Donne di destra e donne di “sinistra”

Lo spessore intellettuale e culturale di Debora Serracchiani, capogruppo alla Camera del PD, è quello che è e ne siamo consapevoli.

Tuttavia sarebbe un grave errore pensare che le parole da lei rivolte a Giorgia Meloni il giorno dell’insediamento del nuovo governo  (“Lei vuole mettere le donne un passo indietro agli uomini”) siano soltanto il frutto della sua pochezza intellettuale,  perché corrispondono al “sentire” e al modo di interpretare la realtà di tutto l’universo femminista e delle donne di “sinistra”, siano esse liberal o radical.

Secondo questo modo di vedere la destra sarebbe portatrice di una cultura in base alla quale le donne sarebbero o dovrebbero essere subalterne agli uomini. Nulla di più sbagliato. Si tratta al più di una visione a dir poco obsoleta che è funzionale per quel pensiero femminista di cui sopra, autoreferenziale, dogmatico, necessariamente fermo nel tempo e nello spazio, e per ciò stesso incapace di analizzare la realtà in costante mutamento e di entrare in una relazione dialettica con essa.

In realtà il modello attualmente (ormai da tempo…) dominante di donna non è né di destra né di “sinistra” ma capitalista tout court. E’ quello della donna rampante, in carriera, sessualmente attraente, spregiudicata, consumista. Lo stesso identico modello maschile, non c’è alcuna differenza. Naturalmente è un modello inarrivabile per la maggioranza delle donne (come degli uomini) che sono costrette (e costretti) a rincorrerlo affannosamente, pena l’esclusione sociale. Il più delle volte tutto ciò si traduce in un penoso scimmiottamento dei modelli dominanti che conduce spesso ad una condizione di depressione e di frustrazione più o meno permanente, per tutte e per tutti.

Questi modelli comportamentali e “culturali” sono assolutamente trasversali a tutte le donne (così come degli uomini), siano esse di destra o di “sinistra”. Direi anzi che quelle di destra (ma ormai è anche improprio definirle tali…) sono senz’altro in prima fila da questo punto di vista, perché sono quelle che più di altre hanno interiorizzato il modello dominante fondato sulla visibilità pubblica, il successo, l’esposizione del corpo (concepito più o meno consapevolmente come un vero e proprio capitale di cui si dispone), l’affermazione sociale  e ovviamente l’arricchimento personale. E non ne fanno mistero, anche perché non ne hanno ragione. Non che quelle di “sinistra” siano da meno, sia chiaro, però per ragioni ideologiche sono costrette a camuffarsi, peraltro in modo maldestro.

Qualsiasi persona provvista di un briciolo di buon senso e di onestà intellettuale è perfettamente consapevole di questa situazione, che è evidente agli occhi di tutti, basta guardarsi un po’ intorno. Pensare, dunque, o voler ostinarsi a pensare, che le destre siano portatrici di una concezione della donna sottomessa e subalterna agli uomini, è privo di ogni fondamento e anche un po’ ridicolo, diciamola tutta.

E però per il femminismo è impossibile cambiare rotta, pena la sua estinzione. Perché se lo facesse dovrebbe ammettere che le donne sono purtroppo inserite, come gli uomini, seppur ai diversi livelli di status e integrazione sociale, nella società attuale, cioè in una società ultracapitalista per la quale ormai la cultura patriarcale è solo un pallido ricordo, funzionale in una determinata fase del suo sviluppo (diciamo fra il XVIII e il XIX secolo) ma ormai del tutto inservibile ai fini della sua in linea teorica illimitata e infinita riproduzione.  E infatti se ne è liberato, anche da molto tempo perché gli era di ostacolo. Ciononostante o proprio per questo, il femminismo ha necessità di tenere in vita quello che ormai è soltanto un cadavere mantenuto con la formalina, uno spettro, una sorta di totem da agitare e che continuerà ad essere agitato per i secoli dei secoli a venire.

