CMP Wagner: la sinistra di classe deve liberarsi dai pregiudizi eurocentrici

L’analisi sulla natura sociale e politica della CMP Wagner ha aperto (com’era prevedibile) un dibattito all’interno dell’Interferenza che, com’è giusto che sia, è necessario affrontare con un ulteriore approfondimento, riconoscendo la validità di tutte le argomentazioni (favorevoli e contrarie). Del resto, queste discordanze politiche, riflettono le diverse posizioni espresse nel Movimento Comunista Internazionale davanti all’aggressione atlantista alla Federazione Russa; ricordo – per completezza – le differenti posizioni teorizzate dal Partito Comunista Greco (KKE) ed il Partito Comunista della Federazione Russa (PCFR). Procederò con ordine nell’approfondire la mia posizione (1) sulla presenza di gruppi comunisti all’interno del Battaglione Wagner e (2) sulla natura geopolitica dell’intervento russo in Africa.

 

CMP Wagner: un CMP aperta ai comunisti

La CMP Wagner, a differenza delle CMP al servizio dell’imperialismo collettivo occidentale, è alle strette dipendenze del governo russo; non sovrapponendosi ad un governo in rotta di collisione col nemico principale (categoria geopolitica coniata da Marx ed approfondita da Engels, Lenin e Mao), è obbligata in questa congiuntura storica a condividerne l’antimperialismo, per quanto la Federazione Russa sia strutturalmente differente dall’Unione Sovietica. Definire i miliziani della Wagner semplicemente dei ‘’mercenari’’, significa cedere al linguaggio della propaganda eurocentrica la quale sovrappone la propaganda all’analisi.

Domanda: la presenza di marxisti-staliniani all’interno del Battaglione Wagner è stata comprovata da reportage giornalistici deontologicamente seri? La risposta è affermativa. Il miliziano Hayk Gasparyan, più volte, ha mostrato con orgoglio la sua patch militare dedicata a Stalin riportante la scritta “Quando c’ero io non c’era questa merda’’ 1. Paragonare questa CPM russa, alle CMP filo-statunitense, (di fatto) significa cedere alla propaganda della ‘’sinistra imperiale’’ ovvero ‘’fascista Vs contro fascista’’. Altre immagini, agli occhi dei lettori, potrebbero risultare maggiormente eloquenti:

All’interno della Wagner combattono gruppi m-l dichiaratamente antifascisti e, perfino, volontari antimperialisti dai paesi africani. Tutto ciò non esclude gravi contraddizioni politiche, provenienti – secondo chi scrive – all’influenza nefasta che Aleksander Dugin ha, tutt’ora, nel campo antimperialista.

 

Il Battaglione Wagner in Africa accelera la transizione ad un mondo multipolare

Il Battaglione Wagner interviene in Africa esclusivamente su mandato del governo russo, in comune accordo con i governi locali impegnati nella lotta anti-islamista; dall’altra parte è risaputo come il wahabismo sia uno strumento nelle mani degli anglosassoni. Al momento non abbiamo documentazioni su possibili vittime civili per mano russa e per quanto esistano (anche) interessi privati di matrice liberista oltre alla necessità di transitare verso un mondo multipolare, le popolazioni locali accolgono con entusiasmo questi miliziani il cui comportamento non è comparabile con quello dei mercenari filo-occidentali.

Fonte: https://www.facebook.com/photo/?fbid=6136143003148261&set=a.359363924159560

 

Se la sinistra di classe occidentale è divisa sul CMP Wagner, una parte importante della sinistra antimperialista africana non ha dubbi: il Battaglione Wagner è un’organizzazione politica e militare antimperialista. Da un punto di vista marxista questo è più che discutibile, semmai potremmo parlare di un antimperialismo dettato dalla congiuntura storica da appoggiare soltanto tatticamente, ma rimuovere dalla letteratura giornalistica lo slogan ‘’Io sono Wagner’’ da parte dei Dannati della Terra, significa cadere in un equivoco eurocentrico.

Con tutte le sue contraddizioni, alcune anche gravi (ed es. gruppi di miliziani comparabili ideologicamente alle Tigri di Arkan), la CMP Wagner si è rivelata un’organizzazione militare estremamente efficiente che si è guadagnata l’ammirazione del Sud del Mondo. Il giornalista investigativo Pepe Escobar scrive a riguardo:

‘’Tutto finora è fallito, dalle “sanzioni paralizzanti” a ogni sorta di armi miracolose, mentre l’intero Sud del mondo ammira le gesta della CMP Wagner – ora configurata come la migliore macchina da combattimento urbana del pianeta.’’ 2

La guerriglia urbana dei ‘’wagneriani’’, per quanto condizionata negativamente dal nazionalismo ortodosso-tradizionalista, ha una eticità sconosciuta ai tagliagole occidentali. Il disprezzo eurocentrico nei confronti della Wagner è proporzionale all’inefficienza della macchina bellica imperialista, un riflesso della decomposizione del capitalismo senile. La Wagner presenta gravi contraddizioni: ha al proprio interno degli interessi privati-liberisti, ha arruolato degli individui de-ideologizzati sempre pronti a tradire (fortunatamente una minoranza) e non ha nulla a che vedere con una guerriglia rivoluzionaria ed antimperialista (a parte piccolissimi gruppi di miliziani impiegati in Siria ed Ucraina). Riconoscere gli aspetti negativi del CMP Wagner equivale a contestare la natura capitalista della Federazione Russa: non esiste un capitalismo buono, nonostante ciò la guerra agli straussiani dichiarata da Putin rappresenta un punto d’inizio per la sinistra di classe nel Sud del Mondo. Il Battaglione Wagner non è né imperialista, né fascista, ma sta mettendo con le spalle al muro i fascisti-razzisti al potere a Washington, Londra e Kiev.

Il rivoluzionario Leon Trotsky amava riportava questa citazione di Spinoza «Non ridere, non lugere neque detestari sed intelligere»ovvero «Non ridere, non piangere né detestare ma (cerca solo di) capire». Condividendo le fake news del giornalismo comprato, la sinistra movimentista e post-marxista ha rinunciato alla comprensione degli eventi, rimanendo prigioniera di una ideologia para-razzista: l’eurocentrismo.

https://www.facebook.com/fabrizio.russo.378/videos/517209020592008

https://www.ossin.org/le-guerre-dell-impero-in-declino/2843-nato-ue-o-wile-il-coyote

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35 commenti per “CMP Wagner: la sinistra di classe deve liberarsi dai pregiudizi eurocentrici

  1. Giulio Bonali
    30 Aprile 2023 at 22:41

    Chi combatte a pagamento, che si chiami Wagner, Verdi, Beethoven o in qualsiasi altro modo, in lingua italiana dicesi semplicemente “mercenario”.
    E parlare correttamente in italiano, con proprietà di linguaggio, non significa di certo cedere al linguaggio della propaganda eurocentrica (anche americanocentrica, in generale occidentalcentrica, N.d.R.) la quale sovrappone la propaganda all’ analisi.

