Morire di lavoro

Il Venerdì di passione del lavoro è trascorso:  il 15 aprile 2022 quattro vite sono state spezzate sul lavoro. Giovani uomini e padri di famiglia sono scomparsi in un ordinario giorno di passione. Un giorno ordinario, non straordinario, perché si susseguono le morti del lavoro, sono parte del quotidiano squallore del liberismo. Si tuona e si inneggia ai nostri valori, si finanzia la guerra in Ucraina  con l’invio di armi, le quali sono pagate con il pubblico denaro estratto dalla fatica dei lavoratori e utilizzato per uccidere altri lavoratori.

Sono i nostri valori: il censo dà diritto di uccidere. I padroni sul lavoro abbassano il livello di sicurezza, non vi sono controlli, per cui i lavoratori ricattati dalle necessità quotidiane sono costretti ad accettare salari bassi e condizioni lavorative impossibili.

Il criminale silenzio dei partiti e, in particolare, delle sinistre liberiste denuncia la verità sui nostri valori. I lavoratori non sono che mezzi nelle mani del grande capitale. Al pari degli strumenti da lavoro possono essere sostituiti. I popoli che sotto la spinta della glebalizzazione totale approdano sulle nostre coste sono carne da macello da gettare nella fornace del capitale, che brucia in modo perenne. Ogni giorno vi sono lavoratori che scompaiono. La nostra costituzione mille volte vilipesa richiama al rispetto del lavoratore, il quale è prima di tutto una persona, un essere umano da rispettare nella sua totalità. Invece, nel migliore dei mondi possibili…i lavoratori sono solo mezzi da sfruttare e da usurare.

Un popolo lo si annichilisce ed addomestica se gli si insegna a percepirsi in modo parziale, in tal modo la consapevolezza dei propri diritti degrada. I lavoratori se giudicano se stessi persone possono lottare, ma se il sistema insegna loro e a tutti che sono solo braccia, gambe, muscoli o cervelli per il capitale, non possono che accettare passivamente la loro condizione. Il fato diviene la logica con cui il capitale conserva il suo dominio inculcando nei sussunti la passività e il degrado nel percepirsi come organi specializzati per uno specifico lavoro e, quindi, sostituibili.

Il numero di lavoratori che hanno perso la vita nei primi mesi del 2022 è già più alto rispetto all’anno precedente, nel frattempo il governo dei migliori straccia la Costituzione ed invia armi all’Ucraina. Nessun accenno alla strage dei lavoratori, i sindacati con le loro affermazioni di circostanza che si ripetono ad ogni morte o “assassinio” non possono che confermare la loro impotenza e complicità. Nel vuoto siderale della politica tutto continua ad accadere, si continuano  a falcidiare esistenze che per il sistema non sono niente. Il liberismo è profondamente razzista, per esso il valore delle persone si quantifica in denaro, per cui un lavoratore precario è socialmente irrilevante. Il suo valore è dato dal fatto che è un mezzo nella competizione globale. I diritti umani sono la bandiera delle sinistre liberiste ed arcobaleno, naturalmente i diritti umani sono rilevanti se si deve attaccare un paese nemico, ma non alzano la soglia di attenzione verso le contraddizioni e le ingiustizie interne alle democrazie liberiste. Se la sensibilità verso i diritti umani fosse vera ed autentica, si utilizzerebbero immense energie e risorse per risolvere le contraddizioni del capitale, invece i diritti umani sono solo tattica per attrarre consenso senza nessuna mediazione simbolica e prassi. Dinanzi a noi ci sono i nostri valori: esportazioni di armi e morte sul lavoro. La vita è solo un accidente per il liberismo, l’unico scopo è l’accumulo illimitato a qualsiasi costo. Da questa verità che rischia di investirci nella sua crudezza dobbiamo riprendere il cammino. Nell’inferno di menzogne in cui siamo ricordare le parole dell’articolo quattro della Costituzione è un balsamo di speranza:

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.

L’articolo quattro della Costituzione non è moderno o contemporaneo, è eterno, perché ci svela una verità dell’essere umano: ci si umanizza nella prassi nella quale vive lo spirito della persona, ogni essere umano necessita del lavoro per esprimere il potenziale comunitario che porta dentro di sé e per conoscersi. Morire sul lavoro è un crimine contro l’umanità. I crimini contro l’umanità continuano ad essere proiettati all’esterno, invece sono tra di noi. L’invio di armi per la guerra del capitale non è altro rispetto alla morte dei lavoratori, ma è in continuità con esso. Si tolgono diritti ai lavoratori per investire in nuovi mercati da conquistare, anche con le armi, la democrazia da esportare è parte della fase imperiale del capitalismo. Guardare la verità libera, essa è sempre olistica, per cui dobbiamo reimparare a connettere ciò che il capitale separa con il suo ordine del discorso.  Marx nel Capitale ha guardato la verità del modo di produzione capitalistico, sta a noi continuare a capire e denunciare:

“La produzione capitalistica, se si considera in particolare e se si astrae dal processo della circolazione e dagli eccessi della concorrenza, è estremamente parsimoniosa di lavoro materializzato, oggettivato in merci. Essa è invece, molto più di ogni altro modo di produzione, una dilapidatrice di uomini, di lavoro vivente, una dilapidatrice non solo di carne e di sangue ma pure di nervi e di cervelli. In realtà, è per mezzo del più mostruoso sacrificio dello sviluppo degli individui che soprattutto si assicura e realizza lo sviluppo dell’umanità in quest’epoca storica che immediatamente precede la cosciente ricostituzione dell’umana società. Poichè tutta l’economia, di cui si parla, trae origine dal carattere sociale del lavoro, così è in effetti proprio questa immediata natura sociale del lavoro che determina tale sperpero nella vita e nella salute degli operai. Caratteristica in proposito è già la questione sollevata dall’ispettore di fabbrica B. Baker: «Tutto il problema impone un serio esame su quale sia il mezzo migliore per eliminare questo sacrificio di vita infantile causato dal lavoro in massa (congregational labour)» (Rep. of Insp. of Fact. Oct. 1863, p. 157).

Fabbriche. Sotto questa voce va considerata la mancanza di ogni misura precauzionale per la sicurezza, comodità e salute degli operai anche nelle fabbriche propriamente dette. La maggior parte dei bollettini di guerra, che enumerano i feriti e i morti dell’esercito industriale (v. i rapporti annuali sulle fabbriche) ha ivi la sua fonte. Pure qui rientra la deficienza di spazio, di aerazione ecc.[1]”.

 

[1] K- Marx. Il Capitale, Libro III, Sezione I TRASFORMAZIONE DEL PLUSVALORE IN PROFITTO
E DEL SAGGIO DEL PLUSVALORE IN SAGGIO DEL PROFITTO, Capitolo V.

Morire sul lavoro - Alessio Atrei

Fonte foto: Alessio Atrei (da Google)

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