Destra troglodita e sinistra nichilista

Non vedo l’ora che sia domani, ovvero che abbia inizio il Congresso delle Famiglie a Verona.
Nel senso che sarà un immenso piacere non pubblicare né commentare nulla; sarà rilassante esodare dalle risse da pollaio; darà piacere contribuire a sabotare la polarizzazione ideologica del nostro tempo.
Del resto, la scelta di schieramento che si pone è, per quanto mi riguarda, irricevibile.
Da una parte, una destra troglodita che, dopo aver accolto e sostenuto per decenni un sistema capitalista occidentale che dissolve i legami sociali, adesso si mette a sbraitare sulla crisi della famiglia pretendendo di risolvere tale crisi con velleità pre-moderne di irregimentazione neodisciplinare della società.
In alternativa, si pone l’opzione di sostenere una sinistra nichilista che assume la dissoluzione dei legami sociali come programma e bandiera, che esalta filosoficamente l’alienazione dell’umano dal contesto biologico di nascita, che promuove la riduzione della biologia a merce da comprare e vendere sul mercato.
Dunque, auguro di sprofondare nelle fiamme della Geenna tanto ai relatori del Congresso delle Famiglie quanto ai loro contestatori.
Smettetela di dire che destra e sinistra non esistono più: esistono più che mai e la trasformazione sociale passa oggi, preliminarmente, dall’imparare a disprezzarle entrambe in pari misura.

Risultati immagini per gay pride e family day immagini

Fonte foto: BitchyF (da Google)

17 commenti per “Destra troglodita e sinistra nichilista

  1. Antonio Martone
    29 marzo 2019 at 11:27

    Dissento in maniera sostanziale dall’articolo.
    In realtà se la destra è lontanissima dai miei intendimenti internazionalisti, trovo altresì che essa si ponga (oggi!) contro il potere dominante della Ecity – a favore del quale si schiera invece la sinistra.
    In questo senso, la contingenza storica (dal punto di vista di una auspicabile concretezza e realismo) mi impone di preferirla di gran lunga.
    Fra Boldrini e Meloni (che Dio mi perdoni) scelgo convinto la Meloni.
    E poi non mi è mai piaciuto il qualunquismo…