    Non basta esibire foto di Stalin per essere “staliniani, né marxisti.
    Specie se “per lavoro” si fa il mercenario, cosa del tutto incompatibile con la vita e gli insegnamenti sia di Stalin che di Marx.
    Sarebbe come dire che i mafiosi sono seguaci di Cristo perché i loro boss esibiscono ad ogni piè sospinto crocifissi e madonne e si fanno omaggiare dai preti compiacenti di fermate della statue della Madonna durante le processioni religiose.
    Stalin era ammirato fra gli altri da Churchill e da De Gasperi (vedi loro dichiarazioni alla sua morte), ma questo non fa di certo di questi due reazionari (in diversa misura) degli “staliniani”; e Marx é ammirato per vari motivi e in varia misura da non pochi accademici che si scandalizzerebbero non poco se venissero definiti “marxisti”.

    Stare dalla parte della Russia nella sua giusta guerra contro il nazismo ucraino-NATO non implica necessariamente ignorare deliberatamente (contro la verità dei fatti) l’ inquinamento nazista dei mercenari della Wagner dei cui servigi a pagamento poco o punto commendevolmente si avvale il governo di Mosca; E farlo non é affatto giustificato in alcun modo da tutte le enormi, numerosissime falsificazioni della propaganda nazista occidentale.

    Evitare di farsi abbindolare dalla propaganda nazista occidentale equiparando gli aggressori nazisti con aggrediti non significa né implica affatto negare la verità dell’ ambiguità e contraddittorietà dell’ antinazismo del governo russo che si giova anche dei servigi a pagamento di milizie mercenarie inquinate dalla presenza di simpatizzanti nazisti più o meno coerenti e consapevoli (e magari anche da pretesi -falsamente- “marxisti” o “staliniani” più o meno altrettanto ignoranti e dalle idee scarse ma ben confuse).

    Obiezione in particolare al Comitato per il Donbass antinazista: che quelli della Wagner accettino fra le loro fila negri (non essendo razzista -per davvero- non uso pseudoeufemismi per quella che non ritengo affatto una parolaccia offensiva), antifascisti e ammiratori di Stalin dalle idee più o meno confuse non costituisce in alcun modo una giustificazione del fatto che accetti anche ammiratori del nazismo.
    Se, come voi stessi dite, nel gruppo mercenario “Wagner” sono state notate alcune figure collegate con il (neo-)nazismo russo, allora indubbiamente l’ “appiglio” per la propaganda nazista occidentale (che ovviamente non se lo fa di certo sfuggire ma ne approfitta prontamente pro domo sua) c’ é eccome, ed é “generosamente” fornito dalla “Wagner” stessa.

    IL marxismo-leninismo non é affatto compatibile col mestiere di mercenario di mercenario, tantomeno in compagnie che tollerano al loro interno simpatizzanti del nazismo (che ci sia qualcuno talmente ignorante e dalle idee talmente confuse da farlo credendo di essere marxista-leninista non cambia la realtà dei fatti).

    Chi combatte a pagamento, che provenga dall’ Africa o da qualsiasi altro continente, non é un “volontario” bensì un “mercenario” per definizione.

    Non credo esista un “campo antiimperialista di cui farebbe parte la Russia, che (con Lenin) ritengo imperialista se non altro perché potenza capitalistica i cui capitalisti monopolistici esportano capitali e che possiede almeno una base militare all’ estero (che sia un imperialismo oggi prevalentemente “sulla difensiva” e che nella guerra contro l’ Ucraina e (forse) almeno parte in quelle africane (ma qui lo ritengo per lo meno discutibile) sia dalla parte del giusto é del tutto irrilevante a questo proposito (non in assoluto; ma rilevante é per ben altri riguardi).

    Essere contro un certo determinato imperialismo, sia pure quello di gran lunga più armato e militarmente potente, non significa affatto necessariamente essere antiimperialisti; altrimenti dovremmo scegliere chi fra triplice alleanza e triplice intesa sarebbe stato “antiimperialista” (presunto) nella prima guerra mondiale.
    Ovviamente esserne consapevole non significa fare di tutte le erbe un fascio ed evitare di far leva sulle contraddizioni interimperialistiche, come giustamente alcuni antiimperialisti fanno in Africa e altrove, ma senza confondere la “Wagner” con una pretesa organizzazione antiimperilaistica (alcuni altri fanno questa indebita e controproducente confusione, comunque non tutti gli antiimperialisti africani).

    Per un democratico conseguentemente antifascista nessuna “estrema efficienza” militare può in alcun modo giustificare la tolleranza e l’ accoglienza nelle proprie fila di ammiratori del nazismo, per quanto ignoranti e dalle idee confuse possano essere.

    Mi dispiace per il pur buon Pepe Escobar ma pretendere che “l’ intero sud del mondo” ammiri quelli della Wagner mi sembra una grande sciocchezza.
    Per dei democratici conseguenti le sue infiltrazioni naziste lo impediscono.

    Non sono affatto un flilooccidentale (faccio mie le parole di Rosa Luxemburg “L’ europeismo é un aborto del colonialismo”) né men che meno un ammiratore del capitalismo senile, ma da antifascista conseguente quale cerco di essere disprezzo profondamente la tolleranza da parte della “Wagner” per le manifestazioni di nazismo nelle sue fila (chiaramente rilevata anche dal Comitato per il Donbass Antinazista, che pure a mio parere la sottovaluta).

    Denunciare le tollerate infiltrazioni naziste nella Wagner non significa affatto condividere le fake news del giornalismo comprato né cadere nell’ eurocentrismo.
    Negarle (non é il caso di Stefano Zenchinelli), minimizzarle o ritenerle trascurabili e irrilevanti (é con tutta evidenza il caso) secondo me é non essere conseguentemente antifascisti. E così facendo non si rende un buon servizio alla giusta causa dei Russi e degli antifascisti ucraini nella presente guerra.

