Kobane, l’ultimo mito della “sinistra” occidentale

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Non ho potuto fare a meno di riflettere sulle ragioni che hanno provocato nella “sinistra” tanto entusiasmo per la vicenda di Kobane, la città curda assediata dall’Isis e ora finalmente libera da quell’incubo, con il contributo determinante, piaccia o no è un fatto, dei bombardamenti della NATO (già immagino l’espressione a dir poco stupefatta di tutti coloro che già da tempo celebrano Kobane come la Comune di Parigi del XXI secolo…)

Entusiasmo più o meno condiviso da tutti; sicuramente da tutti i media occidentali. E allora qualche domanda sorge spontanea, specie per quelli come il sottoscritto che non hanno perso il vizio di chiedersi il perché delle cose.

Perché, dunque, non si sostengono con la stessa enfasi e con lo stesso spirito militante i combattenti di Hezbollah o di Hamas in Libano e in Palestina o quelli del Donbass in Ucraina? (che non lo facciano i media occidentali è del tutto ovvio e scontato, ma la “sinistra”?)

Forse perché sono troppo poco ecologisti, femministi e “di sinistra”? Se così fosse sarebbe un modo di ragionare un po’ troppo autoreferenziale. Anche perché –ce lo dobbiamo dire – la lotta dei curdi di Kobane è stata sostenuta da tutti, ma veramente da tutti, in primis dall’Occidente (addirittura dall’Arabia Saudita, anch’essa interessata a ridimensionare quella che in gran parte è una sua creatura..) in tutte le sue declinazioni politiche, da “destra” a “sinistra”, e non solo a chiacchiere, ma a suon di bombe della NATO sulla testa dei miliziani dell’Isis (che comunque se le meritano tutte, sia chiaro, anche se sono della NATO…). Del resto i giocattoli spesso sfuggono di mano a chi li ha creati e allora bisogna correre ai ripari. Nessun problema, anche in questo caso, gli arsenali sono strapieni di armi e munizioni, andranno pur utilizzate altrimenti va in tilt l’industria bellica, che è una delle più fiorenti, e non ce lo possiamo permettere…

E’ anche per questo che “Kobane” è stata enfatizzata da tutti i media occidentali. Perché è stata funzionale agli interessi strategici dell’Occidente in questa fase e perché è del tutto innocua per i padroni del vapore. Può tutt’al più scaldare gli animi della “sinistra” occidentale, un po’ meno nella  sua versione “liberal”, molto di più in quella “radical” (parecchio chic) e soprattutto in quella cosiddetta “antagonista” alla perenne ricerca di un modello (le prime due lo hanno già trovato da un pezzo nell’attuale sistema capitalistico …), ma nulla più. Anzi, in questa fase,come dicevo,  gli è tornata addirittura utile perché nel frangente specifico c’era e c’è  il problema di mettere nell’angolo quelli dell’Isis, anche se l’intenzione non è quella di distruggerlo completamente ma solo di ridimensionarlo drasticamente e di rimettergli la museruola perché un domani, come è stato per Al Qaeda, potrebbe sempre tornare utile.

E allora viva Kobane e il suo “modello” “confederalista, autogestito, ecologista e femminista, esempio di democrazia per tutto il mondo arabo e mussulmano”. In fondo tutto ciò è in sintonia anche con l’ideologia attualmente dominante in Occidente, il quale ha superato il vecchio sistema valoriale borghese che trovava la sua sintesi nello storico motto “Dio, patria e famiglia”, ormai del tutto inservibile se non addirittura di ostacolo agli interessi e al progetto del capitale globale, per sostituirlo con il nuovo, cioè la cosiddetta ideologia “politicamente corretta”.

Del resto, volendo fare un esempio banalissimo fra i tanti che potremmo portare per spiegare questo passaggio di consegne, diventa difficile convincere la propria opinione pubblica che si va a bombardare a 14.000 km. di distanza per difendere il suolo patrio; molto più credibile e funzionale raccontare che si va lì per portare diritti e democrazia e per sottrarre le donne alla schiavitù del velo o del burqa a cui sono sottoposte in quei paesi mussulmani brutti, sporchi, cattivi e tanto maschilisti. Anche se questa esportazione di civiltà, libertà e progresso non riguarda tutti, sia chiaro; del resto gli occhi dell’Occidente sono noti per essere strabici.  I nostri “alleati”, anche se “competiror” in affari, sauditi e/o qatarioti, hanno tutto il diritto di conservare i propri usi e costumi, fra cui quello di tagliare la testa sulla pubblica piazza a centinaia e centinaia di persone (per lo più lavoratori immigrati asiatici) ogni anno in mezzo ad ali di folla festante. Gli altri invece no, devono adeguarsi, con le buone o con le cattive, al diritto occidentale universalizzato. D’altronde è risaputo che il controllo dei gasdotti e dei pozzi petroliferi è direttamente proporzionale all’espansione dei diritti…

A Kobane i “buoni” combattono contro i “cattivi” dell’Isis nel nome dei valori (falsa coscienza?) occidentali oggi dominanti, mentre in Libano e/o in Palestina si invertono le parti. I “cattivi” (Hezbollah e Hamas) combattono contro i “buoni”, cioè lo stato di Israele.

Si obietterà:”Ma Israele fa parte dei cattivi!” (questo lo dice solo la “sinistra antagonista”). Condivido e sottoscrivo, come si suol dire.  Torniamo però al quesito di cui sopra. Perché non ci si mobilita con la stessa enfasi in favore di Hezbollah che rappresenta effettivamente una costante spina nel fianco dell’imperialismo? Il giovane militante di un centro sociale italiano che è andato a combattere a Kobane è tornato (sano e salvo, e ne siamo felici…) in “patria” dove è stato ricoperto di “onori” e di riconoscimenti da parte dei suoi compagni e non solo, di una notevole attenzione da parte dei media e di un certo riguardo da parte delle autorità giudiziarie quando, in linea teorica, secondo le leggi dello stato italiano, avrebbe dovuto addirittura essere arrestato.

Sarebbe stato accolto nella stessa maniera al suo ritorno se invece di essere andato a Kobane fosse andato a combattere al fianco dei miliziani di Hezbollah o di Hamas contro l’esercito israeliano (o con i filorussi del Donbass)? Come lo avrebbero dipinto in quel caso i media? Come un coraggioso combattente per la democrazia oppure come un pericoloso fanatico integralista islamico? Avrebbe potuto fare tranquillamente ritorno a casa, cavandosela con un buffetto di sostanziale compiacimento da parte delle autorità, come in effetti è stato, oppure avrebbero emesso un mandato di cattura internazionale ne suoi confronti?

Ma la domanda è ancora un’altra. Perché invece di andare a combattere in Libano o in Palestina (o nel Donbass) ha scelto di andare a Kobane (in assoluta buona fede, sia chiaro, questo è fuori discussione…)?

La ragione, a mio modestissimo avviso, è quella a cui facevo cenno sopra; Hezbollah (per non parlare delle Repubbliche del Donbass…) è politicamente non corretto, non risponde ai canoni ideologici della residuale “sinistra” occidentale, anche e soprattutto nella sua versione “antagonista”.  Troppo poco ambientalista, femminista, laicista, ecologista e “de sinistra”, e tanto, tanto, troppo integralista e maschilista. “Non ci piace, non ci è simpatico il “partito di Dio”, Hezbollah, anche se ogni giorno che è uno, da anni e anni, difende con le armi in pugno, sostenuto dal “suo” popolo,  ogni metro della sua terra dalle aggressioni dell’esercito israeliano.

Alla luce di queste considerazioni non ci sorprende neanche un po’ il fatto che, al di là del tono enfatico e del linguaggio utilizzato (lo stesso da quarant’anni a questa parte), le posizioni di Radio Onda Rossa, storica emittente di quella che fu una volta l’Autonomia Operaia romana, e in generale di tutta l’area cosiddetta “antagonista” (leggi i centri sociali) arrivino paradossalmente a convergere con quelle di Repubblica e di tutti gli altri media “progressisti” (e non solo).

E’ evidente come ormai da tempo la gran parte della cosiddetta “sinistra antagonista”, anche se fortunatamente non proprio tutta, sia ridotta ad un fenomeno folkloristico, di costume. Ma di questo ci occuperemo in altro momento.

 

 

33 commenti per “Kobane, l’ultimo mito della “sinistra” occidentale

  1. Ernesto Tonani
    22 aprile 2015 at 14:49

    Molto bene Fabrizio Marchi.
    Altro che folk la cosi-detta sinistra antagonista, attenzione parte di essa, ha fatto sostanzialmente proprie le posizioni pseudo comuniste del manifesto sulla Ucraina ne di qui ne di la…qualunquismo velato di pseudoTroskismo e nel caso del manifesto filo del e sinistrapd.Lasciamo perdere…..ci sarebbe da ridere di costoro folkalternativi se non farebbero il gioco della teoria del caos controllato USA.

  2. Armando
    22 aprile 2015 at 16:40

    Approvo pienamente. Del resto combattenti italiani in Donbass ci sono, ma i media non lo dicono. La sinistra antagonista è ormai ridotta a utile idiota delcapitale, suo strumento di penetrazione (parolaccia maschilista) culturale.

  3. ADA
    22 aprile 2015 at 18:24

    ” E allora qualche domanda sorge spontanea, specie per quelli come il sottoscritto che non hanno perso il vizio di chiedersi il perché delle cose.”

    Perché Ada non ha continuato a scrivere?

    Signor Marchi, visto che lei si pone il perché delle cose, io cerco di contribuire in uno dei suoi vizi, dichiaratamente scritto da lei…

    Pausa caffè per tutti i lettori e scrittori del giornale, mi scuso con tutti voi…ma staccare ogni tanto aiuta a generare nuove idee specie per chi è politicamente corretto..

    KOBANE che cos’ è ?? Una persona, una malattia, un incubo, ……ci sono! Wikipedia mi riporta: è una città nel nord della Siria, nell’attuale Kurdistan …

    Io…. non sapevo dell’esistenza di questa città……..ma poi chiedendo ad altri mi sono resa conto di non essere la sola in questa beata ignoranza..

