Ma quale Hillary, ma quale Obama, ma quale Trump, è la cupola bellezza!

Tutto quello che vorreste sapere sulla candidata della criminalità organizzata globalista e che il “manifesto” non vi ha mai raccontato.

Questo paese, non essendo mai stato protagonista, se non due millenni e mezzo millennio fa, rispettivamente Roma e Firenze, vive di tifo per gli altri ai quali si accoda da subalterno sistemico: Guelfi e ghibellini, Napoli e Juventus. L’italiano è abilissimo a convincersi di crederci, anche se poi l’intero gioco viene condotto da un miliardario cinese, o, più in alto, da una combriccola mafiosa (FIFA, UEFA, CONI) più vicina alle stelle e strisce che sventolano sulle banche che alle stalle dove sta lui. Così, nella congiuntura abietta della campagna elettorale americana, una cosa mai vista, tanto moralmente lurida e giuridicamente criminale da fare apparire un circolo di boy scout la ‘drangheta. Un sistema elettorale che sta alla correttezza e alla trasparenza come Totò venditore della Fontana di Trevi sta al settimo comandamento, o come Sindona sta a Giorgio Ambrosoli. In ognuna delle ultime tre tornate è finito in brogli grazie a un’impresa di conteggio elettronico dei voti ampiamente manipolabile e manipolato, ma collegato ad altissime figure dell’establishment.

 

Eppure tutti, menati per l’anello al naso dai media (di cui sappiamo dal pentito tedesco che, appena di rilievo, sono al soldo della Cia) si appassionano ai giocatori in campo, come se le loro virtù e vizi potessero decidere l’esito della partita. Così c’è chi individua in Obama il buono e volenteroso, sorvolando sulle tre guerre ereditate dai neocon di Bush e incrementate a sette, sugli assassinii mirati extragiudiziali su sospetto da lui inventati e freneticamente praticati in tutto il mondo, sulla bancarotta economica, sul disastro sociale, sulla riforma sanitaria regalata alle assicurazioni, sui salvataggi della delinquenza bancaria, sull’impoverimento totale del 20% dei cittadini, sull’ammazzamento di un nero ogni due ore, sul rafforzamento delle misure di Stato di polizia inaugurate in virtù dell’11 settembre, sul numero di immigrati espulsi, maggiore di quello di ogni presidente precedente, sui regime change a gogò tentati e sui colpi di Stato in paesi sovrani ma con governi sgraditi (Honduras, Paraguay, Ucraina).

Poliziotto buono, poliziotto cattivo

Questi acuti analisti sdottoreggiano su quanto il povero Obama sia stato minchionato e trascinato di disastro in disastro dalla guerrafondaia Hillary. Frugando nei cassetti e nelle frequentazioni di Trump e della sua avversaria, speculano con raffinatezza dialettica su quali settori della società americana si riconoscano nell’uno o nell’altra e a quali destini indirizzeranno rispettivamente le nostre vite e l’intero mondo. E’ la riedizione dell’antico mantra della Reticella dei comunisti sulle “contraddizioni interne all’imperialismo”, la cui unica validazione sta nella consolazione dell’attuale inanità, propria e delle forze produttive. Visto che noi stiamo qui a farci le pippe scadendo nell’assoluta irrilevanza politica e sociale (difatti non ci resta che la forza e la resistenza dei popoli aggrediti, ma questo non lo riconoscono, trattasi di “dittature che bombardano la propria gente”), la fine di capitalismo, imperialismo, neoliberismo,  magagne varie, sarà determinata dalle contraddizioni interne all’imperialismo e, meglio ancora, dalle contraddizioni tra “imperialismi” (la Russia non la scampa da questi maestri della geopolitica).

Hillary e il suo capolavoro

Come sopra Totti c’è Pallotta e quanti gol deve prendere Donnarumma al Milan lo decide, dopo consulto con Angela Merkel, Theodoridis, segretario generale UEFA, così la nostra, la precedente e la successiva generazione ha assistito a un teatrino, anzi teatrone, elettorale di pari natura: burattinaio in alto dietro le quinte, burattini sotto che si mostrano e se le danno di santa ragione. Parliamo tanto di Bilderberg, Rothschild, Rockefeller, Trilateral, cupole mafio-massonico-talmudiste. Alla luce della strabiliante onnipotenza finanziaria dei loro membri, che ridicolizza quella di interi Stati e compete con il PIL mondiale, gli attribuiamo il potere di decidere le sorti del genere umano e, nel dettaglio, quelle di governi, culture, assetti sociali, guerra e pace. Ma poi il virus del tifo s’impenna, detta legge e torniamo ad arrabattarci, con immutata passione e convinzione, tra Hillary e The Donald e, scadendo nell’infimo, tra Renzi e Bersani.