    • Fabrizio Marchi
      29 marzo 2019 at 17:03

      No caro Antonio, permettimi di dirti che secondo me sei in errore. Quello che tu dici è proprio quello che vogliono, è la trappola ideologica del sistema che ha una falsa coscienza dominante (attualmente è ancora quella politicamente corretta anche se quella neoconservatrice sta crescendo, né potrebbe essere altrimenti, perché quella politically correct crea inevitabilmente una reazione che, stando così le cose, viene fatta propria dalla destra) e che, paradossalmente, per autoalimentarsi, ha necessità del competitor. Dopo di che la fazione politicamente corretta neoliberale e di “sinistra” è talmente ottusa e intollerante nel suo integralismo, da ottenere l’effetto di far crescere la fazione neo conservatrice di destra più di quanto è nelle sue intezioni. Ma il gioco è quello. Si tratta di due forme di falsa coscienza (il fatto che entrambi i rispettivi seguaci ci credano in buona fede non significa nulla, anzi è la conferma di quanto sia efficace il lavoro ideologico svolto…) che puntano a schierare la gente da una parte e dall’altra. Ma noi sappiamo che entrambe le posizioni poggiano su fondamenta sbagliate. Il fatto che oggi la falsa coscienza dominante sia quella neo liberale politically correct femminista ecc. non significa che gli altri abbiano ragione. Il tutto si potrebbe tranquillamente traslare su tutti gli altri campi, a partire da quello politico e politico internazionale. Il fatto che oggi il capitalismo finanziario mondiale sia ideologicamente e anche politicamente rappresentato dallo schieramento liberal (che va combattuto perché rappresenta, al momento, la contraddizione principale) piuttosto che dalla destra storica, non mi fa preferire quest’ultima (cioè quella secondaria). Per fare un esempio banale ma credo efficace, il fatto di detestare con tutte le mie forze la Clinton non mi porta certo a schierarmi con Trump (che detesto quanto lei). Schierarmi contro il PD (che è il principale partito chiamato a gestire la governance per conto dei padroni del vapore), non mi rende affatto simpatici Salvini o la Meloni, che sono e restano due nemici (né più e né meno degli altri).
      Tieni conto di due altre considerazioni. La prima. Queste due forze politiche, cioè il fronte liberale e la destra – in Italia il PD e la Lega – si fanno la guerra su queste questioni “sovrastrutturali” o comunque per loro secondarie (diritti civili, matrimonio gay, ius soli, femminismo, aborto, spinello libero ecc. ) ma sulle questioni economiche e politiche internazionali, quelle “strutturali”, vanno di fatto d’amore e d’accordo (anche se non lo dicono apertamente), come dimostra la perfetta assonanza delle posizioni del PD e della Lega sulla TAV, sulle politiche neoliberiste, e in particolare sulla politica estera (Ucraina, Venezuela) dove entrambe sono prone ai diktat degli USA e della NATO…Particolari (si fa per dire…) non da poco. E’ lo stesso giochetto che avviene da sempre negli USA dove democratici e repubblicani si dividono appunto sui diritti civili, lo spinello libero o le unioni gay ma nessuno dei due mette certo in discussione la struttura capitalista e imperialista del sistema americano, anzi, sono sempre uniti e compatti quando si tratta di fare la guerra a questo a quel paese o stato…
      Ora, tornando nel nostro piccolo ovile, stiamo assistendo all’ennesima kermesse ideologico-mediatica. Questo convegno di Verona sarebbe passato addirittura inosservato se il sistema mediatico quasi totalmente schiacciato sul versante neo liberal non avesse suonato la carica. Sarebbe stato il solito raduno di qualche nostalgico tradizionalista e non se lo farebbe filato nessuno (al di là dei contenuti sui quali possiamo discutere a lungo, ovviamente…). E invece è stata scatenata una baraonda. Ma anche questa baraonda – e qui scendo invece nei bassi della politica politicata – non è affatto casuale. Perché il “sistema” sta scientemente lavorando per tornare alla finta dialettica fra centrosinistra e centrodestra, cercando di far fuori il terzo incomodo, cioè il M5S, che è comunque quello che gli rompe un po’ le uova nel paniere (vedi TAV, vedi Venezuela ecc.). E allora, per arrivare a questo obiettivo bisogna lavorarci. E cosa c’è di meglio di una finta guerra su queste questioni? Le truppe cammellate dell’uno e dell’altro schieramento in questi giorni si azzufferanno (forse…), ma noi sappiamo qual è il gioco…
      Per questo ti dico che l’articolo di Riccardo Paccosi non è affatto qualunquistico, tutt’altro, è estremamente lucido perché svela la menzogna di questa finta dialettica, di questo scontro tra due forze che si stanno contendendo la leadership, o meglio, fra chi di loro gestirà la governance. NON c’è altro. A parte la massa dei gonzi (tantissimi, purtroppo, e mi dispiace anche definirli tali, ma la realtà è questa…) che gli vanno dietro. Truffa. Siamo in presenza di una truffa ideologica.
      I marxisti hanno tanti difetti, ma tanti, ma sono abilissimi nel vedere dietro le quinte, nel portare alla luce la falsa coscienza, la menzogna… 🙂

  2. giulio larosa
    29 marzo 2019 at 14:09

    Bellissimo articolo assolutamente condivisibile, faro’ altrettanto.