    Oggi tutti conoscono ”KOBANE” grazie alla sua distruzione….ora mi chiedo perché non si riesce a conoscere la ”bellezza” di qualunque cosa prima ancora che quella stessa bellezza venisse distrutta?
    Il senso è molto semplice: ci piace la ”guerra o distruzione”, ha un fascino , ci riesce a far memorizzare ed apprezzare meglio l’inesistenza di un esistenza come KOBANE
    Non solo, in questo commento il signor Marchi ha tirato in ballo i concetti politici, la ”sinistra” il femminismo, l’ISIS…..e tanto altro, …..Kobane va lodata per aver permesso a me personalmente di avermi dato la possibilità di esprimere il ”cordoglio” verso tanta gente innocente che oggi non esiste grazie a chi ha usato la violenza per sottrarla a questo mondo, al S.Marchi per aver postato un bell’articolo difendendo anche le sue passioni politiche e ideologiche, a tutti i lettori che hanno postato commenti allucinanti su altre pagine di giornali, e diciamola fino in fondo…. a tutti coloro che oggi grazie a Kobane ci hanno speculato in ogni senso……

    Ora signori vi chiedo cos’è l’ISIS???
    ”Del resto i giocattoli spesso sfuggono di mano a chi li ha creati e allora bisogna correre ai ripari.” le ho rubato questa frase, mi scuso con lei e ci aggiungo che l’analogia tra armi è giocattoli può essere fatta anche con ‘l’ideologia errata” che potrebbe evitare di progettare giocattoli mortali..

    Ada

  4. Costanza
    22 aprile 2015 at 22:17

    Non voglio entrare nel merito delle questioni politiche, anche perchè questo è essenzialmente un articolo d’opinione. Spesso però se si esula dalle analisi politiche puntuali e documentate si rischia di essere un po superficiali e passibili di critica (posso sostenere per esempio che Lenin sia stato il più grande rivoluzionario del mondo, ma se non porto argomenti per sostenere la tesi rimane la mia opinione buttata lì, per quanto vera senza prove). Al contrario se si da un rinforzo negativo bisognerebbe quantomeno portare argomenti forti e puntuali, sennò diventa calunnia. L’italiano andato a combattere con i curdi l’ha fatto per confusione teorica? per impeto? per sentimento? forse bisognerebbe conoscerlo per definire ciò (??) , ad ogni modo è una persona che ha messo in gioco quanto di più caro possedesse, la propria vita. Per questo meriterebbe un po di rispetto.

    • ADA
      23 aprile 2015 at 12:00

      @Costanza

      Non voglio entrare nel merito delle questioni politiche

      Lei non è entrata nel merito delle questioni politiche ha preferito urtare gli spigoli delle stesse questioni, quelli più congeniali alla sua veduta, che per carità ognuno è libero di rispettare o meno, ma per favore meno ”ipocrisia” e appropriazioni di linguaggio fuori luogo come la ”calunnia”……stava scherzando vero?

      Ora da critica lettrice io non ho visto calunnie verso niente e nessuno qui, anzi come lei ha giustamente scritto citando queste parole:” perchè questo è essenzialmente un articolo d’opinione ” avrei io personalmente da mostrarle la mia opinione in base a quanto da lei scritto.

      L’italiano andato a combattere con i curdi l’ha fatto per confusione teorica? per impeto? per sentimento? forse bisognerebbe conoscerlo per definire ciò (??) , ad ogni modo è una persona che ha messo in gioco quanto di più caro possedesse, la propria vita. Per questo meriterebbe un po di rispetto.

      Prima di inviare questo discorso quali argomentazioni di rinforzo ha portato lei su questo ragazzo? Era un suo parente, lo conosceva? E se lo avesse fatto per soldi rischiando la propria vita? Per carità una sua libera scelta. Poi, non tutte le persone che rischiano la propria vita lo fanno per patriottismo, questo dovrebbe saperlo e con tutto il rispetto verso tutti coloro che perdono la vita per qualcosa o senza una motivazione ci fornisca lei le ”prove di rinforzo o rafforzo” su certe tematiche…..

      Il rispetto è anche quello di ammettere di non saper dimostrare con prove diverse le varie vicende anche storiche e politiche, se non attenendoci al lavoro di studio eseguito da personaggi che ci hanno regalato testimonianze soggettivamente discutibili….lei ha citato Lenin, io potrei citarle Gandhi….giusto per chiudere come simbolo di PACE, gentile Costanza…..
      ADA

      • Fabrizio Marchi
        23 aprile 2015 at 12:34

        Ada, il giovane che è andato a Kobane per combattere contro l’Isis era ed è in totale e assoluta buona fede nè tanto meno lo ha fatto per soldi. Questo lo so per certo perchè conosco persone che lo conoscono molto bene e di cui mi fido completamente.
        La sua buona fede e la sua idealità sono fuori discussione.
        Il tema era ed è un altro e mi dispiace che si sia finiti a parlare di quel ragazzo entrando nella sua vita personale.
        La questione è tutt’altra ed è di natura politica.

      • Costanza
        23 aprile 2015 at 16:33

        Per conoscere le ragioni del ragazzo ci sono varie testate giornalistiche che hanno trattato l’argomento. So per certo che il gesto che ha compiuto non è stato nel modo più assoluto fatto per soldi, smettiamola di fare certe insinuazioni che sono assolutamente di cattivo gusto. Il ragazzo in questone fa parte di un movimento politico organizzato (lo si può contestare ma questo è un altro discorso), lei, signora Ada, in virtù di cosa dice quel che dice? Qual è il suo impegno, il suo contributo che da al mondo e alla società che la legittima a fare queste sue insinuazioni ?? (se non polemizzare da una tastiera di un computer). Mi sono onestamente stancata di sentire certi sproloqui.

  5. Fabrizio Marchi
    23 aprile 2015 at 10:20

    Cara Costanza, qui nessuno ha mancato di rispetto nel modo più assoluto nei confronti del giovane militante di un centro sociale che è andato a combattere con i curdi di Kobane contro gli oscurantisti ultrareazionari dell’Isis, mettendo in gioco la propria vita. Se hai percepito questo ti rassicuro e rispedisco al mittente la critica; ritengo che questa sia una tua interpretazione soggettiva e che nel mio articolo non fosse contenuto nulla, ma proprio nulla, d offensivo nei suoi confronti.
    Al contrario, penso che questo ragazzo abbia dimostrato sicuramente di avere molta audacia, coraggio e anche un certo “spirito di avventura”. Non lo conosco personalmente quindi non posso sapere quali possano essere state le sue motivazioni personali, oltre quelle ideali e ideologiche. Se sia una persona che viva una “confusione teorica” oppure abbia le idee chiarissime non lo so e tutto sommato non ha neanche molto senso saperlo. Mi attengo ai fatti. Non c’è stata nessuna iniziativa politica organizzata (come è stato, per capirci, in altri frangenti storici, in primis penso ovviamente alla Brigate Internazionali che andarono a combattere il fascismo franchista in Spagna nel ’36 e che videro la partecipazione di decine di migliaia d antifascisti giunti un po’ da tutta l’Europa e anche da alcuni paesi extraeuropei) per andare a combattere l’Isis a Kobane. A quanto ne so, è stata una sua iniziativa del tutto personale; un bel giorno ha fatto perdere le tracce finchè si è saputo che si trovava a Kobane.
    Come ripeto, non so nulla di questo ragazzo, la sua potrebbe essere stata una scelta politica lucida e ragionata così come un gesto istintivo, una “mattata”, se mi passi il termine, dettata anche da sue ragioni personali, data la specificità se non l’unicità del gesto. Ma se anche così fosse non sarebbe comunque grave, dal mio punto di vista; le cose gravi sono ben altre, non certo andare a combattere per un ideale mettendo a repentaglio la propria stessa vita. Poi, come ripeto, se invece dietro a questa scelta ci sono problematiche personali (non ho mai parlato di “confusione teorica” ), io non lo so e non lo voglio neanche sapere. Prendo per buono il fatto così come è, e cioè che un giovane ha preso la decisione di mettere in gioco la propria vita e di andare in un contesto drammatico di guerra, come quello di Kobane. Tanto di cappello e onore a lui. Anche perché solo lui e forse i suoi amici e compagni a lui più vicini sanno come stanno realmente le cose. Ma tutto ciò non ha nulla a che vedere con l’aspetto politico della vicenda, e sto parlando di lui a livello personale solo perché tu, Costanza, hai voluto parlare di lui e della sua scelta sul piano personale. Altrimenti non mi sarei mai permesso. Trovo in tutta amicizia e sincerità, abbastanza fuor luogo l tuo commento, dal momento che il mio intento era del tutto politico e ho riportato l’esperienza di quel giovane compagno solo per spiegare la mia posizione politica su tutta la vicenda e per fare luce su alcuni aspetti. Nulla più e nulla meno.
    Mi sono chiesto, infatti, come mai una persona che secondo le leggi del nostro stato avrebbe addirittura essere stata arresta al suo ritorno, è stata invece accolta con benevolenza dalle stesse autorità giudiziarie? Come mai la sua vicenda è stata enfatizzata positivamente dai principali media finendo addirittura su magazine come Io Donna o Vanity Fair? Secondo te se fosse andato a sparare contro i soldati israeliani in Libano o nella Striscia di Gaza sarebbe finito su Vanity Fair? Costanza, su, non scherziamo, oltretutto sei troppo intelligente per non capire il significato politico del mio articolo che non era certo quello di attaccare quel ragazzo bensì quello di criticare una certa “sinistra” e una certa “ideologia” o “cultura” di cui la sinistra è ormai pervasa, e sai di cosa sto parlando perché fai anche parte della redazione di questo giornale e sai benissimo a cosa mi riferisco…
    Sull’articolo. Come tu stessa hai detto, non avevo la pretesa di fare un’analisi approfondita della situazione politica e geopolitica dell’area, ma solo di esprimere un’opinione, quello che normalmente fa il direttore di una testata. E questo ho fatto, per ciò che mi compete e anche e soprattutto perché ciò che mi ha spinto a dar vita a questo giornale è stata proprio l’esigenza di creare uno spazio dove il sottoscritto e gli altri potessero esprimersi in modo assolutamente libero. Lo testimonia il fatto che tu mi stai contestando pubblicamente e a me va benissimo, anche perché spesso, diciamo a volte, sono stato accusato di essere uno stalinista in erba, la qual cosa a me fa anche ridere perché sono sempre stato un viscerale antistalinista, ma tant’è…
    Per quanto riguarda l’analisi della situazione politica dell’area, ho letto questo pezzo che mi è stato segnalato, e al di là d un certo linguaggio un po’ troppo ideologico e pure un po’ retro, come si suol dire, che come sai io non apprezzo, mi sembra però condivisbile e molto lucido http://www.senzatregua.it/?p=1470

