L’Inquisizione sessuale

Un lettore ci ha inviato questo articolo di Israel Shamir che volentieri, su sua richiesta, pubblichiamo. Si tratta di una provocazione, non c’è dubbio, che contiene però degli spunti interessanti e anche condivisibili.

Con alcune importanti eccezioni, per quanto ci riguarda, che teniamo a sottolineare.

Ovviamente non pensiamo affatto, come sostiene l’autore che, cito testualmente “Gli uomini normali sono disgustati dalle relazioni omosessuali. Al giorno d’oggi sono costretti ad accettarle come cose ordinarie, ed a considerare il rapporto uomo-donna quasi criminale”.

Non accettiamo né la distinzione fra uomini “normali” e gay (e troviamo grave e sessista soltanto il concepirla) né tanto meno crediamo (comunque noi non lo crediamo) che gli uomini eterosessuali “siano disgustati dalle relazioni omosessuali”.  Noi non solo non ne siamo disgustati ma riteniamo che l’omosessualità sia un fatto assolutamente naturale né più e né meno dell’eterosessualità e che come tale debba essere vissuta liberamente e senza nessun impedimento da parte di chicchessia.

Il secondo punto che non condividiamo è il richiamo dell’autore ai ruoli tradizionali a cui sia gli uomini che le donne dovrebbero fare riferimento. Cito testualmente: ”In realtà, anche le donne russe preferiscono le cose fatte alla maniera russa. Gli uomini pagano la cena, tengono la porta aperta, aiutano a mettere il cappotto, insomma, continuano a fare quello che i signori americani ed europei facevano una cinquantina di anni fa”.

Noi riteniamo invece che questi ruoli siano stati delle gabbie, delle imposizioni sociali e culturali che con il tempo si sono sedimentati fino a diventare dei veri e propri archetipi che hanno contribuito a logorare e ad inasprire la già difficile relazione fra i sessi.

Per il resto, come ripeto, sia pure con un linguaggio volutamente provocatorio e politicamente scorretto (e questo non ci spaventa senz’altro…), l’articolo pone delle questioni che meritano di essere analizzate e riflettute con attenzione.

 

Di seguito l’articolo:

“Una donna corpulenta e poco attraente sulla cinquantina o sessantina, i capelli tinti, i lacci delle perle attorno al collo rugoso, che racconta in lacrime una storia di indesiderata attenzione sessuale che forse si è verificata molti anni fa, è uno spettacolo abbastanza imbarazzante. Forse Beverly Young Nelson una volta era giovane e carina, e poteva risvegliare la passione nei lombi di un uomo, ma è stato molto tempo fa. Eppure questa creatura imbarazzante è riuscita ad impedire al sospettato, Roy Moore dall’Alabama, di vincere un’elezione.

Se questo vecchio corvo avesse detto di aver prestato a Moore un centinaio di dollari trent’anni fa e ora glieli chiedesse indietro con gli interessi, sarebbe stata derisa. Dov’è stata fino ad ora, dov’è la prova, la gente direbbe. Perché nessuno fa queste domande adesso, quando è in gioco la carriera politica di un uomo? Com’è stato possibile che alcune affermazioni infondate abbiano rovinato un uomo?

Questa persona ha un nome e un volto, ma in molti casi l’accusatrice rimane anonima, nascosta da una lettera, mentre l’accusato ha un nome e una faccia, e spesso aveva un lavoro fino all’accusa. Solo l’Inquisizione aveva caratteristiche simili, fonti anonime e accuse oscure. Ora abbiamo la sessquisizione.

È un fenomeno puramente americano? Una rivincita per Salem, dove una simile paranoia di massa ha portato una piccola città del New England ad appendere una ventina di donne accusate di stregoneria?

A Salem, gli uomini cacciavano le streghe; sono passati solo trecento anni ed ora son le streghe a cacciare gli uomini.

Ahimè, no, è un’epidemia mondiale. Gli Stati Uniti sono il modello dell’intera Pax Americana, la gente ne imita musica e film, ed ora imiterà questa tendenza. Nessun uomo di alcuna confessione o età è al sicuro da tali persecuzioni.

In Israele, la piccola anima gemella dell’America, un rabbino è stato incriminato per aver stuprato e sodomizzato un’adolescente sette anni fa. Il caso venne affidato ad una poliziotta femminista. Il rabbino trascorse un mese in carcere e quasi un anno agli arresti domiciliari, perse il lavoro, il suo nome infangato per sempre. Alla fine emerse che la ragazza non riusciva nemmeno a ricordare e ripetere le sue stesse bugie. La Procura della Repubblica ritirò l’accusa presentata contro il rabbino David Harrison, che venne liberato. Qualcuno gli ridarà un anno della sua vita, il suo buon nome, il suo lavoro? L’accusatrice e la poliziotta pagheranno? No.

E comunque ha avuto fortuna. Il presidente israeliano Moshe Katsav ebbe meno fortuna. La sua prima accusatrice, nascosta dietro la lettera A., si è rivelata essere una bugiarda, e le sue richieste quindi respinte. Nel mentre, però, altre donne si unirono alla caccia reale, e alla fine Katsav venne imprigionato. I giudici in Israele sono prevalentemente donne, per cui gli uomini sono condannati.

L’Europa segue docilmente gli Stati Uniti. Lì, l’accusato è Tariq Ramadan, un professore di Oxford musulmano e di origine svizzera, uno che ha lavorato per far sentire europei i musulmani in Europa. Una serie di donne lo ha accusato di averle violentate o di aver fatto avances sessuali indesiderate qualche anno fa. Ha dovuto prendere un congedo dall’università.

