Un necessario chiarimento

Sottoscriviamo senz’altro nel merito questo documento della Rete dei Comunisti pubblicato sulla rivista on line Contropiano http://contropiano.org/interventi/item/29224-caro-giulietto-chiesa-fascisti-e-lega-non-sono-nostri-compagni-di-strada?acm=4870_917

Tuttavia, per la stima e per l’amicizia che ci legano sia a Contropiano che a Giulietto Chiesa, Megachip e Pandora Tv, anche (ma non solo) per il prezioso lavoro di controinformazione che essi svolgono, auspichiamo che si possa arrivare al più presto ad un momento di confronto e di discussione, al fine di fare la dovuta chiarezza e scongiurare divisioni che sarebbero gravi per tutti coloro che da sempre sono impegnati nella battaglia contro ogni forma di sfruttamento, discriminazione e oppressione sociale e umana.

Per quanto ci riguarda ribadiamo che un punto di vista coerentemente antimperialista non può essere separato da una altrettanto coerente e convinta opzione antifascista.
La redazione de L’Interferenza.

5 commenti per “Un necessario chiarimento

  1. antonio
    18 Febbraio 2015 at 20:02

    nella repubblica di Weimar anche altri soggetti o partiti, anch’essi in cerca di allargare i loroi spazi e adesioni, fecero alcune scelte strategiche con “alleanze” tatticistiche , con forze e partiti di diverso segno e natura (è facile sapere a cosa mi riferisco). La fine che queste forze fecero dovrebbe averci insegnato qualcosa; anche perchè: chi non impara dalla storia sarà sempre costretto a ripeterla! ..per nostra sfortuna e …disgrazia!

