La Russia, da sola, sul banco degli imputati

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

 

In questi giorni ha preso a circolare con forza l’analogia Putin-Hitler e Donbass-Sudeti. Così come Hitler, si suggerisce, procedette nel 1938 all’annessione dei Sudeti, la regione abitata in prevalenza da tedeschi etnici ma assegnata dai trattati di pace del ‘19 alla Cecoslovacchia, con le democrazie liberali che rimasero colpevolmente a guardare, lo stesso ha fatto il dittatore Putin con il Donbass. Proseguendo nel proporzionare concetti secondo lo stesso schema, si sostiene quasi ovunque che la Russia debba salire da sola sul banco degli imputati. Credo che questa analogia sia il frutto di un eccesso di storicismo. E, quindi, se contiene qualche elemento di verità, trascura inevitabilmente altri elementi rilevanti, a cominciare dal fatto che in quel quadrante geopolitico la Nato e gli Stati Uniti sono in pressione da anni. Si aggiunga che la destabilizzazione dell’Ucraina è stata resa irreversibile dal colpo di Stato del 2014, quando gli Stati Uniti contribuirono al rovesciamento del governo legittimo.

 

Viviamo in un clima di radicalizzazione bipolare ormai permanente, in combinazione allo schiacciamento sul presente della prospettiva temporale. Gli effetti di questo combinato disposto sono disastrosi e consentono che non si capisca nulla di serio dei conflitti tanto a lungo quanto devono durare. La polarizzazione estrema indotta dai media e dai social media (e dai secondi ormai anche più che dalla televisione) vuole imporre che essere critici verso la politica estera statunitense equivalga ad essere filo-putiniani. Ma per qualsiasi mente lucida questa è una perfetta sciocchezza. Putin è un autocrate e ha commesso un atto gravissimo aggredendo uno Stato sovrano. Questo di certo non elimina ogni legittima critica verso la politica internazionale degli Stati Uniti e della Nato, che hanno grandi responsabilità. Non ho alcuna simpatia per Putin e critico fortemente la politica estera degli Stati Uniti; e rivendico che questo mio posizionamento sia semplice e realistico allo stesso tempo.

 

Gli Stati Uniti in questa fase storica stanno interpretando, a mio avviso, in modo molto negativo il declino della loro leadership globale a favore, piaccia o no, di un mondo multipolare. Si deve ogni volta ripetere il lungo elenco di guerre condotte dal democratico Occidente, quella di Siria da ultimo, ma quelle ovviamente sono sempre giuste, inevitabili, nobili, correttive, necessarie. Purtroppo è evidente che questa condotta non ha affatto giovato alle relazioni internazionali e alla sicurezza. Mi chiedo, semplicemente, cosa Biden sperasse di ottenere andando a rinfocolare. L’autocrate Putin si percepisce, ed è percepito da molti russi, in rapporto di continuità con gli zar e con Stalin. Qualcuno (Enzo Bettiza, se non sbaglio), ha parlato al riguardo di una sorta di “carisma sintetico” Il suo ragionamento politico, interiorizzato, parte dal dato storico della riduzione dello spazio geopolitico della Russia rispetto a quello dell’Unione sovietica, quindi non è disposto a mollare un millimetro. Pertanto, la costante pressione di Stati Uniti e Nato nel tentativo di allargare in quelle aree geopoliticamente fluide la loro sfera di influenza è deleteria e porta drammaticamente al presente. Nonostante questo, francamente non ero affatto sicuro che Putin avrebbe attaccato l’Ucraina, pensavo piuttosto a una strategia per gradi. Rimane un atto di una gravità inaudita, ma non conduce a nulla vedere solo un pezzo della storia, amputando per altro ogni prospettiva di medio termine, innalzando bandierine colorate per la pace come riflesso condizionato del racconto unilaterale di media di infima qualità.

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Fonte foto: da Google

2 commenti per “La Russia, da sola, sul banco degli imputati

  1. Giulio Bonali
    27 Febbraio 2022 at 10:20

    Non per fare il fastidioso pignolo rompiballe, ma trovo troppo generosa la buonafede attribuita ai bufalari professionali al servizio dei potenti, spiegando le loro menzogne con un “eccesso di storicismo”.

  2. ndr60
    27 Febbraio 2022 at 18:56

    In effetti l’attacco diretto su Kiev ha sorpreso anche me; ero convinto che, nel caso, Putin avrebbe ordinato solo il dispiegamento delle truppe nelle regioni separatiste, proprio per poter giustificare maggiormente l’intervento.
    Questo suo rompere gli indugi può voler dire che ha fretta, o che dispone di informazioni che lo hanno convinto che era la scelta giusta.

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