  6. armando
    23 aprile 2015 at 13:58

    Le motivazioni personali di ogni scelta contano solo per quella persona. Se è per questo ci sono stati molti giovani che si arruolarono volontari nella repubblica di Salò e non tutti erano delinquenti. Molto lo fecero anche per idealismo, sbagliato quanto si vuole ma pur sempre senza interessi personali. Quello che conta è il fatto politico oggettivo, le sue risonanze e l’uso che ne viene fatto. il quale uso, è evidente, prescinde totalmente dalle motivazioni personali delle scelte. Non ho alcuna ragione per dubitare di ciò che dice Fabrizio, ma se anche quel ragazzo l’avesse fatto per motivi ignobili, sarebbe stato osannato lo stesso su Vanity fair. Questo è il punto.

    • Fabrizio Marchi
      24 aprile 2015 at 13:44

      “Non ho alcuna ragione per dubitare di ciò che dice Fabrizio, ma se anche quel ragazzo l’avesse fatto per motivi ignobili, sarebbe stato osannato lo stesso su Vanity fair. Questo è il punto”. (Armando)
      Esattamente. Ed è su questo che si dovrebbe riflettere…

  7. Alessandro
    24 aprile 2015 at 9:23

    Fabrizio, sempre un piacere leggere i tuoi articoli e le tue riflessioni, che dio salvi il vero pensiero critico in questo pattume di politicamente corretto falsamente progressista!, però devo correggerti su un punto, circa il Donbass (sai che è un mio pallino :-): la sinistra antagonista è schierata con i filorussi del Donbass, solo la finta sinistra renziana si schiera contro. In ogni caso meglio non equiparare i tanti mercenari russi nel Donbass, che combattono per l’annessione alla Russia e non per avere finalmente, come i palestinesi o i curdi, un loro Stato.Valutazione personale ovviamente
    Certamente la celebrazione di Kobane nasce da diverse ragioni, non ultima il prestarsi perfettamente alla retorica di genere che da alcuni anni imperversa in Occidente: Kobane salvata dalle donne curde combattenti. E’ perfetto!
    Se poi, quando tutto sarà finito, i curdi dovessero avanzare anche qualche richiesta, per esempio avere un loro Stato, allora probabilmente volteremo loro le spalle, da bravi liberisti-femministi-ipocriti occidentali: ma come, avete avuto la gloria e ora volete essere anche indipendenti?

    • Fabrizio Marchi
      24 aprile 2015 at 10:53

      Come ben sai, caro Alessandro, non sono affato un “filoputiniano”, anzi, però non posso non prendere atto del fatto che è in corso un processo di destabilizzazione molto pericoloso (per la pace mondiale) di quell’area portato avanti dagli USA e dall’UE che punta strategicamente ad accerchiare la Russia, a estromettere Putin in favore di un governo prono agli interessi americani e occidentali (come era quello di Eltsin). I tre paesi baltici, Lettonia, Estonia e Lituania, sono già da tempo membri della NATO, ora il tentativo in atto è di inglobare anche l’Ucraina dove però una gran parte della popolazione è russa. Era evidente che sarebbe successo quello che è successo.
      C’è da dire un’altra cosa. La Russia non aveva alcun interesse a scatenare il conflitto e a guastare le relazioni politiche e soprattutto economiche e commerciali con l’Europa. Nessuno. Al contrario, è stata sospinta ad un avvicinamento e a un rafforzamento delle relazioni economiche e politiche con la Cina proprio in seguito alla vicenda ucraina e a questa politica aggressiva e guerrafondaia degli USA e dell’UE a rimorchio. Quindi, da un certo punto di vista, siamo di fronte ad una strategia anche ottusa oltre che aggressiva. Il problema è che oggi è in gioco il dominio del mondo e gli USA, l’unica superpotenza militare tuttora in grado di controllare ogni scacchiere, non ha intenzione di mollare di un millimetro e anzi, si sta giocando tutte le sue carte per mantenere tale dominio. Resto convinto che il vero nocciolo della questione ormai sul medio (neanche troppo lungo) periodo sia la Cina, cioè il paese destinato a diventare la seconda superpotenza mondiale. In parte già lo è o lo sta diventando a livello economico ma ancora non è in grado neanche minimamente di competere con gli USA dal punto di vista militare. E’ anche per questo che gli Stati Uniti battono su questo tasto. Hanno il problema di isolare la Cina e la Russia è un passaggio obbligato da questo punto di vista. Per questo Putin è dventato oggi il loro nemico pubblico numero uno. Dopo il crollo dell’URSS non si aspettavano una “rinascita” della Russia, sia pure sotto le bandiere del neo tradizionalismo ortodosso e del rinnovato nazionalismo patriottico russo, che ha radici antchissime. Da questo punto di vista hanno commesso un grave errore di valutazione e ora stanno cercando di correre ai ripari. La vicenda ucraina è tutta all’interno di questo scenario. Per cui se non ha senso fare i “tifosi”, e su questo sono d’accordo con te, è però corretto dire le cose come stanno e presentare un quadro chiaro e lucido della situazione. L’aggressore, in questo caso specifico, non è la Russia. la Russia sta subendo un tentativo di isolamento e di destabilizzazione ai fini di cui parlavo prima. Po Putin può piacerci o non pacerci (e a me non piace…) però le cose stanno messe in questo modo. Del resto, come ho detto già tante altre volte, io non nutro particolari simpatie ideologiche neanche nei confronti degli ayatollah iraniani, se è per questo, ma ciò non toglie che l’Iran sia un paese oggetto di quella stessa strategia di destabilizzazione che è in corso nei confronti della Russia. Ma in effetti il discorso vale per tutti gli scenari mondiali. Perchè, non è forse in corso da anni un tentativo di destabilizzazione del Venuzuela chavista? E la Siria? E la Libia? E la Somalia? E lo Yemen? Non fanno parte della stessa strategia? Mi pare evidente… La logica è quella dell’impero. Gli USA sono un impero di cui l’Europa è il principale vassallo, e un impero ragiona e opera in base alle logiche di un impero. Comunque a breve un mio articolo nel merito.

  8. Bruno
    24 aprile 2015 at 18:55

    Se si dovesse ragionare sulle convergenze, noi che stiamo per il Donbass e per Hezbollah potremmo essere accusati (e spesso lo siamo) di convergere con i fascisti, a dimostrazione che basarsi sulle convergenze è ragionamento parziale ed incompleto.
    E’ verissimo che la questione di Kobane è utile alla ‘sinistra’ mainstream, ma, attenzione, detta ‘sinistra’ mainstream si guarda molto bene dal fare una disamina approfondita: non si parla mai del progetto politico autonomista/confederalista del Rojava e si parla solo dei peshmerga di Barzani, che sono quelli realmente utili e funzionali al Capitale, come nota bene anche l’articolo di senza tregua: Karim sta facendo un ottimo lavoro di informazione ora che è tornato, cosa che il mainstream da sè non avrebbe mai fatto, e proprio andando su quel mainstream che lo intervistava sperando nel personaggio e nel raccontino letterario/esotico, come piace ai fruitori medi del mainstream stesso.
    Per il resto, a me sembra tutto un po’ capzioso: non si va a combattere per un’analisi di fase (su cui convergo, nel senso che anche per me Hezbollah svolge un ruolo anti imperialista superiore), ma per comunanza di ideale e per emotività e Karim aveva già visto coi suoi occhi quella situazione e aveva già conosciuto quelle compagne e quei compagni in un precedente viaggio.
    Faccio anche presente che laicità, democrazia dal basso e femminismo non sono valori dell’occidente liberal, ma sono patrimonio storico del socialismo sin dai suoi albori; che il Capitale poi li abbia rimodulati a sua immagine e somiglianza, è altro discorso, che è molto lungo e complesso in quanto il Capitale trasforma, anzi deforma, tutto ciò che tocca: mi pare però che la concezione che di questi valori si ha in Rojava sia ancora piuttosto fedele a quella socialista.
    Sull’articolo di Senza Tregua, va detto che, al di là di tutte le analisi, se le forze del Rojava non avessero accettato l’aiuto imperialista sarebbero finiti tutti trucidati, con un buon patentino anti imperialista, ma comunque trucidati; allo stesso modo potremmo allora accusare i partigiani italiani di aver collaborato con l’imperialismo anglo americano anzichè attendere i liberatori slavi o sovietici, cosa assurda perchè in gioco, prima della politica, c’è la vita, non solo dei combattenti, ma dei civili.
    Sul paragone con la RSI…si commenta da sè, un paragone assurdo, sproporzionato e anche poiliticamente immorale.
    Insomma, non facciamo dell’anti imperialismo, che in sè è giusto, un dogma da cui giudicare a priori la realtà, adeguando le idee ad essa, anzichè il contrario.
    Quando poi il confederalismo democratico potrà svilupparsi (adesso lì c’è la guerra e basta) lo vedremo alla prova dei fatti, e semmai criticheremo empiricamente e non a priori, altrimenti scadiamo nell’idealismo se non nel moralismo politico, che puzza sempre un po’ di insinuazione.
    Per quel che riguarda il ‘folklore’. si possono criticare le posizione teoriche, ma bisogna anche riflettere che ad oggi molte persone hanno ancora una casa dove vivere o un lavoro per campare, grazie alle lotte di quest’area folkloristica, per cui, pure qua, io starei attento a dare giudizi di valore, che, soprattutto ove dati da casa e dalla tastiera, non suonano granchè bene.

