La Germania ha una gran fretta di armarsi fino ai denti, ben 11 sottomarini in cantiere per il decennio a venire. Con lei la Scandinavia sembra essere preda di una frenesia apocalittica. Manuali di sopravvivenza, bunker a portata di quartiere, guide per le emergenze nucleari riempiono le valigette dei commessi viaggiatori con il loro campionario di guerra. Nel frattempo, gli Usa e la Nato, tanto per chiarire ancora una volta quale deve e quale dovrà essere la strategia del futuro, pensano bene di riaprire la contesa in Siria, così tanto per provare a buttare giù Assad con la mano armata dell’Isis. Eppure qualcuno qui ancora pensa ai distinguo, alle parabole tattiche delle deterrenze, al mimetismo criptico delle dottrine nucleari; a chi dovrebbe interessare la distruzione del mondo? Come se il nostro mondo fosse cosparso di intelligenza e razionalità. Eppure non ci preoccupiamo più di tanto. Si vota allegramente l’ennesima Commissione europea reazionaria tutti insieme, dal Pd ai vituperati fascisti, poi da insultare a reti unificate ma solo in concomitanza del 25 aprile quando si tengono lezioni sull’antifascismo. Quell’antifascismo da salone letterario tanto orgoglioso del sistema capitalista e della libertà di mercato, così ammirato dall’Occidente esportatore di civiltà, accuratamente europeista quando la dignità politica equivale a succulente politiche di austerità. Insomma quell’antifascismo che alla fine si avvera in antisocialismo. Questa allegra e scanzonata politica progressista che ci chiama alle armi. I suoi cantori, gli anchorman televisivi, sono disgustati da questi “alleati” recalcitranti ancora così duri di comprendonio da dare retta a Sahra Wagenknecht; non capiscono che senza una gradevole e partecipata sottomissione all’americanismo democratico non esiste alcuna sopravvivenza politica. L’Italia si conferma paese della sperimentazione totalitaria. Qui non possono esistere spazi alternativi, ci si deve piegare al naturale scorrere degli eventi, alla logica dei rapporti di forza. Alla strada che conduce alle macerie.
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