In parole ancora più povere, si deforma la realtà e se ne crea una immaginaria fino al punto di pensare che quella immaginaria sia quella reale. La maggioranza delle persone cade purtroppo preda delle narrazioni/manipolazioni ideologiche, come purtroppo sappiamo. Tuttavia quelle più avvedute non ci cascano, e non è un caso che Giorgia Meloni, che stupida e condizionabile (purtroppo per noi) certamente non è, ha avuto buon gioco nel rispondere per le rime alla Serracchiani, mettendola spietatamente di fronte alle sue palesi contraddizioni.

L’apparente paradosso qual è? Che questa narrazione, come dicevo, è destinata a continuare perché nessuna e nessuno, ai vertici, siano esse/i di “sinistra” o di destra, ha interesse a porle fine, per ragioni in parte simili e in parte diverse. Del resto, ogni forma di dominio sociale ha necessità delle sue finzioni e delle sue dosi di falsa coscienza scientemente instillate.

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Fonte foto: FreeDesigneFile (da Google)

 

10 commenti per “Donne di destra e donne di “sinistra”

  1. mastro
    2 novembre 2022 at 15:47

    L’inseguimento di modelli impossibili è tipico del capitalismo e cambia a seconda delle esigenze delle sue fasi.
    Nella fase dialettica e disciplinare serve un modello di tipo morale, il perfetto lavoratore e la perfetta casalinga, che sono anche perfetto padre di famiglia a perfetta madre di famiglia nella vita affettiva.
    Nella fase assoluta vengono sostituiti come modelli da raggiungere. Con l’arrivo degli yuppies si afferma come modello il/la carrierista, e in campo privato l’uomo che fa il libertino a qualsiasi età con denaro e viagra, e la donna model-type, che a qualsiasi età deve avere la forma fisica della modella con diete e chirurgia.
    L’ideologia femminista dall’alto serve proprio a occultare questi nuovi modelli deviando le energie contro il fantasmatico patriarcato.

    • Fabrizio Marchi
      2 novembre 2022 at 16:18

      Esattamente. E’ stupefacente che ancora in tanti non lo abbiano compreso.

      • Giulio Bonali
        2 novembre 2022 at 19:31

        E’ stupefacente quanto la é la stratosferica stupidità della Serracchiani e compari (plurale collettivo ambigenere espresso col genere maschile secondo la buona vecchia grammatica pre-femminista; per me esistono soltanto due sessi fisiologici più patologie varie, e quello di “genere” é un concetto meramente grammaticale).

  2. Giulio Bonali
    3 novembre 2022 at 7:56

    Sulla non-stupidità della Meloni rilevo che bisogna comunque ricordare l’ adagio per cui in un mondo di ciechi un orbo sembra dotato di occhio di lince: per essere meno stupidi delle serracchiane non ci vuole molto acume.

    • Giuseppe Casamassima
      19 dicembre 2022 at 8:46

      Come si dice nel paese della Serracchiana….na capa i ciuccia.

  3. gino
    3 novembre 2022 at 13:05

    2 appunti.
    1) il modello dominante é la donna sessualmente attraente che espone il corpo? magari! sarebbe una cosa assolutamente salutare e naturale (ribadisco che ritengo valida la dicotomia natura/cultura). ma in realtá trattasi di 40-60enni che di attraente al massimo hanno i chili di stucco e l´abbigliamento: quindi attraenti ed esposte sono queste merci

    2) io leggo molto i nemici di destra e, seppur in minoranza, in molti hanno ancora la visione “patriarcale” della donna. ma pure qui la donna di privilegi ne aveva eccome: stava a casa, non lavorava e scroccava al marito. beh secondo me il privilegiato é colui che scrocca, non lo scroccato.