    • Fabrizio Marchi
      1 Maggio 2023 at 1:16

      Sono sostanzialmente d’accordo con la tua analisi. Ricordo che per aver detto in via privata più o meno le stesse cose che hai detto tu, sono stato duramente e personalmente attaccato da un vecchio amico e compagno. Lo dico senza nessuna volontà di riaprire la polemica, ma solo perchè è un fatto.
      La mia posizione è chiarissima in tal senso. Fa benissimo Putin a servirsi della Wagner perchè in tal modo mette al riparo, per quanto possibile, le truppe russe, evitando in tal modo che possa aprirsi una crisi interna alla Russia stessa. Ma da questo a celebrare la Wagner (cosa che comunque Stefano Zecchinelli non ha fatto) ce ne corre. C’è anche da dire che oggi tutti gli eserciti sono professionali, e quindi mercenari. La differenza sta solo nel fatto che, per lo meno in linea teorica, il mercenario si può vendere a chiunque, diciamo al miglior offerente. Fino ad ora però la Wagner è stata solo e soltanto al servizio della Russia. E questo è dovuto probabilmente anche al fatto che ci sono componenti ideologiche, sia pure estremamente contraddittorie, come tu stesso hai rilevato, al suo interno.
      Ma il punto non è questo. Come ho già avuto modo di dire in altri commenti, a mio parere è un errore confondere le ragioni della Russia con le questioni che riguardano la Wagner. E’ giusto denunciare il versante “sinistro” della propaganda imperialista occidentale che per alimentare la logica dei due imperialismi introduce l’elemento della presenza dei nazisti nella Wagner. Ma una volta denunciata la strumentalità di tale posizione, non ha alcun senso insistere nel difendere un corpo come quello in questione. I “wagneristi” non hanno nulla a che vedere con i Vietkong, con i combattenti delle varie guerriglie rivoluzionarie sudamericane e africane, con i combattenti palestinesi e neanche con quelli libanesi di Hezbollah e tanti altri ancora (nepalesi, indiani, yemeniti ecc.). I “wagneristi” sono dei mercenari, sono dei professionisti della guerra e tali rimangono.
      Un’ultima nota. Ribadisco che, a mio parere, oggi l’imperialismo è uno solo ed è quello occidentale a guida americana e gli USA sono ovviamente la centrale imperialista all’interno del mondo occidentale. La Russia è un paese capitalista con le sue peculiarità ma a amio parere, come ho già avuto modo di dire, si tratta di una potenza regionale con vocazione imperiale ma non diuno stato imperialista. Non per ragioni ideologiche ma perchè la realtà concreta dei fatti non la porta ad essere una potenza imperialista o a non avere le caratteristiche e la forza per esserlo. Molto diverso ancora è, naturalmente, il discorso sulla Cina che per ragioni del tutto diverse dalla Russia, non è anch’esso uno stato imperialista.

  2. Federico Lovo
    1 Maggio 2023 at 13:57

    non per fare polemiche, ma a me pare che i “tratti peggiori” della Wagner vengano esaltati da qualcuno, mentre quelli “migliori” trascurati. Oltretutto, ma si può escludere che ci siano soggetti reazionari nello stesso esercito regolare Russo?! E allora che facciamo, cominciamo con la storia delle infiltrazioni, senza magari considerare i militari animati invece da idee patriottiche e progressiste (che saranno, ovviamente, cmq presenti)?! La Russia non é più socialista, queste contraddizioni esistono dappertutto, la differenza con “UkroNaziLandia” la fa la direzione (geo)politica generale dello Stato e dei corpi (para)militari che rappresentano quel fronte. Nel caso della Wagner – che sembrerebbe essere quello piu spinoso – siamo al max in presenza di qualche sciroccato che ha mostrato foto “compromettenti” della sua esperienza privata, ma che non ha alcuna influenza sulla linea “politica” della Wagner – ammesso che abbia senso parlare di linea politica per essa… – e infatti la Wagner riesce senza problemi ad operare in Africa come nel Donbass, che non mi sembrano propriamente terreni fertili per organizzazioni nazi.

    • Giulio Bonali
      2 Maggio 2023 at 8:33

      Credo che con l’ espressione alquanto generale-astratta “le contraddizioni esistono dappertutto” intenda qui concretamente e in particolare (altrimenti spiegaci) che nazisti (più o meno lucidi, coerenti, ignoranti, incoerenti, “sciroccati”, ecc.) ce ne sono in qualsiasi paese.
      Niente da obiettare, se non che i governi (e anche le organizzazioni politiche, anche in senso lato) si valutano, e i propri atteggiamenti verso di essi si fondano, sul loro atteggiamento (più o meno simpatizzante, tollerante od ostile) verso i nazisti stessi.
      Quello della Wagner, e conseguentemente del governo russo che se ne avvale a pagamento per compiti particolarmente delicati (metaforicamente!), é senza dubbio quantomeno (ma forse un po’ di più; valutazioni ovviamente quantificabili “a spanne”, non propriamente misurabili) tollerante, se non anche simpatizzante-incoraggiante.
      Per dei democratici antifascisti coerenti mi sembra assolutamente e gravemente inaccettabile ignorarlo o “perdonarlo” per il fatto che in Donbass e nel resto dell’ ex Ucraina sovietica sono ampiamente nel giusto contro i criminalissimi nazisti del governo di Kiev e compari (paesi NATO compresi); fra l’ altro (ma non solo) perché così facendo rendono più debole e meno efficace questa loro giusta lotta.

      • Federico Lovo
        2 Maggio 2023 at 16:13

        ma scusa tanto, ma sulla base di cosa ci dovrebbe essere una “nascosta” simpatia dello Stato Russo verso certi soggetti?! Secondo me semplicemente lo Stato Russo (ammesso che non abbia posto dei paletti al proprietario della Wagner, cosa che nemmeno escludo): 1) vuole che i wagneriani sappiano combattere: 2) vuole che i wagneriani non creino problemi (che possano guastare prestazioni militari anche notevoli) nei posti in cui operano. Al max il gov. Russo chiude un occhio (cosa ovviamente DA CONDANNARE, da un punto di vista anti-fascista)… ma in che modo un nazi sarebbe utile alla macchina statale-militare Russa?! Poi, su Putin ne possiamo dire… ma sinceramente non mi pare proprio avere una simpatia – anche lontana – per certe fazioni.

        • Giulio Bonali
          2 Maggio 2023 at 22:00

          Ho scritto e ripeto che nella Wagner sono per lo meno tollerati se non anche accolti con simpatia figuri che inneggiano al nazismo (vedi foto e filmati pubblicati anche qui); e il governo Russo, che si giova dei suoi servigi a pagamento (ergo: questi nazisti gli giovano), in proposito tace.
          E chi tace acconsente.

