Per voce del docente-influencer di turno, uno che va oggi per la maggiore, si riaffaccia la storiella dei docenti grigi e demotivati corredata dal suggerimento di ovviare facendo corsi di teatro, canto ecc.
Problema-soluzione. Io non devo (necessariamente) fare un corso di teatro per essere motivato, nel senso che i corsi di teatro possono anche piacermi ma quello che risulta motivante per me può non esserlo per tutti. NOI dovremmo, invece, affrontare la battaglia, tutta politica e non aziendalista-motivazionale (con la quale siamo insomma nel perimetro delle consuete prese per i fondelli spesso acclamate e auto-inflitte) per espellere dalla didattica tutte le ormai innumerevoli incombenze e tutti i carichi di lavoro ad essa estranei e sempre più sganciati da qualunque relazione con scopi funzionali reali, e che vengono scaricati sulle scuole e sui docenti proprio per disarticolare la didattica.
È questa saturazione del tempo del docente e questo dirottamento delle sue energie in contenitori sterilizzanti e anzi controproducenti per la didattica a costituire la causa radicale della stanchezza e quindi della “demotivazione”. Pensiamo a liberare spazio e quindi energie per canalizzarle nella didattica prima di pensare ad altri modi per occuparlo.
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