I Cinque Stelle li lasciamo fuori. In questa partita non ci stanno. Sono la variabile impazzita che a volta sfugge al controllo del pinnacolo della piramide. Succede anche negli Stati Uniti. Ma si rimedia subito. Pensate alla dinastia Kennedy, agli spari, all’ospitale e promiscuo letto di Marilyn Monroe, all’annegamento di Chappaquiddick. Pensate ad Al Gore, pacifista e ambientalista (pseudo), vincitore contro Bush  per mezzo milioni di voti, ma seccato dal voto dei babbioni reazionari installati nella Corte Suprema da grandi “liberal” come Reagan e Bush padre. E forse lo è anche Donald Trump una variabile impazzita. Se guardiamo a chi hanno dietro, a proprio supporto, lui e lei, il tycoon pare un cammello disperso  nel deserto.

Finora il pinnacolo elitista, malthusiano e mondialista ha sempre contrapposto due burattini relativamente credibili, almeno per quella maggioranza che si presta a farsi sodomizzare dai media: Reagan-Mondale, Bush-Clinton, Obama-Romney, alternando un destro a un presunto sinistro e anche un fesso a un furbo. Escono tutti dalla stessa covata del cuculo che incista le sue uova nel gran nido dei candidati spuri e di fantasia, vedi il povero, il miserabile Sanders, lo Scilipoti elegante. Coloro che si dialettizzano su una contrapposizione Obama-Hillary, si sono scordati del meccanismo poliziotto buono poliziotto cattivo. Hillary che squarta la Libia e Obama che sparge il colera capitalista per le vie dell’Avana ottengono entrambi il risultato ordinato dal pinnacolo, una volta con metodo soft e l’altra hard, a seconda di cosa si tira dietro l’opinione pubblica del gregge.

Variabile impazzita?

L’ipotesi di un Trump sfuggito al direttore d’orchestra e che fa il solista stonando è confortata dall’armata smisurata dei poteri veri, quelli direttamente all’orecchio del Pinnacolo, schierati davanti, di dietro e ai lati di Hillary Rodham Clinton. Ci sono tutti: i servizi d’intelligence, gli armieri e gli armati, Wall Street e tutta la finanza criminale, i cinque enormi aggregati mediatici che sono quanto rimane del pluralismo dell’informazione Usa (noi imitiamo con Stampubblica), l’industria della sicurezza, Big Pharma, Big Oil, Agribusiness, l’industria estrattiva (HC sostiene la tecnica sismagenica del fracking), la Federal Reserve, Hollywood, tutta l’industria delocalizzatrice e dunque i fautori del liberoscambismo imperiale CETA, TTIP, TTP,TISA, le androfemministe, l’intera banda terrorista degli ex.repubblicani neocon di undicisettembrina memoria, l’intellighenzia integrata, neri e latinos spaventati dalle sbruffonate di Trump.

Basta la foto

Impennata d’eleganza, poi, ciliegina su questa torta di inqualificabile materia, le Pussy Riot con il solito pornovideo anti-Trump., non dissimile da quello in cui si infilavano polli nella vagina, o si masturbavano sull’altare della Madonna. Per chi, come i Clinton, è sospettato di pratiche pedofile e omosessuali (vedere in rete i titoli di varia stampa) e intimeggiava con tipi come Weiner che si esibiva in internet a quindicenni, niente di strano. Infine ci sono, con l’entusiasmo del cane che scodinzola al suo bastonatore, i vassalli, valvassini  e valvassori. E sguatteri come noi, dal 1945. E con Trump chi ci sta? Gli sfigati d’America, le classi che le reaganomics e poi Bush e Obama hanno ridotto in miseria, quelli che un appassionato di rivoluzioni colorate e di rovesciamenti del vero come Caldiron definisce sul “manifesto”, “la nuova destra che corre con il miliardario”. Qui pare che non ci siano che destre, ma quella che morde, quella dei ricchi, è oggi tutta con Hillary.