  2. Fabrizio Marchi
    19 Febbraio 2015 at 16:54

    Ho visto che diverse persone, in giro per la rete, di diversa formazione e provenienza politica e ideologica, hanno commentato, con toni e parole fra il sarcastico e il commiserante, il documento della Rete dei Comunisti pubblicato sul periodico Contropiano, nel quale viene stigmatizzata la scelta di Giulietto Chiesa di aprire le porte (o comunque di non chiuderle a priori) a una collaborazione politica (anche) con la Lega Nord e con alcuni gruppi neofascisti o in odore di neofascismo e sul quale anche noi de L’Interferenza abbiamo preso posizione.
    Il senso dei suddetti commenti è più o meno il seguente:“Ancora con ‘sti catenacci che ripropongono una discriminante antifascista, ancora con l’antifascismo, ancora con questi vecchi retaggi del passato che non hanno più senso…” ecc. ecc. ecc.
    Chiarisco subito che nutro da sempre un sentimento di grande stima e amicizia sia nei confronti del direttore di Contropiano che di quello di Pandora Tv e con entrambi voglio continuare ad avere un rapporto fecondo e amichevole, come sempre è stato, di conseguenza la questione non è di natura personale ma politica.
    Per questa ragione voglio chiarire la mia posizione nel merito, dal momento che vengo tirato spesso in ballo su FB su questi temi.
    Gli anni ’70 sono finiti da un pezzo, la gran parte di coloro che appartengono a quella generazione non si scanna più -fortunatamente – quando si incontra per la strada, si tollera, entro certi limiti si rispetta a livello personale, talvolta arriva anche a dialogare e a confrontarsi; qualcuno/a, nel tempo, si è addirittura sposato/a con persone con cui molti anni prima non ci avrebbe neanche preso un caffè. E fin qui tutto bene. In fin dei conti siamo tutti esseri umani che stanno al mondo ed è meglio starci nel modo migliore, cioè possibilmente senza scannarsi reciprocamente. Se poi questo “dialogo” possa dare dei frutti o possa risultare utile non lo so. Personalmente credo di no, ma non è questo il punto.
    Questa però è una considerazione che riguarda la necessaria, civile e umana convivenza. La Politica invece è un’altra cosa.
    Il fatto di rispettarsi a titolo personale non comporta automaticamente – anzi, non lo comporta affatto – che si debbano o si possano fare dei percorsi politici con persone che hanno un orizzonte ideale, culturale e ideologico, ancor più che politico, distante anni luce dal proprio. Si possono tutt’al più stringere della momentanee alleanze di ordine tattico, al limite dei patti di unità d’azione, ma devono esserci dei presupposti molto gravi che non mi pare ci siano nell’attuale contesto, nonostante la gravità della situazione complessiva. Per fare degli esempi tanto banali quanto forse efficaci, Mao Tse Tung strinse un patto di unità d’azione con i nazionalisti del Kuomintang in funzione antigiapponese. Ma la Cina era sotto un’occupazione coloniale e militare ferocissima. Stesso discorso per il patto di unità d’azione che portò Togliatti ad allearsi con i liberali e addirittura con i monarchici; ma l’Italia era sotto occupazione nazista, anche se alcuni, in questo ambito specifico, naturalmente, possono capovolgere il paradigma, ma la sostanza non cambia…
    Non mi pare che qui ed ora ci siano le stesse condizioni. Ma qualora anche ci fossero, ci si schererebbe comunque su versanti opposti (come in effetti storicamente è stato…), data la totale e assoluta alternatività di determinate posizioni.
    Si potrebbe obiettare che per Giulietto Chiesa esistano quelle condizioni. Come ripeto, io non lo credo, anche perché la Russia di Putin non è l’URSS, ma questo è un altro discorso ancora che rimanda all’analisi della situazione politica, e naturalmente non posso farlo ora…
    In questi giorni sto leggendo il bel libro di Matteo Luca Andriola, “La Nuova Destra in Europa” e devo dire (e lo ringrazio per questo) che proprio la sua lettura conferma ciò che già sapevo, cioè la mia totale, radicale e assoluta distanza (nonché avversione), dal punto di vista ideologico e culturale ancor prima che politico, dalla destra, sia essa vecchia, nuova, ex, post, ante, ortodossa, rivisitata, corretta e chi più ne ha più ne metta (direttamente proporzionale alla mia avversione nei confronti della attuale “sinistra” politicamente corretta) .
    Ora, come dicevo poc’anzi, gli anni ’70 sono terminati da un bel po’, ci troviamo in tutt’altra fase storica, in presenza di vecchie e nuove contraddizioni (nelle quali non entro perché il senso di questo post è un altro…), la realtà è (in parte) profondamente mutata ma, al di là di questo, non c’è più oggettivamente quel clima e quella conflittualità che hanno portato a quel contesto.
    Ergo, stando così le cose, non avrebbe più senso scannarsi, oltretutto non verrebbe neanche compreso dalla maggior parte delle persone. Oggi un gruppo di Casa Pound che si scontra con un gruppo di un centro sociale verrebbe (e viene) letto come due bande di opposte fazioni politiche che si menano né più e né meno di come si menano due gruppi di ultras della roma e della Lazio o due bande di teppisti di due diversi quartieri di una città. L’antifascismo (e l’anticomunismo) militanti sono ormai stati ridotti a questo. La fase storica che viviamo è un’altra e richiede altri strumenti. Personalmente credo che oggi la battaglia per prosciugare il brodo di coltura, come si suol dire, della destra, vecchia o “nuova” (ammesso che sia realmente nuova, e io lo penso solo in parte…) sia di ordine culturale, e che non sia possibile aggregare e costruire consenso di massa (egemonia…) andando ad assaltare una sede di Casa Pound o di Forza Nuova, per le ragioni a cui facevo sommariamente cenno prima. Il tasso di coscienza politica e di classe è talmente basso che nessuno comprenderebbe.
    Questo però non mi fa diventare politicamente “amico” dei fascisti (vecchi, nuovi o rivisitati e corretti, del secondo o del terzo millennio). Posso tutt’al più, a titolo del tutto personale, scegliere di intrattenere rapporti personali con questo o con quello, ma per ragioni, appunto, del tutto personali, che nulla hanno a che vedere con la politica. Nulla mi impedisce di giocare una partita di calcio con un fascista ex, post, ante, rivisitato o corretto, oppure di uscirci una sera per chiacchierare del più e del meno oppure per un deja vu nostalgico (come avviene in questo spazio) sui “bei tempi” che furono (anche perché eravamo giovani…) o per un semplice scambio di opinioni.
    Ma, ripeto, tutto ciò non ha nulla che vedere con la politica o con la possibilità di stringere alleanze o compiere un comune percorso. Del resto, con chi dovrei stringerle? Con uno come De Benoist (non un ragazzotto di Casa Pound…) che quando era già grandicello mi spiega che:”…La regione è, concretamente, ciò che la nazione non sempre è: il quadro naturale dove si riconoscono coloro che si somigliano veramente. L’etnismo è la rinascita delle patrie carnali. E la patria carnale è la regione, che costituisce la struttura e la dimensione più propizia al radicamento. La ricchezza dell’umanità è la personalizzazione degli individui all’interno della loro comunità…”. Oppure con i seguaci di Evola, il quale mi spiega che:”Il razzismo ha e deve avere un preciso significato di affermazione della qualità e della differenza di fronte al mito livellatore dell’umanitarismo demo massonico ed enciclopedico. L’umanità, il genere umano, è un’astratta finzione. La natura umana è profondamente differenziata e le razze, i sangui, sono l’espressione più tangibile e immediata di questa differenziazione”.
    Naturalmente sono soltanto degli esempi, ne avrei potuti citare altri cento e di tanti altri autori delle varie correnti e sottocorrenti della vecchia e nuova destra.
    Ora, con tutto il rispetto per chi leggerà queste mie parole, questi per me sono dei deliri, eguagliati forse (e talvolta anche superati…) soltanto dai deliri femministi/genderisti/differenzialisti quando sostengono ad esempio che la “violenza è maschile perché la sessualità maschile, nella sua specificità, è intrinsecamente pervasiva e violenta”, e altre simili “chicche”. Ma appunto, sto parlando di quella che secondo me è un’ideologia sessista, razzista, interclassista, del tutto funzionale al sistema capitalistico dominante di cui è alleata, complice e strumento, anche se abilmente camuffata sotto spoglie “progressiste e di sinistra” (o forse proprio per questo…).
    E infatti io il femminismo lo combatto, non ci stringo alleanze o patti di unità d’azione. Sarebbe una contraddizione in termini.
    Quindi non capisco perché scandalizzarsi di fronte alla posizione assunta dalla Rete dei Comunisti che in fin dei conti ha detto a Chiesa una cosa molto semplice:”Caro Giulietto, i leghisti e i fascisti non possono essere nostri compagni di strada”. Cosa c’è di tanto scandaloso? Perché, forse a parti invertite per quelli di Casa Pound e della Lega, fuori dalle chiacchiere ipocrite, quelli della Rete dei Comunisti o i marxisti in generale possono essere dei compagni di strada o degli alleati? Oppure forse, cambiando esempio, per la Lega Nord quelli di Hezbollah o di Hamas possono essere dei compagni di percorso?…
    Magari gli amici della Rete dei Comunisti sono più duri e chiusi del sottoscritto, lo riconosco, sono sicuramente un po’ meno flessibili e aperti però, dal punto di vista della sostanza, non mi pare che abbiano detto chissà cosa di scandaloso.
    In ogni caso, io parlo per me e non per altri. Per quanto mi riguarda ciascuno ha diritto di esprimere liberamente la propria opinione. Che vada però per la sua strada, come io vado per la mia, e se ritengo che le nostre due strade siano inconciliabili non ci faccio né posso farci nessun percorso insieme. Del resto, come potrei fare un percorso insieme a degli avversari? Mutatis mutandis (così solleviamo qualcuno che ha il complesso di sentirsi come il solito fascista reietto col quale non si scambia neanche una parola), posso forse fare un percorso comune con Marchionne, Draghi o Renzi? Evidentemente no, dal mio punto di vista, che è quello di uno che si pone nell’ottica di una critica di classe e anticapitalistica.
    Aggiungo che dovremmo essere, tutti, un pochino più onesti intellettualmente. E’ l’attuale stato delle cose che permette oggi ad alcuni di noi di poter dialogare. Ma se il contesto mutasse e lo scontro politico tornasse ad alzarsi, come peraltro è avvenuto e sta avvenendo in alcuni paesi (vedi ad es. Grecia e Ucraina, pur con tutte le differenze e le rispettive peculiarità) gli stessi che oggi dialogano tornerebbero a scannarsi, sempre che nel frattempo, cosa peraltro legittima, non si siano strappati il cuore e la pancia oltre che la pelle. E allora io credo che di questo dovremmo tenere conto, proprio perché detesto profondamente il buonismo politicamente corretto e cerco di dire le cose come secondo me stanno. Tolleriamoci. E’ già molto, anche se potrebbe sembrare poco…

