Il Plan Condor, la Shoah dell’America Latina e quegli eroi dimenticati

’Avevo un solo obiettivo: restare vivo fino al giorno dopo. […] Ma non soltanto sopravvivere, sopravvivere restando me stesso’’ ( Mario Villani, sopravvissuto a quattro anni nei campi di tortura argentini citato da Naomi Klein )

Dopo il colpo di Stato contro il governo socialista di Salvador Allende, l’imperialismo Usa iniziò – secondo il linguaggio della CIA – a ripulire ‘’il cortile di casa’’ dalle organizzazioni comuniste, socialiste e patriottiche. Questa strategia di ‘’caccia al militante di sinistra’’ prese il nome di Plan Condor e fu una operazione talmente criminale che regge il confronto col genocidio commesso dai nazisti, ai danni di ebrei, rom e popoli russi, negli anni ’40. L’intera America Latina finì sotto il tallone di feroci dittatori di estrema destra che si macchiarono di crimini orrendi con la copertura dello Zio Sam. Il ruolo dei media – come fra poco dirò – agevolò i militari nella distruzione pianificata di quei paesi.

Il ‘’super-capitalista’’ Nelson Rockefeller ritenne che l’unica istituzione capace di dare stabilità all’America Latina fosse quella militare, per questa ragione sorse la Scuola delle Americhe, nell’ambito della Dottrina di Sicurezza Nazionale, a Fort Amador in Panama. L’obiettivo era duplice: distruggere i governi indipendenti sradicando il marxismo e la Teologia della liberazione. Lo storico Diego Siragusa osserva che la Chiesa ‘’favoriva lo sviluppo e la crescita economica ma si mostrava tiepida verso il conflitto sociale, verso l’attivismo per cambiare lo stato di cose’’ ( Diego Siragusa, Papa Francesco marxista?, Editore Zambon ). Lo scontro fra clero e fedeli provocò la nascita del ‘’cristianesimo popolare’’, un pericolo che non sfuggì alla Fondazione Rockefeller la quale, nel 1969, definiva la Chiesa latinoamericana come ‘’una forza orientata al rinnovamento, anche rivoluzionario’’ quindi un ostacolo agli interessi imperialistici statunitensi.

La ricerca storica inchioda il Vaticano che non ha mai pagato per le sue gravi responsabilità e l’imperialismo Usa che vuole estendere il suo dominio sul mondo a suon di bombardamenti e colpi di Stato. Sempre Siragusa scrive: ‘’Nel 1992, in Paraguay furono scoperti gli archivi contenenti i documenti che provavano l’orrore che si era consumato tra il 1973 e il 1982, L’agente di collegamento tra gli americani e i dittatori fu Robert Scherrer del Federal Bureau of Investigations ( FBI ), di stanza nell’ambasciata americana a Buenos Ayres’’. Questo criminale, Scherrer, non fece mancare il suo sostegno alla CIA di William Colby che il 25 ottobre 1974 dichiarò: ‘’Gli Stati Uniti hanno il diritto di agire in qualsiasi regione del mondo senza tener conto delle leggi locali, di aprire indagini nei vari paesi e persino di portare a capo operazioni quali l’intromissione negli affari interni cileni’’ ( cit. Diego Siragusa ). L’editore Giuseppe Zambon ha pubblicato, di Stella Calloni, Operazione Condor, un patto criminale, dove offre una documentazione dettagliatissima dei crimini statunitensi in America Latina. Gli Usa, ancora oggi, dimostrano d’essere un gendarme sanguinario, il regno dell’illegalità che pretende d’imporre il capitalismo predatorio a paesi indipendenti e sovrani come Russia, Siria e Venezuela. Lo stesso imperialismo “straccione” italiano ha gravi colpe in tal senso.

I mass media, fedeli alla CIA e al Vaticano in conflitto con i sacerdoti progressisti, avallarono i militari golpisti. La giunta militare giustificava la violenza ed i massacri dicendo: ‘’che era in corso una guerra contro pericolosi terroristi marxisti, sovvenzionati e controllati dal Kgb. Se le giunte usavano tattiche <<sporche>> era perché il nemico era mostruose’’. Per l’ammiraglio Massera era una guerra ‘’per la libertà e contro la tirannide’’, utilizzando lo stesso linguaggio di Capriles e dei ‘’neogolpisti’’ venezuelani. Naomi Klein ha spiegato, molto bene, la strategia dei media: ‘’Nel periodo che precedette il golpe cileno, la Cia finanziò una massiccia campagna di propaganda per dipingere Salvador Allende come un dittatore sotto mentite spoglie, un machiavellico stratega che aveva usato la democrazia costituzionale per salire al potere ma che ora stava per imporre uno Stato di polizia sul modello sovietico, dal quale i cileni non si sarebbero mai più liberati’’ ( Naomi Klein, Shock economy, BUR ). I movimenti di liberazione nazionale erano considerati terroristici; gli stessi termini infamanti utilizzati dall’imperialismo israeliano contro i guerriglieri palestinesi che lottano per liberare la propria terra.

