Come donna, docente e psicologa, voterò per il PC di Marco Rizzo e darò la preferenza a Fabrizio Marchi

Mi chiamo Giusi Piras e voglio spiegarvi brevemente le ragioni del mio voto come donna,  come docente di sostegno,  come psicologa e psicoterapeuta,.

Sono una donna di sinistra da sempre. Nonostante sembri così difficile definirsi di destra o di sinistra, per me non lo è mai stato. Essere di sinistra vuol dire stare dalla parte degli ultimi, volere una società che non discrimini, che garantisca a tutti i servizi essenziali ed una vita degna e non solo dal punto di vista materiale.

 

INTERNI ED ESTERNI

Nel mio lavoro come docente di sostegno vengo affiancata da figure professionali quali gli assistenti specialistici che vengono “forniti” alla scuola da una cooperativa. Nonostante l’importanza del  loro ruolo, sono sottopagati e totalmente precari. Quando  la scuola è chiusa non ricevono alcuna retribuzione.

Ma i bandi della regione  li pretende laureati, con esperienze qualificate persino nell’ambito del teatro e dello spettacolo.

Insomma, mi trovo a contatto quotidianamente con una delle tante nefande realtà delle “esternalizzazioni” dei servizi che hanno caratterizzato l’ubriacatura liberista degli ultimi decenni.

Di recente, l’assemblea capitolina ha approvato un delibera che prevede l’internalizzazione di una parte degli AEC, quelli di competenza comunale.

Tutti i gruppi hanno votato a favore tranne il PD, che è rimasto in aula ma non ha partecipato al voto, dimostrando di non essere di sinistra per come lo intendo io.

La critica al liberismo e alle privatizzazioni non è una prerogativa solo del PC di Marco Rizzo ma anche di tutte le formazioni che, in vario modo, si rifanno alla tradizione della sinistra italiana. In queste elezioni romane sono  presenti con ben  5 liste. Tra queste ho scelto di votare il PC di Marco Rizzo proprio perché ha scelto di candidare  Fabrizio Marchi. Non si tratta solo di ragioni di stima e di amicizia ma di ragioni eminentemente politiche.

Fabrizio Marchi ha prodotto numerosi saggi, articoli, testi sulla critica al politicamente corretto intesa come ideologia dominante in senso marxiano.

D’altro canto Il PC ha marcato sempre la differenza con la sinistra “fucsia”, tanto che il suo segretario Marco Rizzo è solito dichiarare “non sono si sinistra, sono comunista”. Erano destinati ad incontrarsi. Un buon risultato di Fabrizio Marchi contribuirebbe in modo decisivo al progredire di una critica coerente e strutturale all’ideologia dominante all’interno del PC e in tutta la sinistra.

 

IL POLITICAMENTE CORRETTO, OVVERO  L’OPPIO DEI POPOLI DEI GIORNI NOSTRI.

Lavoro nella scuola, ovvero in quella istituzione tradizionalmente predisposta alla diffusione della cultura dominante.

I mass media le hanno usurpato progressivamente questo ruolo svolgendolo in modo molto più efficiente. Purtroppo ciò non ha significato un recupero di libertà per la scuola che così si è ritrovata a ripetere con voce flebile quello che, con ben altra potenza, urlano i mass media.

Il politicamente corretto ha varie articolazioni ma la misandria è quella centrale. Il nemico non è più il padrone e le sue istituzioni ma il maschio. Evidente che qui è all’opera l’evergreen “divide et impera”. Il maschio viene dipinto come privilegiato (quindi non ha bisogno di attenzione ai suoi diritti specifici) e come violento per una sua qualche tara naturale/culturale.

Il privilegio maschile è privo di fondamento, gli indicatori non mancano e rimando ai numerosi articoli su questi temi pubblicati su “Interferenza”, il giornale on line diretto da Fabrizio Marchi.

Come psicologa  che si occupa dell’adolescenza ho avuto diretto contatto con la sofferenza maschile e, segnatamente, con la “sindrome” di “hikikomori”, un disagio quasi interamente riguardante soggetti di sesso maschile e direttamente connesso con le maggiori aspettative sociali che gravano sui maschi e lo spietato stigma sociale che li attende qualora non li raggiungano.

Sempre per rimanere in ambito didattico/educativo, nonostante il maggior numero di abbandoni scolastici riguardino gli studenti maschi e alla laurea arrivino più ragazze che ragazzi, ci si preoccupa solo di instradare più studentesse possibili verso le materie STEM che dovrebbero garantire maggiori guadagni ( evidentemente considerati i veri obiettivi esistenziali). Se veramente si volesse ridistribuire per genere gli interessi di studi (ma perché?), si dovrebbe, allo stesso modo, incoraggiare i maschi a scegliere  corsi di studi umanistici.

Oggi se si parla di violenza di genere lo si fa ovviamente a senso unico con l’uomo sempre carnefice e la donna sempre vittima. Sta di fatto che, per quanto riguarda la violenza a scuola ed in particolare il fenomeno del bullismo,  gli operatori della polizia che avevamo invitato nel nostro istituto hanno confermato chiaramente  che ragazzi e ragazze si misurano in misura uguale con questo orribile fenomeno sia come vittime che come carnefici.

Voglio concludere parlando dei padri separati, ne conosco diversi tra i colleghi e tra i genitori degli alunni. La loro condizione disperata è nota e non è il caso che la tratti qui. Voglio solo dire che a scuola non se ne parla, nemmeno in prossimità della festa del papà. Ammettere che anche gli uomini possano essere vittime e subire ingiustizie in quanto tali, farebbe scricchiolare l’immensa montatura misandrica.

 

In queste elezioni romane finalmente possiamo fare qualcosa che lascia il segno.

Votiamo il PC di Marco Rizzo, diamo la preferenza a Fabrizio Marchi.

 

Non posso che ringraziare l’amica e collega Giusi che, da docente e psicologa, sa quale clima si respira nella scuola ormai da molto tempo e la sua testimonianza – che nasce dalla sua esperienza diretta – è più che preziosa.

E’ ormai evidente che una gran parte dei giovani maschi vivono una condizione di disagio, di sofferenza e di inadeguatezza profonde e diffuse (per tante ragioni che ci ripromettiamo di indagare successivamente), soprattutto, come è ovvio che sia, tra quelli che provengono dalle fasce sociali più deboli, eppure questa loro condizione è del tutto ignorata quando non criminalizzata.

Giusi ha il coraggio, come insegnante e psicologa, ma soprattutto come donna, di denunciare questa situazione che è il risultato del combinato disposto delle contraddizioni strutturali della nostra società con l’ideologia politicamente corretta che deve interpretare la realtà a senso unico, finendo naturalmente per deformarla, con esiti devastanti sotto il profilo psicologico e sociale.

Sono temi che sulle pagine de L’Interferenza abbiamo già affrontato ma sui quali, ovviamente, torneremo ancora.

Ringrazio ancora Giusi che ha colto perfettamente il senso di questa nostra battaglia. Avanti così.

(Fabrizio Marchi)

 

 

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