I macellai sauditi si preparano ad uccidere per conto di Trump

Risultati immagini per Mohammed bin Salman e Trump immagini

Foto: m.dagospia.com (da Google)

L’aristocrazia saudita sta rimodellando gli assetti dell’apparato repressivo interno con un golpismo cronico in salsa wahabita. Mohammed ben Salman, principe ereditario, aveva dichiarato che il wahabismo, ideologia derivante dagli sproloqui del monaco integralista Wahab, fosse finito? Soltanto un ingenuo avrebbe potuto credergli. La verità è che Casa Saud sta preparando la transizione da polo imperiale islamista a potenza sub-imperialista sottoposta ad USA ed Israele. Quindi, diversi gruppi terroristi di matrice wahabita diventerebbero parte dell’esercito regolare saudita. Chi non si adatta al nuovo sistema di potere farà la fine che il fellone Abd al-Aziz Saud fece fare ai Ikhwan, sostenitori di un fondamentalismo islamico tribale antioccidentale.

Donald Trump non vuole uno scontro militare USA/Iran ma, stando ai recenti, preferisce contribuire alla modernizzazione dello Stato saudita trasformandolo in uno Stato sub-imperialista ‘’islamista’’. L’ideologia wahabita resterà comunque il collante fra Riyad e la “madrepatria”, non più Londra ma Washington. La politica di Bush era quella delle aggressioni dirette; Obama utilizzava eserciti privati di mercenari; Trump riporterà questi soggetti all’interno degli eserciti regolari dei paesi alleati. Una strategia complessa ma destinata a fallire.

 

Hariri convocato a Riyad e arrestato

In modo banditesco Mohammed Ben Salman ha convocato a Riyad il primo ministro libanese Saad al-Hariri, arrestandolo. Certo, formalmente Hariri ha consegnato le dimissioni ma, di fatto, è in stato d’arresto con l’accusa d’essere stato molle con gli Hezbollah. La politica di guerra dei Saud sembra non avere fine. Una notizia taciuta dai media è l’incontro fra l’iraniano Ali Akbar Velayati, consigliere di Khamenei, ed il presidente libanese Michel Aoun subito dopo il ricongiungimento, com’era prevedibile, con Nasrallah leader degli Hezbollah ( l’Iran è il più importante alleato del movimento patriottico libanese ). Velayati ha dichiarato: “Teheran  ha spiegato alla sede del primo ministro: noi sosteniamo l’indipendenza del Libano’’; il giornale An-Nahar riporta questa dichiarazione eloquente: “Teheran accorda grande importanza al mantenimento al potere del governo Hariri – perché ciò servirà da riparo ad Hezbollah di fronte alle sanzioni Usa e perché si inquieta che le misure punitive del’Arabia Saudita ed altri paesi  del Golfo che hanno di mira il governo libanese” 1. Domanda: Casa Saud teme un Libano forte ed unito, magari contro Israele? Il sionismo sta facendo fronte comune col wahabismo contro Iran e Siria, inoltre bisogna sempre ricordare che Israele ed Arabia Saudita sono state fondate, entrambe, dal colonialismo britannico. L’obiettivo è sempre lo stesso: dividere il Medio Oriente in tanti, piccoli, stati etnici. Trump ( come dice Thierry Meyssan ) è contro il separatismo? Non importa, Israele e Casa Saud hanno progetti di lungo corso che vanno ben oltre questo imprenditore americano, personaggio difficilissimo da inquadrare.

L’Arabia Saudita è potente, su questo non ci piove. Casa Saud vuole trasformare lo Yemen nella sua Striscia di Gaza insanguinata ed ha rapporti con le borghesie occidentali più guerrafondaie e disposte a vendergli armi. Salman ha umiliato Hariri obbligandolo a leggere le dimissioni all’estero con una mannaia appoggiata sul collo. Questo la dice lunga su chi siano gli alleati degli USA; dei monarchi schizofrenici i quali preparano agguati a capi di Stato ritenuti inaffidabili, la vita di chiunque visiti Riyad è in pericolo ( a meno che non si chiami Clinton o Netanyahu ).