I giornalisti investigativi vennero incarcerati oppure direttamente assassinati cosa che accadde all’eroico Rodolfo Walsh. La regia dei massacri era della Fondazione Ford e Rockefeller, potentati che nessun ‘’giornalista venduto”, oserebbe mai citare. La Fondazione Ford comprò l’imparzialità di Amnesty International ed investì 30 milioni di dollari nella sponsorizzazione di gruppi locali come il Comitato di pace cileno e l’American Watch. L’obiettivo era quello di formare una nuova classe dirigente, di accademici di destra e simpatizzanti del neocolonialismo Usa, una elite di garanti del potere capitalista, all’occorrenza massacratore e antidemocratico. Non ne fecero mistero i carnefici, infatti il vicepresidente della divisione internazionale della Ford, Frank Sutton, spiegò la filosofia dell’organizzazione: ‘’Non si può modernizzare il paese se non si modernizzano le elite’’ ( cit. Naomi Klein ). Un misto fra capitalismo e neofascismo senza tralasciare il ruolo delle massonerie internazionali.

Il giornalista de Il Manifesto, Maurizio Matteuzzi, ha chiarito il ruolo della P2 e del Vaticano nel sostegno alla dittatura argentina. Qual era il contesto storico? Leggiamo: ‘’la P2 di Gelli stava per comprarsi il Corriere della sera, i poteri forti industriali e finanziari con grandi interessi in Argentina facevano valere il loro peso. Oltretevere il papa Montini era quasi alla fine del suo pontificato e, dopo la meteora Luciani, nel ’78 era stato eletto l’anticomunista Wojtyla mentre il cardinale americano Marcinkus continuava a manovrare l’oscuro business americano’’ ( Maurizio Matteuzzi, Il Manifesto, 26 marzo 2006 ). Israele, lo Stato ‘’per soli ebrei’’, appoggiò politicamente ed addestrò con i suoi sicari i militari neonazisti dimostrandosi, già in quegli anni, un regime reazionario alleato delle peggiori cleptocrazie fasciste.

L’informazione, in Italia, finì sotto il controllo della ‘’massoborghesia’’ ( Gramsci ): ‘’Il Corriere della sera, acquistato da poco dal piduista Rizzoli e guidato dai piduisti Tassan Din e, come direttore, Franco Di Bella, aveva messo il silenziatore ai servizi del suo corrispondente da Buenos Aires, Giangiacomo Foà, ordinandogli anzi, agli inizi del ’77, di trasferirsi a Rio de Janeiro per il suo bene ( in effetti era nelle liste nere dei militari ). In tv i servizi dall’Argentina di Italo Moretti faticavano a passare. A Buenos Aires, blindata l’ambasciata da Carrara, toccò al giovane console Enrico Calamai – insieme a Foà e al militante comunista Filippo di Benedetto, antico emigrato calabrese e responsabile dell’Incra-Cgil – rischiare la vita per salvare quella di tanti disperati, oriundi italiani ma non solo’’. Chi si ricorda di Enrico Calamai? Purtroppo l’oligarchia che appoggia tutt’ora  i colpi di Stato pro-Yankee ha unipolarizzato l’informazione e la, non più libera, ricerca storica. L’amnesia collettiva che ha ‘’morfinizzato’’ la classe operaia non è casuale, non possiamo considerarla un incidente storico. Sarebbe una ingenuità degna d’un ricercatore alle prime armi.

Il Console Enrico Calamai ha descritto la politica genocida della giunta militare argentina appoggiata dall’omertà dei governi democristiani. Il comunista Enrico Di Benedetto, in questo libro, viene nominato ben dieci volte. Una testimonianza cruciale per capire la brutalità del Plan Condor in America Latina e le grandi responsabilità di Washington che persiste con questa politica criminale.

 

La bella figura di Filippo di Benedetto – menzionato da Maurizio Matteuzzi – mi è stata raccontata dal figlio Claudio, attivista di sinistra e sostenitore della Rivoluzione venezuelana, con il quale ho intrattenuto una piacevole conversazione sulla storia dei movimenti anticolonialisti latinoamericani. Un dibattito costruttivo che ha messo in risalto il rapporto, complesso, fra il Partito comunista argentino ( staliniano ) e le due guerriglie rivoluzionarie: PRT-ERP ( guevarista ) e Montoneros ( peronista ). Tema complesso su cui avrò modo ( anche con l’aiuto di Claudio ) di ritornarci.