  3. Spartakus
    1 Maggio 2023 at 23:54

    Sul discorso politico generale concordo con Giulio Bonali. Scendo in alcuni particolari che mi sembrano rilevanti.
    L’esercito russo è in buona parte di leva. La parte professionale è molto meno pagata dei mercenari delle milizie private. Chi sceglie di guadagnare meno lo fa per un senso di onore e spesso disprezza i mercenari impiegati in operazioni considerate “sporche”. Tra i regolari e i mercenari spesso ci sono forti tensioni.
    I mercenari non sono solo quelli della Wagner, divenuti grandi e famosi. La galassia dei mercenari è molto vasta, molti oligarchi e gruppi di estrema destra si sono fatti la propria compagnia privata in azione in Ucraina per avere peso politico o in Africa per le miniere, o in entrambi i teatri.
    Per esempio mi è capitato di leggere della compagnia di mercenari della Gazprom, della E.N.O.T. Corp – creata da Igor Mangushev leader del Svetlaya Rus – che esibisce bandiere zariste e con la stessa runa nazista del gruppo d’assalto Rusich della Wagner., di Vega, Mar, RSB, Patriot, Moran Group, della Convoy dell’oligarca Sergey Aksenov a capo della Crimea, del Battaglione degli Urali dell’oligarca del rame Igor Altushkin.
    È lecito chiedersi cosa segnala e a cosa può portare in futuro in Russia la presenza di tutte queste compagnie di mercenari? Dubito che porti a sinistra.
    Sulla Wagner è chiaro che arruola al di là delle opinioni politiche. Ma ci sono degli elementi che mostrano una presenza nazista non di qualche singolo fuori di testa, ma ad alto livello e di interi gruppi organizzati con dietro tutte le mitologie dell’arianesimo bianco esoterico russo che viene dall’Iperborea nordica.
    Il gruppo di vertice che ha fondato una compagnia di mercenari russa, volendo giocare a fare i “musicisti” come mai non l’ha chiamata con il nome di un compositore russo, ma di un compositore tedesco, guarda caso il preferito di Hitler?
    Come mai il comandante militare Utkin non hai mai smentito come falsi i presunti suoi selfie con tatuaggi delle SS nè ha smentito come falsi presunti documenti interni alla Wagner da lui siglati con SS e il saluto nazista “heil”?
    Se non li ha smentiti Utkin come mai non li ha smentiti come falsi neanche l’oligarca Prigozhin, capo poltico-economico della compagnia che invece se ne è uscito con la dichiarazione che non esistono nazisti in Ucraina?
    Come mai è stato fatto entrare nella Wagner un intero reparto dichiaratamente nazista per emblemi, foto, dichiarazione del comandante – da loro fonti già messe in altro mio commento – come il Rusich Group?
    Sia la galassia delle compagnie di mercenari che la presenza nazista interna pongono interrogativi che possono essere rimossi o minimizzati?
    Tanto più che gruppi paramilitari nazisti operavano apertamente in Russia da anni, come per esempio Unità Nazionale Russa, aderente all’internazionale nazionalsocialista

    https://italiawiki.com/pages/politica-in-russia/unit-nazionale-russa.html

    Come potevano fare manifestazioni pubbliche anche girando armati senza protezioni molto in alto?

    https://youtu.be/dd528bYiq5g

    Posto il discorso politico generale di Bonali che mi trova d’accordo, concordo con lui anche sul fatto che la spazzatura sopra segnalata non si può buttare sotto il tappeto facendo finta di niente.