    • mastro
      3 novembre 2022 at 19:18

      1) Se ti riferisci al mio commento non ho assolutamente detto che “il modello dominante è quello della donna che espone il corpo” (anzi l’attuale femminismo dall’alto attacca le donne che lo fanno accusandole di offrirsi al piacere visivo maschile, e prende di mira addirittura le pubblicità di intimo femminile o moda mare) ma che il modello dominante è “la donna model-type, che a qualsiasi età deve avere la forma fisica della modella con diete e chirurgia”.
      Cioè essere longilinea, se serve sacrificandosi a regime di insalate e pasti saltati, e correggere le imperfezioni dell’età sul viso o in altre parti visibili con la chirurgia. Non tanto per piacere agli uomini, ma prima di tutto per status sociale d’immagine nella sua vita professionale e sociale.
      E’ la controparte femminile del libertino tecno-finanziario che a qualsiasi età le colleziona belle e giovani usando soldi e viagra non tanto per desiderio, ma anche lui prima di tutto per status sociale d’immagine, per essere visto allo struscio di shopping, al ristorante gourmet o nel locale di lusso.

      2) La visione patriarcale che ancora esiste (come regime dei residui della fase dialettica) la si ritrova tra uomini dei ceti popolari, e c’entra con la destra solo nella misura in cui i ceti popolari in Italia si sono orientati verso destra, almeno al nord, mentre al sud anche verso il pentastellati.
      Ma sono proprio uomini dei ceti popolari, o del ceto medio proletarizzato, legati alla visione tramontata della famiglia con ruoli precisi e destinata a durare per sempre, che finiscono nel tritacarne psicologico ed economico delle separazioni e dei divorzi, subendone le peggiori conseguenze, e in più venendo anche colpevolizzati e accusati di maschilismo patriarcale.

      • Giulio Bonali
        4 novembre 2022 at 8:50

        Trovo queste considerazioni estremamente acute e realistiche.
        In particolare l’ affermazione, che non “salta immediatamente agli occhi” ma é verissima e profonda, molto significativa dello “stato di cose presenti”, che la prassi “libertina grazie a soldi e viagra” per gli uomini e i trucchi “ingegneristici”e la chirurgia estetica per le donne non tanto sono finalizzate alla ricerca del pacere (che può essere casomai una sorta di gradevole effetto collaterale), quanto al conseguimento di uno “staus sociale d’ immagine”; quasi più un dovere che un piacere.

        En passant: spesso e volentieri la chirurgia estetica a mio modesto parere soggettivo -de gustibus non est disputandum!- é decisamente controproducente, nel senso che trovo decisamente più sgradevole una donna anziana “rifatta” in maniera che sempre, inevitabilmente appare evidentissima ad un occhio “libidinoso” e casomai enfatizza l’ età avanzata e la conseguente perdita di attrattiva, un po’ come una cornice esageratamente bella e costosa evidenzia la pochezza artistica di un quadro, piuttosto che una donna di una certa età che sobriamente si accontenta dell’ interesse (inevitabilmete limitato e in buona parte diverso da quello di quando era giovane) che ancora può suscitare negli uomini, senza pretendere l’ impossibile (non c’ é confronto a mio parere fra il limitato fascino che ancora indubbiamente conservava negli ultimi suoi anni una Virna Lisi e la raccapricciante parodia di se stessa di una Gina Lollobrigida da vecchia, anche prima degli ultimi decenni, “a pari eta” con la Lisi; e la Gina nazionale prima di invecchiare e ridicolizzarsi penosamente era per me in assoluto una delle più belle donne al mondo).
        Dei riporti “architettonici alla Donald Trump” (al suo barbiere affiderei fiduciosamente il progetto del ponte sullo stretto di Messina) e della chirurgia estetica negli uomini non saprei dire per il fatto che sono eterosessuale di stretta osservanza, cioé probabilmente per il pensiero unico politicamente corretto ed eticamente corrotto un “””omofobo”””).

      • gino
        4 novembre 2022 at 10:08

        mastro,
        non mi riferivo al tuo commento bensí:
        – ad alcuni passi dell´articolo
        – per quanto riguarda i destri, ai loro siti che leggo

        fra i giovani c´é una nuova copmponente che pende a destra, gli “incel”, o sfigati nel linguaggio popolare, quelli che una topa non l´hanno mai vista e quindi sperano nella salvezza del tradizionalismo-patriarcato nella speranza di vederne almeno UNA prima di tirare le quoia.

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