  3. armando
    29 marzo 2019 at 16:30

    Nonostante tutto, c’è però una differenza rilevabile dall’articolo stesso. La così detta destra è in flagrante contraddizione quando pretende di difendere la famiglia e i legami naturali e sociali dentro il sistema capitalista che ha sostenuto per decenni. Verissimo, a parte l’uso del termine dispregiativo “troglodita” (cosa c’è di troglodita nell’affermare, per fare un esempio, che un feto possiede già i caratteri specifici e solo suoi, dell’adulto che sarà, con le conseguenze logiche del caso che anche l’ateo anticlericale omosessuale Pasolini aveva ben chiare; oppure che sarebbe opportuno non obbligare ma mettere la donna in condizione di scegliere liberamente se lavorare anche fuori di casa oppure no?) ! . In contraddizione, certo, tuttavia li difende.
    Dall’altra parte c’è invece, cito, <> ovvero che fa suo in toto il “programma” politico e culturale, funzionalizzato a quello economico, del capitale.
    La differenza salta agli occhi immediatamente, e su questo argomento non ci si può arrampicare sugli specchi del nè, nè. Per cui aderisco , compreso il “Dio mi perdoni” a quanto scrive Antonio Martone.

    • armando
      29 marzo 2019 at 16:33

      Mi scuso, la citazione dall’articolo di Paccosi è “una sinistra nichilista che assume la dissoluzione dei legami sociali come programma e bandiera, che esalta filosoficamente l’alienazione dell’umano dal contesto biologico di nascita, che promuove la riduzione della biologia a merce da comprare e vendere sul mercato.”

    • Fabrizio Marchi
      29 marzo 2019 at 17:27

      Rispondendo ad Antonio, ho risposto di fatto anche a te. La destra fino a pochissimo tempo fa ha avallato (come ha sempre fatto nella sua storia) il sistema capitalista, anzi ne è stata alfiere e garante delle governance sia a livello ideologico che politico per lunghissimo tempo. Per le ragioni che sappiamo e che abbiamo spiegato tante e tante volte, negli ultimi 30 anni è stata spodestata dal fronte neo liberal e di “sinistra” che gli è stato preferito sempre per tutte quelle ragioni che ben sai e che abbiamo spiegato mille volte. Negli ultimi tempi, da quando la situazione è mutata e le forze di neo destra hanno rifiatato e aumentato i consensi, è ovvio che cercano di far leva (lo farei anche io al loro posto…) su quei temi sui quali possono smarcarsi e differenziarsi dal fronte liberal e di “sinistra”. Ma, ripeto, è uno scontro finto, alla fin fine, perché non comporta NESSUN genere di pericolo per il sistema capitalista e imperialista dominante, il quale può cambiare schieramento politico o ideologia/falsa coscienza di riferimento a seconda delle necessità. Dopo di che – ma qui ci dividiamo come è legittimo che sia – sono ovviamente d’accordo con Paccosi sul fatto che la risposta all’ideologia politicamente corretta non può essere, dal mio punto di vista, quella neoconservatrice e neotradizionalista. E’ proprio per questo, come ben sai, che fondai Uomini Beta…
      Ciò detto, attenzione, invito a riflettere su un altro fatto. La destra reinterpreta, come è normale che sia, il politicallly correct a suo modo. La Lega ha al suo interno una ultra femminista (di destra) securitaria e sessista che è Giulia Bongiorno che è quella che ha inasprito le pene per il “femminicidio”. La Lega è quella che sostiene (e sta passando se già non è stata approvata) la legge per la castrazione chimica per chi commette violenze sessuali. Quindi attenzione, andiamoci cauti, perché è solo un modo per interpretare le stesse questioni…Dopo di che è ovvio che tu ed io abbiamo posizioni diverse sull’aborto, o sul matrimonio gay ecc. Ma questo, appunto, fa parte delle nostre legittime differenze. Sul linguaggio utilizzato dall’autore dell’articolo; è ovvio che si tratta di un linguaggio forte, di una boutade, tieni però conto che era un post su facebook che io ho pubblicato facendo una piccola forzatura sull’autore stesso che inizialmente era contrario e poi siccome lo avevo già pubblicato, mi ha dato l’assenso. Conosco bene Riccardo e se avesse voluto fare una analisi più articolata e approfondita, avrebbe scelto un linguaggio diverso. Anche se io penso che, molto spesso, poche righe siano più efficaci di un lungo documento.
      Per quanto riguarda la Meloni (o la Santanchè, o la Bongiorno) e la Boldrini (o la Gruber), mi dispiace ma non scelgo. Poi è ovvio che qui entrano in ballo sensibilità personali (e ideologiche). Ma a me fanno ribrezzo entrambe, sia per quello che rappresentano politicamente e ideologicamente, sia a livello personale.

