Gran Torino

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Fonte foto: Sottoilcielodifred.it (da Google)

 

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Torino, la citta’ dove abito, non la mia citta’.
Comincio l’opera inutile di descriverla.
La leggeranno sì e no una decina di persone e fra quelle poche che sono torinesi batteranno i pugni nel ferreo campanilismo e urleranno: non è così.
Torino dal punto di vista strettamente fisico è una città ben fatta.
Rigida, quadrata, ordinata, con ampi porticati e ampi viali, dà molto spazio al verde.
Intendiamoci, togliamoci strani sogni, Torino non è e non sarà mai una città turistica, perchè non ha nulla di caratteristico, nulla di pittoresco e sbiadisce di fronte alla bellezza anche solo di comuni microscopici italiani.
E’ una città costruita in modo razionale, tutto qui.
Detto questo il suo handicap è il tessuto sociale di questa città.
Faccio degli esempi: l’altro giorno mi sono soffermato a guardare le zanzare che brulicavano dietro il vetro  della mia finestra sbattendoci contro, nello spasimo di succhiare un pò del mio sangue, della mia vita, senza rendersi conto che pur essendo a un metro da me c’era un muro invisibile che gli precludeva ogni accesso.
Questa è Torino, questa è la ”movida” di Torino, di cui hanno parlato i giornali: uno stuolo di insetti, venuti dalle paludi e dagli acquitrini della periferia per cercare di entrare in una casa piena di vetrate, ai loro occhi di insetto perfettamente aperta e comunicante con l’esterno, nella realtà chiusa a ogni elemento estraneo.
Torino è così, ci sono vetrine meravigliose piene di ogni ben di Dio e ragazze con l’immancabile borsetta firmata, ma tutti guardano e nessuno entra nei negozi.
Tutti si riversano nel centro il sabato sera per dimostrare di appartenere a questa città, e il risultato è che la città vera, reale, quella che conta, che esiste, si dà al coprifuoco e si ritira nei lussuosi palazzi.
Non vanno in cerca di locali, ancorchè chic, al massimo il giapponese, si ritirano proprio in feste private che si svolgono a tre metri sopra da quell’altra umanità che brulica, che ciondola ubriaca e semisvenuta credendo, essendo nel centro, di essere protagonisti.
Il risultato sono rarissime scopate in cessi lubrici che potrebbero benissimo essere sostituite dal comodo e molto meno faticoso e costoso sesso a pagamento sotto casa.
Di solito tra i trenta e i quarant’anni si sfiancano e optano per il meretricio sotto casa.
Una città si disfa anche così.
Ci sarebbe tutto un mondo da descrivere: quello delle prostitute, ma non mi perdo nelle stupide pruriginose voglie di conoscerlo di chi legge.
Dirò solo una cosa, il mondo della prostituzione è gestito come quello degli impiegati bancari e le prostitute per profilo caratteriale e professionale sono del tutto assimilabili a questi ultimi.
Le prostitute vengono fatte girare, di modo che sotto casa ne trovi sempre una diversa, questo perchè i clienti non si affezionino troppo e se le portino via.
Il bisogno affettivo maschile infatti è enorme, e tutte quelle cose che avete sentito dire sulla donna oggetto, sulle prostitute vittime di clienti ricchi e bramosi di sottometterle col denaro, sono fumo gettato negli occhi.
Ma torniamo alla movida, perchè è su questo termine che mi voglio soffermare.
Movida è un termine straniero e come tutti i termini stranieri, viene importato per mettere sotto banco i termini del lessico italiano che sono ”scabrosi” e descrivono una realtà non propriamente luccicante.
Per esempio ”single”, viene utilizzato per nascondere i termini ”scapolo” e il più indecoroso ”zitella”, o il più lancinante di tutti: SOLO.
Al posto di cicciona o obesa viene importato il termine ”curvy”.
