Bastonare il cane che affoga

Il neoliberismo (non il capitalismo) sta crollando o potrebbe crollare, per lo meno in questa fase storica (nel futuro si vedrà…). Non sotto i colpi del conflitto di classe ma del coronavirus. La dico meglio. Le conseguenze di una catastrofe sociale dovute alla pandemia – cioè la rottura della pace sociale e la possibile esplosione del conflitto di classe – terrorizzano a tal punto le classi dominanti o una parte di esse (quelle meno ottusamente rapaci e più lungimiranti) da spingerle ad optare per un cambiamento di paradigma, al fine, naturalmente, di conservare saldamente il loro dominio.

E’ in questo senso che vanno lette le posizioni assunte da alcuni governi europei nei confronti dell’UE, compreso quello italiano, e da alti esponenti dell’establishment come Mario Draghi.

Il Debito (pubblico) che fino a ieri era considerato il Tabù dei Tabù, secondo la migliore tradizione calvinista, diventa d’un tratto non solo praticabile ma anche auspicabile. Ed è per questo, che in questi giorni stiamo assistendo allo spettacolo (anche comico, da un certo punto di vista…) di tanti (ex, fino a ieri, e non in senso figurato) fanatici tifosi dell’Unione Europea che fanno retromarcia (e senza neanche un briciolo di autocritica…) e invocano l’intervento salvifico dello stato (quindi debito, quindi sovranità…parolacce fino a ieri…) con relative politiche keynesiane.

Questa giravolta, ovviamente, non è motivata da ragioni di sensibilità sociale o dalla riscoperta della hegeliana “coscienza infelice” né tanto meno da chissà quale ritrovato senso dello stato e/o della patria. Semplicemente, come dicevo prima, la componente più lucida delle classi dominanti cerca la via meno dolorosa (per loro…) per uscire da una crisi che potrebbe avere effetti devastanti anche per loro (non tanto sul piano economico, dal momento che hanno “scorte” immense di capitali accumulati, ma sul piano della tenuta dell’ordine sociale) e mantenere ben salde le redini del comando. Questo processo non sarà indolore, naturalmente. Assisteremo nei prossimi mesi ad uno scontro interno al capitale con tanto di morti e feriti, metaforicamente parlando.

Si tratta di uno scontro che al momento vede le masse popolari e le classi subalterne, nel ruolo di spettatrici. Del resto, la sconfitta epocale del Movimento Operaio Novecentesco non è una vicenda da cui ci si può rialzare da un giorno all’altro come se nulla fosse.

In presenza di un grande fronte popolare e di una classe lavoratrice forte, solida, coesa, organizzata e consapevole di sé, si sarebbe potuto optare, come si suol dire, per lasciar esplodere le contraddizioni interne al capitale e approfittare della situazione, al fine di conquistare equilibri politici più avanzati, come avremmo detto una volta. Ma così non è.  Purtroppo. E quindi in questa congiuntura è necessario auspicare che quello scontro interno al capitale veda prevalere le forze “keynesiane”, cioè la borghesia più (relativamente) moderata, e all’interno di quello scontro tirare quanto più possibile, metaforicamente parlando, la fune dalla nostra parte, cioè dalla parte dei lavoratori, dei ceti subalterni.

Questo è a mio parere ciò che le residue forze marxiste, socialiste e di classe, devono fare in questa fase. La parola d’ordine deve essere: bastonare il cane (il neoliberismo) che affoga.

Nell’attesa (non passiva, ovviamente…) di tempi migliori.

MATITE BLU 41 - GIORNALE POP -

Fonte foto: GIORNALE POP (da Google)

 

3 commenti per “Bastonare il cane che affoga

  1. armando
    29 marzo 2020 at 14:09

    mi sembra una posizione largamente condivisibile. Non è sul piatto l’opzione antocapitalista, ma due forme diverse di capitalismo. dall’una, quella neo liberista, non c’è assolutamente nulla di buono da attendersi. Dall’altra, con tutti le ovvievl cautele, tutti i distinguo possibili, potrebbe però scaturire una maggior presa di coscienza dei popoli che l’intervento forte della politica è, in teoria e oltre l’uso che della politica viene fatto nel conflitto intracapitalistico, un’arma imprescindibile. Di fronte all’attuale spappolamento psichico che vede nel successo individuale l’unica modalità di libertà e di liberazione, con ciò avendo introiettato l’orizzonte antropologico del capitale (Camatte dice “antropomorfosi del capitale) sarebbe già un bel traguardo.

  2. Marco S_P
    29 marzo 2020 at 14:38

    Ciao Fabrizio.
    come ben sai è stato il neoliberismo a pompare il cammino del femminismo, travestendo il tutto come una lotta progressista. La riscoperta del capitalismo classico, dove tutti partecipano al meccanismo della domanda e offerta, sarebbe un deterrente contro la criminalizzazione del maschio, visto dal neoliberismo come nemico dell’economia di mercato basata sul futile come quella attuale.
    Il capitalismo classico porterebbe con sé tutte le sue cintraddizioni, ma sarebbe costretto a fare a meno della misandria.
    Comunque sia, vedremo come andrà tra qualche mese.

  3. Panda
    30 marzo 2020 at 1:40

    Condivido ovviamente le conclusioni (non può che esserci un solo neoliberismo; si possono dare invece forme molto diverse di interventismo economico), ma osserverei che se la pandemia è una causa contingente, la crisi ha però anche e prima di tutto delle cause strutturali: squilibri e accumulazione fittizia avevano raggiunto un punto tale che un’oscillazione del pendolo, che peraltro in Italia per ora si è manifestata solo verbis, doveva arrivare. Il punto è che di fronte a possibili pressioni sociali non credo ci si possa aspettare nemmeno la lucidità di una risposta non puramente repressiva, se non in quanto la reflazione serva i soliti interessi (per esempio è chiarissimo dall’intervento di Draghi che è preoccupato per la tenuta del sistema bancario), mentre anzi mi aspetto si cautelino rispetto all’ossigeno che questa può fornire. Insomma, se si allenta la clava del mercato, ci si può aspettare che passino a clave d’altro genere: che si parli di forme di tracciamento ancora prima di aver fornito materiali indispensabili agli ospedali lo trovo significativo. Molta, molta vigilanza.

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