    • Fabrizio Marchi
      24 aprile 2015 at 20:11

      “Per quel che riguarda il ‘folklore’. si possono criticare le posizione teoriche, ma bisogna anche riflettere che ad oggi molte persone hanno ancora una casa dove vivere o un lavoro per campare, grazie alle lotte di quest’area folkloristica, per cui, pure qua, io starei attento a dare giudizi di valore, che, soprattutto ove dati da casa e dalla tastiera, non suonano granchè bene”. (Bruno)
      E tu invece chi sei per pontificare e per dare per scontato che coloro a cui ti rivolgi siano persone che emettono giudizi da dietro una tastiera? Un avanguardia del proletariato? Un piccolo Lenin in erba?
      A mio parere il tuo è solo un atteggiamento supponente e arrogante, un modo becero e infantile di relazionarsi alle persone e di entrare in una discussione.
      Che cosa ne sai di noi? O del sottoscritto? Cosa ne sai delle esperienze personali e delle lotte o anche dei lutti, delle vicissitudini e dei drammi personali (mi riferisco a quelli legati alla lotta e alla militanza politica) e alle infinite ferite che un percorso di vita e di militanza politica, con tutte le sue passioni, conflitti e contraddizioni, può aver provocato?
      Entri nello spazio di un giornale e ti metti a giudicare a priori, senza conoscere, senza sapere nulla delle persone a cui ti rivolgi, e sputi sentenze.
      Cerca di essere più umile ma soprattutto più maturo, e impara a vivere.
      Se ti fossi posto in maniera diversa ti avrei anche risposto nel merito, pur non condividendo le tue posizioni, anzi, proprio per questo ti avrei risposto ancor più volentieri perché in questo spazio ciascuno si esprime in modo del tutto libero, ma rispettoso. Ma tu non lo meriti. Non meriti una parola in più di quelle che sto scrivendo. Ne ho conosciuti tanti di personaggetti come te nella mia, ahimè, lunga militanza politica. Sono proprio quelli come te che si nascondono (peraltro, fino a prova contraria, tu sei solo un nick, mentre qui noi tutti ci mettiamo la faccia, le generalità e la nostra immagine pubblica, quindi calma e gesso prima di straparlare di tastiere…) e che nascondono dietro l’ideologia le loro problematiche personali.
      Quindi,fai un bel bagno di umiltà, se vuoi, e allora forse ti rispondo nel merito, per quanto mi riguarda. Altrimenti arrivederci e grazie.

      • Bruno
        24 aprile 2015 at 20:41

        Tranquillo: mi chiamo Lorenzo Brunetti e sono di Senigallia, nessun problema su questo!
        Comunque, io non so niente di te e non ti ho mai dato del folkloristico, mentre tu lo hai dato ad un’intera area.
        Per cui rimando tranquillamente le accuse al mittente, visto che chi ha iniziato non sono io.

        • Fabrizio Marchi
          25 aprile 2015 at 10:55

          “io non so niente di te e non ti ho mai dato del folkloristico, mentre tu lo hai dato ad un’intera area.
          Per cui rimando tranquillamente le accuse al mittente, visto che chi ha iniziato non sono io”. (Bruno)
          Non fare il furbo, Bruno, perché così facendo dimostri di considerarci anche degli idioti confermando di essere un arrogantello. Sei stato tu ad esordire dicendo che saremmo gente che emette giudizi comodamente seduta a casa davanti al pc, cioè una specie di intellettuali borghesucci da salotto che si divertono a pontificare al sicuro e al riparo da tutto e da tutti. Questo non lo hai detto ma è ciò che pensi o comunque ciò che hai voluto trasmettere; non negarlo perché non siamo degli sprovveduti e sappiamo entrambi che è così.
          Non sei mai intervenuto prima su questo giornale e ti presenti con questo biglietto da visita, confermando di essere uno che non vuole effettivamente instaurare un confronto, magari anche critico ma costruttivo, ma solo polemizzare per questioni di ordine personale (che naturalmente non conosco e non voglio conoscere).
          Chiarito questo e chiusa per quanto mi riguarda la polemica (invito caldamente ad evitare di perdere tempo con questi infiniti botta e risposta molto praticati sulla rete e sui vari blog, ma io non ho tempo da perdere…) ne approfitto però per confermare il mio giudizio sulla gran parte dell’area cosiddetta “antagonista”, quella che per la maggior parte delle persone è conosciuta come “i centri sociali”. Un mondo che conosco benissimo avendo peraltro militato molto tempo fa proprio in quella che in qualche modo può essere considerata come la madre dei centri sociali stessi (naturalmente con un tasso di politicizzazione e di prassi militante infinitamente più elevate, data l’epoca e il contesto), cioè la vecchia Autonomia Operaia.
          I centri sociali non sono altro che la risacca folkloristica, del tutto autoreferenziale e fuori tempo massimo di quell’area politica che a mio parere ha commesso errori politici (e in larga parte anche interpretativi enormi) ma che in quella fase storica è stata comunque politicamente significativa perchè ha rappresentato, nel bene e nel male, un’espressione politica e sociale autentica e reale seppur molto minoritaria, per lo meno in quella fase e in quel contesto storico politico (parliamo di quasi quarant’ anni fa).
          Oggi invece i centri sociali in linea di massima (con le dovute eccezioni che confermano la regola) non rappresentano più nulla se non loro stessi. Non sono neanche dei luoghi di aggregazione sociale, come per tanto tempo è stato detto, essendo completamente avulsi e sostanzialmente estranei ai ceti popolari, quelli veri, che li percepiscono per lo più con un senso di estraneità, indifferenza e diffidenza e a volte anche di ostilità. Perché le classi popolari possono essere abbrutite culturalmente e politicamente, completamente sprovviste di coscienza politica e di classe (come purtroppo è oggi), ma una cosa è certa: percepiscono chi è parte di loro e chi ne è sostanzialmente estraneo.
          Un esempio emblematico e anche comico di questa totale reciproca estraneità è stato, ormai molto tempo fa, quello di un centro sociale romano (peraltro uno dei migliori, dal mio punto di vista, cioè uno di quelli dove ci si fanno un po’ meno canne e si fa più attività politica e sociale vera…) situato in un grande quartiere popolare dove gli abitanti del quartiere promossero una mobilitazione con tanto di raccolta di firme per protestare contro il volume troppo alto della musica e la confusione durante i rituali concerti del venerdì o del sabato sera che impedivano alla gente di dormire. Non c’è che dire – volendo ironicamente parafrasare Mao – i centri sociali stanno fra le masse come i pesci nuotano nell’acqua”…
          Naturalmente una gran parte dei frequentatori dei centri sociali non hanno nulla a che vedere con la realtà dei territori dove sono fisicamente collocati. Si tratta per lo più di giovani piccolo e medio borghesi e qualche volta anche alto borghesi, che hanno il loro linguaggio, le loro liturgie, il loro modo di porsi, vestirsi, conciarsi, parlare, comportarsi, divertirsi. La mia opinione è che in una gran parte dei casi la politica sia soltanto il vestito, l’involucro esterno, una sorta di metaforico ombrello utile a coprire o giustificare ideologicamente un modo di essere e di vivere. Alla fin fine sono dei luoghi dove alcuni giovani – comunque una minoranza esigua rispetto alla massa dei giovani di estrazione popolare – vanno a farsi le canne, a “sballarsi” durante i concerti o a cercare di socializzare, se e quando ci riescono. Dico se e quando ci riescono, perché contrariamente a ciò che viene raccontato, la socialità all’interno dei centri sociali non ha proprio nulla di alternativo rispetto a quella che si vive normalmente al di fuori. Se non si appartiene a quello specifico contesto, se non si entra in quel complesso di liturgie comportamentali di cui sopra, si resta degli estranei e si viene lasciati ai margini. Non solo, questa estraneità viene comunicata e trasmessa, anche con una certa dose di malcelato disprezzo. Il “diverso” (la qual cosa è a dir poco contraddittoria se pensiamo che stiamo parlando dei templi della “diversità”, di quegli ambienti che a parole la celebrano…) viene emarginato e di fatto allontanato o messo nelle condizioni di auto allontanarsi. Quindi nella sostanza non cambia assolutamente nulla rispetto ad altri contesti dove invece devi essere un “fighetto”, corrispondere a determinati modelli, essere vestito, parlare ed atteggiarti in un certo modo, avere un certo tipo di macchina o di moto, pena l’esclusione. Cambiano solo i modelli e gli stereotipi “culturali” da seguire per essere “ammessi”.
          Naturalmente anche le altre realtà e contesti giovanili, specie quelli popolari, non stanno messe meglio, anzi. Una gran parte dei giovani si inciuccano di alcool, cocaina e/o pasticche varie il venerdì o il sabato sera , si rincoglioniscono in qualche discoteca dove non riesci neanche a scambiare una parola (non solo per il volume della musica a centocinquantamila decibel ma per la totale assenza di una sana, spontanea e autentica socialità), veri e propri templi della desertificazione esistenziale della metropoli capitalista, e poi in molti casi finiscono pure a spataccarsi alle cinque del mattino contro un palo o contro un’altra macchina di altri coetanei inciucciati come e peggio di loro.
          Ma è evidente che ora il discorso si farebbe lunghissimo e tutto ciò rimanda ad una riflessione ben più ampia e approfondita (che possiamo certamente aprire in altro momento con un articolo ad hoc) sulla condizione di alienazione complessiva, soprattutto quella che si vive nel cosiddetto “tempo libero” all’interno della nostra società.
          In conclusione, tornando a noi, credo che la realtà dei centri sociali sia storicamente del tutto esaurita, ammesso che abbia mai avuto una funzione politica reale di una certa consistenza.
          Naturalmente, a scanso di equivoci e di strumentalizzazioni è bene fare dei distinguo e non fare di tutt’erba un fascio. Personalmente, dell’esperienza di alcuni centri sociali salvo alcune lotte in difesa dell’occupazione delle case da parte degli sfrattati e dei senza casa, per ottenere spazi e servizi sociali, la creazione di alcune palestre che sono state aperte in alcuni quartieri popolari e altre simili iniziative ed esperienze, oltre al fatto che in taluni casi continuano ad essere “abitati” anche da alcuni “bravi compagni”, come si suol dire, che cercano di fare del loro meglio.
          Nel complesso però, non sono queste pur lodevoli esperienze che hanno caratterizzato e caratterizzano i centri sociali, per le ragioni suddette completamente incapaci di intercettare anche quel dissenso sociale che pure in modi contraddittori in qualche modo si esprime (penso ad esempio al serbatoio enorme di dissenso sociale che è stato ed è il voto di massa al M5S).
          I centri sociali sono per loro stessa natura e vocazione dei luoghi di auto ghettizzazione, frequentati da una determinata tipologia socio-culturale di persone che riesce a trovare in quei luoghi uno spazio di socialità (all’interno delle dinamiche che ho descritto…). Nulla di male, sia chiaro, se soltanto si avesse il coraggio di ammetterlo e di smettere di coprire tutto ciò con l’impegno politico o addirittura la militanza rivoluzionaria…