In breve, nessun uomo, cristiano, ebreo o musulmano, è al sicuro da tale accusa, purché abbia un nome, una posizione e un po’ di soldi in banca. Per un misterioso motivo, i lavoratori normali, i conducenti di taxi, gli operatori di ascensori o gli addetti alla catena di montaggio non sono mai stati accusati da donne come la Nelson. È plausibile che chi appartiene alla classe operaia non sia mai stato molesto verso una ragazza? Che solo quelli ricchi e famosi lo sono?

Questo attacco agli uomini coincide con la campagna #MeToo sui social. Molte donne sono state costrette ad unirsi: se non ti è mai successo vuol dire che sei racchia. E quelle si sono unite in massa. Anche gli uomini sono ricettivi all’isteria di massa, ma le donne molto di più. I social network sono terreno fertile per tali tendenze.

C’è qualche barlume di verità in quelle storie dolorose? Fino a un certo punto. Azioni normalissime possono essere sensazionalizzate. Invece di dire “mi ha abbracciato e baciato”, si può dire “ha forzatamente introdotto la sua lingua nella mia bocca tenendomi stretta”, e poi “col suo peso mi ha tenuto inchiodata al letto”. Il sesso può essere descritto – da un puritano, da un misantropo, da uno psicopatico – in modo tale da richiedere la condanna a morte per l’autore.

La parola “stupro” ha ben poco del suo significato originale. Il mio amico Julian Assange è stato imprigionato per anni, ed il suo sesso perfettamente consensuale con due delle sue groupie è stato descritto come “stupro” per via di alcuni aspetti tecnici (un preservativo rotto ed una condizione semi-dormiente). In entrambi i casi è stato per ripicca, perché lui non le aveva richiamate. Lo state attorney, una donna che odia gli uomini, lesbica autoproclamata, ha insistito per mandare Julian in prigione. A suo avviso, il carcere è un buon posto per qualsiasi uomo, anche se la denuncia è infondata. Anche dopo aver fatto una dichiarazione così discriminatoria, non è stata licenziata.

La Svezia ha avuto molte denunce di stupro di recente. Alcuni lettori hanno collegata la cosa con l’immigrazione di massa dal Medio Oriente. E in effetti un mediorientale potrebbe interpretare male le parole e le azioni di una ragazza. No significa no, dicono le femministe, ma gli uomini europei non lo capivano neanche negli anni ’50. Una ragazza doveva insistere sul suo “no”, altrimenti sarebbe stato interpretato come un normale modo femminile di fare la timida. In Svezia, così tante azioni ordinarie vengono bollate come ‘stupri’ che la parola è stata totalmente svuotata.

Tutto può essere descritto in modo nauseante. Mangiare carne può essere paragonato al cannibalismo, il flirt come un orribile stupro. Allo stesso tempo, azioni che danno la nausea ad una persona normale possono essere descritte come normali. Gli uomini normali sono disgustati dalle relazioni omosessuali. Al giorno d’oggi sono costretti ad accettarle come cose ordinarie, ed a considerare il rapporto uomo-donna quasi criminale.

Gli americani hanno votato Trump sperando che avrebbe messo fine alla tendenza effeminata nella loro società. Può ancora essere fatto, applicando due semplici regole, date per scontate finché la Corte Suprema degli Stati Uniti non le ha rimosse.

Uno, basta con le reminiscenze. La Bibbia, grande fonte di buon senso, ci dice cosa sia lo stupro e come affrontarlo. Se il crimine si è verificato in città, la donna dovrebbe sollevare un putiferio, piangere e gridare. Se non ha funzionato, o se il crimine è avvenuto fuori città, dovrebbe andare sùbito alla polizia. Non vent’anni dopo, non una settimana, neanche un paio di giorni, ma sùbito. Se lei tace, il problema è suo.

Questo atteggiamento risolverà la domanda se la donna voglia intendere “no” quando dice “no”. Se chiede aiuto, sicuramente lo intende.

E non ci saranno mine dormienti pronte ad esplodere in qualsiasi momento.

Due, nessun anonimato per le accusatrici. Se accusi un uomo, sii pronta a difendere le tue ragioni, non nasconderti dietro il velo dell’anonimato.

Queste due semplici regole ripristineranno la sanità mentale e renderanno di nuovo lo stupro l’orribile crimine che era ed è.

Per quanto riguarda le molestie, questa è spesso un’invenzione di quelle che odiano gli uomini. Non dovrebbe neanche esistere nel codice penale. Se una donna sente che gli sguardi di qualcuno la infastidiscono, lo denunci. Oppure chiami un poliziotto se si tratta di più di qualche sguardo. I poliziotti sanno come comportarsi con questi tipi.

Ricordi di molestie non hanno valore, anche se sono veri. Se la donna non agisce sùbito, che lasci stare.

Altrimenti, presto gli Stati Uniti non avranno più uomini politici normali; solo donne e uomini effeminati. E poi la malattia si diffonderà in tutta Europa, fino a quando il Vecchio Mondo ed il Nord America saranno pronti per il suo ripopolamento da parte dei virili africani.

La Russia rimane una zona sicura per i maschi. Sebbene molte tendenze americane arrivino a Mosca, la femminilizzazione non è una di queste. Quando, alcuni anni fa, i russi vietarono la propaganda omosessuale per i minori, ruppero con il suddetto trend. In realtà, anche le donne russe preferiscono le cose fatte alla maniera russa. Gli uomini pagano la cena, tengono la porta aperta, aiutano a mettere il cappotto, insomma, continuano a fare quello che i signori americani ed europei facevano una cinquantina di anni fa.

