Le spese militari nei paesi europei aderenti alla Nato crescono cinque volte tanto quelle sociali

I paesi europei aderenti alla Nato hanno accresciuto la spesa militare del 50 per cento solo negli ultimi 9 anni e stanno raddoppiando i sussidi ai combustibili fossili e approvano nuovi progetti per gas e petrolio mentre si preparano a saccheggiare il continente africano per costruire le auto elettriche.

 

Un mondo surriscaldato non si può permettere una guerra fredda – Greenpeace Italia

 

Persone e pianeta non si difendono con gli armamenti: invertiamo la rotta e  riduciamo le spese militari. - Rete Italiana Pace e Disarmo

Fonte: retepacedisarmo

 

Un recente rapporto di Greenpeace e4e2e934-arming-europe_it.pdf (greenpeace.org) analizza non solo l’aumento delle spese militari (che mette in relazione ai tagli alla spesa sociale) ma prova anche a confutare alcuni luoghi comuni sugli influssi benefici della produzione di armi sull’economia

Estrapoliamo alcuni passaggi degni di nota dal rapporto sopra citato:

“In un contesto di difficoltà delle finanze pubbliche, tale aumento della spesa militare è avvenuto a scapito di altre voci di spesa pubblica. Nell’aggregato dei Paesi UE della NATO, nell’ultimo decennio la spesa pubblica totale è aumentata del 20% in termini reali (circa il 2% in media all’anno), ma la spesa militare è cresciuta più del doppio, del 46%, a fronte di aumenti più contenuti nell’istruzione (+12%), nella protezione ambientale (+10%) e nella sanità (+34%). L’acquisto di armi può essere paragonato agli investimenti in conto capitale della spesa pubblica. Nei Paesi UE della NATO, questi sono aumentati del 35% in un decennio, ma l’acquisto di armi è cresciuto del 168%, quasi cinque volte di più. Germania e Spagna sono sostanzialmente in linea con le tendenze della UE, mentre l’Italia mostra una dinamica di spesa inferiore, a causa dei problemi di finanza pubblica.

Qual è l’effetto economico della spesa militare in termini di crescita e occupazione? E come si può confrontare con la spesa pubblica per l’istruzione, la sanità e l’ambiente? Una spesa di 1.000 milioni di euro crea una domanda di beni e servizi intermedi da parte di tutti i settori produttivi; una parte di questa domanda va alle importazioni dall’estero, che non incrementano la produzione interna; il valore delle importazioni deve quindi essere escluso dalla spesa iniziale di 1.000 milioni di euro quando stimiamo gli impatti economici previsti. Tali flussi sono documentati dalle tabelle input-output e consentono di stimare le variazioni nella produzione e nell’occupazione nazionale messe in moto dalla spesa iniziale. In Germania, una spesa di 1.000 milioni di euro per l’acquisto di armi porta a un aumento della produzione interna di 1.230 milioni di euro. In Italia, l’aumento risultante è di soli 741 milioni di euro, poiché una parte maggiore della spesa è destinata alle importazioni. In Spagna, l’aumento della produzione interna è di 1.284 milioni di euro. L’effetto sull’occupazione sarebbe di 6.000 posti di lavoro aggiuntivi (a tempo pieno) in Germania, 3.000 in Italia e 6.500 in Spagna. Invece, quando i 1.000 milioni di euro vengono spesi per l’istruzione, la salute e l’ambiente, l’impatto economico e occupazionale è maggiore.

I risultati più elevati si registrano EXECUTIVE SUMMARY 3 per la protezione ambientale, con un aumento della produzione di 1.752 milioni di euro in Germania, 1.900 milioni di euro in Italia e 1.827 milioni di euro in Spagna. Per l’istruzione e la sanità, la produzione aggiuntiva varia da 1.190 a 1.380 milioni di euro. In termini di nuovi posti di lavoro, in Germania 1.000 milioni di euro potrebbero creare 11.000 nuovi posti di lavoro nel settore ambientale, quasi 18.000 posti di lavoro nell’istruzione, 15.000 posti di lavoro nei servizi sanitari. In Italia, i nuovi posti di lavoro andrebbero da 10.000 nei servizi ambientali a quasi 14.000 nell’istruzione. In Spagna, l’effetto occupazionale sarebbe compreso tra 12.000 nuovi posti di lavoro nel settore ambientale e 16.000 nell’istruzione. L’impatto sull’occupazione è da due a quattro volte superiore a quello atteso da un aumento nella spesa per le armi

 

Solo negli ultimi anni la Germania ha aumentato la spesa militare reale del 42%, l’Italia del 30%, la Spagna del 50%., molti di questi sistemi di arma sono importati dagli Usa che fanno la parte del leone nella produzione di armi.

Se la spesa militare nell’ultimo decennio è cresciuta di circa il 35% quella militare di quasi il 170%, 5 volte tanto mentre i Governi continuano ad asserire di non avere investito abbastanza a tutela della sicurezza nazionale ed internazionale. E per contenere la spesa pubblica si annunciano tagli alla scuola e alla sanità nelle manovre di Bilancio dei vari paesi Ue in linea con i dettami di Bruxelles

 

 

 

 

 

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