    • Fabrizio Marchi
      2 Maggio 2023 at 15:09

      Che ci siano militanti nazisti in pressochè quasi tutti i paesi del mondo, compresa la Russia e certamente anche nella Wagner, è un fatto ormai acclarato.
      Il punto è adesso è un altro.
      1) Che ruolo politico hanno i gruppi nazisti in Russia e quanto sono in grado di condizionare la politica del governo? A mio parere molto poco. La Russia è in larga parte un paese conservatore, tradizionalista ortodosso ma la presenza nazifascista è a mio parere relativamente molto limitata, sicuramente molto inferiore a quella in Ucraina. Ricordiamoci che sommando solo il partito di Putin con il PC abbiasmo il 70% circa dei voti, più gli altri partiti di area liberale.
      2) In Russia il nazifascismo è considerato una sorta di “Male Assoluto”, una sorta di categoria a-storica e a-temporale. Questo è la conseguenza dell’invasione nazifascista nella seconda guerra mondiale che per il popolo russo è stata una vera e propria guerra di sopravvivenza; l’alternativa era lo sterminio o la schiavizzazione forzata. Da qui il nazifascismo concepito come categoria assoluta, a-storica. Difficile pensare che in un paese e in un popolo siffatti possano attecchire forze organizzate dichiaratamente naziste e fasciste. Dopo di che ci sono forze organizzate ultranazionaliste (ma sono una minoranza) e la stessa Russia Unita, il partito di Putin, è un partito nazionalista, ortodosso e conservatore. Ma il nazifascismo è altro.
      3) Il battaglione Azov, a differenza della Wagner che è molto composita, è dichiaratamente nazista, dalla A alla Z, dal primo ufficiale all’ultimo dei suoi membri. In Ucraina sono state e sono attive robuste forze politiche dichiaratamente naziste (Svoboda e Pravy Sector) che sono state protagoniste del colpo di stato del 2014, che sono state foraggiate e sostenute sia dagli USA e dalla NATO sia dai governi ucraini che si sono succeduti da allora e quindi anche da Zelensky. Il ruolo politico e militare delle forze naziste è sempre stato riconosciuto dai governi ucraini post golpe del 2014 e queste foze politiche insieme alle loro milizie paramilitari (fra cui, appunto, l’Azov) sono state sguinzagliate dal governo contro le popolazioni russofone del Donbass. Quelle stesse forzae politiche ceh facevano parte organica del governo e anche degli apparati di sicurezza. In altre parole, il governo ucraino è quello che giustamente viene definito un governo naziliberista o ucronazista, appunto perchè quella nazista non è una presenza marginale ma è parte integrante dell’establishment, se così vogliamo chiamarlo, al potere in Ucraina. E’ quindi evidente, alla luce di tutto ciò, che il ruolo giocato dalle forze naziste in Ucraina è assai più rilevante di quello giocato dai nazisti russi. Direi anzi che in Russia i gruppi nazisti non sono in grado di esercitare alcun condizionamento politico.
      4) Stai continuando pedissequamente a battere il tasto su chi ha più nazisti tra le sue fila (ribadisco che il ruolo politico delle forze naziste in Russia è a mio parere ininfluente rispetto a quello in Ucraina, fermo restando che in ucraina a decidere sono soltanto gli USA…) ma continui a glissare sistematicamente dal punto di vista dell’analisi politica e geopolitica.
      Nella mia ultima risposta al tuo ultimo commento (ora il penultimo) ti invitavo ad andare oltre questa questione che per me è del tutto o quasi irrilevante ai fini della comprensione di quanto sta accadendo e dell’analisi politica, e a spiegarci la tua posizione nel conflitto in atto. Ma tu non mi hai risposto. Ora torni e come se nulla fosse, ignorando la mia risposta che sicuramente hai letto, continui a la solita solfa sui nazisti russi. A questo punto devo pensare tre cose:
      1) Hai difficoltà a dichiarare di essere apertamente schierato con gli USA e la NATO;
      2) Sei sulla posizione della solita “sinistra” più o meno radicale o di derivazione post-troschista, anarchica o “centrosocialara” che sostiene la tesi dei due imperialismi e quindi deve battere il tasto sulla presenza nazista tra le file russe per poter dire, come si dice a Roma “ammazza, ammazza, so tutti ‘na razza”, e quindi per non schierarsi e anzi, tutto sommato, strizzare l’occhiolino agli USA e alla NATO;
      3) Hai tempo da perdere e ti diverti solo a provocare. La qual cosa sarebbe dimostrata dal fatto che di fronte alla VERA QUESTIONE, e cioè al mio invito a pronunciarti sul conflitto in corso, tu hai regolarmente glissato. Il che è anche un po’ da maleducati. Nulla di male ad avere le proprie idee, sia chiaro, però allora mettiamole in campo e non continuano a voltarci dall’altra parte. Quindi ripeto ancora – e non te lo ripeterò più perché se non mi rispondi neanche questa volta vuol dire che la parte di me che pensa che tu abbia soltanto l’intenzione di “sfrucugliare” senza nessun costrutto (che non sia in ultima istanza solo quello di rompere i coglioni) – vorrei sapere qual è la tua posizione nel merito della guerra in corso, diciamola con chiarezza, fra USA/NATO da una parte e Russia dall’altra. Non mi pare di chiedere la luna. Solo chiarezza. Anche perché le risposte possibili possono essere solo tre:
      a) Sei schierato con la Russia e questo è chiaramente impossibile:
      b) Sei schierato con gli USA/NATO;
      c) Fai parte di quella schiera di “sinistri” radical, post-troschisti, pseudo antagonisti ecc. che sono equidistanti perché ritengono che si tratti di uno scontro fra due imperialismi e che, sotto sotto (li conosco bene…), tutto sommato, se proprio devono, a naso più o meno turato, strizzano l’occhio per gli USA/NATO perché comunque preferiscono l’Occidente ai russi ortodossi, conservatori, tradizionalisti e pure un po’ (e diciamolo!…) maschilisti, omofobi e patriarcalisti.

      Devi solo mettere una croce su a), b) o c). Non ci vuole molto. Ti ho facilitato il compito. Una sola cosa. Niente supercazzole. Richiesta risposta secca, netta, precisa, esplicita. Grazie.

      • Federico Lovo
        2 Maggio 2023 at 16:30

        chiedo scusa per l’intromissione… ma a naso direi che la lettera c) risulta il ritratto perfetto. Notare come “Spartaco” vede la minaccia delle svastiche Russe sul futuro politico della Russia, presentando “ragionamenti” e “prove” non proprio ferrei… ma non vede minimamente il 17-18% dei voti del PC Russo. Caro “Spartaco”… ma ci faccia il piacere!

      • Spartakus
        2 Maggio 2023 at 18:20

        Come ho scritto all’inizio del mio commento:”Sul discorso politico generale concordo con Giulio Bonali”. Mi sembrava chiaro, ma se non basta riporto e sottoscrivo:
        “Non credo che esista un “campo antimperialista” di cui farebbe parte la Russia, che (con Lenin) ritengo imperialista se non altro perchè potenza capitalista i cui capitalisti monopolistici esportano capitali e che possiede almeno una base militare all’estero (che sia un imperialismo oggi prevalentemente “sulla difensiva” e che nella guerra contro l’Ucraina e (forse) almeno in parte in quelle africane (ma qui lo ritengo per lo meno discutibile) sia dalla parte del giusto è del tutto irrilevante a questo proposito (non in assoluto; ma rilevante è per ben altri riguardi).
        Essere contro un certo determinato imperialismo, sia quello di gran lunga più armato e militarmente potente, non significa affatto necessariamente essere antiimperialisti; altrimenti dovremmo scegliere chi fra triplice alleanza e triplice intesa sarebbe stato “antiimperialista” (presunto) nella prima guerra mondiale.
        Ovviamente esserne consapevole non significa fare di tutte le erbe un fascio ed evitare di far leva sulle contraddizioni interimperialistiche, come giustamente alcuni antimperialisti fanno in Africa e altrove, ma senza confondere la “Wagner” con una pretesa organizzazione antimperialistica.”
        È da questa confusione sulla Wagner che è partita la discussione in cui sono intervenuto nel merito essendomi già da prima interessato del tema.

        • Fabrizio Marchi
          2 Maggio 2023 at 19:47

          Ok. Allora la dico meglio. Personalmente non ho mai detto nè scritto che la Russia è uno stato antimperialista, ciò non toglie che nel conflitto in corso non mi auguro una sua sconfitta perchè questa rappresenterebbe il trionfo dell’imperialismo americano che, a mio parere, è la vera centrale imperialista (come ho già avuto modo di dire la Russia è una potenza regionale con vocvazione imperiale e/o egemonica nell’area di sua influenza ma non è una potenza imperialista, per ragioni oggettive, non ideologiche). Una sconfitta – che comunque ritengo improbabile – sul campo allontanerebbe o comunque indebolirebbe la prospettiva del passaggio storico ad un mondo multipolare e vedrebbe, appunto, la continuazione del dominio USA su scala mondiale, e naturalmente anche una conseguente rititata della Cina, specie nel contesto asiatico sudorientale e del Pacifico.
          E’ per questo, dunque, che pur non nutrendo particolari simpatie nè politiche nè tanto meno ideologiche per la Russia (del resto non le nutrivo neanche nei confronti Saddam Hussein, dei talebani afghani, così come non le nutro nei confronti di Hamas, finaziata dal Qatar e dai Fratelli Musulmani, nondimeno appoggio la sua lotta a Gaza contro Israele come ho appoggiato quella degli iracheni e degli afghani contro gli USA), la apppoggio in questo scontro contro gli USA/NATO per le ragioni ampiamente spiegate.
          Tu invece, da che parte stai? Sei equidistante? Se è così per quanto mi riguarda sei un avversario. Legittimo, sia chiaro, però resti dal mio punto di vista un avversario.
          Tutto qui. Vorrei una tua posizione netta e chiara in tal senso. Solo per chiarezza e per capire con chi mi sto relazionando, sia chiaro. Grazie.