Filippo Di Benedetto

 

Claudio mi ha descritto la dedizione del padre alla causa antimperialista, un profondo senso del dovere che, nel 1978, l’ha spinto a rifiutare una pulita occasione per mettersi in salvo: Giancarlo Pajetta, dirigente del PCI, gli propose di tornare in Italia con un grosso incarico istituzionale. Filippo – cosa impensabile per i politicanti d’oggi – rifiutò continuando ad operare come militante marxista nella clandestinità, rischiando la tortura ( e mettendo a rischio la sua stessa vita ) per mano militare. Tutta la famiglia Di Benedetto venne coinvolta in questa drammatica esperienza: ‘’Nella guerra delle Malvinas, incominciata per mano di Galtieri, dove l’esercito argentino combattè in condizioni di enorme inferiorità di equipaggiamento contro un esercito ben addestrato che inoltre si serviva di mercenari Gurkha, al fronte fu inviato, il figlio maggiore di Filippo Di Benedetto, che fortunatamente tornò a casa’’ ( Mario Occhinero, Il Diario anno XII n.3, pag. 9 ). Il giornalista calabrese Luigi Pandolfi, con un bell’articolo pubblicato sul Diario di Castrovillari, definisce l’eroe Di Benedetto lo ‘’Schindler saracenaro’’ paragonandolo all’imprenditore tedesco che salvò ben 1.100 ebrei dallo sterminio ( Shoah ). La città di Saracena ( CS ) e Claudio, lo scorso 22 agosto, hanno ricordato questo ‘’Schindler calabro-argentino’’ durante una manifestazione di solidarietà alla Repubblica bolivariana aggredita, un dibattito pubblico arricchito dalla presenza della Console venezuelana Amarilis Gutierrez Graffe. L’iniziativa è stata oscurata, com’era prevedibile, dalle mafiette del Partito democratico locale.

 

Il Pd: il ‘’partito’’ dell’imperialismo Usa

Il Pd non può partecipare ad una iniziativa popolare e progressista perché in Venezuela come in Ucraina sta dalla parte di organizzazioni neonaziste fatte passare, abusivamente, per ‘’liberali’’. Un partito che utilizza la menzogna come arma politica. L’economista Luciano Vasapollo ha dichiarato: ‘’Il Pd smetta di sostenere i fascisti in Venezuela. Poniamo fine a questa vergogna nazionale’’ ( Fonte: L’antidiplomatico ). Sempre il Pd ha appoggiato la sovversione wahabita contro il governo pluralista di Bashar Al Assad, intrattiene rapporti con la dittatura saudita e sostiene il progetto di pulizia etnica dell’estrema destra israeliana. L’arlecchino sionista Emanuele Fiano parla di ‘’antifascismo’’ mentre promuove l’ideologia razzista dell’ultra-destra likudista ( di fatto un partito etnico e nazista ), fregandosene delle violazioni del diritto internazionale da parte d’Israele: Stato pirata ed illegale.

Il Pd è un partito abusivo che, anche a livello locale, non disdegna il malaffare ed il clientelismo sulla pelle dei cittadini. In Calabria gli intrallazzi mafiosi e gli stretti legami con la ‘ndrangheta sono ben noti da tempo. E’ un bene che si tenga lontano da una iniziativa popolare, anche perchè non è gradito. L’amministrazione della città di Castrovillari – principale cittadina della parte settentrionale della provincia di Cosenza – è, quanto meno, irresponsabile con una politica sociale inesistente. La prepotenza dei bulletti politici, ovunque amministri il Pd, regna sovrana. Di democrazia nemmeno l’ombra.

Una parola conclusiva sui media: non credo che sia casuale l’appoggio unanime – da La Repubblica ad Il Giornale – a Capriles ed ai neofascisti venezuelani. L’informazione è diventata un prolungamento del potere politico egemone ovvero della Fondazione Clinton, il clan guerrafondaio dell’Impero Usa. L’informazione servile di La Repubblica ( mai una parola contro i crimini di guerra statunitensi… ) ha delle ragioni profonde, ragioni di classe. I grandi giornali sono antidemocratici ( ed è giusto dirlo ) e servili verso gli Usa e la lobby sionista.

Il Plan Condor è la Shoah dell’America Latina. Perché se ne parla così poco? Chi oggi sta con Capriles è una sorta di ‘’negazionista sudamericano’’, perché dargli credito? Purtroppo, i giornalisti italiani non riescono ad abbandonare l’inconscio neocoloniale finendo – volenti o nolenti – per mentire ai lettori e, per chi non è in buona fede, a se stessi.

La sinistra calabrese può ripartire dalla figura di Filippo Di Benedetto? La risposta è sì a patto che riesca ad affondare il nemico principale della classe operaia: il Pd con i suoi servetti politici, una banda di opportunisti senza ideali.

1 commento per “Il Plan Condor, la Shoah dell’America Latina e quegli eroi dimenticati

  1. ndr60
    12 Settembre 2017 at 11:15

    Ringrazio l’autore dell’articolo per aver ricordato, tra le altre cose, anche l’altro 11 settembre (quello del golpe cileno). Dopo le markette dei tg riuniti di ieri sera, ci voleva.

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