Il gioco dell’imperialismo e della guerra

Tra pochi giorni inizieranno gli europei di calcio, dai quali la Federazione russa è stata esclusa. Quella in corso in Ucraina è una guerra della Nato a guida Usa contro la Federazione russa. Inoltre l’espansione della Nato ad est, insieme all’unilateralismo e all’imperialismo degli Stati Uniti, sono cause strutturali di un conflitto del quale l’occidente porta responsabilità di peso maggiore della Russia, essendo quest’ultima aggressore sul piano della causa occasionale ma aggredita sul piano delle cause strutturali, come mostra chiaramente un esame non parziale della geopolitica degli ultimi 35 anni, a partire dalla fine della Guerra fredda. Ne consegue a rigore che, se davvero si vuole condannnare la guerra, si sarebbe dovuta impedire la partecipazione anche, e anzi a maggior ragione, a tutte le rappresentative dei Paesi appartenenti alla Nato, la quale costituisce un’organizzazione militare a carattere palesemente OFFENSIVO. Gli europei di calcio che stanno per cominciare sono, insomma, una sorta di braccio ludico-sportivo del G7 alle porte, e pertanto non ne guarderò un solo fotogramma. È un gioco che non mi piace. Il gioco della guerra. Il gioco della presunzione di superiorità e del razzismo dell’occidente, e dell’imperialismo, che si nascondono dietro all’ombrello della democrazia. Il gioco della subalternità dell’Europa lasciatasi ridurre a colonia, nella quale oggi si vota (e preferisco scegliere chi, non senza limiti e qualche ambiguità, almeno difende la Pace). Il gioco del manicheismo e della polarizzazione, della costruzione del nemico come Male da distruggere, il gioco della russofobia. Il gioco di provocare e di fare la guerra, giusficandola con un apparato propagandistico di menzogne e facendone pagare il prezzo alle classe lavoratrici e popolari. È un gioco al quale non prendo parte, e al quale, in tutti i modi che mi sono possibili, mi contrappongo.

Fonte foto: La Repubblica (da Google)

3 commenti per “Il gioco dell’imperialismo e della guerra

  1. ndr60
    10 Giugno 2024 at 11:31

    Veramente è tutto lo sport che è coinvolto nel “politically correct” squisitamente occidentale. Agli Europei di atletica in svolgimento a Roma c’è l’Ucraina e soprattutto Israele, che comicamente schiera tutti atleti etiopi 🙂

    • Pier Paolo Caserta
      18 Giugno 2024 at 9:40

      È perfettamente vero, tutto lo sport è parte integrante della stessa narrazione. Mi sono concentrato sul calcio perché ha una posizione più forte nell’immaginario.

  2. Crisp
    15 Giugno 2024 at 4:32

    Israele, che comicamente schiera tutti atleti etiopi

    Ipotesi 1-
    Israele, Etiopia, Italia etc. Sono artefatti della società umana che hanno nulla a che vedere con le caratteristiche fisiche/genetiche etc. delle persone che li compongono: per distinguere un Israeliano da un Etiope, l’unico strumento è il loro passaporto.

    Ipotesi 2-
    Israele Etiopia etc. Sono sempre artefatti, ma la loro composizione, seppure variabile nel lungo periodo, è, in ogni momento, riconducibile a determinate caratteristiche che permettono di distinguere, con un certo grado di approssimazione, un componente di una nazione da un componente di un altra, ad esempio un Etiope da un Israeliano.

    Ipotesi 3-
    Il riferimento è puramente anagrafico, ovvero, Israele-Etiope si riferisce ad un individuo nato nei confini dell’Etiopia ma con passaporto Israeliano,

    Nell’ipotesi 1,
    a meno di ipotizzare una frode sportiva da parte di Israele con tanto di passaporti falsi etc. mi pare difficile sostenere l’antefatto che Israele possa aver schierato atleti privi della propria nazionalità.

    Nell’ipotesi 2,
    Sostenere che un atleta possa essere ‘Etiope’ per virtù diversa dal proprio passaporto, ma Israeliano per passaporto implica che la suddivisione in nazioni non sia esclusivamente un artefatto della società umana ma rispecchi una reale differenza, con gradi variabili di sovrapposizione , di caratteristiche se non di dignità, ‘at any one time’, tra gli appartenenti ad una nazione od un altra.

    L’ipotesi 3,
    Implicherebbe, pur accettando che le nazioni siano un artefatto, che esse siano in grado di conferire, in virtù del fatto che un individuo nasca entro i propri confini, delle caratteristiche obiettive ed immutabili.
    Questo anche a dispetto delle stesse convenzioni umane sulla appartenenza ad uno stato, o a come questa possa cambiare..
    Tale ipotesi contradfirebbe l’antefatto che le nazioni siano una creazione artefatta ma posseggano caratteristiche trascendenti ed indipendenti dalle convenzioni umane; Claudio Gentile sarebbe Libico nonostante, comicamente, abbia vinto i mondiali per l’Italia

    Sostenere l’ipotesi 3 puoʻ essere accostata a riconoscere un ‘genio ex machina’ del quale le nazioni sarebbero una delle espressioni, il che è stata la concezione prevalente che ha sostenuto la legittimità di imperi e monarchie per millenni.

    Sostenere l’ipotesi 2 riconosce le basi intellettuali di ogni discriminazione sia essa etnica culturale o razziale.

    Lascio al lettore scegliere quale ipotesi preferisca,

    ma vorrei che, al di là della scelta, rifletta sull’interpretazione istintiva, previa una analisi come questa, che ha suscitato la reazione “comica’ del lettore nel vedere atleti, non riconoscibili come Israeliani se non per i colori dri loro vestiti.
    Il semplice fatto di ‘riconoscere’ e comprendere il riferimento al contrasto di identità Israele-Etiopia, significa conoscere e saper interpretare il mondo attraverso una lente capace di dedurre/assumere le caratteristiche di esseri umani in base alla loro nazionalità in contrato con la loro apparenza , pur senza condividerne le implicazioni ultime o gli antefatti ideologici.
    Un po’ come si è in grado di interpretare la memte di un criminale pur senza esserlo.

    Intellettualmente, su questioni di razzismo nazionalismo etc., ben pochi sono incapaci di essere colpevoli.

    chi è senza pregiudizi scagli la prima pietra

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