        • Fabrizio Marchi
          2 Maggio 2023 at 19:55

          P.S. Il parallelismo che fai fra Triplice Alleanza e Intesa è storicamente del tutto infondato. Paragonare queste due situazioni è impossibile e non regge sotto tutti i punti di vista, naturalmente per me, non per te che lo hai fatto. Si trattava di uno scontro fra imperi che occupavano l’Europa, tutto sommato equivalenti per lo meno fino all’ingresso in guerra degli USA. Paragonare quel conflitto, avvenuto più di un secolo fa a quello in corso oggi in Ucraina è veramente privo di ogni fondamento e frutto di una visione, diciamo così, “formale-accademica” e assai poco politica e storico-politica.

          • Giulio Bonali
            2 Maggio 2023 at 22:31

            Il parallelismo l’ ho fatto io in risposta all’ autore di questo articolo che qui commentiamo e discutiamo per chiarire, per parte mia, che combattere in Ucraina e in Africa contro l’ imperialismo americano, come fa il governo russo e come fa la Wagner, non impedisce necessariamente di essere a propria volta imperialisti, come mi pareva suggerisse Stefano Zenchinelli stesso (se l’ ho frainteso, può chiarie ovviamente); e che se si intende l’ imperialismo come lo intendeva Lenin (é il mio caso, per convinzione critica e non per dogmatismo), allora la Russia odierna (capitalistica monopolistica finanziaria, che esporta capitali e detiene almeno una base militare all’ estero), é indubbiamente uno stato imperialista, per quanto attualmente “sulla difensiva” e almeno in Ucraina “dalla parte della ragione”(sospenderei il giudizio, per scarsità di informazioni attendibili da parte mia, sull’ Africa), cose che vanno tenute nel debito conto.

            Anche se non sono “cazzi miei” (ma con Gramsci “odio gli indifferenti”), mi pare che Spartakus, che non conosco, consentendo esplicitamente con quanto da me scritto e da lui qui citato letteralmente, inequivocabilmente risponda alla tua domanda scegliendo l’ “opzione a”, cioé che nel conflitto ucraino sia schierato con la Russia, per quanto non acriticamente (mi corregga se sbaglio).

          • Fabrizio Marchi
            2 Maggio 2023 at 23:48

            Questo ce lo dirà lui. A me interessa solo la chiarezza. Non credo che sia come dici tu ma non importa, è del tutto indfferente, ciascuno ha diritto alle sue opinioni e qui diamo da sempre spazio a tutte le posizioni critiche, purchè nella chiarezza.
            Nel merito. Il fatto che la Russia sia un paese capitalista non implica che sia necessariamente imperialista. Proprio come insegna Lenin nel suo celebre libro, l’imperialismo si sviluppa solo ad una determinata fase dello sviluppo capitalistico. La Russia non è oggi in grado per ragioni oggettive di ordine economico, logistico, militare, e per tutta una serie di capacità (o incapacità) complessive di essere una potenza imperialista. Il fatto che abbia una base militare extraterritoriale – peraltro in Siria, ereditata dall’URSS con la quale la Siria era già alleata – non significa nulla al fine di considerare la Russia uno stato imperialista. Allora, se è per questo, anche la Cina ha una sola base militare extraterritoriale, a Gibuti. Questo è sufficiente per considerare la Cina uno stato imperialista? E ancora. La Cina, pur se governata da uno stato-partito comunista è comunque in larga parte, economicamente parlando, un paese capitalista. E’ sufficiente per considerarlo uno stato imperialista? Io non credo proprio, e non penso che la Cina, che pure è una potenza commmerciale a livello planetario, abbia instaurato o stia instaurando relazioni di tipo imperialistico o colonialistico con i paesi con cui commercia. Al contrario.
            Ci vogliono ben altri fattori per considerare uno stato imperialista e ad oggi, a mio parere, la vera superpotenza imperialista, e quindi la contraddizione principale, sono gli USA (più NATO e impero al seguito). Gli USA hanno circa 700 basi militari sparse in tutto il mondo e insieme alle flotte degli altri paesi dell’impero controllano tutti gli oceani, tutti i mari e la gran parte degli stretti dove circolano l’80% delle merci di tutto il mondo. Ma, oltre a questo che già di per sè è sufficiente, la struttura economica dell’impero USA e la sua relazione col resto del mondo è di tipo specificamente imperialista, al contrario della Cina. La Russia, economicamente parlando, è debolissima, e da quel punto di vista arranca. La sua forza è nella sua capacità militare ma non ha certo la forza di costituire un impero, di controllare il pianeta a livello globale, di tenere in piedi un vero e proprio impero capace di controllare tutti i vari quadranti del mondo, dalle Americhe all’Asia, dall’Atlantico al Pacifico, dal Medioriente all’oceano indiano. Non scherziamo neanche. L’idea dello scontro fra i due imperialismi è priva di fondamento ed è uno dei grimaldelli ideologici della ben nota “sinistra” che conosciamo che alla fine fine finisce di fatto per schierarsi, nel migliore dei casi ingenuamente, con gli USA e la NATO. La Russia senza la Cina alle spalle non avrebbe neanche potuto permettersi di sostenere la guerra in Ucraina.

  4. Stefano Zecchinelli
    2 Maggio 2023 at 21:42

    Per quanto riguarda la questione inerente al CMP Wagner ho scritto due articoli d’analisi geopolitica, dove il secondo pezzo era una replica rispetto alle perplessità argomentate da alcuni lettori nel primo.

