Il denaro

Il denaro, in quanto possiede la proprietà di comprar tutto, di appropriarsi di tutti gli oggetti, è dunque l’ oggetto in senso eminente. L’universalità della sua proprietà costituisce l’onnipotenza del suo essere, esso è considerato, quindi come ente onnipotente…Il denaro è il mediatore fra il bisogno e l’oggetto, fra la vita e il mezzo di vita dell’uomo. Ma ciò che media a me la mia vita mi media anche l’esistenza degli altri uomini. Per me è questo l’altro uomo. (—) Tanto grande è la mia forza quanto grande è la forza del denaro. Le proprietà del denaro sono mie, di me suo possessore: le sue proprietà e forze essenziali. Ciò ch’io sono e posso non è dunque affatto determinato dalla mia individualità. Io sono brutto, ma posso comprarmi la più bella fra le donne. Dunque non sono brutto, in quanto l’effetto della bruttezza, il suo potere scoraggiante, è annullato dal denaro. Io sono, come individuo storpio, ma il denaro mi dà 24 gambe: non sono dunque storpio. Io sono un uomo malvagio, infame, senza coscienza, senza ingegno, ma il denaro è onorato, dunque lo è anche il suo possessore. Il denaro è il più grande dei beni, dunque il suo possessore è buono: il denaro mi dispensa dalla pena di esser disonesto, io sono, dunque, considerato onesto; io sono stupido, ma il denaro è la vera intelligenza di ogni cosa: come potrebbe essere stupido il suo possessore? Inoltre questo può comprarsi le persone intelligenti, e chi ha potere sulle persone intelligenti non è egli più intelligente dell’uomo intelligente? Io, che mediante il denaro posso tutto ciò che un cuore umano desidera, non possiedo io tutti i poteri umani? Il mio denaro non tramuta tutte le mie deficienze nel loro contrario? (—) Poichè il denaro, in quanto concetto esistente e attuale del valore, confonde e scambia tutte le cose, esso costituisce la generale confusione e inversione di ogni cosa, dunque il mondo sovvertito, la confusione e inversione di tutte le qualità naturali e umane. (—) Il denaro, questa astrazione vuota ed estraniata della proprietà, è stato fatto signore del mondo. L’uomo ha cessato di essere schiavo dell’uomo ed è diventato schiavo della cosa; il capovolgimento dei rapporti umani è compiuto; la servitù del moderno mondo di trafficanti, la venalità giunta a perfezione e divenuta universale è più disumana e più comprensiva della servitù della gleba dell’era feudale; la prostituzione è più immorale, più bestiale dello ius primae noctis . La dissoluzione dell’umanità in una massa di atomi isolati, che si respingono a vicenda, è già in sè l’annientamento di tutti gli interessi corporativi, nazionali e particolari ed è l’ultimo stadio necessario verso la libera autounificazione dell’umanità.

(K. Marx, Manoscritti economico filosofici del ’44)

 

2 commenti per “Il denaro

  1. 1 Giugno 2015 at 8:23

    L’ultimo periodo di questo ragionamento è molto interessante, oltre che essere ‘profetico’ rispetto alla società attuale.
    Marx, come gli capita spesso -vedi la considerazione della schiavitù come positiva in quanto capace di permettere l’accumulazione originaria e dunque permettere la trasformazione della società in senso borghese, borghesia che per Marx è stata la classe più rivoluzionaria di tutte- sembra leggere il disfacimento e l’atomizzazione come condizioni necessarie per l’abbattimento di un mondo (che lui credeva) in declino.
    Se la mia lettura è corretta, forse questo, come l’assenza di una teoria compiuta dello Stato (che produsse grossi problemi teorici e pratici ai bolscevichi una volta giunti al potere), è uno dei punti in cui Marx è stato un po’ troppo facilone e forse un po’ troppo determinista.
    Va detto però che poi ne Il Capitale -che a mio avviso, contrariamente a quel che pensa tanto ‘umanesimo marxista’ resta l’opera centrale e fondamentale dell’uomo di Treviri- svolge un’analisi molto più articolata e scientifica del denaro rispetto al manoscritto, che ha una forte carica evocativa e certamente alcune verità, ma che rimane da approfondire soprattutto nell’ultima frase.
    Poi la riflessione sul denaro come misura del valore e mezzo di circolazione di tutte le merci, quindi come massimo valore di scambio, saprà, sempre a mio modesto parere, integrare questa riflessione in modo più analitico.
    Questo -lo ribadisco- secondo me, che non sono un conoscitore approfondito del pensiero marxista, e lo pongo come un semplice contributo alla riflessione, pronto a correggermi se sbaglio.

  2. Armando
    1 Giugno 2015 at 16:29

    In realtà non è stato Marx a “scoprire” per primo i caratteri del denaro. In quelle pagine citate attinge a Shakespeare, ma interessante leggersi anche Quevedo, “Don dinero poderoso caballero”. Si veda, se interessa, http://www.ilcovile.it. n. 688.
    Ciò che mi lascia invece assai perplesso, o meglio contrario, è proprio il finale. C’è, a mio parere, una sorta di messianesimo, di attesa escatologica per l’ora x del riscatto dell’umanità, per il quale ogni evento che lo precede ne sarebbe preparazione. In questa ottica sembra quasi essere seguace del “tanto peggio tanto meglio”. Da questo punto di vista Marx non differisce dal cristianesimo che, si veda San Paolo, predice l’avvento del regno di Dio solo quando egli annichilera’ con la sua Potenza l’Anticristo che nel frattempo avrà conquistato il mondo e le genti presentandosi come il nuovo profeta, benché falso. Ora, se ciò è comprensibile per una religione, non lo è per una ideologia che si vorrebbe scientifica. Ma, come nel caso delle profezie cristiane, si pone il problema di cosa fare. “Trattenere”, frenare, ritardare, scongiurare, (l’azione frenante del katekon) oppure fare in modo di accelerare il compimento delle condizioni necessarie all’ora del riscatto, nel nostro caso il dominio completo del denaro (del capitale) e la definitiva atomizzazione dei rapporti fra gli uomini? Sostenere che la borghesia è la classe rivoluzionaria per eccellenza, il cui definitivo dominio è condizione per la liberazione dell’umanità, implica favorire in ogni modo il suo potere. Nell’un caso (cristianesimo) e nell’altro, non mi convince per nulla se si parla sul piano politico. Non esiste affatto nessuna garanzia che accada quello che anche altri studiosi marxisti preconizzano (ad esempio Camatte). Nel frattempo però si rischia di indebolire gravemente tutte quelle forze che contrastano il potere totalizzante del capitale. Nazioni, popoli, culture, classi, che si pongono in opposizione farebbero in realtà un’operazione antistorica, quasi repressiva, e ritarderebbero la liberazione dell’umanità. Occorre molta fede per crederlo, e ciò, almeno in teoria, è poco marxiano.

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