          • Bruno
            25 aprile 2015 at 12:21

            Avevo già commentato un articolo di Costanza: comunque la tiro beve, in quanto ognuno può leggere e vedere chi ha usato il termine folkloristico che ha un chiaro senso di dileggio.
            Molto più motivata è questa tua risposta.
            Faccio presente però che quando si parla di centri sociali si parla di almeno 4 aree contrapposte (malattia di tutta la sinistra) e di articolazioni molto diverse nei territori, mentre tu metti insieme il peggio delle varie aree come se fossero una: ti inviterei ad approfondire meglio la questione presente, che già differisce dalle differenze di qualche anno fa e che forse dovresti aggiornare.
            Per parte mia, facendola breve, torno a ribadire che -parlo dell’oggi e non delle lotte storiche sia chiaro- senza le lotte di un paio di queste aree ci sarebbe un’emergenza abitativa superiore, l’ADL non avrebbe vinto diverse lotte della logistica e probabilmente non si sarebbe nemmeno arrivati alle firme per il referendum dell’acqua.
            Non è certo l’avanguardia della rivoluzione, ma è comunque una lotta per i bisogni e ciò mi basta per discordare dal tuo giudizio assolutamente liquidatorio di un’esperienza molto variegata ed ancora in trasformazione: il termine folkloristico è offensivo e anche la tua descrizione è molto parziale, per quella che è la mia esperienza di militante non certo di primo pelo, e non rende onore alla complessità e alla dialettica delle aree e nei territori.
            Altra è la critica politica, altro è un termine lesivo della dignità politica che secondo me non è giusto.
            Comunque chiusa qua, anche perchè il focus del mio intervento non era sui centri sociali ma sui diversi punti internazionali, per cui, otre il diverbio, avrei piacere di sentire alcune riflessioni anche su quello, quando potrai.
            Buon 25 aprile, un saluto a pugno chiuso.

  9. Fabrizio Marchi
    25 aprile 2015 at 13:55

    “Faccio presente però che quando si parla di centri sociali si parla di almeno 4 aree contrapposte (malattia di tutta la sinistra) e di articolazioni molto diverse nei territori, mentre tu metti insieme il peggio delle varie aree come se fossero una: ti inviterei ad approfondire meglio la questione presente, che già differisce dalle differenze di qualche anno fa e che forse dovresti aggiornare”. (Bruno)
    Non posso scrivere un’ enciclopedia ogniqualvolta devo rispondere ad un commento. Se dovessi entrare nel dettaglio ogni volta che vengo tirato in ballo qui o su facebook dove siamo presenti con una nostra pagina o dovunque sia, non ne uscirei più e sarei costretto a dedicare alla risposta ai commenti la totalità del mio tempo. Il che è oggettivamente impossibile, come tu stesso capisci. Ci sono tante altre cose, molto spesso anche più importanti da fare e sono obbligato a razionalizzare il mio tempo. Tanto più che in moltissimi casi si tratta di battibecchi e polemiche fine a se stesse, il più delle volte animate da questioni personali, che non portano a nulla e sono totalmente prive di senso.
    Per cui è evidente che si cerca di sintetizzare. Spetta all’intelligenza di chi legge, sempre che ci sia buona fede, porsi nell’ottica della comprensione di ciò che il nostro interlocutore vuole trasmetterci. Se è per questo, tornando all’analisi della vicenda specifica di Kobane, potrei rivolgere la stessa critica di superficialità anche a te relativamente a quanto hai detto sul presunto rapporto tra il femminismo e il socialismo o sui Peshmerga e la questione curda (anzi, le questioni curde, che come sappiamo sono diverse e molto diverse l’una dall’altra), dal momento che entrambi sono temi molto complessi che non possono certo essere affrontati e risolti come hai fatto tu in poche righe.
    Ma la differenza fra te e me è che io non ho pensato affatto che tu volessi risolverli in poche righe e ovviamente non ti ho affatto accusato di superficialità e pressappochismo, cosa che tu continui a fare con me. Se rileggi il mio primo commento in risposta al tuo ho detto che non ti rispondevo nel merito perché il tuo atteggiamento non meritava che io ci entrassi, non perchè i temi da te toccati non lo meritassero. Anzi, anche se in poche righe ho capito perfettamente il tuo messaggio (perché non sono in malafede e non ho il problema di accusarti di superficialità…) così come tu avresti dovuto capire il mio relativamente alla mia inevitabilmente sintetica e sommaria analisi del fenomeno dei centri sociali. E siccome secondo me non sei in buona fede –è una mia sensazione – hai sorvolato completamente sul fatto che io stesso ho riconosciuto dei meriti, sia pur parziali, alla prassi politica di alcuni centri sociali, proprio per evitare quel tipo di critica che puntualmente tu stai portando. Ci avrei scommesso a occhi chiusi qualsiasi cifra su questa tua risposta e avrei vinto. Speravo però in un colpo di reni, in uno scatto di intelligenza politica che invece non c’è stato.
    Quello che a me interessava (e credo che lo abbia capito chiunque abbia letto questo nostro carteggio) era aprire una primissima riflessione sulla reale condizione di una parte della sinistra, nel caso specifico quella dei centri sociali. Lo facciamo a 360° su tutta la “sinistra”, e con molta più radicalità e criticità, in particolare quella cosiddetta riformista o “radical” (leggi i cespugli alla “sinistra” del PD come ad esempio Sel), non si capisce per quale ragione non lo dovremmo fare anche con quella cosiddetta “antagonista” che non è certo immune da vizi e guasti a mio parere strutturali
    Sono convinto (e lo sono anche tutti i redattori e i collaboratori di questo giornale) che se si vuole contribuire a ricostruire un punto di vista critico dell’esistente sia assolutamente necessario affondare il bisturi senza remore e senza tentennamenti nei confronti di nessuno. E siccome lo stesso lavoro di critica o di autocritica l’ho fatto e senza nessuno sconto anche e soprattutto nei miei stessi confronti, ciò mi mette nelle condizioni di poter criticare anche gli altri, politicamente parlando, s’intende.
    Nel merito. Ho già detto che, depurato di tutto l’armamentario linguistico vetero marx-leninista (che addirittura lo indebolisce, da un certo punto di vista), l’analisi compiuta in quell’articolo pubblicato su “Senza tregua” relativamente alla questione curda, mi convince sostanzialmente.
    Relativamente al femminismo non sono oggettivamente in grado di risponderti in poche battute. Come forse sai e se non lo sai te lo dico adesso, sono anni e anni che mi occupo di queste questioni e ho addirittura fondato un’ associazione che si occupa di questi temi che si chiama Uomini Beta, con un suo sito con centinaia e centinaia di articoli. Alcuni articoli sul tema sono stati anche pubblicati sull’Interferenza. Ne trovi almeno una decina su questo giornale. Se lo vuoi, hai di che sbizzarrirti. Probabilmente ti scandalizzerai perché, come è evidente, la tua lettura del femminismo è quella tradizionalmente sposata più o meno da tutta la sinistra o quasi (ormai anche dalla destra, figuriamoci un pò…), ma tant’è.
    Quindi ti rimando a questa lettura. Io non ho oggettivamente tempo per portare avanti un contraddittorio costante con te o con chiunque altro su questi temi. Se lo avessi lo farei, ma non ce l’ho ed è anche faticoso farlo digitando su una tastiera. Se ritieni che le posizioni espresse dal sottoscritto e dai compagni e dagli amici che condividono con lui questa battaglia culturale e politica,sano degne di un confronto pubblico, dovunque sia, io sono sempre disponibilissimo, come peraltro è avvenuto proprio qualche settimana fa essendo stato invitato da alcuni giovani compagni del circolo di Sel di Venaria Reale a Torino a discutere con loro e a “confrontarmi” (si fa per dire…) con alcune”compagne” femministe proprio su questi temi.
    Questo è l’articolo che ho critto nel merito di quell’incontro pubblicato proprio su Uomini Beta: http://www.uominibeta.org/editoriali/impossibilitati-ad-ascoltarsi/
    Ti segnalo inoltre gli altri articoli in tema pubblicati invece sull’Interferenza (non solo a mia firma):
    https://www.linterferenza.info/editoriali/se-non-ora-quando/
    https://www.linterferenza.info/editoriali/il-nuovo-orizzonte-del-capitalismo/
    https://www.linterferenza.info/contributi/alla-scuola-del-titanic/
    https://www.linterferenza.info/attpol/femminicidio-e-violenza-di-genere-a-chi-giova-lideologia-femminista/
    https://www.linterferenza.info/contributi/vita-dna-ricerca-scientifica-e-dignita-delluomo/
    https://www.linterferenza.info/attpol/grecia-quote-rosa-se-ne-puo-anche-fare-a-meno/
    https://www.linterferenza.info/interferenza/privilegiati-in-quanto-maschi/
    https://www.linterferenza.info/attpol/lavoratori-prima-usurati-poi-beffati/
    https://www.linterferenza.info/attpol/25-novembre-non-ci-credo-neanche-un-po/
    https://www.linterferenza.info/attpol/tim-cook-apple-diritti-civili-e-neocapitalismo-work-in-progress-negli-states/
    https://www.linterferenza.info/attpol/la-nuova-falsa-coscienza-delloccidente-e-del-capitale/
    https://www.linterferenza.info/attpol/engels-e-marx-omofobi-e-sessisti-e-non-lo-sapevano/
    https://www.linterferenza.info/attpol/e-tempo-di-chiudere-con-il-femminismo/
    https://www.linterferenza.info/attpol/no-non-siete-su-scherzi-a-parte/
    Mi permetto inoltre di segnalarti anche questi articoli pubblicati sempre su Uomini Beta che forse potranno aiutarti a comprendere ancora meglio il nostro pensiero nel merito:
    http://www.uominibeta.org/editoriali/la-distruzione-del-soggetto-la-nuova-strategia-del-capitale/
    http://www.uominibeta.org/editoriali/lemergere-storico-della-qm/
    http://www.uominibeta.org/editoriali/ha-ancora-senso-considerare-il-patriarcato-come-larchitrave-delle-societa-capitalistiche-occidentali/
    http://www.uominibeta.org/editoriali/perche-la-qm-non-puo-essere-di-destra/
    http://www.uominibeta.org/editoriali/la-nuova-arma-della-democrazia-blindata-la-donna-imperiale-e-il-controllo-dei-sessi/
    http://www.uominibeta.org/editoriali/il-dover-essere-e-i-maschi-beta/
    http://www.uominibeta.org/editoriali/la-filosofia-degli-uomini-beta-lotta-per-una-reale-eguaglianza-fra-i-generi/
    http://www.uominibeta.org/editoriali/il-crimine-negazionista/
    http://www.uominibeta.org/editoriali/gerarchia-e-rapporti-di-genere/
    http://www.uominibeta.org/articoli/guerra-di-classe-e-guerra-di-genere/
    http://www.uominibeta.org/articoli/politicamente-corretto-a-corrente-alternata/
    http://www.uominibeta.org/articoli/i-683-egiziani-condannati-a-morte-non-valgono-un-intervento-umanitario/
    http://www.uominibeta.org/articoli/la-grande-menzogna/
    http://www.uominibeta.org/articoli/gay-dal-diritto-alla-diversita-allomologazione-borghese/
    http://www.uominibeta.org/articoli/perche-si-distrugge-il-paterno/
    Ne hai circa altri cinquecento da leggere ma credo che per lo meno da qui a qualche mese questi possano essere sufficienti. Poi qualora non ti fossi scandalizzato e non pensassi che siamo soltanto un manipolo di sporchi reazionari negazionisti e misogini, ne riparliamo e magari potresti anche organizzare un incontro o degli incontri pubblici in quei centri sociali che probabilmente frequenti. Anche se non credo che ciò avverrà, non tanto per te, quanto perché purtroppo in quegli ambienti il femminismo è considerato un vero e proprio tabù, in quanto tale intoccabile, incontrovertibile, incriticabile, Verità Assoluta che non può essere sottoposta neanche alla più pallida critica.
    Buona lettura e Buon 25 aprile, Festa della Liberazione dal Nazifascismo, anche a te e a tutti/e.