    Di fatto le contro-argomentazioni sono sempre le stesse: 1) vengono citate fonti occidentali (fra cui anche Wikipedia, cosa non particolarmente seria e 2) si fa riferimento a delle opinioni legate alla sfera morale, cosa irrilevante per un marxista. Scrive Leon Trotsky in ”La loro morale e la nostra”:

    ”La lotta mortale non è concepibile senza astuzie di guerra, in altri termini senza menzogne e in-ganni. I proletari tedeschi possono forse fare a meno di ingannare la polizia di Hitler? I bolscevichi so-vietici mancherebbero alla m orale ingannando la GPU? L’onesto borghese applaude l’abilità del poliziotto che riesce a catturare con l’astuzia un pericoloso gangster. E l’astuzia non dovrebbe esser lecita quando si trattasse di rovesciare i gangster dell’imperialismo?”

    In sintesi, analizzando un fenomeno complesso senza fonti verificabili (a riguardo ho escluso tutte le fonti occidentali), la prima cosa che dobbiamo fare è rispondere ad una domanda: il CMP Wagner accelera o meno la transizione ad un mondo multipolare? Da questa domanda dipendono tutte le argomentazioni (quantomeno nella nostra congiuntura storica), e sulla base degli analisti consultati ne ho dato una risposta positiva. Gli analisti citati – Thierry Meyssan e Pepe Escobar – sono giornalisti investigativi pluripremiati fuori dal mondo globalizzato e la loro disamina non può essere decostruita con dei rimandi a Wikipedia.
    Altre questioni:

    – La Wagner e l’esercito regolare della Federazione Russa: ho spiegato fin da subito che la CMP Wagner svolge un ruolo differente rispetto all’esercito regolare, ovvero viene impiegato per ”operazioni speciali” con un diverso livello di pericolosità. E’ evidente che l’ingaggio preveda condizioni giuridiche diverse.

    Siamo all”’abc”.

    – I volontari africani e la CMP Wagner: è chiaro ad un lettore non eurocentrico che un ragazzo africano, cresciuto nella miseria, veda nella carriera militare un modo per garantirsi una prospettiva di vita relativamente prospera. Volete chiamarlo ”mercenario”? Politicamente mi permetto di contestare l’utilizzo ”liberale” di questa categoria. Nell’epoca sovietica esistevano le Accademie militari aperte agli attivisti terzomondisti, adesso ci sono agenzie private russe: è un bene? Potrei dire di ”no”, ma sarei riduttivo e taglierei con la forbice le condizioni oggettive/strutturali che hanno prodotto queste ambiguità. La contraddizione politica sta nella transizione dall’Urss alla Russia capitalista, non nell’impiego di un battaglione privato alle strette dipendenze del governo russo.

    – La Russia e gli oligarchi: il capitalismo russo è periferico e non imperialista. Gli oligarchi sono pochi ed hanno delocalizzato le loro fortune all’estero. Quelli che vengono menzionati nei commenti, semmai, sono esponenti della borghesia-burocratica post-sovietica e lo stesso dispregiativo ”d’estrema destra” andrebbe verificato con fonti interne. Potrei fare questo esempio: Enrico Mattei finanziò il FLN algerino. E’ evidente che in un conflitto geopolitico subentrino anche interessi privati, essendo il capitalismo un modo di produzione mondiale con delle diversificazioni nazionali.

    – Non entro nel merito dei gruppi citati, fascisti o meno: la loro appartenenza alla Wagner è da verificare attraverso fonti interne (ad es. Utkin non è organico alla CMP Wagner) ovvero russe e non coi link di Wikipedia. La serietà nella ricerca nelle fonti è la prima cosa quando di scrive un articolo; personalmente ho delle ragioni per ritenere diversi link riportati delle fake news venendo meno la verificabilità della fonte.

    La domanda principale ha avuto da parte mia questa risposta: il CMP è un argine all’unilateralismo USA ed in ciò condivido il giudizio dell’analista strategico Pepe Escobar. Le questioni politiche riconducibili alla dicotomia fascismo/antifascismo non hanno la priorità quando si parla di questioni militari ovvero si contestualizza la (geo)politica di una guerriglia urbana.

    SZ

  5. Stefano Zecchinelli
    2 Maggio 2023 at 21:53

    Non esiste un ”campo antimperialista”, ma esiste una funzione oggettiva che gli Stati non occidentali adempiono davanti l’imperialismo collettivo il quale, dopo l’aggressione alla Serbia indipendente, ha assunto i connotati d’una alleanza pan-imperialista a guida statunitense. Cito sempre Trotsky:

    ”Il Brasile regna oggi un regime semifascista che qualunque rivoluzionario può solo odiare. Supponiamo, però che domani l’Inghilterra entri in conflitto militare con il Brasile. Da che parte si schiererà la classe operaia in questo conflitto? In tal caso, io personalmente, starei con il Brasile “fascista” contro la “democratica” Gran Bretagna. Perché? Perché non si tratterebbe di un conflitto tra democrazia e fascismo. Se l’Inghilterra vincesse si installerebbe un altro fascista a Rio de Janeiro che incatenerebbe doppiamente il Brasile. Se al contrario trionfasse il Brasile, la coscienza nazionale e democratica di questo paese potrebbe condurre al rovesciamento della dittatura di Vargas. Allo stesso tempo, la sconfitta dell’Inghilterra assesterebbe un colpo all’imperialismo britannico e darebbe impulso al movimento rivoluzionario del proletariato inglese. Bisogna proprio aver la testa vuota per ridurre gli antagonismi e i conflitti militari mondiali alla lotta tra fascismo e democrazia. Bisogna imparare a saper distinguere sotto tutte le loro maschere gli sfruttatori, gli schiavisti e i ladroni!”. (Leon Trotsky, Intervista a Matteo Fossa, 1938)

    Se noi rapportiamo i mie due articoli sulla CMP Wagner a questa citazione di Leon Trotsky, comprendiamo il motivo per cui do di questa CMP russa, in termini di real politik, lo stesso giudizio di Pepe Escobar: è necessario cogliere la dimensione geopolitica di tutti i fenomeni, compresa la dicotomia fascismo/antifascismo che non è MAI circoscritta a contesti locali. Per questo la Wagner non sarà mai né fascista e né imperialista. In conclusione, sono disponibile a ritornare sull’argomento con un terzo articolo, qualora dovessero esserci altre perplessità.

    SZ

    • Giulio Bonali
      3 Maggio 2023 at 9:22

      Dissento dalla concezione della morale di Trotzky (che non considero un rivoluzionario coerente per lo meno da poco dopo la morte di Lenin, e ritengo un reazionario nemico della rivoluzione socialista almeno dagli anni 30 del ‘900; anche Benito Mussolini é stato socialista, e perfino massimalista).
      Per me (credo da marxista leninista coerente) esistono (fra le altre) una (o frse più) morale capitalistica borghese ed una (sostanzialmente una sola) morale comunista; la quale ultima impedisce di tollerare e men che meno di ammirare le peggiori manifestazioni di reazione capitalistica antiproletaria come il fascismo e il nazismo.

