A Livorno ci sono due storiche società di basket, la Libertas e la Pielle, una volta entrambe in Serie A ed oggi, invece, rispettivamente in B e in C, a dimostrazione di come la pallacanestro livornese, ormai da anni, sia lontana dai grandi palcoscenici.
Eppure le tifoserie si sfottono ancora, nonostante tutto, come ai tempi della Serie A, come quando un canestro di Jeelani infuocava i sostenitori libertassini e uno di Grochowalski quelli piellini. Era un derby continuo, al di là della categoria e del campo, una passione che però è stata utile perché ha permesso, dopo anni di deserto assoluto, di rialzare timidamente la testa e di intravedere, adesso, una piccola luce in fondo al tunnel.
Ma quanto accaduto nei giorni scorsi va oltre i derby ed oltre il tifo. Sia chiaro: nessuno giustifica l’episodio, né la frase sicuramente becera, ma quello che colpisce è la reazione con la bava alla bocca che sui social in molti hanno avuto, con tanto di articolesse sui quotidiani locali, cartacei ed online.
E’ infatti accaduto che alcuni ultras della Libertas, più o meno facenti capo al gruppo degli Sbandati, hanno fatto stampare un adesivo con una scritta a cui certamente non può esser dato l’Oscar della raffinatezza: “Specialità del giorno, piellina alla pecorina”.
Apriti cielo, spalancati terra. Al grido “adesivo sessista, frase maschilista”, ma anche “grave mancanza di rispetto verso le donne” e cose del genere, si sono scatenati uomini offesi ed indignati, donne indignate ed offese, che hanno messo sotto accusa gli Sbandati, i quali si sono dovuti scusare pubblicamente, mentre la società Libertas 1947 ha preso le distanze dal suo storico “fans club”. Qualcuno, nel frattempo, è arrivato perfino a chiedere di interdire l’accesso ai palasport, quando il covid sarà un ricordo, a chi ha fatto stampare l’incriminata carta autoadesiva.
A nulla sono valse le spiegazioni ed i riferimenti agli sfottò del tifo. In un mondo che non sa più distinguere la goliardia dalle battute e queste dalle offese, dove si tende a vedere la discriminazione di genere in ogni frase e in ogni azione del nostro vivere quotidiano, si è assistito al martirio del pur rozzo adesivo, tacciato di sessismo, con buona pace del fatto che tra gli Sbandati ed i Rebels, questi ultimi ultras della Pielle, le prese di giro e le frasi provocatorie ed anche ingiuriose ci sono sempre state e probabilmente sempre ci saranno.
Nel delirio in cui siamo immersi oggi, dove anche un complimento fatto per la strada viene etichettato come molestia od addirittura violenza, una frase come quella impressa sull’adesivo degli ultras libertassini è stata da molti vissuta come un’offesa al genere femminile. Un’offesa che, seppur diversa, porta alla memoria quella rivolta all’ex giocatore libertassino Alexis, statunitense dalla pelle nera, che solo qualche mese fa è stato etichettato come “scimmia” da alcuni tifosi della Pielle. Ciò a conferma del fatto che le frasi scomposte ed offensive, frasi che assumerebbero ben altri significati se non inserite nel contesto di riferimento, ci sono da entrambe le parti. Il che, sia chiaro, non significa giustificarle. Significa capire e dimensionare per condannare in modo appropriato. Comprendere, d’altronde, non significa giustificare.
A scanso di equivoci diciamo forte e chiaro che la frase accusata di sessismo è irrispettosa e villana. Tuttavia, se la si valuta nel contesto in cui è stata espressa, assume un senso diverso, meno oltraggioso, rispetto a quello che giocoforza ha se viene estrapolata. Questo, naturalmente, non per sminuire la carica potenzialmente offensiva della frase stessa, ma perché, per estensione del concetto, prima di attribuire significati apocalittici a una qualsiasi frase infelice o perfino truce, compresa quella contro Alexis che pure sa di razzismo, va sempre considerato l’ambito in cui è stata proferita o messa nero su bianco.
Alla luce di quanto detto, per la frase in questione, a nostro avviso non sembra reggere l’accusa di sessismo, che è un fenomeno, ancora presente nella nostra società, troppo delicato e complesso per essere spalmato su ogni cosa o situazione. Per sessismo, infatti, si intende il valutare la capacità delle persone sulla base del genere di appartenenza al fine di penalizzarle. Esso, dunque è strettamente collegato alla discriminazione. Parlare pertanto di sessismo per episodi come questo, che attengono alla volgarità e non all’emarginazione, sembra eccessivo o comunque poco appropriato.
Quanto accaduto a Livorno, in forme e modi diversi a seconda delle circostanze, è oggi abbastanza comune. Tutti i giorni, ovunque, ci troviamo di fronte a situazioni in cui si denunciano atti di discriminazione di genere. Qualche volta è davvero così, ma altre volte non lo è. Logica vorrebbe che, per una giusta comprensione delle dinamiche sociali, vi fosse più ponderatezza nel giudicare discriminatori comportamenti od affermazioni che magari andrebbero circoscritti alla cafoneria e alla maleducazione.
Occorre leggerezza. Questa nostra società deve iniziare a riappropriarsi della leggerezza umana. Oggi, purtroppo, cupamente si tende ad astrarre tutto e il contrario di tutto dal contesto in cui una qualsiasi situazione si svolge ed evolve. Non si ha più la capacità di cogliere il senso globale di un’affermazione o di un atto. Non si ha più la capacità di ancorare un episodio al suo vero ambito. Una volta ciò veniva spontaneo. Oggi, invece, si guarda troppo al particolare e troppo poco al generale. E questo, talvolta, fa perdere di vista il reale significato delle cose.
In ogni caso, vista la piega che ormai ha preso la nostra società, viene da chiedersi se siamo sicuri che un mondo senza goliardia e prese di giro, senza parolacce e provocazioni, depurato da frasi politicamente scorrette e privo di irriverenze e metafore, sia migliore di un mondo dove ogni tanto la si fa anche fuori dal vaso, dove ci si accapiglia, ma dove esistono anche emozioni e passioni e dove un’infelice freddura viene presa per quello che è, ossia una gretta volgarità, senza dover necessariamente chiamare in causa, come è accaduto a Livorno, il sessismo e la discriminazione di genere.
Fonte foto: Livorno Press (da Google)