La Russia ha avuto la sua campagna #MeToo un anno fa (#янебоюсьсказать, credo si dica in russo), e molte donne hanno recitato o inventato storie sulle proprie molestie subìte. Ma la cosa è rimasta su Facebook, perché la legge non permette di lamentarsi anni dopo il presunto crimine.

I russi inoltre considerano il sesso tra uomini e donne come una cosa normale. Non hanno orrore dei rapporti tra insegnante e studente o tra capo ed assistente. Sono increduli quando racconti loro le severi punizioni che i giudici americani comminano per atti del genere. Di cinquanta storie recenti di questo genere probabilmente neanche una verrebbe punita in Russia. Neanch’io capisco quale sia, per uno studente di 17 anni,  il danno di essere sedotto dalla insegnante di 23 anni. Il ragazzo dovrebbe essere invidiato, semmai. Questo atteggiamento tradizionale nei confronti del sesso è la ragione principale dell’attuale attacco dei mass media alla Russia, non i mitologici “hacker russi”.

È molto difficile difendere Weinstein, con la sua ossessione per l’olocausto e il suo desiderio di vendicarsi delle bionde. Il suo caso ha aperto le porte dell’Inferno. Cerchiamo di chiuderle prima che crolli lo Yin e lo Yang, l’equilibrio universale tra uomo e donna.

Perché gli Stati Uniti sono stati colpiti da questo strano problema? Io lo interpreto come un attacco alle rivoluzioni del ’68, compresa quella sessuale. Per noi bambini degli anni ’60, la vita era facile, e il sesso gratuito ed abbondante – in California, in Crimea, in Costa Azzurra. Ne facevamo un sacco, anche non protetto, spesso con estranei. Quello era il comunismo. Aver paura di sesso libero e disponibile vuol dire aver paura del comunismo.

I ragazzi e le ragazze ricchi che sono saliti al potere in séguito hanno trasformato tutto in denaro, e con questo scopo in mente hanno creato penuria, persino di sesso, una controrivoluzione sessuale. Le ricorrenti per molestie sono le soldatesse della controrivoluzione sessuale, ne aumentano la scarsità per monetizzare il proprio fascino. Non avranno sucesso, poverine; speriamo che lo capiscano prima di rovinare il mondo”.

 

Israel Shamir

Fonte: www.unz.com

Link: http://www.unz.com/ishamir/sexquisition/

19.11.2017

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG

 

 

16 commenti per “L’Inquisizione sessuale

  1. Alessandro
    24 novembre 2017 at 23:16

    “Questo atteggiamento tradizionale nei confronti del sesso è la ragione principale dell’attuale attacco dei mass media alla Russia, non i mitologici “hacker russi”.”

    E’ senza dubbio una delle ragioni, l’altra è più di natura economica, mettere le mani sopra un “continente”.

    “Perché gli Stati Uniti sono stati colpiti da questo strano problema? Io lo interpreto come un attacco alle rivoluzioni del ’68, compresa quella sessuale. Per noi bambini degli anni ’60, la vita era facile, e il sesso gratuito ed abbondante – in California, in Crimea, in Costa Azzurra. Ne facevamo un sacco, anche non protetto, spesso con estranei. Quello era il comunismo. Aver paura di sesso libero e disponibile vuol dire aver paura del comunismo.”

    Non esageriamo, l’eden del sesso non è mai esistito e da nessuna parte, anche se è vero che negli anni Settanta e Ottanta, ossia l’onda lunga del ’68, la sessualità aveva un po’ allentato le briglie, un fuoco di paglia comunque, e che il comunismo è molto più libertario in fatto di sessualità di quanto lo sia il capitalismo, perchè libera le menti degli individui da tutta la spazzatura clerico-tradizionalista che da sempre colpevolizza e complica la sessualità, mentre il capitalismo ne propone la mercificazione ipocrita e non taglia affatto i legami con quanto appena scritto.

  2. plarchitetto
    25 novembre 2017 at 1:17

    Temo per l’incolumità di quest’uomo…
    Per molto, molto, molto molto meno di quello che afferma, in questi tempi di maccartismo sessuale, si rischia tutto quello che si ha.

    Onore a lui.

    A mio avviso la questione si riconduce all’artificiosa stimolazione di reazioni isteriche da parte dei media (mainstream).
    Una società dominata da meccanismi isterici è più facilmente controllabile.
    Prevedibile.
    E quindi facilmente manipolabile.
    Il femminismo internazionale, da sempre pronto e reattivo su questo tema, è improvvisamente tornato a suonare la grancassa.
    Perché la sessualità (col suo potere intrinseco) è la sua linea maginot.
    Non le quote in politica, non il gap salariale, non la conciliazione dei tempi lavoro/famiglia.
    Forse nemmeno il femminicidio.
    La sessualità è il suo core business.
    Sa bene che quello è il campo su cui si gioca la partita delle partite, da cui tutto discende.
    Da li arrivano i dividendi.

    Push, push, push.