 Hillary con due Pussy Riot

I lipizzani del manifesto

Menzione speciale per il “manifesto”. Il giornale che, con la sua testatina, insulta storia, martiri e tutti noi, ma, patinato com’è ora è sicuramente caro a Soros, non poteva mancare nel sottoscala dei grandi elettori sopra elencati. Giornale di innocua opposizione nella bassa cucina domestica, diventa mirabilmente di servizio quando si va alle grandi questioni del mondo. Tipo dittatori da abbattere, Putin da esorcizzare, Regeni da far esplodere tra i piedi dell’Egitto e, appunto, Hillary da votare. Per Hillary ha messo in campo il meglio dei suoi lipizzani  danzanti. Allo schiocco del domatore si esibiscono in mezzo passo, counter-canter, cambio al volo, piroetta, passage, piaffe, D’Agnolo Vallan, Moltedo, Celada, Catucci, Portelli, Tonello, Caldiron del Talmud, addirittura, dal lontano Afghanistan, i collaudati chierici della “società civile” afghana, quella che all’oscurantismo dei Taliban senz’altro preferisce i civili occupanti. Tutti impegnati per la candidata sacralizzata dall’essere donna e delle donne. Chi temerariamente turibolando sacri incensi alla Clinton, chi, per non compromettersi davanti a futuribili vergogne, scagliando napalm verbale sull’orrido sessista, razzista, xenofobo, misogeno, mal pettinato.

Soros, grande elettore di Hillary

E se Trump vince? Potrebbe essere. La recente bomba lanciata dall’FBI sulla Clinton esplodendo ha aggiunto all’alto tradimento dell’email di Stato su server privato, già esaminato e sminuito per carità di patria in “grave trascuratezza”, la vergogna di uno scandalo statal-sessuale di ancora non misurate proporzioni. Hillary, la “Ersatz-figlia” di Hillary, capo del suo staff e suo braccio destro fin dalla Segreteria di Stato, Huma Abedin e suo marito Anthony Weiner, ex.deputato ebreo ed ex-candidato sindaco a New York, si servivano per le loro comunicazioni tutti quanti del computer privato di Hillary e di quello altrettanto privato di Weiner. Anche per le comunicazioni secretate di Stato. Anche per i messaggi di Weiner nudo a ragazzine minorenni.

Se ora la necrofaga della Libia e del linciaggio di Gheddafi, di fronte all’inaccettabile e incontrollabile Trump, dovesse essere portata nella stanza ovale, magari a forza dei soliti brogli, questi suoi trascorsi, e molti altri legati al suo sistema “pay for play”, con cui, da Segretaria di Stato, offriva prestazioni politico-economiche-militari in cambio di finanziamenti alla sua Fondazione, la rincorrerebbero con denunce, inchieste, rivelazioni, per tutta la durata del mandato. Rendendo assai precarie le manovre del Pinnacolo proprio nel momento dell’assalto alla Russia, di cui Hillary si è fatta garante, e dei passi avanti verso il comando sul mondo.

Jim Comey, salvatore della patria, o risorsa estrema della Cupola?

Vogliamo credere che Jim Comey, direttore dell’FBI, non abbia agito su istigazione dei russi, come allude l’establishment pro-Clinton che ha individuato Putin dietro a ogni brutta notizia sulla candidata democratica, ma perché proprio non ne ha potuto fare a meno di riaprire l’inchiesta sulle mail dell’allora Segretaria di Stato. Dopo essere stato ostacolato dal ministro della Giustizia Loretta Lynch, amica dei Clinton  e da Bill portata alla ribalta governativa, nelle ricerche sul computer di Hillary, ha invece scoperto 650mila mail relativi a suoi affari privati e di Stato (ma si vocifera anche su giri di pedofilia frequentati a suo tempo da Bill insieme all’amico miliardario Epstein, condannato per prostituzione minorile) su quello dell’esibizionista Weiner. E’ la circostanza per la quale Trump presidente potrebbe diventare l’inevitabile piano B per il Pinnacolo, anche detto “Stato profondo”. Per poi magari liberarsene se dovesse continuare con le mattane anti-Nato e filo-Putin.

Huma Abadi e marito Weiner

Risulterebbe che Comey abbia agito anche su spinta di una rivolta dei quadri intermedi dell’FBI, fin lì frustrati dal blocco all’inchiesta imposto da una magistratura ligia alla Lynch. Forse avevano ancora nel gozzo quella subitanea liberazione e restituzione a Israele dei cinque agenti del Mossad dall’FBI arrestati mentre, giubilando, da un terrazzo di fronte filmavano la caduta delle Torri Gemelle, ovviamente essendone a c onoscenza preventivamente. Per inciso, che Obama balli appeso agli stessi fili che manovrano Hillary è deducibile anche dall’intimazione da lui rivolta a Comey di “non esagerare con Hillaryche è la nostra speranza”. Ripeto, divergenze di interessi tra diversi settori dell’economia e, dunque, della politica americana possono anche verificarsi, per esempio petrolieri trattativisti piuttosto che militari bombaroli. Ma da qui ad argomentare scontri addirittura ideologici tra un Obama e una Clinton ce ne corre troppa. In ogni caso il Pinnacolo riduce poi tutto at unum.