Salman ha fatto arrestare 11 principi e 30 ministri, sta centralizzando il potere nelle sue mani. Per quale ragione? Secondo il blogger ( alcuni blogger lavorano meglio di tanti giornalisti professionisti ) Moujtahed, Hariri era contentissimo dell’incontro con Velayati, non avrebbe avuto motivi politici per dimettersi. Il principe ereditario ha fatto questa mossa per recuperare i suoi fondi all’estero? Una cosa è certa, la faida interna ha acquistato dei connotati veramente violenti, gli assassinati – fra sparatorie ed elicotteri misteriosamente precipitati – sono tanti, il golpismo cronico latino-americano non è nulla in confronto.

 

La politica, a suon di morti ammazzati, wahabita

Il consigliere di Ben Salman, Mohammed ben Zayed, è un sionista che lavora per reinserire Hamas fra le organizzazioni terroristiche; l’Arabia Saudita – dice Mohammed ben Zayed – può diventare un capitalismo imperialista islamico solo legandosi all’imperialismo israeliano. Il secondo consiglio di Zayed è quello di mettere il pretume nero sotto controllo politico, centralizzando i tre poteri: politico, militare e religioso. Il wahabismo non tollera il pluralismo anche all’interno del fronte reazionario.

La tattica del principe è chiara, basta leggere i suoi messaggi in rete:

« I Fratelli Mussulmani non sono fra quelli che sono sulla buona strada. Al-Luhaidan, che Allah lo protegga »

« [I membri] della Confraternita sono partigiani che cercano solo di impadronirsi del potere, non si preoccupano di migliorare la fede. Al-Fawzan, che Allah lo protegga »

Più importante questo tweet :

 

« Non c’è niente nel Libro e nella Sunna che autorizzi l’esistenza di più partiti e di gruppi [politici]. Al contrario, entrambi censurano una simile cosa ». 2

 

La stessa Fratellanza Musulmana non avrà vita facile, non ci sarà nessuna democrazia con questa famiglia reale sanguinaria ma solo dittatura e teocrazia. Nello Yemen l’offensiva è totale e non si rivolge soltanto sugli Houthi, movimento popolare ed antimperialistico, ma anche contro Islah, il ramo yemenita dei Fratelli Musulmani. Trump, evidentemente, ha pianificato di chiudere i conti con l’Islam politico poggiando su uno Stato sub-imperialista wahabita che faccia piazza pulita, massacrando persone, organizzazioni ed interi paesi. Washington e Tel Aviv vogliono che l’unico Islam esistente sia ‘’l’Islam americano’’ wahabita. Non saranno gli USA a sporcarsi le mani, in quell’area geografica martoriata, ma Riyad per loro conto. Non è tutto, c’è un altro problema. La borghesia wahabita potrebbe riprendere a perseguitare i Sahwi, nati dalla fusione fra i salafiti ed i Ikhwan; la scorsa settimana – per esempio – è stato arrestato il religioso Salman al-Ouda colpevole d’aver suggerito l’unità con i Fratelli Musulmani ( di certo non con gli sciiti ). Casa Saud mira ad un conflitto geopolitico con la Turchia neo-ottomana? Qatar, Turchia ed Arabia Saudita: interessi un tempo convergenti – ad esempio contro la Siria pluralista e ‘’socialista’’ – adesso diventano divergenti. Chi vince? Il sionismo ma non solo.

Il nuovo corso saudita è questo, nessuno spazio per la ‘’modernizzazione’’ con la famiglia reale ancora in vita. I bolscevichi giustiziarono i Romanov, il popolo saudita aspetta, da oltre un secolo, dei rivoluzionari che s’impegnino a togliere dalle ‘’pagine del tempo’’, come diceva Khomeini, un clan tribale che vuole proiettare nel ventunesimo secolo i deliri di Wahab, un monaco rinnegato perfino dal suo stesso fratello.

Il principe ereditario provocherà la nascita di nuove alleanze per contrastare il suo predominio costruito sugli assassinii, il ricatto e la menzogna politica. Queste alleanze porteranno ad uno scontro interno alla borghesia islamista? Forse, quando i dominanti sono deboli, nascerà un Fronte democratico saudita, repubblicano ed amico dell’Iran e della causa palestinese. L’alternativa non è, in questo caso, fra democrazia e dittatura ma fra difendere la patria ( yemenita, libanese o palestinese ) o essere distrutti.

 

https://www.maurizioblondet.it/bin-salman-arrestato-anche-libanese-hariri-stava-pace-liran/

 

http://www.ossin.org/arabia-saudita/2192-mohammed-ben-salman-principe-saudita-del-caos

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.