Contro la censura su Facebook e sul web

Per l’ennesima volta, uno dei redattori de L’Interferenza, è stato colpito dalla censura di FB. Questa volta, dopo il sottoscritto e Antonello Boassa (ripetutamente sottoposti a censura) e anche altri nostri collaboratori, ad essere colpito è stato Stefano Zecchinelli che per trenta giorni a partire da ieri non potrà né commentare né pubblicare articoli.

La censura su FB è ormai un fatto sistematico che non può essere ricondotto solo a meri algoritmi (cosa che sarebbe comunque grave) o al meccanismo infame (pure assai diffuso) delle cosiddette “segnalazioni”. Segnalazioni che, guarda caso, avvengono sempre a senso unico, perché ad essere colpiti sono sempre e solo coloro che criticano l’ideologia (politicamente corretta) dominante. Naturalmente, come già è stato ricordato giorni fa dal nostro amico Lamberto Consani, la censura viene motivata con frasi ambigue e sibilline del tipo “Il suo articolo non rispetta gli standard della comunità” oppure “E’ stato considerato come spam”…

Fesserie, naturalmente. La censura è attiva e non è delegata solo a segnalazioni di utenti (pur gravissime) e a meccanismi anonimi e impersonali (i famosi algoritmi). L’alibi è quello del contrasto al sessismo, al razzismo e all’antisemitismo. Ma, appunto, è solo un alibi perché il vero obiettivo è colpire il dissenso. Perché se lo scopo fosse veramente il contrasto al sessismo, al razzismo e all’antisemitismo, nessuno di noi de L’Interferenza sarebbe stato colpito da tali provvedimenti, dal momento che siamo tutti profondamente e radicalmente antisessisti, antirazzisti e anti antisemiti.

E’ quindi evidente che con la scusa dell’antisessismo e dell’antisemitismo, si intendono colpire tutti coloro che portano avanti una critica articolata all’ideologia dominante. In tal modo chi critica, ad esempio, il sionismo e le politiche neocolonialiste di Israele, diventa automaticamente un antisemita, così come chi critica l’ideologia politicamente corretta in tutte le sue declinazioni, viene dipinto come un maschilista, sessista, reazionario e fascista. Si tratta, ovviamente, di una vecchia e collaudata strategia, quella della delegittimazione personale prima ancora che politica dell’avversario o di chi, semplicemente, esprime una criticità nei confronti di ciò che non si tollera possa essere criticato.

Ora, io credo che non si possa restare indifferenti e passivi rispetto a questa censura che è palesemente anticostituzionale. Il fatto che FB sia un soggetto privato non lo autorizza a contravvenire alle leggi e ai principi della nostra Costituzione, tanto più che la sua piattaforma è ormai utilizzata come strumento di comunicazione da decine di milioni di italiani. E lo stato italiano non può (non dovrebbe…) consentire che in Italia venga applicata una qualsiasi forma di censura.

Credo quindi che si debba lavorare all’ organizzazione di una iniziativa pubblica per protestare contro tale grave e intollerabile attentato alla libertà di stampa e di opinione. Ciò che proponiamo è di fissare un incontro con tutti coloro che sono interessati, al fine di promuovere una conferenza stampa per denunciare questa violazione di un diritto fondamentale ed eventualmente anche una manifestazione sotto la sede di FB a Milano. Come giornale ci facciamo promotori di tale iniziativa.

Invitiamo tutti gli interessati a scrivere alla nostra posta elettronica ( info@linterferenza.info ) e a lasciarci i rispettivi recapiti (ancor meglio se telefonici) così da essere contattati. Invieremo questa lettera anche a tutti quei giornali on line, siti e blog che riteniamo possano essere interessati a sostenere questa battaglia e invitiamo tutti a fare altrettanto.

La libertà di opinione e di stampa è garantita dalla Costituzione italiana e non è possibile né accettabile che un soggetto privato si arroghi il diritto di mettere il bavaglio a milioni di cittadini italiani.

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Foto: intergentespublic.com (da Google)

 

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