La vita reale é un tantino più complessa delle indagini di Sherlock Holmes

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

 

Mi sono imbattuto in quest’ altro scritto di Lorenzo Merlo https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/20601-lorenzo-merlo-elementare-watson.html  che, oltre a propinare continue deformazioni caricaturali della scienza (la quale é tutt’ altra cosa che le ideologie irrazionalistiche correnti; e diffusissime anche fra gli scienziati, soprattutto in quest’ epoca di profonda decadenza civile e culturale), si confonde sistematicamente lo scientismo (che é una forma di irrazionalismo!) con il razionalismo e con la conoscenza scientifica che é razionale, e dunque non scientistica.

Così facendo si getta il bambino del razionalismo e della scienza con l’ acqua sporca irrazionalistica dello scientismo per abbracciare la putrida melma della superstizione irrazionalistica.

Che significa “Ci si dà da fare con strumenti inadatti. Il razionalismo, per esempio, è un treno senza rotaie quando lo si impiega per indagare il mistero. Ma con gli strumenti idonei possiamo trovare il tassello che sempre manca alla conoscenza”?

Il razionalismo é un atteggiamento di ricerca della conoscenza sostanzialmente costituito dal non “bersi” acriticamente qualsiasi affermazione come vera ben sapendo che affermare il falso é per lo meno tanto facile e possibile quanto affermare il vero, e dunque onde cercare di avere, nel limite del possibile, garanzie di verità per le proprie credenze é necessario sottoporle sistematicamente al vaglio del dubbio metodico.

Il “mistero” non capisco bene cosa possa essere, ma comunque non mi interessa perdere il mio tempo inseguendo vani tentativi di comprendere sproloqui autocontraddittori tipo la pretesa che una entità sia (-no) allo stesso tempo e per gli stessi riguardi tre entità o che un mortale sia allo stesso tempo e per gli stessi riguardi immortale (che sono i principali esempi di “misteri” raccontatimi da piccolo, approfittando della mia ingenuità infantile).

A me interessa cercare di conoscere e comprendere, nei limiti del possibile, il mondo in cui vivo, me sesso, il modo migliore di agire.

E per questo ritengo indispensabile evitare di attaccarmi acriticamente al primo “sentito dire”, magari pittoresco, “immaginifico” o, come é di moda dire “visionario”, cui mi capita di imbattermi e invece sottoporre sistematicamente a dubbio qualsiasi ipotesi e opinione onde cercare di superarne l’ incertezza, se e per quanto possibile. Id est: “sposare” il razionalismo, assumere un atteggiamento razionalistico (acriticamente, certo; e proprio per il fatto di esserne ben consapevole credo di poter dire di essere razionalista conseguentemente, “fino in fondo”, fino alle estreme conseguenze; sono infatti gli irrazionalisti a non essere consapevoli, oltre che di tantissime altre cose, anche dell’ infondatezza delle loro credenze illusorie).

Lo scientismo, in quanto ACRITICA credenza nella conoscenza scientifica e pretesa di applicarla a qualsiasi problema prescindendo da una analisi critica razionale (filosofica, gnoseologica, epistemologica) della natura della conoscenza scientifica stessa e dei limiti della sua certezza e della sua applicabilità o meno ai diversi problemi e agli (eventuali) possibili ambiti conoscibili della realtà, é una forma di irrazionalismo, e non affatto di razionalismo.

Ma la critica razionalistica, il dubbio metodico (attraverso un processo di analisi che qui ovviamente non posso esporre estesamente) portano a riconoscere che, pur limitatamente, pur necessitando di un minimo di credenze infondate, indimostrabili (senza le quali lo scetticismo non é superabile in alcun modo) quello scientifico é l’ unico modo possibile di conoscere veracemente e di “dominare” correttamente (nella corretta accezione limitata e non “prometeica” esposta da Engels nel geniale scritto sul Ruolo del lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia) il mondo materiale naturale.