  4. Enrico
    29 marzo 2019 at 16:52

    Antonio Martone, è così sicuro che la.meloni sia un’alternativa al.nichilismo dominante ? Io sono sicuro del.contrario, mi sembra subalterna più che mai alla lobby femminista

  5. Antonio Martone
    29 marzo 2019 at 18:26

    Mi riaggancio a ciò che affermava Armando (con cui concordo) e (contro) replico a te, Fabrizio Marchi.
    Guarda Fabrizio: io sono d’accordo su tutto ciò che dici. La destra e la sinistra si azzuffano su questioni epifenomeniche ma condividono più di quanto ammetterebbero mai… Figuriamoci se non sono d’accordo…
    Tuttavia, a mio modo di vedere, nella storia, una terza via non esiste: o meglio, essa esiste ma va raccordata dialetticamente (in maniera anche molto critica) ad una delle posizioni ideologiche in campo. Se non lo si fa, se ci si limita a disvelare la falsa coscienza dell’una e dell’altra, il rischio è quello della “torre d’Avorio”, del disprezzo snobistico del mondo – anime belle in fondo. Questo modo di fare – sempre a mio modo di vedere – è tutto meno che marxista.
    Se vuoi, mettiamola così, il mio in fondo è un problema di realismo politico.
    Dovendo scegliere fra Boldrini e Meloni, messo con le spalle al muro, pur consentendo con te con tutto quanto affermi, io scelgo la Meloni. Anche esteticamente: checché ne dica quel miserabile di Toscani.
    Ovviamente, la mia distanza dalla Meloni, e anche questo credo che tu lo capisca bene, non mi consentirebbe mai di sposarla.
    Ciao a te e a tutti

    • Fabrizio Marchi
      29 marzo 2019 at 19:41

      Non sono d’accordo, entrare in una relazione dialettica con la realtà non significa schierarsi a tutti i costi con qualcuna delle parti in (finta) lotta. Non mi pare che i bolscevichi si siano alleati con qualcuna delle parti (la storia dei soldi presi da Lenin dai tedeschi è tutt’altra faccenda…)…I comunisti cinesi lo hanno fatto ma c’era un piccolissimo particolare, un’inezia da niente: la Cina era occupata dai giapponesi, una delle occupazioni più feroci che la storia abbia mai conosciuto…
      Ciò detto, come tu (e non solo tu, peraltro…), ben sai, io non mi sono affatto rifugiato in una torre d’avorio, anzi…E’ evidente da diversi articoli che ho scritto (ne cito uno in particolare che mi sembra eloquente https://www.linterferenza.info/attpol/gli-interessi-convergenti-lega-fi-pd/ ) che ho anche dato delle indicazioni precise (per chi vuole intendere…), pur turandomi il naso, come avrebbe detto qualcuno, e anche io spero che “Dio mi perdoni” anche se penso che faticherete di più tu ed Armando ad essere perdonati… 🙂
      Un abbraccio!

