La segreteria Schlein significa, come esito concreto, la sardinizzazione del PD. Non a caso sembra che metterà in campo Santori. Visto il livello di personaggi come lui e Furfaro, è facile immaginare verso quali vertiginose altezze si indirizzerà questa “rivoluzione”. Ma lasciamo stare i singoli (comunque prodotti culturali non casuali), occorre concentrarsi sui processi. E. Schlein, prodotto per eccellenza della sinistra liberal, porterà il PD ancor più sulla “linea del fronte” illusoria dei temi della sinistra di sistema politicamente corretta, dando piena espressione al senso comune progressista egemone.
Ovviamente questo lascia presagire la polarizzazione del confronto politico sull’asse della falsa contrapposizione Meloni/Schlein, il cui scopo funzionale è rafforzare ulteriormente la garanzia di estromettere la questione sociale e il conflitto dal discorso pubblico. Mentre sull’agenda politica che al momento conta le due concordano perfettamente (armi all’Ucraina a oltranza, guerra fino a sazietà e necessità per preparare il lauto business della ricostruizione dell’Ucraina polverizzata, colonialità e subalternità agli Stati Uniti), potranno contrapporsi anche ferocemente su temi che non sfiorano il nucleo dell’essere sociale. Un partito unico con veementi scontri tra le sue correnti interne, su temi che, se non sono antropologicamente irrilevanti nella differenza tra le visioni, sono tuttavia lontani dalla dimensione economico-sociale dei problemi. Saldo denominatore comune è, dunque, l’avversità nei confronti delle classi lavoratrici e popolari.
Il PD si rende completamente isomorfo al senso comune progressista e precisamente in questo consiste la sua sardinizzazione. Le sardine, come tutti i movimenti post-ideologici e neoliberali, sono figlie della ritirata e della disintermediazione della politica e sono, quindi, elitiste nell’essenza. La loro funzione, sul nascere, è quella di presidiare gli spazi dell’egemonia neoliberale, attirando nel tritacarne del movimentismo post-ideologico molti scontenti provenienti da sinistra. In un primo tempo, il rapporto tra PD e sardine si è dunque definito in termini di filiazione culturale e, verosimilmente, anche materiale delle seconde dal primo. C’era un partito, che nonostante tutto manteneva una parvenza (certo solo una parvenza, ma difesa, o anche solo pretesa) di “solidità” ontologica (che l’arcigno e cripto-leghista Bonaccini a suo modo ancora esprimeva), e c’era un movimento che intercettava, deviandola, una domanda di cambiamento per ricanalizzarla nella stessa area elettorale del partito. Il “nuovo” corso Schlein è l’abbattimento dell’argine che separa il PD dal movimentismo neoliberale (ed è lecito presumere che non mancherà chi cercherà di ricondurla all’ovile) e per questo è in qualche modo una carta della disperazione di questo partito, perché lo costringe a uscire in campo aperto senza più alcuna vera mediazione, e dunque nemmeno dissimulazione, prima affidata ai rivoli movimentistici, mettendosi in un rapporto diretto ed equivalente con l’ideologia politicamente corretta dominante.
In questo caso, la perfetta identità di reale e razionale è la liquefazione del partito, che si fluidifica nel politicamente corretto, il quale a sua volta entra nel partito come dato immanente occupandone tutti gli spazi e questo spiega anche perché in queste ore critiche e analisi circostanziate vengano tacciate immediatamente, e anche piuttosto nervosamente a dire il vero, di misoginia.
L’equazione perfetta e bidirezionale tra PD e politicamente corretto richiede l’intransigenza dei suoi adept* e acritici difensori, la reductio ad unum di ogni critica, che viene immediatamente investita con tutto il rancore classista tipico di questa forma dominante di progressismo. La critica diviene sinonimo di pregiudizio. Ci si arrocca nella pura forma, dalla quale ogni contenuto è espulso, nel manicheismo. L’avversario diventa una macchietta. Nessuna divergenza dallo schema è più tollerata. Lo spazio del discorso pubblico subisce una ulteriore, drastica compressione. Rappresentare i temi del conflitto sarà ancora più difficile, e ancora più necessario.