Jair Bolsonaro: il volto disumano dell’Alt Right

La vittoria di Bolsonaro nelle appena concluse elezioni brasiliane, conferma la pericolosità dell’Alt Right: una fazione della borghesia imperialista USA capace di dotarsi di un autonomo apparato di propaganda. Si tratta di un fenomeno in crescita che affascina diversi intellettuali da quattro soldi negli USA, ma non solo.

Non possiamo sottovalutare il fenomeno: si tratta di uno sciovinismo elitario ed antidemocratico dove le lobby evangeliche spadroneggiano. Si tratta di fascismo? Non sarebbe corretto definirlo tale, semmai è una sorta di xeno-nazismo sostenuto dalla lobby delle armi (ormai in via di globalizzazione). Vecchio pallino di Trump, del KKK e della destra israeliana. Il ‘’mostro’’ prende forma.

 

La sottocultura dell’Alt Right: propaganda bellica e deliri ideologici

Quali sono gli obiettivi di Bolsonaro? Trasformare il Brasile in una potenza sub-imperialista totalmente asservita al Pentagono, ma soprattutto all’estrema destra israeliana. Il nemico regionale, per l’ “Hitler brasiliano”, è il Venezuela, mentre quello “internazionale” è la Repubblica Islamica dell’Iran. Seguendo le ‘’bufale’’ dei neoconservatori si comprendono le mire geopolitiche dello xeno-nazismo sudamericano. La denuncia di un gruppo filo-russo brasiliano, Nova Resistencia, è meritevole d’interesse: il neoconservatore Dana Rohrabacher si è inventato un impossibile attacco degli Hezbollah, coordinato dal Venezuela, contro il candidato dell’ultradestra; il tutto per far vincere il moderatissimo Haddad. Certe sciocchezze vengono spacciate per analisi anche in Italia attraverso giornali online accreditati nei circoli della destra USA. Gli occhi della guerra ne sono un immeritevole esempio: tragicomici. Leggiamo: ‘’In un report dei primi mesi del 2017, David Grantham, membro del National Center for Policy Analysis, un think tank adesso non più in attività, aveva espresso preoccupazione circa l’influenza che Arabia Saudita e Iran esercitano sulla regione latinoamericana. L’analisi di Grantham si concentra prevalentemente sul pericolo iraniano, rilevando come alcuni paesi dell’area, tra cui, ad esempio, il Venezuela, stiano costruendo relazioni sempre più salde con Teheran’’ 1. E’ molto difficile mettere insieme così tante sciocchezze in pochissime righe – fra l’altro citando come fonte un manutengolo della CIA – occultando (1) la contrapposizione strategica fra lo sciismo antimperialista e la sovversione wahabita e (2) la storica alleanza fra Arabia Saudita, USA ed Israele proprio contro la Repubblica Islamica dell’Iran. Il giornalismo investigativo è ben altra cosa, il senso della storia è la prima cosa per chi si rivolge ad un pubblico di lettori impegnato nell’attivismo politico. L’alleanza fra il patriottismo anti-occidentale venezuelano e l’Islam nazionale iraniano parte da lontano come ci ha spiegato Thierry Meyssan: ‘’Nel 2005, l’elezione del presidente Ahmadinejad andava a regalare una seconda giovinezza alla Rivoluzione khomeinista. A differenza dei suoi due predecessori, i presidenti Rafsanjani (1989-1997) e Khatami (1997-2005), Ahmadinejad è stato non solo favorevole a una politica di indipendenza nazionale, ma è stato anti-imperialista, in linea con il pensatore della Rivoluzione, Ali Shariati. In pochi anni ha fatto dell’Iran un grande paese scientifico e industriale. Ha sviluppato la ricerca nucleare per mettere a punto un tipo di centrale che potesse essere replicata nel Terzo Mondo e consentire all’Umanità di conseguire la sua indipendenza energetica, senza il carbone, il petrolio e il gas’’ 2. Questo per chi crede che la brodaglia culturale dell’Alt Right non crei seri danni su scala internazionale. Dal Brasile all’Italia, le ‘’bufale’’ sono le medesime.

Il neoconservatore Dana Rohrabacher è membro della lobby sionista AIPAC ed è un sostenitore dell’organizzazione terroristica anti-iraniana, MEK/MKO. Conclude Nova Recistencia: ‘’Antiglobalista? Não. Bolsonaro é apenas o defensor da vertente neoconservadora do globalismo atlantista. Nada além disso’’ 3. La chiarezza non è mai troppa.