    • Alessandro
      25 novembre 2017 at 11:01

      Senza dubbio. Per quello ho sempre scritto che bisogna assumere sempre una posizione contraria a quanto sostiene il femminismo internazionale, forse meglio occidentale, in materia di sessualità, che ha un’anima fortemente moralista e misandrica: è tout court contro la prostituzione, e allora bisogna essere a favore di una sua seria regolamentazione che non punisca il cliente, vuole coprire le donne, e allora bisogna schierarsi per la libertà femminile in fatto di abbigliamento, ossia bisogna far emergere la sua natura fortemente retriva e autoritaria, nonchè volta a imbrigliare e a subordinare la sessualità maschile a 360%, da quella fisica a quella visiva.
      La mia posizione è poco diffusa anche tra gli abitualmente ottimi critici dell’estremismo di genere, dove purtroppo prevale ancora l’ingenua teoria della “provocazione sessuale” che invece paradossalmente fa il gioco di chi si vorrebbe combattere, perchè ci si illude che un po’ di tradizionalismo e il nascondere la “polvere sotto il tappeto” sia sufficiente per scansare il problema, quando invece su questo terreno occorre riportare una vittoria netta, chiara, anche se chiaramente di difficilissimo conseguimento e non un compromesso che alla fine lascia gli equilibri inalterati.
      Su questo gli ex Paesi comunisti, in modo particolare quelli ex sovietici, sarebbero da tenere in grande considerazione e non caso, soprattutto i secondi, sono quelli che vengono sottoposti spesso e volentieri alla gogna mediatica.

      • plarchitetto
        25 novembre 2017 at 21:28

        Bene.
        Un appunto però.
        Il femminismo che vuole coprire le donne io non l’ho ancora inteso.
        Mi pare al contrario che il femminismo affermi unicamente che sia il maschile che induce (obbliga?) le donne a mostrarsi discinte.
        All’evidente, gigantesco, universale, pervasivo, campionario di carne in bella mostra però non è mai stato richiesto (da loro) d’esser coperto.
        Contraddittorio no?
        Da un lato è costrizione, ma dall’altro non s’imponga censura alcuna.
        Stupito?…io no.
        Tutto è buono per il femminismo.
        C’è da recuperare millenni di soprusi.
        Non facciam troppo le schizzinose, suvvia.
        Tutto quel che c’è, si prende.
        E poi la contraddizione è così affascinante…

        Una nota blogger disse “….io rivendico persino il diritto di essere ingenue, provocanti, superficiali, seduttive ecc ecc senza che questo autorizzi nessuno a sentirsi in diritto di ridurre una donna a oggetto (da stuprare, diffondere, mettere alla berlina, sbeffeggiare, lincia-re…).

        E’ la tecnica del doppio standard: tu (maschile) ti conformi, noi (femminile) facciamo come ci pare.
        Manca solo il “tiè” finale.
        D’altronde qualcuno ha mai visto com’è fatto il décolleté della Zanardo?…il ginocchio della Lanfranco,…il gluteo della Dominijanni? (sotto la gonna o il pantalone s’intende).
        Ma prova a chiedere loro cosa ne pensano del moderno abbigliamento femminile e poi mi racconti.
        In generale chiedi alle intabarratissime femministe (seconda o terza ondata non fa differenza) di scrivere due righe sull’argomento e potrai verificare le 50 sfumature del copia/incolla.

        *credo comunque che tu ti riferissi al nudo d’immagine (pubblicità, riviste, tv…).
        Ma quella è una battaglia da quattro soldi.
        Troppo facile prendersela con pezzi di carta inanimata.
        Pure le nudissime Femen risultano intoccabili.

        **a scanso d’equivoci: non ho nessun problema a che le donne si mostrino come meglio gli pare: vorrei sol che ciò si chiamasse col proprio nome.
        Se hai “diritto di essere provocante” devi sapere che “provocazione” ha un’etimologia ben precisa.
        E ha a che fare molto di più col potere, che non col diritto.

  3. Alessandro
    26 novembre 2017 at 13:19

    Faccio riferimento al fatto che la battaglia condotta dalle femministe che per intenderci possiamo denominare “il corpo delle donne”, la “prima emergenza” creata ad arte a partire da otto anni fa circa e che ha sortito grandi effetti, il principale è rappresentato dal controllo dei media televisivi, in modo particolare le tre reti pubbliche( ci sono infatti i media televisivi prima di questa “emergenza” e post questa emergenza; scritto in altri termini, non sarebbe possibile oggi un caso Cogne o un 25 novembre che monopolizza i telegiornali senza quella), ha visto paradossalmente una certa “solidarietà” anche da chi è abitualmente critico verso il mondo dell’estremismo di genere, perchè veniva vista come un’iniziativa che avrebbe giovato anche agli uomini, una sorta di eterogenesi dei fini, riducendo la portata di quella “provocazione sessuale” su cui s’insiste molto in ambito “antifemminista”, che è in verità un falso problema, come ho più spesso affermato.
    A mio parere si trattava di una scelta sbagliata, perchè il femminismo va affrontato su un terreno esclusivamente progressista e libertario. Quindi appoggiare le loro proposte moraliste, “vittoriane”, significa per un verso rafforzarle, per l’altro indebolirsi, dimostrandosi i soliti conservatori che prendono posizione contro la libertà di “espressione estetica” delle donne.
    Il limite del cosiddetto MoMas , che pure si compone di grandi personalità che anche qui scrivono, è a parer mio proprio il fatto che non riesca a portare la sfida in modo evidente, senza tentennamenti, su un terreno squisitamente progressista-libertario, cioè che non ci si riesca a liberare da quel tradizionalismo, da quel conservatorismo che oramai rappresenta un salto indietro che non è più praticabile nell’odierno Occidente e forse neanche auspicabile.
    Faccio spesso riferimento alla Russia, Paese che mi vanto di conoscere discretamente insieme agli altri ex URSS: là possiamo incontrare le donne più “provocanti” d’Europa, eppure proprio l’ex Unione Sovietica è l’ultima area del mondo ” progredito” a conservare un rapporto tra i sessi non femminista, ma paritario e non conflittuale.