  3. Giacomo
    23 Febbraio 2015 at 0:43

    Sono d’accordissimo con te Fabrizio. Il problema che segnali si lega ad altri che secondo il mio modesto parere sono fonte di notevole confusione in questo momento storico. La sirena “identitaria” di De Benoist (devo ringraziare anch’io molto Matteo per avermi illuminato su che fine avesse fatto il nostro “buon” teorico della nouvelle droite che avevo perso un po’ di vista) è pericolosa per più di un motivo: 1) confonde delle giuste istanze locali con la mitologia della “tradizione” e del “territorio” (ricordo che Hobsbawm diceva che la tradizione è un’invenzione); 2) rende l’autodeterminazione dei popoli una cosa destrorsa per cui anche una parte della sinistra alternativa finisce per guardare solo all’Europa e all’Euro come un’ancora contro le derive identitarie (vedi questo recente http://www.euronomade.info/?p=4224) cosa che non può fare che piacere ai neoliberisti; 3) annulla, in continuum del clima del tutto artificiale di “fine delle ideologie” mentre proprio così veicola la propria, la differenza ideologica tra la concezione della sinistra storica (contraria allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo) a quella “tarallucci e vino” di una fiera delle identità regionali per poi venderle ad un livello più alto (vedi non solo Evola ma anche Leo Strauss) ad una borghesia nazionale e sovranazionale interessata solo all’accumulazione capitalista (l’identitarismo è roba per il “popolino”, festa farina e forca, non certo per le elites, con le quali si crea sempre più un abisso che riporta a tempi antecedenti persino la rivoluzione francese, e d’altra parte i programmi di smantellamento della scuola pubblica puntano esattamente in questa direzione).
    Qualunque confusione giustamente politica con queste persone è assolutamente da evitare perchè porta solo a creare zizzania e divisione. Capisco che Chiesa si senta già in “guerra” e forse pensa alle alleanze strategiche che citi, ma purtroppo non è propriamente così: l’Europa diventerà sempre più una retrovia di una battaglia per l’egemonia globale blindata da leggi poco liberali e per nulla democratiche governata da istituzioni non elette (BCE, FMI, OCSE) ed i pochi governi che contano (praticamente solo due).