Ecco, movida è il drappo dietro cui si nasconde un’altra parola: degrado.
Noi a dire il vero l’abbiamo sempre chiamato così, ”andiamo a degradare”.
La movida consiste nel ciondolare inebetiti alle due di notte con una bottiglia di birra o di tavernello, portato da casa, o in uno slancio di misticismo alcolico comprato a caro prezzo in un ”locale”, ovvero uno spacciatore di alcool ”trendy” e niente più.
Perchè in effetti portarselo da casa fa povero e brutto ma è più realistico e concreto dal momento che lo spazio nel locale è minimo ed è sempre sovraffollato quindi anche con -3 gradi sotto lo zero ti ritrovi invariabilmente a bere fuori.
Lo scopo del locale è aggregare persone che non si conoscono, non ho mai visto succedere questo, tutti i gruppetti stanno rigidi e chiusi, spesso addirittura le ragazze con le ragazze, i ragazzi con i ragazzi.
Certo per fortuna non mancano le coppie, ma non c’è interazione fra sconosciuti.
Dunque questi non sono locali, ripeto, sono semplici spacciatori d’alcool trendy.
E non potrebbe essere diversamente manca lo spazio fisico per girarsi.
La movida è degrado, gente che piscia ubriaca sui monumenti, bottiglie rotte, e dopo una certa ora scatta oltre al coprifuoco della gente che esiste (noi anche se abbiamo un codice fiscale non esistiamo, siamo i fantasmi che popolano questa notte inondata di luce malsana) anche il coprifuoco della “figa”, rimangono solo più i “cessi” e gruppi di maschi che ti chiedono spasmodicamente ”hai da accendere” ma solo se vedono che il gruppo gira una canna per scroccargliela.
Se vogliamo un’immagine meno cupa, la movida sono quelle zanzare che continuano ad affollarsi dietro al vetro, incuranti del muro invisibile che le separa dal sangue vitale di cui avrebbero bisogno.
Se dovessi fare un altro esempio, immaginate la città come una rete. Bene, tutte le città che funzionano hanno dei collegamenti tra centro e periferia o una zona intermedia, dove c’è una classe media che fa da filtro ma al tempo stesso da passaggio tra il centro e la periferia; Torino no.
I collegamenti sono centro-crocetta, centro-collina, crocetta-collina e al massimo centro-Moncalieri. Amen.
Anzi, a essere precisi dal centro partono collegamenti un pò in tutta Italia e in tutto il mondo, non sono infrequenti le linee centro-Milano, centro-Firenze o addirittura centro-Montecarlo.
Ma manca una linea che colleghi il centro con anche solo Lucento, Vanchiglia o barriera di Milano, figurarsi Falchera o Vallette.
E’ una città che espelle e non integra, fatta a caste.
Data la sua natura, è normale che sia sempre stata una città di sinistra, i miei genitori mi raccontano di una città diversa, dove la gente, anche quella normale, abitava in centro e entrava nei negozi del centro di un tessuto sociale più uniforme.
Non so se credergli, i vecchi invecchiando confondono la loro giovinezza con la realtà, ma è come se mi parlassero della glaciazione quando al posto dei pini mediterranei c’erano la tundra e i mammuth.
Temo che in questa città l’unico punto di contatto tra il centro e la periferia, l’ultima classe media rimasta, ancorchè ne sia estita una, siano le prostitute e gli spacciatori.
Ma devo ricredermi perchè anche fra gli spacciatori c’è un ordine gerarchico: spacciatori del centro e della crocetta e spacciatori della periferia.
Rimangono solo le prostitute, o forse neanche quelle. A Torino anche le meretrici vengono scelte in base al censo.
Non so come sia altrove, ma qui è così.
Aspetto i soliti commenti: non è così, io ho amici di qua, di là…
Che vi devo dire ogni fotografia parte da un punto di vista, da una prospettiva, nondimeno è una fotografia, un’incisione su pellicola della realtà.
Questo io ho visto, questa è la mia fotografia e con buona probabilità QUESTA E’ TORINO. GRAN TORINO.