    • Fabrizio Marchi
      26 novembre 2017 at 13:49

      Sono d’accordo con te, come sai, ed è per questo che ormai diversi anni fa, decisi di fondare Uomini Beta e poi di proseguire anche quel discorso qui sull’Interferenza.
      Condivido il tuo approccio e la tua analisi anche se è bene ricordare che il femminismo è un fenomeno con tante facce diverse, come abbiamo tante volte ricordato, per cui ce n’è una per tutti i gusti e un’altra ancora a seconda del bisogno…
      Questo però non deve condizionare la nostra posizione che è sicuramente quella che hai detto bene tu, e cioè combattere il femminismo sul suo stesso terreno e far emergere le sue clamorose contraddizioni

  4. gino
    29 novembre 2017 at 21:31

    se è vero che l’omosessualità è “naturale” (bisognerebbe poi discutere sul significato filosofico di tale parola) è vero anche che l’esistenza di gente che ne è disgustata è naturale.
    non facciamo il grave errore di combattere la religione femminista e poi di sostituirla con quella lgbt.

    • Fabrizio Marchi
      29 novembre 2017 at 22:03

      Non capisco con chi e di cosa stai parlando, non certo con noi e tanto meno con il sottoscritto…Sostituire la religione femminista con quella lgbt…Ma di cosa stai parlando…
      Ogni tanto qualcuno fa dei commenti deliranti, scusa ma è quello che penso.
      Per quanto riguarda l’omosessualità, io la considero un fatto naturale dal momento che esiste da sempre, fin da quando esiste l’umanità, e a me non provoca nessun disgusto. Se vedo due donne o due uomini che si baciano o che camminano mano per mano non mi provoca nessun effetto particolare. Se a qualcuno provoca disgusto è un problema suo. A mio parere ha poco di naturale quel disgusto, perché penso che sia frutto di un condizionamento più che di una reazione naturale. In ogni caso è un problema suo, se lo vive e se lo tiene. Questo non ha nulla a che vedere con il femminismo, le teorie gender, LGBT ecc. che, come è noto, sottoponiamo a critica severa.

      • gino
        30 novembre 2017 at 10:58

        fabrizio,
        conosco da poco questo sito e magari mi sono sbagliato. dalle parole di introduzione all’articolo avevo inteso un certo terrore di essere tacciati di “omofobia”, e quindi un certo terrore di offendere i sacerdoti lgbt.

        ma sono un conoscitore dell’etnologia (e di tante altre cose). ti invito a leggerti i libri del malinowski. faceva dibattiti con gli indigeni MATRIARCALI in melanesia. quando disse loro che in europa esistevano i rapporti omosessuali, quelli rimasero esterrefatti e orrorizzati e dissero all’etnologo “che schifo, ma perchè infilare il pene nelle feci? da voi non ci sono le donne?”
        gli indigeni matriarcali della melanesia sono fascisti o condizionati?
        potrei fare altre centinaia di esempi che indicano che l’omosessualità non è affatto generalizzata. io la penso come la “vecchia” psicoanalisi: è il frutto di certi meccanismi psico-sociali che hanno sviato il normale sviluppo sessuale del bambino. è tipica di società patriarcali in cui si crea artificialmente conflitto uomo-donna e/o scarsità di approvvigionamento sessuale.
        condizioni artificiali-culturali quindi, non naturali.

        ferma restando la libertà di chiunque di usare i suoi organi come meglio crede (senza violenza), la mia idea porta però a non augurarsi l’espansione del fenomeno. e quanto meno io devo essere libero di esprimere la mia idea nell’ambito del dibattito scientifico, senza temere ritorsioni da parte del clero lgbt che sempre più somiglia a quello femminista.
        tanto più che spesso i due cleri combaciano.

        • Fabrizio Marchi
          30 novembre 2017 at 15:30

          Va bene, ho capito, però io devo anche essere libero di esprimere la mia opinione senza il timore di pensare che questa possa essere simile a quella del “clero Lgbt” o scambiata per quella di un simpatizzante lgbt/femminista, altrimenti ci condizioniamo da soli. Dopo di che non avere nulla contro l’omosessualità ed accettarla serenamente non significa affatto sposare le tesi femministe ed lgbt.
          Non sono un esperto di queste questioni e non saprei dire veramente nulla nel merito. So solo che nell’antica Grecia e nell’antica Roma e in altre società dell’epoca l’omosessualità era diffusissima e a quanto ne so, socialmente accettata. Poi è venuto il Cristianesimo ecc. ecc. ecc. Ma anche questo è un bignamino… Tu dici che è una deviazione? Boh…certo che se è una deviazione è una deviazione molto, molto diffusa, al punto tale che arriva a diventare normalità…Io continuo a crederla un fatto naturale (peraltro anche fra gli animali è ampiamente praticata ma mi rendo conto che è tutt’altro discorso di cui so ancora meno e quindi non ci entro neanche…), però, al di là di questo, esiste e quindi va accettata, dal momento che non è un fenomeno che provoca nocumento ad altri. E la sua esistenza non mi crea personalmente alcun problema né trauma e penso che sia comunque un modo di essere (non so come definirlo) che vada accettato, né più e né meno come si accetta qualsiasi altra peculiarità di qualsiasi genere, naturale o culturale. A me ad esempio provoca a volte una sensazione spiacevole (nel senso di tristezza, di angoscia, di dolore) vedere una persona gravemente handicappata, però purtroppo anche quello è un fatto naturale, nel senso che i portatori di handicap ci sono sempre stati e sempre ci saranno (forse meno grazie ai progressi della tecnica e della medicina…). Ma non per questo penso che i portatori di handicap non debbano circolare liberamente o fare una vita per quanto è nelle loro possibilità oggettive uguale a quella di tutti gli altri…Vedere due gay o due lesbiche che si scambiano effusioni in pubblico, in tutta sincerità, non mi fa né caldo e né freddo, e penso che sia giusto che vivano la loro sessualità in libertà come tutti gli altri. Dopo di che non è la loro omosessualità nello specifico che mi procura fastidio. Se a te lo procura, non so che dirti. Da queste parti non facciamo battaglie contro l’omosessualità, pur essendo critici radicali del femminismo e dintorni.

