Cento di questi anni

Esattamente cento anni fa, il 7 novembre 1917 per il calendario gregoriano, un manipolo di “operaiacci” e di soldatacci”, come diremmo noi oggi,  per lo più ex “mugik”, cioè contadini poveri e poverissimi “proletarizzati”, guidati da un comando politico d’eccezione (oggi parleremmo di “leadership”…) era in grado di imprimere una svolta epocale alla storia e di prendere il potere in Russia.

Per la prima volta nella storia i “malriusciti”, i “ciandala”, conquistavano il potere politico, sia pure per un periodo di tempo decisamente breve. Essi riuscirono dove altri prima di loro avevano fallito o erano stati brutalmente soffocati. Da un punto di vista simbolico, quel gruppo di “operaiacci” rappresentava la volontà di riscatto di tutti quegli altri che avevano tentato prima di loro, fallendo, e di masse sterminate vissute da sempre nell’oscurità e nella rassegnazione.

Un evento epocale che ha impresso una svolta decisiva nella storia.

Sarebbe impossibile tentare di spiegare in poche righe le ragioni della successiva degenerazione, della crisi e del fallimento (ben prima del 1989) di quella straordinaria esperienza storica. Ci vorrebbe un’analisi accurata e non sarebbe sufficiente un libro.

Quello che ci interessa ora evidenziare è che sia accaduto: un gruppo di  “untermenschen” si fa classe dirigente e tenta di invertire la Storia. E ci riesce, sia pure per un arco di tempo molto breve.

Ciò significa che è possibile invertire il corso della Storia perché è già accaduto, qualcuno lo ha già fatto.

E’ finita male, molto male, la rivoluzione ha mangiato se stessa, come si suol dire, prima ancora di essere sconfitta dai suoi nemici esterni. Ma questo è un altro discorso, come dicevamo prima, che non può essere affrontato ora. Resta il fatto che quell’evento, irripetibile nella sua specificità, è accaduto e non potrà mai essere cancellato.

Ma significa anche che, sia pure in forme, modalità, contesti e processi necessariamente e completamente diversi, potrebbe accadere di nuovo.  Questo “rischio”, potenzialmente, esisterà sempre, per lo meno fino a quando continueranno ad esistere, sia pure nelle forme più diverse, i “signori” e i “ciandala”.

E’ anche per questo che quello straordinario evento deve essere dimenticato, rimosso, come se non fosse mai accaduto.

Noi, invece, per ragioni opposte a quelle di chi vorrebbe lasciarlo cadere nell’oblio, scegliamo di ricordarlo.

Ora, dal momento che si tratta di un anniversario, ed è giusto celebrarlo, senza nostalgia nè retorica ma per quello che è stato e ha rappresentato, scegliamo di far parlare queste immagini. Ci sembra che valgano più di tante parole:

1 commento per “Cento di questi anni

  1. Aliquis
    10 Novembre 2017 at 10:24

    A quando la prossima? Tra 28 anni (128 anni è il tempo intercorso tra la rivoluzione in Francia e quella russa)? Sarebbe meglio prima.

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