    • Bruno
      25 aprile 2015 at 19:19

      Liberissimo di pensare che sono in malafede tu, liberissimo di pensare io che qualche concessione contingente qua e là sia cosa molto diversa da inquadrare determinate dialettiche contrapposte: la differenza medesima differenza filosofica che si ha tra sostanza e accidente.
      Conosco già la tua posizione sul femminismo e qua non ci entro ma di certo non mi scandalizzo (quanti stereotipi e pregiudizi a priori…). Tuttavia io torno a dire che il femminismo del Rojava non mette uomini contro donne ma è molto più fedele al femminismo originario di classe, almeno per quel che mi è stato raccontato ed ho letto.

      • Fabrizio Marchi
        25 aprile 2015 at 20:33

        Il “femminismo originario di classe” non si chiamava femminismo (non esisteva neanche la parola) ma comunismo o socialismo. E il concetto di eguaglianza fra tutti gli esseri umani di ogni sesso, razza ecc. era compreso all’interno di quelle idee di cui sopra (oltre che in quelle di libertà e democrazia intese in senso lato e alto, non in senso strettamente liberal-lberista).
        Ciò detto ribadisco anche a te ciò che ho ripetuto migliaia di volte: il “femminismo” nasce storicamente nell’Occidente capitalistico, nell’URSS o nella Cina comunista non ve ne era traccia. Il socialismo reale o comunismo storicamente realizzato ha fallito su quasi tutta la linea (purtroppo) ma se una cosa l’aveva pienamente realizzata, questa era proprio la parità assoluta fra i sessi. E senza bisogno del femminismo dal momento che non se ne parlava neanche…Nell’URSS le donne spalmavano il catrame per le strade a 30° sotto zero insieme agli uomini (visto con i miei occhi…) così come andavano nello spazio insieme agli uomini, senza necessità delle “quote rosa”, fermo restando che a crepare in miniera o nei cantieri edili continuavano anche in quel contesto ad essere solo gli uomini (così come a “suicidarsi” per chiudere il sarcofago di Chernobil …)… E considera che io non sono un nostalgico dell’URSS, mi limito a osservare i fatti. Ma evidentemente non era quello il femminismo che piaceva alle femministe nostrane e oltre oceano.
        A Rosa Luxemburg o a Clara Zetkin non sarebbe mai venuto in mente di dire che “la violenza è maschile”, oppure “che tutti gli uomini sono privilegiati e oppressori delle donne”, oppure ancora che “in ogni uomo c’è un potenziale stupratore” né tanto meno di lanciare campagne mediatiche sessiste contro il “femminicidio”. Per prima cosa perché non lo pensavano affatto, secondo poi perché se lo avessero fatto gli si sarebbero spalancate le porte del campo di rieducazione in quanto “soggetti sciovinisti piccolo borghesi e reazionari nemici del popolo”. E questo è un altro fatto…
        Per il resto, forse tu non ti scandalizzi e voglio crederti ma le tue compagne sicuramente sì, e impedirebbero materialmente qualsiasi ipotesi di confronto con qualcuno che avanzasse anche solo una critica al femminismo. E questo è un altro fatto. Prova a proporlo e vedrai. Vai dalle tue compagne, fagli leggere quello che scriviamo e vediamo cosa ti rispondono.
        Ciò detto, leggi quanto ti ho suggerito, se ne hai voglia, e poi ci risentiamo. Ora direi di andare avanti e di mettere la parola fine a questo nostro contraddittorio.
        Se vuoi l’ultima parola te la lascio pure, però capisci tu stesso che dobbiamo dare una mossa alla classifica, come si dice in gergo calcistico…
        Di nuovo, Buon 25 Aprile!
        P.S. infatti nel Rojava non c’è il femminismo, c’è solo una concezione democratica, paritaria e socialista delle relazioni umane. Sono la “sinistra” femministizzata e il femminismo occidentale che operano questa forzatura perchè gli è funzionale.

        • Bruno
          25 aprile 2015 at 20:46

          Perchè, secondo te in Rojava lo definiscono femminismo quando parlano tra loro?
          Ciò che voglio dirti che quel ‘femminismo’ è sostanzialmente una posizione di classe e di parità, non di antagonismo tra i sessi.
          Se vogliamo possiamo usare un’altra parola, ma il concetto rimane, per cui vediamo magari di non impuntarci su questioni terminologiche e di voler capire i concetti.
          C’è stato un diverbio, e ci sta, però mi pare che se ragioniamo con voglia di capirci, su questa questione siamo abbastanza vicini.
          E’ normale poi che ormai che il termine femminismo è nato storicamente nell’occidente (non so se lo abbia mai usato la Kollontaj, probabilmente ricordo male, nessun problema nemmeno su questo) ma si è diffuso capillarmente esso venga usato anche dai curdi quando parlano a noi, ma si tratta di tutt’altro discorso, anche pensando al contesto medio orientale, che per la condizione femminile, ma anche per quella maschile, differisce molto dal nostro.

          • Fabrizio Marchi
            25 aprile 2015 at 21:00

            Sono d’accordo, infatti prima del tuo ultimo commento avevo aggiunto questo post scriptum al mio precedente commento: P.S. infatti nel Rojava non c’è il femminismo, ma solo una concezione democratica, paritaria e socialista delle relazioni umane. Sono la “sinistra” femministizzata, tutta, compresa la “tua”, e il femminismo occidentale che operano questa forzatura perchè gli è funzionale.
            Ma non è una questione di lana caprina. La battaglia per l’eguaglianza universale è una cosa, e l’hanno fatta tutti/e, uomini e anche donne, evidentemente, il femminismo è tutt’altro, ha una sua genesi, una sua storia, una sua prassi e soprattutto una sua evoluzione nel tempo. E la mia posizione è che sia una ideologia sessista, razzista, interclassista e del tutto funzionale al sistema capitalistico all’interno del quale e grazie al quale si è affermata fino a diventare un mattone fondamentale dell’ideologia dominante. Ma a questo punto, ripeto, mi fermo e ti rimando ad un approfondimento del tanto materiale che ti ho segnalato.

          • Btuno
            26 aprile 2015 at 7:17

            Tutto quello che vuoi: sta di fatto che convergiamo sul fatto che la lotta del Rojava, anche per quel che riguarda la questione della donna, non ha nulla a che vedere con quel che accade nelle società capitaliste.
            E questo era il punto da cui eravamo partiti. Sul femminismo in generale secondo me hai molti punti di ragione, ma la questione anche qua non è così facile da liquidare tagliandola con l’accetta (la realtà spesso è più complessa dell’ideologia, intendendo questo termine in senso leniniano e non di ‘falsa coscienza’ e dunque senza alcuna connotazione negativa); ma penso che non sia questo il post adatto per iniziare un’altra discussione lunghissima.
            L’essenziale è criticare ma portando rispetto, cosa che dobbiamo sempre fare tutti.