Le opere  e i giorni di Hillary Clinton

A questo punto non ci resta, a documentazione delle buone ragioni dell’intera planopia assemblatasi per caricarsi la candidata bella, brava e buona e portarla fino alla Casa Bianca, che riesumare dalle profondità quanto della consorte dello sventratore della Jugoslavia e masskiller dell’Iraq è stato da questi corifei seppellito. Rottame psicofisico, minato da una serie di emboli e commozioni cerebrali, evidenziati da svenimenti, gambe malferme su gradini, mosse e smorfie isteriche, vuoti di memoria, ha sotto casa una tale palude infestata da coccodrilli, per dire delitti e abusi, da far sembrare probi statisti Bokassa o Amin e Hitler un dilettante.

Il golpe in Honduras, la guerra alla Libia con annesso linciaggio di Gheddafi, la creazione dell’Isis mediante trasferimento di tagliagole dalla Libia alla Siria (e, da lei non protetto, ci ha rimesso le penne il trafficante ambasciatore Usa a Bengasi) sono opera sua. Personale. Prima si era limitata a spingere il marito a distruggere la Serbia e a bombardare l’Iraq sotto sanzioni. Poi a plaudire alla guerra all’uranio di Bush sotto il pretesto che Saddam aveva armi di distruzione di massa e la mano negli attentati dell’11 settembre. Alla sua vice al dipartimento di Stato, Victoria Nuland, ha insegnato come organizzare la nazificazione dell’Ucraina.

 

A proposito di paternità dei bruti jihadisti, i loro creatori e finanziatori, Arabia Saudita e Qatar, sono anche i massimi contribuenti alle spese elettorali di Hillary: il 20% delle sue spese la prima volta, 25 milioni di dollari stavolta dalla sola Arabia Saudita. “Finanziamenti illegali clandestini” li ha definiti il principe ereditario Mohamed Bin Salman. Gli altri donatori di punta sono Goldman Sachs, JP Morgan, Bank of Amerika (che dividono le loro attenzioni tra politici delinquenti Usa ed europei). Questi ed altri dello stesso giro sono però preceduti nella classifica dei massimi donatori da cinque eccellenze ebree del mondo bancario e mediatico: Sussman, Pritzker, Saban, Abraham e, primo della lista, George Soros il quale rivaleggia per prestigio mondiale con followers di Hillary come Kissinger e Madonna-Ciccone. Riconoscimento, questo, dell’assoluta preminenza conferita alla politica estera israeliana  a scapito spesso degli interessi Usa, compresa la guerra all’Iran, innumerevoli volte assicurata da HC all’AIPAC e direttamente a Netaniahu.

Come garantirsi successi elettorali

Cultrice dell’integrità dei processi elettorali, ha fatto demolire Sanders dai trucchi e sabotaggi dell’imparziale Comitato Nazionale del Partito Democratico. Ribadendo la sovrapposizione degli interessi israeliani su quelli del resto del mondo, della pace e della giustizia, nel 2006 la senatrice Hillary parlando alla pubblicazione talmudista “Jewish Press” e riferendosi alle imminenti elezioni legislative nei territori palestinesi occupati sentenziò: “Non credo che dovremmo spingere per elezioni nei territori e se dovessimo farlo almeno facciamo in modo di stabilire chi vincerà”. La sua simbiosi con quello che perfino inadeguatamente viene definito nazisionimo non confligge, anzi, con i suoi legami organici con la Fratellanza Musulmana (da cui la virulenta campagna del consanguineo “manifesto” per il ras islamista Morsi, contro Al Sisi e a sfruttamento della vicenda Regeni).