Fonte: https://semprecaromifuquestermoblog.blogspot.it/2017/08/questa-e-torino.html

4 commenti per “Gran Torino

  1. Silvio
    21 agosto 2017 at 13:16

    Beh c’è poco da aggiungere ,io non ho mai sentito in tutta la mia vita ,ho passato i cinquanta,di una persona ,un gruppo ,giovani o grandi che stessero per partire per Torino,mai.Cosa cavolo ci vai a fare a Torino?….

    • Alessandro
      21 agosto 2017 at 18:01

      In questi ultimi giorni la cronaca ci ha tragicamente mostrato Barcellona piena di turisti come sempre. Ma Barcellona è bella? Non scherziamo. Barcellona è di moda, e il turista medio segue il gregge. Torino è certamente più bella, ma non se la fila nessuno perchè Torino non è di moda.
      Poi certamente de gustibus…

  2. Alessandro
    21 agosto 2017 at 17:51

    Torino una “fogna” sotto il profilo umano, relazionale? Non fatico a crederlo, perchè è l’Italia a essere così: si dovrebbe soprattutto parlare di ciò che si sperimenta direttamente, ma avendo letto parecchio sul tema, azzardo una generalizzazione.
    Un popolo tendenzialmente chiuso, diffidente, conformista, rozzamente anarchico e pragmatico, eterodiretto, campanilista-regionalista( la nostra fetecchia regione e/o città è la migliore!), vittimista, con la puzza sotto il naso e con la prosopopea di conoscere tutto. Impossibile amare gli italiani dal mio punto di vista, per quanto stimi e apprezzi alcuni di loro, questo certamente sì.
    Eppure se passiamo all’aspetto artistico, climatico, naturalistico, beh in questo caso cambia tutto, e davvero l’Italia, nella sua varietà, è uno dei gioielli del pianeta.
    Chi lo sa, magari nei “mitici” anni Settanta-Ottanta, così diversi ma anche così unici, forse poteva valere qualcosa di più anche sotto il profilo umano, al netto della solita zavorra criminale, ma non saprei dirlo.
    Sono stato a Torino diverse volte e l’ho sempre trovata bella, verde, pulita, rispetto agli standard meridionali-insulari, climaticamente piacevole e varia, con un bellissimo centro storico, con il più bel parco cittadino d’Italia, il Valentino, con un bellissimo sfondo paesaggistico, laddove si può ammirare, con tanti interessanti musei. Mi è capitato di vedere anche alcune foto dall’alto della città e trovo difficile non definirla bella. Quindi se sul giudizio umano convengo, su quello architettonico-naturalistico no, anche se poi quest’ultimo aspetto è appena accennato nell’articolo.

  3. Gianfranco
    10 dicembre 2017 at 1:24

    Sono torinese al 50%, e l’altro 50 è lombardo abbondantemente torinesizzato.
    Premetto 2 cose: la prima è che amo tantissimo la mia città natale, la seconda è che da 25 anni abito felicemente nella seconda cintura e che non credo proprio mi piacerebbe tornare a vivere nella “metropoli”.

    Quanto alla “movida”, beh personalmente non ne ho esperienza, o almeno la mia esperienza risale ai tardi anni ’80, quindi parliamo di quasi 30 anni fa, e anche in questi casi parliamo di frequentazioni alternativo/marginali, non i locali del centro o le discoteche alla moda. Ricordo con nostalgia il Da Giau nel campo “alternativo” o pseudotale o nel campo più marginale e/o militante le serate a “El Paso” o ai “Murazzi” (CSA) pur essendo realtà piuttosto diverse tra loro. Oltre a essere realtà piuttosto chiuse, in fondo un locale come un altro ma “alternativo”. Belli anche certi giovedì sera allo Studio2 di via Nizza, quando c’era la serata rock.

    A parte questo Torino è sicuramente una città da vedere, ed essendo stato anche a Barcellona direi che nulla ha da invidiare.
    Comunque a me, che pure preferisco viverne fuori, Torino piace così.

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