          • gino
            30 novembre 2017 at 21:02

            concordo con te. io ho vari amici omosessuali e anche parenti, conosco le storie personali e molti di loro soffrono la loro condizione ANCHE se sono perfettamente accettati e integrati nella società. quelli onesti, che non vogliono auto ingannarsi, lo ammettono di essere coscienti che qualcosa non è andato per il verso giusto nel loro sviluppo… e ci vuole tanto coraggio!
            quindi a me causa fastidio solo vedere la loro sofferenza.
            ma del resto quello sessuale è solo un aspetto della vita umana.
            comunque ora ho compreso la tua posizione, manco io voglio guerreggiare coi lgbt, ma neanche osannarli o favorire l’espansione del fenomeno.
            certo però che se alcuni di loro, ideologizzati/politicizzati, iniziano a pontificare a mo’ di casta eletta come le femministe, allora la guerra gliela faccio.
            e soprattutto la faccio a partiti e media che veicolano tali pontificazioni.
            un esempio. ho letto su un libro per la scuola superiore “non c’è nessuna prova scientifica che essere maschio o femmina sia naturale”… ecco, queste sono falsità provenienti dal gruppetto di lesbiche americane che ha preso il potere culturale nel mondo occidentale (supportate da lobbies di miliardari) che a mio avviso vanno combattute.

            perchè temo che, dopo esserci sorbiti per decenni lo strapotere della casta superiore femminista (cosa che io profetizzai ai compagni nel lontano 1978, e ci azzeccai) , il prossimo passo sarà la casta superiore lgbt.
            io sto ALL’ERTA…

  5. Fabrizio Marchi
    1 dicembre 2017 at 0:34

    @Gino
    Si, ma un conto è contrastare le teorie gender e un altro è contrastare l’omosessualità che invece deve avere tutto il diritto di esprimersi in libertà. Poi se a qualcuno provoca disgusto è un suo problema personale, ma di certo non può diventare una questione politica. A me ad esempio provoca disgusto la visione dei fascisti di Casa Pound o simili, quando li vedo ho un vero moto di fastidio e di rabbia, anche quando vedo Netanyahu ad esempio, la Fornero, la Mussolini e la Boldrini e tanti/e ancora; in questo caso però è una miscela di rabbia e disprezzo. Quindi, come vedi, è questione di gusti… Gli omosessuali invece, in quanto tali, sono innocui, come gli eterosessuali, in quanto tali, poi se l’omosessualità sia un prodotto della cultura o della natura, ti dico la verità, mi interessa assai poco…Io poi, come noto, non separo mai natura e cultura, e penso che sia impossibile separarle, per lo meno pe ciò che riguarda gli esseri umani che sono esseri naturali e culturali nello stesso tempo (e questa è la loro peculiarità rispetto alle altre specie).

    • gino
      1 dicembre 2017 at 10:17

      1) anche la claustrofobia è in sè innocua e ha il diritto di manifestarsi in libertà. ma a te piacerebbe avere un figlio claustrofobico? è un bene per la comunità che il numero di claustrofobici tenda ad espandersi? è un bene che chi dica che la claustrofobia è un problema rischi la galera per discriminazione?
      come la claustrofobia, l’omosessualità è una DISSOCIAZIONE tra MATERIA (“sono fisicamente maschio”) e produzioni mentali (“mi comporto da femmina,”).
      e se il marxismo conta ancora un minimo, dovremmo dare più importanza alla materia.
      io NON sono napoleone solo perchè mi sento napoleane, sono nato gino e non napoleone.

      2) e torniamo al concetto filosofico di “natura”… in senso aristotelico non è tutto ciò che esiste ma, in senso dinamico, ciò che si sviluppa in sè se lo sviluppo non è disturbato da interferenze esterne. se si intende per natura tutto ciò che esiste ne discendono 2 importanti conseguenze:
      – occorre cancellare TUTTE le scienze umane, che sono fondate sulla distinzione natura/cultura
      – dovremmo accettare TUTTO ciò che esiste come lecito, anche le cose che non ci piacciono. anche hitler.

      tu dirai “sì ma hitler usava la violenza”… embè? la violenza è sempre esistita, chi l’ha deciso che è cattiva e da contrastare?

      in sostanza la visione secondo la quale “tutto è natura e lecito a patto che non sia violento” è una visione LIBERISTA, non ha nulla a che fare con la sinistra storica, materialista e marxista.