Sorella musulmana

La “figlia adottiva” e capa dello staff di Hillary, Huma Abedin, è cresciuta in Arabia Saudita. Suo padre dirige una rivista che sostiene la Fratellanza. Sua madre è presidente dell’Associazione Saudita delle donne della Fratellanza e ha lavorato con la moglie di Mohamed Morsi. John Podesta, il corrotto direttore della campagna elettorale di HC che ha tentato di bloccare l’ìnchiesta FBI, è anche lobbista al Congresso per il regno saudita e ne ricava 200mila dollari al mese. Del resto che i Fratelli Musulmani, fondati dai servizi britannici negli anni ’20 del secolo scorso e rilanciati da Cia e Mi6 nel 1951, fossero intimi della Casa Bianca con Obama e Hillary  è confermato dal fatto che il fratellastro di Barack, Abon’go Malik Obama, presidente della Barack Obama Foundation, è anche il tesoriere dei Fratelli Musulmani in Sudan. E direttore per il “Progetto Clima” della Clinton Foundation è Gehad el-Haddad, uno dei massimi dirigenti mondiali della FM, poi portavoce di Morsi al Cairo. Illuminante, a proposito, è il dato che tutti i dirigenti delle varie formazioni jihadiste lanciate contro gli arabi e altri popoli provengono o dalla Fratellanza, o dall’Ordine Sufi dei Naqshbandis. Ottimo motivo perché fratelli e sorelle annidati nel “manifesto”, manipolando la tragica fine del discepolo di spioni anglosassoni, Regeni, giustiziassero verbalmente Al Sisi e santificassero l’islamista Morsi. Invece a capo dello staff di Trump c’è il generale Michael Flynn che si dimise dalla Defence Intelligence Agency (servizio del Pentagono) per protesta contro la creazione e la promozione del califfato.

Non basta? Altre perle dal caveau di Hillary. Ha rimproverato Obama per non aver lanciato missili sulla Siria nel 2013. Ha sghignazzato alla notizia che i suoi avevano maciullato e sodomizzato Gheddafi con una baionetta. Si è opposta a ogni ritiro dall’Afghanistan. Appoggia l’uso obamiano dei droni per gli assassinii extragiuziali. Ha avvertito che sarebbe in grado di obliterare l’Iran. Ha definito Putin un Hitler e ha chiesto di usare “la leva della forza contro la Russia”. Ha abolito le restrizioni alla vendita di armi (mentre l’emula-nana Pinotti le ha ignorate) a governi belligeranti come Arabia Saudita, Kuwait, UAE, Qatar, tutti governi donatori alla Fondazione. Sollecita da anni una No Fly Zone in Siria. E’ pronta e disposta allo scontro finale con la Russia. Ovviamente atomico. Obama, poliziotto buono, rimodernando le armi nucleari per 3000 miliardi di dollari, le ha indicato la strada

Dalla palude dei coccodrilli all’armageddon

A Hillary e a coloro che l’hanno inventata, e che magari sperano di traghettarla oltre la palude dove la si è scoperta sguazzare con i caimani, rimane una carta nella manica: Putin e i russi. Sono anche l’asso da buttare sul tavolo quando si ritenga giunto il momento dell’armageddon. E’ Putin che ha partorito Trump e lo spara contro gli Stati Uniti, la civiltà occidental, l’umanità. Sono i russi che hanno fabbricato lo scandalo dell’ e-mailgate e sono russi gli hacker che sono penetrati nei sistemi americani e che riforniscono Wikileaks di false rivelazioni. E’ Mosca che sta lanciando una ciberguerra letale agli Stati Unit, che indirizza contro di noi Ufo e alieni, che mobilita lo Yeti e il mostro di Lochness…. La scena è sistemata perché Hillary possa allestirci il suo grandioso e terminale Deus ex machina.

Gli Usa sono indebitati in misura megagalattica, se non stampassero dollari come producono pallottole sarebbero al default. L’economia è al collasso, turbe di poveri incazzati ora votano Trump, ma domani sono materiale per i campi di internamento che Obama ha fatto costruire in tutti gli Stati a implementazione del Patriot Act e successive misure “antiterrorismo”. Le infrastrutture sono fatiscenti e crollano peggio dei cavalcavia a Lecco, o della autostrade inaugurate da Renzi. La polizia è diventata un armata di terminator e ha licenza di violare domicili, bastonare, uccidere. L’unica industria che tira è quella della morte: guerra, idrocarburi, agroindustria. Come dettato dal supporter di Hillary, Kissinger: “Chi controlla il petrolio controlla le nazioni, chi controlla il cibo controlla i popoli.”

L’unico posto giusto per Hillary

 

E chi vota o fa votare Hillary, o ce la rifila come scelta giusta, è un manipolatore a servizio, non un giornale.

1 commento per “Ma quale Hillary, ma quale Obama, ma quale Trump, è la cupola bellezza!

  1. Andrea M.
    8 Novembre 2016 at 19:44

    @@
    Così, nella congiuntura abietta della campagna elettorale americana, una cosa mai vista, tanto moralmente lurida e giuridicamente criminale da fare apparire un circolo di boy scout la ‘drangheta.
    @@

    Una volta tanto sono assolutamente d’accordo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.