  6. armando
    29 marzo 2019 at 21:02

    per chiarire: è dal 2000 che non vado più a votare. Figuriamoci quanto sia d’accordo con una destra pregna di enormi contraddizioni perché non riesce proprio a vedere quanto il liberalcapitalismo sia inconciliabile con alcuni valori che professa, il che vale anche per i tradizionalisti cattolici che pensano che il problema sia L’Islam e non l’occidente nichilista e alieno ormai da ogni slancio spirituale , ed a cui affidano ancora la difesa della civiltà quando è proprio da essa che sono nate le degenerazioni che lamentiamo. Detto questo la questione posta da Antonio era semplice. Se con una pistola alla testa si fosse costretti a scegliere fra la Boldrini e la Meloni, su chi cadrebbe la scelta? questione teorica, per fortuna, e sicuramente non significante una scelta di campo in vista di un progetto di mutamento sociale. Al massimo potrebbe valere solo x tenere aperte contraddizioni che in altro modo si richiuderebbero, ma con un valore simbolico non trascurabile. Mi viene da fare un paragone con quanto di diceva della classe operaia che doveva raccogliere le bandiere che la borghesia aveva lasciato cadere. A significare che nella concezione borghese del mondo sono presenti contraddizioni irriducibili su cui far leva, il che non accade più con questa sinistra fra virgolette che ha sposato in pieno non solo il programma economici ma anche quello antropologico e in senso lato culturale del capitale. Anche se crede, tipico caso di falsa coscienza marxiana, di essere antagonista a questo ordine mondiale. Mutatis mutandis, lo stesso vale per il femminismo.

  7. Antonio Martone
    29 marzo 2019 at 22:59

    Fabrizio, l’esempio della Russia sovietica è fuori asse. Con chi avrebbero potuto allearsi? Con i capitalisti che combattevano? La storia non è sempre la stessa. Qui stiamo parlando di due posizioni antagonistiche che ambiscono a prevalere (in uno scenario di democrazia parlamentare) e io penso che noi possiamo incidere sull’una e sull’altra con la nostra azione a patto di tener conto sia del posizionamento complessivo, sia delle particolarità ideologiche dell’una e dell’altra. Il “né, né” invece – a mio parere – rischia di essere sterile.
    Questo sul piano teorico: poi so bene che la tua azione – di fatto – è tutt’altro che sterile. Conosciamo bene la qualità e la quantità del tuo impegno… E non c’è bisogno che lo dica io.

    Ti ringrazio di cuore della discussione.

    • Fabrizio Marchi
      30 marzo 2019 at 1:25

      Antonio, l’ho scritto abbastanza chiaramente e ho anche postato un articolo. La mia posizione politica (sto parlando della politica spicciola) non è una posizione del “né, né” perché, anche solo andando per esclusione, se dico che Lega, PD e Forza Italia hanno gli stessi interessi convergenti, è abbastanza ovvio a chi e cosa mi sto riferendo… Naturalmente non mi metto certo a fare campagna elettorale però lascio intendere abbastanza chiaramente quale forza politica sarebbe oggi opportuno sostenere anche se, ovviamente, per ciò che mi riguarda, da un punto di vista tattico e squisitamente politico, legato alla fase in corso, non certo ideologico e/o strategico. Quindi, per quel pochissimo che posso incidere, anche il sottoscritto darà il suo contributo. Vuoi che lo dica ancora più chiaramente? 🙂 Vuoi una dichiarazione di voto? 🙂 Se vuoi la faccio, ma mi sembra, come ripeto, abbastanza chiara la mia posizione. Penso che il M5S in questa fase, rappresenti un minimo di bastone fra le ruote dell’ingranaggio, non perché sia una forza anticapitalista, antimperialista, di classe o socialista (figuriamoci…) ma perché, per tutta una serie di ragioni, rappresenta una serie di istanze e domande sociali che vanno in qualche modo ad inceppare quell’ingranaggio o comunque a sabotarlo un minimo (ho detto un minimo, non un massimo…). E tanto mi basta per non ritirarmi sull’Aventino o su una torre d’avorio. Certo, non mi metto a fare campagna elettorale o l’agit prop, non avrebbe senso, non sarebbe neanche utile e poi per fare l’agit prop bisogna crederci, e ovviamente io non “credo” nel M5S. Dico solo che in questa fase un crollo del M5S non sarebbe utile proprio perché il suo crollo ci farebbe tornare a quella finta dialettica fra due schieramenti che al di là di questioni di maquillage, sono entrambi completamente funzionali e organici al sistema.
      Ecco, se la tua intenzione era quella di farmi pronunciare pubblicamente, ci sei riuscito. 🙂
      Per quanto riguarda l’esempio della Russia e dei bolscevichi, so perfettamente che era un esempio iperbolico, e proprio per questoo l’ho utilizzato. I bolscevichi sono stati senza alcun dubbio il punto più alto della prassi e della concreta storica determinazione del marxismo e non hanno fatto sconti a nessuno. Non è vero che non c’era nessun altro, c’erano un sacco di forze politiche anche e soprattuto a sinistra (socialdemocratici, anarchici, socialrivoluzionari ecc.) eppure non si sono alleati con nessuno, mai. Anzi, hanno sempre sottoposto tutte quelle forze a durissima critica. Direi anzi che la loro forza è stata proprio nel mantenere la barra, nel rifiutare qualsiasi compromesso e naturalmente anche alleanze. Certo, un altro contesto storico e poltico, e chi lo nega…Ma appunto, siccome mi dicevi che non c’è mai stata una posizione del nè, nè”, ho voluto ricordati che invece c’è stata eccome. Esempi ne potremmo portare tantissimi. Da Mazzini a Guevara…:-) Gente che non ha mai fatto un compromesso o un alleanza. E noi dovremmo metterci con Salvini e Meloni? Naaa… 🙂