      • Fabrizio Marchi
        1 dicembre 2017 at 11:12

        Scusa ma stai confondendo del tutto i piani e stai andando completamente fuori strada. Semmai è la sinistra (e anche il marxismo) che è stato criticato (giustamente) di aver privilegiato la cultura rispetto alla natura. L’ingegneria “culturalista” è un prodotto della “sinistra liberal” non della destra storica che è da sempre su posizioni “ontologiste”. Il pensiero di Marx e anche i marxismi successivi non possono certo essere appiattiti sulla visione liberal “culturalista, però non c’è dubbio che in tutti i marxismi sia presente questo elemento che ha contribuito peraltro ad indebolirli.
        Tu stai dicendo invece esattamente l’opposto.
        L’esempio della claustrofobia non ha senso. Potemmo portare infiniti esempi di patologie che rientrano appunto nella “naturalità” delle cose. Perché, forse le patologie e le malattie non sono fenomeni naturali? Certo che lo sono, il fatto che facciamo di tutto per contrastarle non vuol dire che non lo siano. Non trattiamo certo un malato di AIDS o di epatite (o di qualsiasi altra malattia…) come un reprobo o un reietto…
        Il problema è che per te l’omosessualità è una patologia. Io non sono un tuttologo, non aspiro ad esserlo e non mi interessa neanche esserlo. Dico ciò che penso su tante vicende del mondo, come è per tutti, anche per i geni, perché anche loro non possono sapere tutto. Secondo me che l’omosessualità sia una patologia è in larga parte una balla. O meglio. Possono esserci e ci sono tanti casi in cui una persona diventa omosessuale in seguito a condizionamenti familiari, ambientali, culturali, oppure a traumi, a nevrosi non affrontate ecc. ecc. ecc. Ma se è per questo ci sono anche tanti apparenti eterosessuali che in realtà sono omosessuali e che hanno represso la loro omosessualità per le stesse ragioni di cui sopra e magari scoprono a 50 anni di essere gay o lesbiche. Ma nello stesso tempo si potrebbe dire che in realtà il loro diventare omosessuali sia il frutto di nevrosi, problematiche non risolte ecc.
        Esiste invece una omosessualità naturale, come dire, congenita, che si sviluppa fin da ragazzini. Ricordo benissimo di aver avuto compagni di classi alle medie che avevano cominciato a manifestare la loro omosessualità (anche se non la dichiaravano perché a quei tempi, 50 anni fa, i gay erano ancora ostracizzati) e che infatti sono diventati omosessuali fin da subito, cioè da adolescenti.
        Come vediamo, dunque, le possibilità sono innumerevoli e la realtà è molto complessa come al solito e può essere interpretata in tanti modi diversi (il che non significa essere relativisti assoluti ma solo osservare la realtà con lucidità e da più angolazioni).
        In tutto ciò non riesco a capire dove vuoi andare a parare. Io non sto dicendo che chi pensa che l’omosessualità sia una patologia debba andare in galera, quindi questa rimostranza valla a fare nelle sedi appropriate. Però non penso neanche che l’omosessualità sia una patologia. Considerarla una patologia significa approcciarsi ad essa in un certo modo, questo è evidente, che ovviamente tende a considerare gli omosessuali come dei malati. Il che secondo me è inaccettabile. Dopo di che, se vogliamo ampliare il discorso e se vuoi anche relativizzarlo, forse siamo tutti malati perché tutti più o meno siamo nevrotici, chi più chi meno. Quanti comportamenti patologici esistono? Solo in Italia ci sono circa 8 milioni di persone che fanno uso di psicofarmaci. Questa non è forse una patologia? Non so quanti milioni di persone fanno uso e abuso di droghe e/o di alcool? Questa non è forse una patologia? Quelli che vanno allo stadio e in venti contro uno pestano uno che ha la sciarpa di un’altra squadra non sono forse dei casi patologici? Chi professa ideologie razziste e sessiste non fa forse parte dei casi patologici? Quelli a cui piace fari mettere il collare come ai cani e farsi prendere a frustate dalla partner o da partner non sono casi patologici? Chi stabilisce quale sarebbe la patologia e quale no?
        Per chiudere la questione. A me pare che il tuo problema non sia quello di contrastare le ideologie gender (cosa che facciamo anche noi) ma quello di convincere gli altri ad addivenire alla conclusione che l’omosessualità è una patologia. Il che secondo me non sta in piedi e non ha nulla a che vedere con la critica al femminismo e alle teorie del gender. Io sono antifemminista ma non ho nulla contro l’omosessualità. Mi pare invece che per te non sia così. Io mi ribello, ovviamente, se qualcuno vuole convincermi che la mia identità sessuale sarebbe un costrutto culturale (anche perché si potrebbe rovesciare completamente il concetto, e sostenere che un gay è tale per le stesse ragioni, cioè in virtù di un condizionamento culturale…) ma non mi permetto neanche di stabilire che la mia eterosessualità sarebbe la “normalità” e di imporre a tutti gli altri l’eterosessualità. Nel momento in invece cui tu parti dal fatto che l’omosessualità è una patologia, di fatto ti poni come uno che la vuole eradicare, né più e né meno di come si fa o si tenta di fare con qualsiasi altra patologia. Il che, ripeto, è per me inaccettabile. E il discorso potrebbe essere applicato a tante altre questioni. Diffido di una società che stabilisce o cerca di stabilire quale sia la “normalità”. Durante lo stalinismo in URSS (così non rischio di essere accusato di essere di parte) alcuni dissidenti furono internati in ospedali psichiatrici con l’accusa di essere dei pazzi, perché ovviamente le persone “normali” non potevano essere ostili al “socialismo”. Ecco, il paragone può essere forse azzardato ma credo che ci capiamo…

