Il liberale classista e “berlusconiano” e il “grillino” tosatore dei cani

Minzolini, oltre ad essere un personaggio a mio parere intellettualmente e culturalmente mediocre e anche ripugnante a pelle, come si suol dire (ma questa è una mia sensazione personale…), è il classico liberal/liberista con una concezione ultra classista della politica e della vita. Il suo modo di ragionare e di vedere le cose – a giudicare da questa sua improvvida uscita su Battelli – è tipicamente figlio del liberalismo ottocentesco, classista, censitario, senza però avere la cultura (dalla quale io sono distante anni luce ma questo è un altro discorso…) che comunque quel mondo esprimeva. Diciamo allora che Minzolini è il tipico rappresentante del neoliberalismo postmoderno, cioè di un liberalismo volgarizzato, riveduto, corretto e riadattato a questa fase storica.

Per lui e per quelli come lui una persona non può aspirare a ricoprire incarichi di responsabilità politica di un certo rilievo se non è in possesso di un titolo di studio adeguato e se non è un professionista affermato e riconosciuto. Dimostra in questo modo di non capire nulla di politica e neanche di esseri umani.

Partiamo dal secondo aspetto, quello umano.

La mia personale esperienza mi dice che il titolo di studio, la professione e la conseguente posizione che si occupa nella gerarchia sociale non sono certo garanzia di intelligenza e saggezza. Ho conosciuto nella mia vita persone professionalmente affermate e plurilaureate ma intellettualmente e umanamente mediocri e persone di basso ceto e con la terza media (e a volte neanche quella) molto brillanti intellettualmente e di grande spessore umano (e, naturalmente, a volte, anche il contrario, come è normale che sia; non è detto che una persona per il fatto di essere ricca debba necessariamente essere sprovvista di doti umane…). Molto spesso, mi sono trovato a chiedere dei pareri importanti su scelte da prendere nella mia vita proprio a questi ultimi. Ho un vecchio caro amico, una persona di 73 anni, con la terza media, che ha fatto l’operaio metalmeccanico per tutta la vita, a mio parere dotato di grande intelligenza, umanità e cultura politica e della cui opinione ho sempre tenuto gran conto.

E qui veniamo al secondo aspetto, cioè quello politico. Questo mio amico ha svolto attività sindacale e politica per tutta la vita, ricoprendo vari incarichi anche se non ha fatto carriera (non per incapacità bensì perché il più delle volte non allineato ed estraneo a determinate dinamiche politiche e quindi per questo messo ai margini…), è un uomo cresciuto ad una grande scuola politica, quella del vecchio partito di massa (che formava i suoi quadri). E’, dunque, una persona che ha studiato, sia come autodidatta sia perché il partito lo metteva nelle condizioni di studiare. Accadeva, quindi, una volta, che anche operai, lavoratori, braccianti, potessero diventare grandi dirigenti politici e sindacali. Un nome storico su tutti: Giuseppe Di Vittorio.

La questione vera non è, dunque, quella posta in modo così maldestro, fuorviante e spregevolmente classista da Minzolini. La questione vera è che oggi non esiste più una adeguata selezione del ceto politico, per la semplice ragione che non esistono più i partiti di massa di una volta, con tutti i loro difetti ma anche i loro pregi. Una volta, in quei vecchi partiti, prima di approdare in Parlamento, si faceva una lunghissima gavetta e si accumulava una esperienza politica enorme. Si partiva dalla federazione giovanile, poi si passava alla sezione di quartiere, poi al coordinamento di zona, poi si veniva eletti alla circoscrizione, poi, forse, al comune, poi si assumevano incarichi di responsabilità nella federazione locale (lavoro, cultura, servizi sociali, stampa e propaganda ecc.), si veniva eletti nel comitato direttivo della federazione, qualcuno diventava segretario della stessa oppure andava a fare l’assessore e via discorrendo. E nel frattempo si imparava a parlare in pubblico, a confrontarsi, si era obbligati a leggere, a studiare. E soltanto dopo questa lunga, decennale gavetta e questa dura selezione si veniva candidati alla Camera o al Senato.

Ora, è evidente che la crisi e la “morte” della Politica con la P maiuscola porti con sé anche il degrado e l’impoverimento del ceto politico.

Il punto vero, quindi, non è che Sergio Battelli abbia la terza media oppure che per vivere abbia fatto il tosatore di cani – che è un mestiere dignitoso come qualsiasi altro (non è dignitoso rubare, fare la guerra, trafficare in droga, vivere di prepotenza, non tosare i cani…) – fino al giorno prima di essere eletto. Il punto vero è che Battelli non ha un briciolo di quella esperienza e cultura politica che sarebbe necessaria per poter ricoprire un incarico politico di quella responsabilità.  Perché anche Battelli, come Minzolini e tanti altri – sia pure in forme molto diverse – è figlio del “nulla” politico in cui ci troviamo. Si è ritrovato in Parlamento, diciamo pure miracolato, come tanti altri suoi colleghi “grillini”, in virtù dei meccanismi della famosa “piattaforma Rousseau” che ha consentito a gente del tutto sprovveduta e digiuna di politica di essere eletta con una manciata di voti online senza passare per la dura e pur necessaria selezione politica.

Una selezione politica che ormai da qualche decennio non c’è più, perché, appunto, la politica è stata ormai ridotta ad ancella del mercato e a mera amministrazione per conto terzi. E per fare questo non c’è necessità di una classe politica di spessore. Al contrario, serve una classe politica mediocre, asservita, priva di ogni autonomia politica e intellettuale, del tutto prona agli interessi di quelle forze che le stanno alle spalle.

Questa è la vera ragione per la quale (e mi auguro di sbagliare) un uomo come Battelli è inadeguato a ricoprire quell’incarico, non certo per il mestiere che faceva o per il suo titolo di studio.

Minzolini polverizza il 5S Battelli, «tosatore di cani con III media: ecco chi gestisce 209 mld di Ricovery Fund» - Secolo d'Italia

sergio battelli | Libero Quotidiano

 

 

 

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