  8. carmine
    30 marzo 2019 at 8:56

    “Cercando di far fuori il terzo incomodo, cioè il M5S, che è comunque quello che gli rompe un po’ le uova nel paniere (vedi TAV, vedi Venezuela ecc.) Tanto rompe il M5 stelle che è arretrato su Tap, Terzo Valico, Muos, F.35. Il Reddito di Cittadinanza è diventato un obbrobrio perfettamente compatibile con l’organizzazione capitalistica del lavoro, il Decreto Dignita’ è un pannicello caldo, il Salario minimo è un’arma spuntata se non si includono tutte le voci previste dai contratti collettivi nazionali di lavoro, il Decreto Sicurezza e la Legittima Difesa sono stati “metabolizzati” senza sforzo. Se passasse la castrazione chimica la subordinazione del M5 stelle alla Lega compirebbe un altro passo in avanti. A questo punto ci sarebbe da chiedersi se questa sudditanza è il frutto di una sconfitta del M5 stelle all’interno del patto con la Lega o se il M5 stelle ha “in nuce” le stesse perversioni leghiste. In ogni caso avere una “relazione dialettica” con il M5 stelle” diventa sempre piu’ difficile a meno che non si tratti del suo elettorato o delle frange ultraminoritarie del Movimento che si dibattono tra impotenza cronica e rischio di espulsione. Magari non dai Probiviri ma dallo stesso Di Maio come la vicenda De Vito insegna. A dimostrazione (elemento non secondario) della natura antidemocratica del Movimento fondato da Grillo & Casaleggio.