        • gino
          1 dicembre 2017 at 16:13

          non voglio discutere sul significato della parola “patologia”. io ho parlato di dissociazione (ed è evidente che ci sia dissociazione). ed è anche vero che ci sono centinaia di tipi di dissociazione e milioni di persone ne hanno qualcuna.
          a me pare che tu, conformemente alla maggioranza della gente di sx (di cui faccio parte) confonda il discorso SCIENTIFICO col discorso UMANO.
          dire la verità su un fenomeno non significa perseguitare chi ne è protagonista.

          dove voglio arrivare? a farVI capire che spesso le minoranze “bistrattate” dopo che ottengono la parificazione sociale si trasformano loro in prepotenti. è successo col femminismo, con gli ebrei e temo che succederà coi lgbt.
          se tu consideri normale l’omosessualità è giocoforza che loro arriveranno a definire “costrutto culturale” la tua eterosessualità, è proprio una deduzione necessaria.
          così come è necessario, e già sta avvenendo, che prendano misure repressive contro chi non la pensa come loro sul piano scientifico.

          poi per me fa tutto parte di un unico piano volto alla distruzione della famiglia e della procreazione

          • Fabrizio Marchi
            1 dicembre 2017 at 21:33

            Va bè, qui non se ne esce più…
            Allora, secondo te a questo punto bisogna lasciare che una minoranza sia bistrattata perché poi una volta che non lo è più imporrebbe o impone la sua volontà (di potenza) sugli altri. E allora se la mettiamo così il cane si morde la coda e lasciamo perdere tutto perché tanto tutto finisce in un vicolo cieco…
            La nostra critica, nel caso specifico, alle teorie gender (perché questo è il punto) è proprio quella di volere in qualche modo plasmare le coscienze per arrivare a dire che la sessualità è un costrutto culturale e quindi (questo a mio parere l’obiettivo sul medio periodo) arrivare a dire che tutti e tutte possono ad esempio essere indifferentemente madri e padri e quindi mettere in crisi la famiglia tradizionale. Che in ogni caso non è il paradiso in terra, così come non lo è la famiglia gay o lesbica. Eterosessuali od omosessuali possono essere buoni o cattivi genitori, indipendentemente dal loro orientamento sessuale. Io sono contrario alle adozioni dei figli da parte delle coppie gay o lesbiche non perché penso che in quanto omosessuali non siano in grado di essere dei buoni genitori, ma perché penso che un figlio o una figlia abbiano bisogno di una polarità maschile e di una femminile, di un paterno e di un materno, al fine della loro crescita equilibrata.
            Per essere critici nei confronti di queste teorie non c’è però bisogno di ricorrere alla scienza (quale?) per arrivare a dimostrare (non so poi come…) che l’omosessualità è una patologia o una dissociazione (fai un po’ tu, la questione sta diventando anche un po’ stucchevole, per quanto mi riguarda…). Anzi, la mia opinione, non di ordine tattico, sia chiaro, ma di contenuto, è che una critica efficace nei confronti di queste teorie, o meglio ideologie, prescinda proprio da quello che sostieni tu.
            Due ultime cose. Io non penso affatto che le donne siano state sempre e comunque una “minoranza oppressa”. Noi abbiamo ormai elaborato da tempo una nostra narrazione alternativa a quella femminista (che ovviamente non è “ufficialmente” riconosciuta), quindi la tua tesi sulla minoranza bistrattata che poi si rivale sugli altri una volta che ha il potere non può valere in questo caso. Potrebbe valere per gli ebrei ma anche in questo caso la questione è assai complessa perché che gli ebrei abbiano subito molte persecuzioni non c’è alcun dubbio, e del resto non sono affatto i soli. Tantissime minoranze e anche maggioranze nella storia sono state perseguitate fino ad essere completamente eliminate. Gli ebrei, nonostante l’immane tragedia dell’Olocausto, sono ancora lì. Ma siamo sicuri che sempre nel passato lo siano stati? Ti invito a leggere “La questione ebraica” di Marx. Oggi per quel suo scritto sarebbe stato accusato di antisemitismo e bollato come razzista…
            IN ogni caso, ripeto ancora, non può essere quello il metro di giudizio e di analisi. Potrebbe essere applicato a tutti, anche a noi. Anche noi, se in un ipotetico futuro dovessimo avere il potere (ma ciò non sarà, purtroppo, per lo meno finchè io sarò in vita) potremmo rivalerci sui nostri ex oppressori.
            Dove si va a finire con questo modo di procedere? Da nessuna parte, e quindi diventa del tutto inutile anche proseguire su questa strada.
            Insisto sul fatto che il tuo obiettivo, meglio il tuo desiderio, sarebbe quello di contrastare le teorie gender partendo dal presupposto in base al quale tu vorresti scientificamente dimostrare che l’omosessualità non è “normale” o naturale ma qualcosa di “malato”, “dissociato”, “patologico”, “innaturale” (fai tu…) e quindi per questa ragione andrebbero rifiutate. E invece no. Vanno criticate e rifiutate per quello che sono veramente, cioè il tentativo di spappolare le identità sessuali. Ma anche l’omosessualità può essere una forma di identità e in effetti lo è per molti. Quello che ti sfugge è il passaggio ideologico che viene perpetrato. Anche Pasolini e Levi erano omosessuali ma non teorizzavano l’ideologia gender…Mi sono spiegato?
            Dopo di che, che ti devo dire, ciascuno tessa la sua tela…

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