La realtà conosciuta dalla scienza, pur non essendo la realtà in toto (é la cartesiana “res extensa”; ma esiste realmente anche la “res cogitans” non identificabile con, né riducibile a, né in alcun modo “emergente da” o “sopravveniente a “ -qualsiasi cosa queste espressioni possano significare- la materia cerebrale), non é affatto “Una briciola contro l’infinito” (al di là dell’ insensatezza -irrazionalitica- stessa di pretendere di quantificare e misurare ciò che quantificabile e misurabile non é), ma é invece una “fetta importantissima” teoricamente e praticamente della realtà in toto.

E le leggi di natura non sono affatto delle pretese (“cosiddette”) generalizzazioni arbitrarie ed infondate del divenire del mondo fisico materiale, ma invece sue modalità astratte generali, per quanto indimostrabili in alcun modo ma solo postulabili arbitrariamente, come di fatto accade “per abitudine”, in quanto comportamento istintivo, come “razionalisticissimamente” chi ha insegnato il genio di David Hume: chiunque sia comunemente considerato sano di mente istintivamente agisce per lo meno “come se” ci credesse, per esempio evitando di gettarsi dall’ ultimo piano di un grattacielo nel timore di finire da un momento all’ altro a sfracellarsi contro il soffitto in barba alla gravità.

La pretesa di trovare un’ origine o “un senso”, “una ragione” della natura in toto (e della realtà in generale) é semplicemente assurda, insensata dal momento che solo quanto fa intenzionalmente un soggetto cosciente (umano o sufficientemente “similumano”) può avere un senso o uno scopo; e se -ammesso e non concesso da parte mia- esistesse un soggetto intenzionale (similumano, divino) creatore della natura, allora esso stesso esisterebbe non affatto in virtù di alcuna sua decisione intenzionale o della decisione intenzionale di alcun ulteriore “creatore del creatore” (pena un insensato regresso all’ infinito), e dunque il tutto, la realtà in toto non avrebbe comunque alcun senso o ragione, inesorabilmente (pretenderlo é mera farneticazione irrazionalistica).

E’ puramente e semplicemente per questa ovvietà logica che “Cerca qui, cerca là, l’equazione del Tutto [pretesa sommamente irrazionalistica, N.d.R.] non viene fuori” e non può affatto venir fuori”.

Quanto qui scritto della relatività e della meccanica quantistica non é che una penosa deformazione caricaturale del razionalismo scientifico e della scienza: nè l’ una né l’ altra di queste teorie nega -ma anzi ulteriormente confermano!- la necessaria premessa (necessaria perché possa darsi conoscenza scientifica, anche se non dimostrabile; Hume!) che la natura materiale diviene ordinatamente secondo oggettive (“passivamente constatabili” e non “attivamente creabili ad libitum da parte di alcun soggetto di conoscenza e azione”) modalità universali e costanti astratte e non invece disordinatamente, non caoticamente; men che meno ad libitum di chichessia.

In particolare, contro le deformazioni irrazionalistiche della reazionaria ideologia dominante, l’ indeterminismo quantistico non é affatto necessariamente ontologico-oggettivo (reale), ma può benissimo essere meramente gnoseologico (epistemologico) soggettivo (proprio della conoscenza possibile della realtà e non della realtà) e coesistere con una reale determinismo ontologico oggettivo (confutazione da parte di Bohm del farlocco “teorema” di dr. Stranamore – Von Neumann).

Il comportamento osservato di una particella-onda dipende ovviamente (esattamente come ogni osservazione, che anche in fisica classica avviene sempre da una determinata prospettiva e non da altre possibili) dall’ osservazione, ma non affatto nel senso che l’ osservatore possa a suo piacimento pretendere che sia ondulatorio o particellare, bensì in rigorosa, ineludibile, letteralmente “deterministica” dipendenza dalla caratteristiche dell’ osservazione stessa: se si fa un certo tipo di esperimento si osserva sempre e solo (deterministicamente!) una particella discreta (e non affatto un’ onda), se invece se si fa un certo altro, diverso tipo di esperimento si osserva sempre e solo (deterministicamente!) un’ onda (e non affatto una particella). E questo per il semplice, banalissimo fatto che qualsiasi (eventuale) osservatore fa parte esso stesso della realtà unitamente a quanto osservato, e negli stessi termini e modi del resto della realtà ordinatamente diviene.

