazione dei diritti fondamentali che il sistema compensa con i diritti civili e con la sensibilità mediatica verso tale problematiche.

Vi è inoltre un problema di fondo di carattere psicologico, un giovane in formazione che si traveste, se ha già problemi di identificazione di genere potrebbe vivere un’esperienza ulteriore di confusione, ma ciò che è più grave è che lo spettacolo non aiuta a comprendere le ragioni materiali ed economiche delle discriminazioni, pertanto lo spettacolo si aggiunge alla cultura dell’astratto tipica del capitalismo nella sua fase apicale. Qualsiasi educatore ben comprende e sa che l’unico modo autentico di educare è la testimonianza quotidiana e coerente, pertanto se uno studente vive nell’istituzione un clima di collaborazione rispettosa tra le persone non ha bisogno di travestirsi per empatizzare e rispettare la condizione altrui. Vi è una grande paura delle differenze, le si vuole annientare con le belle parole del politicamente corretto. Se scompaiono le differenze di genere si pongono le premesse per la neutralizzazione delle differenze politiche, nazionali e cultura. Sull’Europa regnerà la notte nera delle vacche nere, nota affermazione di Hegel presente nella Fenomenologia dello Spirito. L’educazione di genere non è omologazione, ma rispetto delle differenze, l’identità liquida non la si può rispettare, perché  è evanescente non si lascia comprendere, e dunque, con essa  il dialogo è impossibile. Dovremmo porci il problema di cosa vogliamo lasciare alle nuove generazioni; si scorge, al momento, l’avanzare del deserto.

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Fonte foto: Casilina News (da Google)

1 commento per “Nichilismo di genere

  1. Giulio 3
    26 Febbraio 2022 at 8:01

    Quanto di meglio abbia letto sull argomento.

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