    • Fabrizio Marchi
      30 marzo 2019 at 10:31

      Mi viene da pronunciare le parole di una vecchia canzone che forse i più attempati come il sottoscritto ricordano:”Qualunque cosa fai sempre pietre in faccia prenderai”, mi pare che la cantasse un certo Antoine…
      Allora, se uno non scende nell’agone sbaglia, perché non si può adottare la politica del “né, né”, perché significherebbe assumere la posizione snobistica di chi si ritira sdegnato sull’Aventino o sulla torre d’avorio. E per gli amici che mi rimproverano questo, dovremmo addirittura appoggiare Salvini e Meloni, cioè le forze neo reazionarie ex-post fasciste rivedute e corrette (non sempre in meglio peraltro, perché da un certo punto di vista preferisco addirittura – si fa per dire – quel vecchio arnese del MSI alla Lega, figuriamoci un po’…)
      Viceversa, se uno scende nell’agone e prova a relazionarsi con la realtà (che non è quella che vorremmo che fosse ma quella che è…), che nel mio caso significa provare ad entrare nelle contraddizioni aperte dal M5S, diventa un traditore che scende a compromessi con i reazionari borghesi…
      Ragazzi, mi pare che proprio questo nostro piccolo dibattito dimostra la situazione in cui ci troviamo.
      Caro Carmine, cosa vuoi che ti dica, ho provato migliaia di volte a spiegare la mia posizione e non ci sono riuscito e, francamente, non credo che ci riuscirò neanche questa volta.
      Mi piacerebbe poterti dire, caro Carmine, che esiste un partito marxista forte, compatto, adeguato ai tempi, libero da ogni ruggine ideologica neo borghese e capitalista, depurato dall’ideologia neoliberale e politicamente corretta, alla testa di masse proletarie coscienti, politicizzate e organizzate, e che siamo alla vigilia di un processo rivoluzionario che porterà ad una trasformazione in senso socialista della società.
      Purtroppo la realtà è ben diversa ed è l’esatto contrario di quella finzione che ho appena descritto. Con questa realtà dobbiamo fare i conti. Che non significa – lo ripeto ancora una volta – aderire al M5S. Esiste una cosa chiamata tattica, una cosa che non deve mai essere sostituita o prendere il posto della strategia ma che, in determinati momenti, diventa essenziale proprio al fine di creare le condizioni per attuare la strategia. Conosco perfettamente la natura contraddittoria del M5S (l’ho ripetuto migliaia di volte, non mi fate sprecare energie inutilmente…) che NON è una forza socialista né tanto meno di classe (anzi, è interclassista) e marxista, e tuttavia in questa fase specifica si trova, obtorto collo, a rappresentare un elemento di disturbo per l’attuale quadro politico. Anche i dirigenti del M5S sanno perfettamente che hanno dovuto ingoiare i rospi della TAP, del Muos, e che hanno dovuto limare sul reddito di cittadinanza, sul decreto sicurezza e anche sull’immigrazione. Pensi che non lo sappiano? E’ la politica, bellezza! Come si suol dire… Hanno fatto bene? Hanno fatto male? Questo però gli ha consentito di tenere il punto sul Venezuela (che non è proprio un’inezia…) e sulla TAV, che non è solo la TAV ma un intero modello di sviluppo di cui la TAV è diventata una sorta di simbolo. Il reddito di cittadinanza non ci piace per tante ragioni che abbiamo spiegato mille volte? Certo, neanche a me, però si tratta della prima ridistribuzione di reddito (assistenzialistica, caritatevole, ecc. tutto quello che vuoi…) ai ceti più poveri mai attuata in questo paese da decenni a questa parte.
      Tutto questo sono solo briciole? Certo, però è anche dalle briciole che bisogna partire, altrimenti veramente si finisce a fare solo chiacchiera. Per me sarebbe molto facile farlo. Non appartengo a nessun partito, scribacchio libri, e faccio un giornale on line. Potrei limitarmi a fare l’intellettuale che dice solo quello che pensa e se ne sbatte di tutto e di tutti. Ma penso che non sia utile, neanche per le mie idee. Non si può restare completamente al di fuori della realtà. La politica è una cosa incredibilmente complessa e per quanto possa farci schifo, anche la dimensione della politica politicata fa parte di essa. E bisogna farci i conti.
      Spero di aver chiarito, finalmente, la mia posizione, e di non tornare più sulla questione. Se può rassicurarti, l’Interferenza NON è un meet up del M5S, ma un giornale fatto da un piccolo gruppo di marxisti e di socialisti che si avvale del contributo di tanti validi collaboratori (e anche dei commenti di amici che sistematicamente intervengono) che cerca di dare il suo modesto contributo a ricostruire quello spirito critico, quella coscienza politica e di classe che è andata perduta, al disvelamento di tutte le ideologie organiche all’attuale sistema dominante, e in prospettiva alla costruzione di un nuovo soggetto politico socialista e di classe adeguato ai tempi. Si tratta di un lavoro che si dispiega nel LUNGHISSIMO periodo di cui certamente il sottoscritto non vedrà i frutti. Nonostante tutto, non chiedermi perché, lo facciamo. Forse ha ragione il mio amico Alessandro Visalli che sostiene che in me (e anche in lui) c’è una componente religiosa molto forte. E’ possibile, non lo so e tutto sommato poco conta. Conta quello che facciamo. Che ciascuno tessa la sua fila. Che ciascuno si adoperi nel modo che ritiene migliore in funzione di quell’obiettivo.