Non per fare il cinico, ma se fosse vera la pretesa qui attribuita ad Hawking (per quel che ne so attendibilmente) che “l’universo sia creato da chi lo osserva”, allora sarebbe stato proprio un idiota a non crearlo con lui stesso sano come un pesce fino a cent’ anni, o magari in eterno!

La confusione é totale anche fra i concetti di “massa” e di “materia”: per la relatività la massa può trasformarsi (in determinate circostanze e secondo determinate proporzioni universali e costanti!!! id est: deterministicamente!!!) in energia (per esempio onde elettromagnetiche, fotoni) e viceversa, ma proprio per questo il principio generale della conservazione della quantità totale di materia (massa e/o energia) ne é fortemente confermato ed esteso!

Altro che negato o ”superato”!!!

Quanto affermato sulle teorie delle stringhe e delle superstringhe (con l’ assurda pretesa prometeica che “le forme della realtà sarebbero “determinate dalla qualità delle nostre consapevolezze, dalla dimensione intima che stiamo vivendo”, “Forma di realtà quindi del tutto a nostro carico”: anche ammesso che lo affermino e che non ne sia una mera deformazione caricaturale irrazionalistica) non lo prendo in considerazione stante lo stallo in cui sono da tempo impantanate.

Circa l’ entanglement quantistico, che non c’ entra nulla con la concezione del ”caos [non a caso, N.d.R.] deterministico” con la quale l’ autore lo confonde), per il fatto di implicare un’ azione casale simultanea a distanza, lungi dall’ indebolire l’ indeterminismo, casomai lo corrobora di ulteriori causazioni deterministiche (appunto simultanee a distanza).

L’entanglement perciò non significa affatto “l’insorgenza imprevedibile, una non prevista creazione generata da dati noti”, ma invece una prevedibilissima (“deterministicissima”) causazione simultanea a distanza: é prevedibilissimo, esattamente come un’ eclissi di sole, che se modifico in un determinato modo lo spin di una particella in una certa sede, allora si modificherà simultaneamente in una certa altra sede in un determinato modo (tutto il contrario che a casaccio o ad libitum di chichessia!!!) lo spin della particella con essa entangled!!!

Su Jung e “gli arcani” rilevo solo che se davvero “La distanza e il tempo oggettivo esistono dunque soltanto nel campetto di gioco della meccanica classica. Fuori da esso, nell’infinito, le regole sono altre, e, indipendentemente dal codificarle, esse tendono ad essere cangianti, relative, in quanto è la nostra presenza ad elaborarle”, allora:

  1. la conoscenza scientifica non sarebbe possibile e
  2. noi saremmo dei onnipotenti.

S I C ! ! !

Se “la realtà [ciò che di essa é da noi percepibile, empiricamente constatabile, N.d, R.], esiste [ovviamente, tautologicamente, N.d.R.] soltanto nella nostra coscienza”, ciò non implica affatto che “la coscienza non è che il riflesso dell’io”, che abbia contenuti plasmabili ad libitum (sarebbe troppo comodo, oltre che estremamente “egoico”).

Per finire mi chiedo comunque come mai l’ autore del presente scritto, dato che é così convinto dei poteri magici di sciamani, rabdomanti et similia, anziché affidare le sue convinzioni ai fallaci mezzi della tecnica scientificamente analizzabili e progettabili come computer ed internet, non li diffonda con i solidi, realmente efficacissimi metodi della telepatia.

Biografia di David Hume

Friedrich Engels - Wikipedia

 

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