  10. Armando
    25 aprile 2015 at 22:59

    Per chiarire sulla questione Donbass. In Ucraina esiste, nella zona orientale, un popolo che culturalmente è russo o russofono. Tuttavia la Russia non vuole alcuna annessione. Vuole due cose. Che sia rispettata l’autonomia di quelle popolazioni da un lato, e dall’altro scongiurare una cintura Nato ai suoi confini, che invece è l’obbiettivo degli americani. Sulle truppe russe sono state dette enormi bugie, come sul colpo di stato di Maidan, per le quali la stampa tdesca si è anche scusata.Invece è un fatto che i neonazisti sono utilizzati dagli ucraini e il loro capo va a braccetto con gli americani.
    Chi, poi, non ricorda la crisi di Cuba nella quale Kennedy minacciò la guerra se l’Urss non smantellava i missili? E perché la Russia non sarebbe giustificata se si comporta come fecero gli Usa? Il motivo è evidente. Gli Usa non ammettono altra vera potenza se non loro stessi. Ma è esattamente questa pretesa che comporta i veri pericoli di guerra. Il mondo sta loro sfuggendo di mano e sono recalcitranti. Logico, ma non facciano nessuna morale a nessuno.

  11. Fabrizio Marchi
    26 aprile 2015 at 10:04

    Invece secondo me l’uso strumentale che viene fatto anche dalla “sinistra” occidentale (compresa quella “antagonista”) della vicenda del Rojava ha molto a che vedere con la strategia o le varie strategie imperialiste occidentali.
    Sulla questione del rispetto, ti ripeto per l’ennesima volta che sei stato tu ad aprire le danze in modo maldestro, giudicando senza conoscere. Al contrario di te io ho espresso una valutazione (ovviamente necessariamente sommaria per ovvie ragioni di spazio e tempo) non su una singola o delle singole persone ma su un fenomeno sociale e culturale, quello appunto dei centri sociali (con i dovuti distinguo che ho fatto ma tu fingi di non volerli vedere). E ribadisco quanto ho detto. Se ti senti offeso a livello personale per quella che è una mia valutazione di un fenomeno politico, non posso farci nulla, è un problema tuo. Posso solo dirti che il mio giudizio su altre componenti politiche dell’attuale “sinistra”, come ad esempio il PD o Sel o anche ciò che resta di Rfondazione Comunista, è di gran lunga più duro rispetto a quello che ho dell’area dei centri sociali.
    Ribadisco ancora che questo giornale non è nato per rassicurare ma per andare a toccare i nervi scoperti, che sono tanti, senza sconti per nessuno, e proprio questa discussione lo dimostra.
    Del resto, perché mettere in rete un nuovo giornale, sito o blog se non per questa ragione? Ce ne sono centinaia, anche della cosiddetta “sinistra antagonista”, uno più o uno meno, che differenza fa?…
    Io penso invece che questo giornale la differenza la faccia. Ribadisco ciò che già ti ho proposto, invece di fare il botta e risposta con me, perché non proponi alle compagne (ma anche ai compagni, la musica non cambia, la differenza è che diversi compagni maschi la vedono come il sottoscritto solo che si cagano sotto alla sola idea di aprire un dibattito su questi temi…) dei centri sociali che frequenti un bel confronto sui temi del femminismo, anche partendo dal Rojava. Fagli leggere i nostri articoli e vediamo se sono così aperte e democratiche, come dici tu. Vediamo se sanno accettare una posizione critica senza bolare l’altro come un reazionario fascista.
    Ora, ripeto, vatti a leggere quello che ti ho postato e cerchiamo di andare avanti. Perché in linea teorica, potremmo proseguire all’infinito con questa discussione, e non mi sembra che sia produttivo. Quindi propongo di fare un salto di qualità. Io mi rendo disponibile ad un pubblico confronto dovunque sia. Prova a proporlo e vediamo se c’è l’intelligenza politica di accettarlo. Peraltro per loro dovrebbe essere facilissimo, visto che giocano in casa, sono io che vado da solo nella “fossa dei leoni”, come si suol dire. Ma non c’è problema, mi sono trovato spesso e volentieri, ahimè, in situazioni estremamente più difficili.

    • Bruno
      26 aprile 2015 at 10:40

      Dai, un bagno di umiltà fallo anche tu: dire folkloristico è offensivo, e non è dire, ad esempio, ‘scontano errori teorici’, non girarci intorno, ho capito che pensi che sono stupido e lo sarò pure…ma non sono mica fesso!
      Poi, non capisco, se io mi sento offeso è un problema mio, ma se tu ti offendi perchè tengo il medesimo livello di arroganza espressiva, è di nuovo un problema mio che mi fai una paternale infinita? Se si usa un certo modo di esprimersi, bisogna aspettarselo, posto il fatto che comunque quel che pensi di me a livello personale e politico per fortuna non mi toglie il sonno.
      Per il resto, leggerò a fondo i tuoi articoli e li farò leggere, e la questione del femminismo, ci torneremo, ma per favore evitiamo questo tono paternalistico.
      Soprattutto, farla lunga con fiumi di righe per dire un concetto semplice distoglie il lettore.
      Facciamo così: il bello delle discussioni scritte è che rimangono: chi legge si farà un’opinione di chi ha iniziato a tenere un tono arrogante, cosicchè ognuno avrà la sua opinione.
      Quando ricapiterà di parlare di femminismi -io direi femminismi, più che di femminismo anche davanti ad un termine che ha avuto comunque una grossa dilatazione semantica oltre che mille rivoli, parlando ovviamente sempre della piccola propaggine dell’Asia detta Europa Occidentale in cui si è definito e sviluppato al di là dei giudizi assiologici- ci torneremo; aggiungere discussioni su discussioni secondo me non agevola la lettura e il giudizio autonomo di chi passerà di qua.
      Quindi, sul discorso del rispetto pensala come vuoi e ognuno la penserà come vuole, e se non ci sono altre obiezioni sui punti che non sono stati toccati dal mio primo intervento, auguro una buona giornata e una buona lettura.

      • Fabrizio Marchi
        26 aprile 2015 at 11:30

        Caro Lorenzo Brunetti, francamente mi sono anche un po’ rotto i coglioni di questo botta e risposta che dura da ieri mattina…un botta e risposta che, come già ti dicevo, potrebbe durare all’infinito, anche perché, come vedi, entrambi non siamo sprovvisti di argomenti…
        Io non penso affatto che tu sia uno stupido, anzi. Penso però che la tua presenza qui non sia animata da uno spirito realmente costruttivo bensì da uno spirito polemico che a mio parere – questo è ciò che percepisco e raramente mi sbaglio (ma è una mia presunzione) – travalica l’aspetto politico.
        Ciò detto, ripeto, non posso occupare la mia giornata a rispondere a te. Quindi per me la discussone termina qui. Se vuoi continua pure a postare i tuoi commenti, magari altri ti risponderanno. A mio parere il tuo è un modo astuto e malcelato di fare trollaggio, il che dimostra che non sei affatto uno stupido. Il mio intuito, o se preferisci, la mia “intelligenza emotiva”, mi dice che c’è altro che si nasconde dietro al tuo comportamento. Ma questi sono aspetti che nulla hanno a che vedere con il dibattito politico
        Per il resto io scrivo come so scrivere e se sono prolisso è un problema mio e non tuo. Nessuno ti obbliga a leggermi se trovi che i miei interventi siano noiosi o poco interessanti. Se così è perché stai qui allora, dal momento che oltre a non condividere le mie posizioni ritieni che il sottoscritto sia offensivo e anche noioso?
        Ti ho dedicato fin troppo spazio e tempo e la cosa sta diventando anche un po’ stucchevole. Avevo detto che ti avrei tranquillamente lasciato anche l’ultima parola, se avesse avuto però un contenuto politico. Invece non ce la fai (e anche questo mi fa pensare che la tua presenza qui è dettata da ragioni che vanno oltre la politica…) a non andare sul personale e mi costringi a risponderti. Per cui o cambi musica e ti attieni alla politica e qualcuno se vuole potrà risponderti (non io per ovvie ragioni che ho ampiamente spiegato) oppure, a costo di essere accusato di stalinismo (ci sono abituato) oppure di non avere argomentazioni adeguate, sarò costretto a bannarti. Lascia quindi perdere la polemica personale e il confronto con il sottoscritto ed entra nel merito del dibattito politico. Hai circa 200 articoli sui quali puoi sbizzarrirti. Perché perdere tempo con il sottoscritto?
        Ti ho lanciato una proposta. Prova a farla tua, te la senti? Visto che hai una concezione assai positiva dei centri sociali, luoghi di alta produzione politica e soprattutto di prassi e di lotta concreta, e non di pseudo intellettuali da tastiera come noi (e come te, a vedere da quanto ti impegni..). Allora, prendila come una sfida, in senso buono, ovviamente. Vengo io da solo, completamente disarmato, armato solo delle armi della critica,te la senti? Ve la sentite? Io sono più che disponibile. Ampliamo la discussione e facciamola dal vivo.
        E ora chiudiamo qui questa querelle. Il tempo è prezioso e va ben speso…

  12. Alessandro Miro
    26 aprile 2015 at 13:14

    Il suo articolo sulla nascita del mito di Kobane è veramente interessante perché permette di riflettere sulle attuali modalità di informazione ma anche di porsi due domande sull’ideologia della sinistra antagonista. I media tendono spesso a creare un mito. Esso non è altro che una banale semplificazione dei fatti, uno strumento per distinguere in senso assoluto il “buono” dal “cattivo” (pensiamo al conflitto tra Israele e Palestina) come nei migliori film western. Operando così non si colgono le diverse sfumature (economiche, politiche, ideologiche) che contraddistinguono una guerra. Il mito come modello di verità può essere venduto a buona parte di opinione pubblica, ma non agli attenti osservatori. Insomma attenzione ai media e ai politici che banalizzano questioni decisamente più complicate.
    Se questi ultimi due rappresentano la parte più conformista della nostra società, purtroppo anche la “sinistra antagonista” si sta avvicinando verso quelle posizioni. Come è possibile che una frangia così schierata contro il sistema oggi si stia uniformando allo stesso? Perché non alzano la voce riguardo a Hamas, Hezbollah ed Israele? Questa sinistra non è mai stata in grado di uscire dalla zona d’ombra o forse peggio non ha mai avuto interesse a farlo. E’ sempre stato più comodo costruire “castelli di sabbia” (battaglie ideologiche senza alcuna finalità concreta) oppure uniformarsi alla sinistra moderata. Per sostenere pensieri politici che vanno controcorrente servono coraggio e capacità. Due termini che oggi sono introvabili nel vocabolario della “sinistra antagonista”.