  4. armando
    23 Febbraio 2015 at 15:57

    Non entro nel merito. Una sola precisazone, Fabrizio. Se ho capito bene, il riferimento all’Ucraina e alla Grecia mi sembra improprio. In Grecia la sinistra, per governare, si è alleata con un movimento di destra identitaria. In Ucraina è il governo fantoccio degli Usa ad avere fra le sue fila i nazisti di Previ Sector contro i separatisti filorussi sostenuti dalla Russia putiniana, un paese che sta riscoprendo le sue tradizioni culturali precomuniste.

    • Fabrizio Marchi
      23 Febbraio 2015 at 17:06

      Per quanto riguarda la Grecia mi riferivo, per la verità, al movimento neo nazifascista Alba Dorata, non al raggruppamento di destra identitarista e antieuropeista con cui Tsipras è stato costretto a formare il governo data l’indisponibilità dei comunisti del KKE.
      Per quanto riguarda l’Ucraina, stesso ragionamento, i neo nazifascisti di Pravy Sector e di Svoboda, appoggiati dalla NATO, dagli USA e dall’UE sono quelli che stanno portando avanti il processo di destabilizzazione in funziona antirussa.
      Ribadisco, con queste forze non solo non ci si può e non ci si potrà mai venire a patti, né tanto meno stipulare alleanze, ma si collocheranno sempre dalla parte opposta della barricata, per ovvie ragioni di ordine ideologico, culturale e politico.
      Mi si dirà che quelle sono forze di destra estrema, ma il discorso non cambia dal mio punto di vista, anche relativamente a quelle della cosiddetta “nuova destra” (ammesso che poi sia nuova…) come il Front National francese o la Lega Nord. Naturalmente sono forze in gran parte diverse da Alba Dorata e da Pravy Sector (stesso discorso, in parte, per le destre austriache, ungheresi, polacche ecc.) questo è evidente, tuttavia il loro orizzonte ideale, culturale e politico resta comunque radicato in un sistema ideologico, valoriale,oltreché politico, di destra, anzi, in questo caso di Destra, con la d maiuscola, per distinguerla dalla destra liberista e neoliberista.
      Quindi per quanto mi riguarda restano avversari, su questo non ci piove. Posso tutt’al più riconoscergli coerenza rispetto alle varie destre liberiste istituzionali, ma dal mio punto di vista restano degli avversari, sotto ogni profilo, senza se e senza ma. Si tratta di forze neoconservatrici e vetero borghesi (comunque liberiste…), il cui nucleo centrale è appunto costituito da quella parte di ceto borghese che è rimasto ai margini del processo di globalizzazione capitalista e sogna di tornare ad essere egemone. Da qui la nostalgia per quello stato nazione all’interno del quale, come dicevo, quei ceti erano classe dominante ed esercitavano egemonia politica. L’ “identitarismo” etno- culturale di cui si fanno promotori è a mio parere soltanto una bandiera ideologica (la famosa falsa coscienza) da gettare in pasto a quella parte di popolo, da tempo privo di rappresentanza politica e abbandonato a se stesso (e infatti finisce nella braccia del FN o della Lega Nord) che sono riusciti ad aggregare in una visione interclassista e populista tipica delle destre di sempre. Buttiamoci sopra il solito mal di pancia di tanta gente esasperata (per ragioni economiche e sociali) contro il fenomeno dell’immigrazione (con relativa guerra fra poveri…) e il gioco, o meglio il collante, è fatto.
      Di autenticamente anticapitalista e antimperialista, queste forze politiche non hanno un bel nulla. Siamo tutt’al più in presenza di un antiamericanismo culturale, in chiave nazionalistica, e di un antieuropeismo dettato da ragioni meramente legate a interessi particolari (economici). Figuriamoci cosa gliene può fregare all’ “industrialotto” del nord est della lotta del popolo palestinese o del Venezuela oppure di lavorare alla costruzione di un processo di trasformazione e di superamento tendenziale del sistema capitalistico…
      Naturalmente ho sintetizzato fino all’inverosimile ma ci capiamo…

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