 

Bolsonaro: un misto di neonazismo e neoconservatorismo

La sinistra brasiliana (colpevole di non aver accentuato la lotta di classe e organizzato in modo solido i lavoratori) utilizza taccia Bolsonaro di fascismo in termini dispregiativi, ma la realtà è di gran lunga peggiore. Vediamo le principali differenze fra il ‘’modello’’ Bolsonaro ed il fascismo italiano:

 

  • Il fascismo storico attaccò, con metodi terroristici, il movimento comunista e socialista in nome di una sorta di pseudo socialismo piccolo-borghese nazionalista ed anti-modernista. L’interclassismo, il corporativismo e l’anti-modernismo (inteso nella sua accezione più reazionaria, cioè l’ostilità nei confronti di tutto ciò che facesse riferimento ai concetti di eguaglianza e democrazia) divennero, dal ’19 in poi, gli strumenti ideologici e politici della borghesia agraria e industriale italiana contro il movimento operaio mentre la retorica populista e nazionalista costituì il collante ideologico fra la stessa borghesia e i ceti popolari. Il ‘’fascismo brasiliano’’ disprezza qualsiasi riferimento al popolo ed al mutualismo, facendo combaciare la propria visione dei rapporti sociali con gli sproloqui della oligarchia evangelica. L’estrema destra non terrà insieme autoritarismo e populismo nazionalista, ma abbraccerà direttamente l’ultracapitalismo oligarchico.

 

  • Il fascismo degli anni ’30 aggiornò la politica estera degli Stati revisionisti ovvero intenti a modificare la ripartizione delle sfere coloniali d’influenza. Mussolini, per diversi anni, camuffò il nazionalismo colonialistae imperialista dietro la retorica della nazione proletaria in lotta contro le demo-plutocrazie occidentali. Ciononostante, l’imperialismo fascista italiano si macchiò di crimini orrendi e, per la sua vocazione anti-comunista, anche l’allora premier britannico Winston Churchill elogiò il dittatore italiano definito (a torto) ‘’il più grande legislatore vivente’’. Il fantoccio Bolsonaro non può permettersi di appellare le potenze imperialiste ‘’demo-plutocrazie’’ per la semplice ragione che ne è servo. Stiamo parlando di un agente teleguidato dal complesso militar-industriale USA e dalla destra israeliana. Analfabeta politico, digiuno di strategie militari nonostante i suoi trascorsi nell’esercito, russofobo e sionista, non potrà abbracciare la geopolitica di potenza e cederà, in modo umiliante, il passo all’imperialismo ‘’yankee’’. Il trionfo dell’estrema destra in Brasile è una catastrofe politica e geopolitica per i paesi BRICS, contrappeso reale al neocolonialismo americano e sionista.

 

L’Alt Right sta avanzando, bisogna fronteggiarla sul terreno della lotta di classe non riciclando nel campo socialista e patriottico pezzi di “sinistra” post-modernista e politicamente corretta. La via da seguire ci viene indicata dal marxista Muhsen Abdalmuman, del Partito del lavoro belga: ‘‘Come disse Gramsci, il vecchio mondo muore e il nuovo mondo non è ancora nato, ed è in questi momenti che nascono i mostri. È in questo momento, quando il vecchio mondo muore e il nuovo mondo non è ancora nato, che siamo oggi. Quindi c’è Trump che trionfa col nazionalismo elitario e lo sciovinismo, ma anche coi lavoratori e da ciò che negli Stati Uniti chiamano “Alt-destra”, la nuova destra, vale a dire forze fasciste e di estrema destra rinnovatesi nel linguaggio, nella strategia e tattica, ma ovviamente non nel pensiero fondamentale e negli obiettivi’’ 4. E’ necessaria un’alleanza dei movimenti anti-capitalisti con gli Stati indipendenti (Cuba, Nicaragua, Venezuela, Bolivia, Siria, Algeria) ed i paesi BRICS (Russia, Cina ma anche l’Iran) spezzando l’accerchiamento imperialista occidentale. Soltanto così la ‘’nuova destra’’ potrà diventare una tigre di carta.

 

http://www.occhidellaguerra.it/america-latina-terreno-fertile-per-lo-stato-islamico/?fbclid=IwAR27rwhzt0HDurffSVPhgCRmcik45O8_xseUF5j3p1p7i8hDmAp5WA8TdF8

 

http://www.voltairenet.org/article181292.html

 

https://www.facebook.com/novaresistenciabrasil/photos/a.504357659741639/1087259371451462/?type=3&theater

 

http://aurorasito.altervista.org/?p=2552

 

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