    • Fabrizio Marchi
      27 aprile 2015 at 17:36

      Caro Alessandro Miro, innanzitutto mi fa piacere che tu abbia apprezzato l’articolo.
      Nel merito. Purtroppo la sinistra nel suo complesso è ridotta come è ridotta. Basti pensare al processo che ha portato dal PCI di Gramsci, Togliatti e infine Berlinguer al PD di Renzi e prima ancora di Veltroni; al di là delle opinioni che ciascuno di noi può avere su questi personaggi mi sembra di poter dire che siamo di fronte ad un processo metamorfico/trasformistico dagli effetti devastanti e desolanti. Tolto il PD e il la sua protuberanza “rosa”, cioè Sel, che a mio avviso non possono neanche più essere considerati partiti di Sinistra (partito liberale di centro il primo, partitino “liberal” “radical” il secondo), rimane ben poco, se non quasi nulla. Alcuni micro formazioni vetero comuniste (staliniste o troschiste), a mio parere largamente fuori tempo massimo, ridotte a gruppi di testimonianza ideologica e incapaci di leggere la realtà con lucidità e, in ultimo, come dicevamo, l’arcipelago dei centri sociali dei quali ho già parlato nei commenti precedenti.
      Che dirti, siamo messi male, caro Alessandro, e non ci sono scorciatoie, si tratta di armarsi di santa pazienza, come si suol dire, e di fare quello che una volta veniva chiamato “il lavoro della talpa” Noi con questo giornale cerchiamo di dare il nostro modesto contributo alla riflessione e alla possibile e pur necessaria ricostruzione di un punto di vista critico dell’esistente.

  13. armando
    7 maggio 2015 at 14:06

    http://sakeritalia.it/interviste/sara-reginella-e-angelo-mandaglio-italiani-nel-donbass-cosa-abbiamo-visto/

    Questi non saranno mai intervistati da Vanity Fair, non c’è pericolo.
    armando

  14. Fabrizio Marchi
    13 maggio 2015 at 11:42

    Ho letto su FB questo documento e l’ho commentato. Riporto anche qui sia il mio documento che il mio successivo commento:
    http://kanafani.it/?p=947
    Mio commento:
    “L’analisi nel complesso è giusta, però forse anche troppo intransigente. Mi rendo conto che potrebbero esserci anche delle necessità contingenti. Nel caso del Rojava quella di non essere schiacciati (e massacrati) dall’ISIL e questo fa si che si possa anche arrivare ad un compromesso con le forze imperialiste. In fondo è accaduto anche durante la seconda guerra mondale quando la Resistenza antifascista e antinazista si alleò di fatto con gli Alleati, cioè con gli Inglesi e gli Americani, nel caso specifico. E infatti poi le cose sono andate come sono andate…Però ci si è liberati del nazifascismo, comunque il male maggiore, date le circostanze…
    Anche la questione curda è estremamente complessa. Anzi, le questioni curde, perché ce ne sono diverse, quella turca, che è stata la principale per tanto tempo, quella irakena e quella siriana (la meno importante, diciamo così, strategicamente). Quella irakena, diciamo così, al momento pare essere “risolta”, nel senso che è si è costituto una sorta di sottostato curdo dotato di una certa autonomia in Iraq, anche se sotto l’egida degli USA, questo è ovvio.
    La questione curdo-turca invece è quella più difficile da risolvere, perché la Turchia è una grande paese ed è un bastione della NATO, quindi è assolutamente impensabile una secessione curda. E’ una lotta che va avanti da decenni, i curdi hanno avuto migliaia e migliaia di vittime, centinaia di villaggi distrutti dall’esercto turco e dai bombardamenti, sofferenze enormi di ogni genere e migliaia di prigionieri sepolti vivi nelle carceri turche, a cominciare dal leader del PKK, Ocalan. E’ ovvio che dopo decenni, in queste condizioni, si cerchi di arrivare ad un compromesso, posso capirlo e non me la sento di condannare la cosa a priori, anche perché la situazione a livello mondiale è quella che è. Ricordo che l’URSS non esiste più e la sua fine ha tolto la terra sotto i piedi a tanti movimenti di liberazione nazionale che prima potevano sopravvivere sia politicamente che materialmente, proprio grazie all’esistenza dell’URSS, che comunque sia, anche laddove non offriva aiuti concreti, costituiva un ostacolo all’imperialismo americano e dei suoi alleati. Oggi battaglie come quelle dei curdi turchi diventano estremamente difficili da sostenere. Per cui, se da una parte, l’analisi contenuta nell’articolo è corretta, è pur vero che bisogna fare i conti con la realtà.
    Alla luce di tutto ciò, quello che è veramente ridicolo è l’atteggiamento di quella sinistra occidentale, in particolare proprio di quella cosiddetta “antagonista”, che guarda all’esperienza di Kobane come a un mito, come a una sorta di nuova Comune di Parigi.
    Questo è l’aspetto veramente grottesco della vicenda, e cioè il voler trasformare a tutti i costi quello che è un compromesso politico (inevitabile o meno, non sono n grado di dirlo) e anche militare (perché senza l’intervento della NATO Kobane sarebbe crollata sotto l’avanzare dell’ISIL) in una sorta di nuovo modello politico, sociale e ideologico.
    Ho ascoltato le trasmissioni di un collettivo femminista su Radio Onda Rossa, storica emittente dell’Autonomia Opera romana, in cui si esalta e si enfatizza l’esperienza di Kobane, l’autogestione , l’autodeterminazione delle donne, l’autorganizzazione e tutto il papocchio ideologico che potete immaginare (con un linguaggio fermo a 40 anni fa…). Qualcosa di a dir poco stucchevole.
    E’ questo che personalmente trovo insopportabile oltre che politicamente ridicolo e che mi ha spinto a scrivere questo articolo: https://www.linterferenza.info/editoriali/kobane-lultimo-mito-della-sinistra-occidentale/
    Siamo di fronte ad un evidente compromesso politico tra forze che cercano di sopravvivere, da una parte, e l’intervento delle potenze imperialiste mondiali (USA) e regionali (Turchia). Sarebbe politicamente intelligente ed equilibrato porsi in una posizione di osservazione, o al limite dialettica, interlocutoria, insomma una posizione politica pur con tutte le difficoltà del caso, e invece si sceglie la strada dell’enfasi ideologica. E perché? Perché la “sinistra” politicamente corretta”, anche nella su versione “antagonista”, ha necessità di costruirsi il suo “mito”, il suo “modellino” costruito su misura”.
    Stiamo messi male, molto male…

  15. gnien
    13 maggio 2015 at 12:48

    Approvvo pienamente queste osservazioni.
    Lamentiamo pero che in nessun momento nell’articolo viene accennato , la partecipazione decisiva dell’ esercito siriano nella liberazione di Kobane ( Ain al Arab).
    Kobane ( Ain el Arab) non è kurda ma siriana. Guardiamo ai fatti:
    1- La maggior parte se non tutto il territorio, che è abitata da kurdi sono territorio siriano che ha accolto Kurdi fuggiti dallo sterminio turco nello stesso modo come la Grande Siria ha accolto con favore gli armeni brutalmente sterminati dallo stesso nazionalismo nazista turco.
    2- Le aree che sono state abitate da kurdi, non sono puramente kurde e non hanno una continuità geografica Al-Hasaka, Manbij e Ain- El-Arab ( Kobane)
    3- Questo è diverso dai casi di terra kurda in Turchia, Iraq e Iran.
    4- Gli stessi territori hanno mescolato popolazione araba e kurda.
    5- Per questo motivo, molti kurdi che fuggirono in Siria chiedevano la cittadinanza siriana, ed è per questo, che le autorità siriane hanno dato la cittadinanza a circa 250.000 kurdi due anni
    6- Il regime siriano, con il ministro degli Esteri siriano ha dichiarato che gli abitanti di quelle zone sono cittadini siriani e lo Stato li sostiene e li forniscono denaro, cibo e armi. Il Syrian Air Forces ha smesso di proteggerli solo quando la coalizione guidata da USA ha iniziato i raid contro ISIL per evitare scontri tra le due forze aeree.
    7- Il partito democratico kurdo siriano, il leader di questa Autonomia kurda non ha mai chiesto la separazione dalla Siria. Ma i colonialisti della sinistra occidentale vogliono che sia smembrata la Siria!
    8- Anche i media occidentali ripetono che la Turchia e i governanti del Kurdistan in Iraq hanno promesso al Partito Democratico kurdo siriano che: Se si dichiara separazione dalla Siria, si fermeremo la guerra ISIS contro Ain El-Arab detta “Kobane”.
    9- Molti dei curdi siriani non sono a favore di tale autonomia e sono membri del Parlamento siriano.
    10- Per tornare a1980 i kurdi erano circa il 40 per cento del parlamento siriano. Ora sono 10 per cento mentre il loro numero è inferiore a tale percentuale.
    11- Sappiamo che l’obiettivo dei governi occidentali è di balcanizzare il “Medio Oriente “.

    La domanda è: Perché la sinistra coloniale favorisce un’entità artificiale in Siria? E ‘diverso dagli obbbiettivi del neo colonialismo occidentale/US? Nel fare questo, si differenziano da loro regime coloniale razzista?

  16. CULLICOIDES ZANZARA
    13 maggio 2015 at 20:07

    sono d’accordo de la maiera più totale.
    la sinistra imperialista affianca l’otan

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