Palazzina LAF. La storia di una sconfitta (e di una grande civiltà oltraggiata)

Ho visto Palazzina LAF, il film italiano diretto e interpretato da Michele Riondino al suo debutto da regista. Il film è tratto da ” Fumo sulla città” , libro dello scrittore Alessandro Leogrande, che avrebbe dovuto anche firmare la sceneggiatura ma che purtroppo durante la lavorazione del film è venuto a mancare.
Il film racconta la tragedia di una città, Taranto, e dei suoi figli sfortunati, simboleggiati nelle figure umane sfigurate e abbruttite rinchiuse in un reparto-confino dell’ex ILVA, a sua volta erede dell’Italsider, la fabbrica d’acciaio di Stato più grande d’Europa, che doveva rappresentare il simbolo del riscatto del Mezzogiorno e di una delle sue più importanti città, erede dell’antica civiltà greco-mediterranea: la spartana Taranto. Quella Taranto che dette i natali ad illustri intellettuali come Aristosseno, musicista e filosofo pitagorico uno dei principali allievi di Aristotele; Livio Andronico, il ” poeta religioso” di Roma; Archita, filosofo della corrente dei Pitagorici, amico di Platone, allievo di Pitagora, ed illustre matematico, scienziato, astronomo, musicista, politico e stratega. Le scuole della città ce li ricordano ancora tramandandone la memoria con licei e scuole ad essi intitolati. Io mi sono diplomato in uno di questi. Quella stessa Taranto i cui paesaggi e bellezze naturali furono cantati e resi immortali da Virgilio nelle Georgiche e da Orazio nelle sue Odi .(https://emeroteca.provincia.brindisi.it/…/Taranto%20nel… ).
Nel film questa città non si vede, non si percepisce, ma si vede il mostro che l’ha mangiata e deturpata, si vede la terra avvelenata che uccide la pastorizia, si vedono pezzi della sua degradata periferia, i Tamburi, quartiere reso famoso per le vittime da avvelenamento causate dal fumo nero che lo sovrasta. In questo quartiere era andato a vivere il protagonista del film, Caterino Lamanna, un operaio appena promosso a capo-squadra in cambio di servigi da rendere come spia dell’azienda e inviato nel reparto-confino della LAF, dove erano rinchiusi e mobbizzati decine di lavoratori e di sindacalisti che non si erano arresi e sottomessi alla disciplina di fabbrica.
È un film di denuncia di un episodio scandaloso della storia del conflitto sociale e di classe in Italia, conflitto rimosso e dimenticato dalla coscienza nazionale, ma che un tempo nutriva le speranze di riscatto sociale di un popolo e dei suoi ceti subalterni. Taranto è una città martirizzata ancora oggi da uno sviluppo disumano, cresciuto come un cancro da quella fabbrica disumana in cui ho visto nascere i primi metal-mezzadri, secolari contadini e braccianti che si trasformavano improvvisamente in operai, pur rimanendo contadini nell’anima. Ho visto negli anni ’70 i grandi cortei operai sfilare in città con le bandiere rosse e riempire le sue piazze. E ricordo i brividi e la commozione che ti davano quelle immagini.
Un futuro e una speranza sembravano possibili. Poi tutto è finito. Inesorabilmente. Poi è arrivata la normalizzazione neoliberale. Il socialismo buttato nella pattumiera della storia, la lotta di classe diventata un residuo del passato. Il mondo del lavoro viene così cacciato nell’inferno che nella ex-ILVA è rappresentato dalla Palazzina LAF. Ma quella palazzina è il reparto-confino di una storia intera, la storia del novecento, del secolo delle rivoluzioni sociali e proletarie, del secolo delle sue sconfitte e dei suoi tradimenti, di un secolo di cui si vuole cancellare persino la memoria nelle nuove generazioni. Diciamocelo. I nostri avversari sono stati “bravi”.Ci hanno sconfitto nella lotta di classe e stanno cancellando la memoria stessa delle lotte dei vinti anche nei suoi figli. Ma la Storia, come profetizzava Benjamin, sta alle nostre spalle con le sue macerie, e basta uno sguardo rivolto al passato per riconoscerla. È questa la chiave attraverso cui i rejetti possono redimersi e risollevarsi, riprendendosi il proprio posto nella storia. È l” Apocalisse” – Rivelazione che i vincitori di oggi temono: la resurrezione e il ritorno dei vinti.

Palazzina LAF, il film | Elle Decor

Fonte foto: ELLE Decor (da Google)

3 commenti per “Palazzina LAF. La storia di una sconfitta (e di una grande civiltà oltraggiata)

  1. Mauro
    11 Dicembre 2023 at 18:54

    Tristezza profonda

  2. Enza
    11 Dicembre 2023 at 19:41

    Amaro e bellissimo pezzo.

  3. Ros* lux
    12 Dicembre 2023 at 9:37

    Il film è ambientato nel 1997 ,anno della legge 196 ,poi perfezionata dalla L.276/03,leggi che hanno legalizzato l’intermediazione di manodopera ,in precedenza quasi totalmente vietata dalla 1369 del 1960,.

    Nel frattempo tutti i lavoratori sono sprofondati in una condizione giuridica, che attraverso la simulazione antigiuridica dell’assunzione da parte di società di somministrazione tende a privarli della capacità contrattuale…il neoliberismo ha istituito un mercato dei lavoratori temporanei come un postmoderno mercato degli schiavi.
    Attraverso la costante e preventiva selezione e sorveglianza dei lavoratori da parte delle agenzie di somministrazione ,le aziende utilizzatrici finali hanno posto le premesse per evitare di dover ricorrere alle condotte discriminatorie e persecutorie sul posto di lavoro…raccontate nel film.
    In 25 anni i governi,in una deriva classista neoliberista, hanno istituito un antigiuridico e anticostituzionale scudo penale a protezione del profitto dell’ex Ilva privatizzata di diritto e di fatto.
    L’intera Taranto è diventata una enorme palazzina LAF.
    Dal Primo Maggio di Taranto dovrebbe emergere una risposta di speranza ,una ripresa di un vero e solidale movimento per l’emancipazione dei lavoratori.

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