  9. carmine
    30 marzo 2019 at 16:17

    Si trattava proprio di Antoine caro Fabrizio. Non voglio insistere sull’argomento ma permettimi un’ultima considerazione. Io penso che il vertice pentastellato (preferisco questo termine a dirigenti in quanto il Movimento non ha, per scelta, un’istanza dirigente collegiale) non abbia “ingoiato” i provvedimenti di matrice leghista (decreto sicurezza e legittima difesa) ma li abbia facilmente “metabolizzati” perche’ sostanzialmente li condivide. Diverso è il discorso su Tap, Terzo Valico, Muos, F.35. Che dipendano o meno dal patto con la Lega o dall’obbligo di rispettare altri importanti vincoli ha poca importanza, arretramenti sono e arretramenti restano. Con buona pace degli elettori che, in campagna elettorale, si sono illusi. Sul RDC, a parte gli aggiustamenti che lo hanno trasformato in un obbrobrio, ho un’opinione radicalmente diversa dalla tua e per quanto riguarda la TAV la decisione è soltanto rinviata. Vedremo se il Movimento terra’ il punto o cedera’ con un eventuale compromesso al ribasso, le conseguenze sono prevedibili sia in un caso che nell’altro. Cio’ non toglie e l’ho anche scritto che bisogna interloquire con l’elettore o con il dissenziente 5 stelle, per quello che serve, naturalmente. Soltanto gli sviluppi futuri potranno dirci cosa puo’ o non puo’ fare il M5 stelle ma soprattutto chiarirne la natura. Io una mezza idea me la sono gia’ fatta e non voglio tornarci sopra. Abuserei oltremodo della tua pazienza.

  10. Antonio Martone
    30 marzo 2019 at 17:39

    Fabrizio caro, apprezzo molto il tuo intervento/dichiarazione di voto, e affermo che sono sulla tua stessa linea: forse rammenti che ho votato anche io 5stelle.
    Ti ricordo tuttavia che 5stelle sono alleati della destra e che dunque anche tu (e ovviamente io stesso) siamo “oggettivamente” alleati di questa destra. E, aggiungo anche che lo siamo del tutto opportunamente dal punto di vista storico. Così come, del tutto opportunamente, dal punto di vista storico, ci siamo lasciati alle spalle (noi) una sinistra che oggi è molto più a destra (in senso marxiano) della destra attuale…
    Tutto questo, e ritorniamo all’articolo, per dire che né io, né tu, né suppongo nessuno di noi è davvero equidistante criticamente rispetto alle posizioni politicamente oggi influenti in questo paese – cosa che invece l’articolo, a mio parere, in maniera sdegnosa e aventiniana insieme, faceva apparire.

    Sul tuo ultimo intervento, non posso che
    condividere integralmente: per molti versi, oltre che convincente sul piano teorico, anche toccante sul piano umano). Esso chiarisce in maniera patente – oltretutto – che ci siamo capiti fino in fondo. Sia tu sia io lavoriamo tutti i giorni (si, in maniera un poco donchisciottesca) per tenerci a distanza – per le medesime ragioni – dall’adesione acritica alla realtà e dall’Aventinismo sdegnoso – ed era quest’ultimo che mi era parso di scorgere nell’articolo che stiamo commentando.
    Ti abbraccio con l’affetto di sempre

    • Panda
      30 marzo 2019 at 20:42

      “Alleati” mi pare un termine veramente un po’ eccessivo: per allearsi con qualcuno occorre prima esistere politicamente. Non parlo di altri, ma certamente non è il mio caso. Mi limito quindi a fare quel che possono fare i deboli e impotenti, ossia provo a inserirmi nelle contraddizioni che ci sono. Il punto fondamentale di armando, se l’ho ben capito, è che rispetto alla famiglia a destra forse qualche contraddizione c’è, a “sinistra” sicuramente nemmeno l’ombra. Mi pare pure che abbia ragione: credo lo si possa riconoscere senza drammatizzare troppo.

Rispondi a giulio larosa Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.