      Ignorare acriticamente e pregiudizialmente le fonti di informazione del nemico anziché esaminarle con attento e severo spiro critico mi sembra -senza intenzioni offensive, solo per esprimere una mia convinzione- stupido e dannoso alla causa per la quale si lotta.
      Alcune di quelle da te citate sono evidentemente false, altre vere (la perfezione non esiste, nemmeno in negativo!), anche se adoperate ovviamente da “loro” soggettivamente a loro vantaggio (il che con tutta evidenza non ne intacca minimamente la verità oggettiva); e a quanto pare (e riferisce Spartakus) soprattutto mai sono mai state smentite dai wagneriani cui si riferiscono (men che meno ovviamente dal governo russo), che dunque non disdegnano di essere considerati nazisti (obiettivamente non si cura di essere del tutto coerentemente antinazista nel secondo caso tra parentesi).
      E solo così facendo si può negare (falsamente!) l’ inquinamento nazista della Wagner con cui collabora il governo russo.

      Rispondo sinteticamente perché il tuo argomento mi sembra in sostanza solo uno, sempre lo stesso, e per me assolutamente irrilevante e non pertinente la questione, e cioé il fatto che il governo e lo stato ucraino e i suoi aguzzini e mercenari sono molto più coerentemente e biecamente nazisti della Wagner e del governo russo.
      Dal che non consegue proprio per nulla che la Wagner e conseguentemente il governo russo che tacendo in proposito acconsente e che soprattutto la paga e ne acquista le prestazioni, non siano per lo meno tolleranti (cosa già di per sé inammissibile a mio parere dalla morale comunista), se non anche simpatizzanti verso figuri ostentatamente e compiaciutamente nazisti e dunque verso l’ ideologia nazista.
      A scanso di (questo punto non improbabili) fraintendimenti preciso pleonasticamente che ovviamente questo non é affatto -ma proprio per niente di niente!- come mi sembrerebbe tu suggerisca, fare di tutte le erbe un fascio (littorio) e mettersi dalla parte dell’ imperialismo nazista ucraino e occidentale.

  6. Giulio Bonali
    3 Maggio 2023 at 9:52

    RISPOSTA ALL’ ULTIMO INTERVENTO QUI SOPRA DI FABRIZIO MARCHI rivolto a me (non so graficamente dove comparirà)

    No sono un dogmatico e la mia concezione dell’ imperialismo (moderno, capitalistico) coincide con quella di Lenin non perché l’ abbia sostenuta lui, ma perché mi ha razionalmente convinto.

    Però, visto che tu fai rifermento al grandissimo rivoluzionario russo per obiettarmi, rilevo che i fatti che:

    la Russia sia una nazione caratterizzata da un capitalismo monopolistico finanziario, per quanto con taluni residui aspetti “straccioneschi” e “mafiosizzanti” ereditati da Gorby-Eltsin e per quanto relativamente debole (molto di più degli USA), “sulla difensiva” e “nel giusto in Ucraina” (fatti irrilevanti in proposito; rilevantissimi, ma per ben altri versi);
    che i suoi monopoli capitalistici esportino capitale;
    che così facendo partecipino alla spartizione del mercato internazionale delle materie prime e della forza lavoro;
    che come stato partecipi alla spartizione politica (“neocoloniale”) del mondo a vantaggio dei suoi propri monopoli nazionali, per esempio inviando militari all’ estero e detenendo una base militare permanente fuori dalla “madrepatria” (malgrado la esiguità della sua “fetta della torta” in questa spartizione)

    ne fanno senza ombra di dubbio una potenza imperialistica secondo i criteri leniniani cui criticamente aderisco (anche quello italiano, per quanto straccionissimo, é indubbiamente un imperialistico).

    Questo fra l’ altro spiega a mio parere egregiamente la sua collaborazione con i mercenari “inquinati” da nazismo della Wagner.

    Secondo i criteri leniniani, la maggiore o minore potenza economica, militare, politica, ecc. ed il fatto di perorare e sostenere attivamente (anche) cause giuste, progressive, perfino antiimperialistiche (esistono -per Lenin- e non vanno pilatescamente ignorate o trascurate anche contraddizioni antiimperialistiche! Mentre non esiste -per chi sia razionalista e ateo- la perfezione, nemmeno nel male) non sono rilevanti circa il carattere imperialista o meno di uno stato.
    Lo sono, ovviamente, ma per ben altri riguardi.

    Mi scuso per quella che potrebbe sembrare pedanteria ma invece intende essere solo sforzo di chiarificazione.

    • Fabrizio Marchi
      3 Maggio 2023 at 11:58

      Oggi tutti gli stati di un certo rilievo si trovano nelle condizioni che tu descrivi. Con la stessa logica e con gli stessi parametri che tu hai riportato, ripeto, anche la Cina allora dovrebbe essere considerato uno stato imperialista, anche il Vietnam (ma anche l’Iran), che sono stati che importano ed esportano capitali e, ti cito testualmente “partecipano alla spartizione del mercato internazionale delle materie prime e della forza lavoro”. L’unica, forse, parziale eccezione, nel “campo socialista o parasocialista” è Cuba, ripeto, parziale, perchè anche a Cuba ci sono contraddizioni in tal senso. Cina e Vietnam sono stati imperialisti? Non scherziamo. Lenin li avrebbe considerati degli stati imperialisti (soprattutto la Cina la cui economia è incistata con l’economia pressochè di tuti i paesi del mondo)? Ho i miei dubbi.
      Ciò detto, al di là di quello che ha detto Lenin (comunque condivisibile), non faccio mai uso di citazioni (“Come ha detto questo, come ha detto quello, come ha detto quell’altro”) perchè mi sembra una forma di debolezza (non lo dico a te, parlo in generale). Come recita il famoso detto di Bernardo Di Chartres, “siamo seduti sulle spalle di giganti, per questo possiamo vedere più lontano di loro”. Lenin è vissuto ormai più di un secolo fa e, per quanto la sua analisi sia condivisibile, stiamo parlando di un contesto molto diverso dal nostro dove le potenze imperialiste occidentali dominavano indiscutibilmente sull’intero pianeta (con scontri interimperialistici, appunto…). Oggi la situazione è molto differente. Russia e Cina sono due grandi stati dotati di arma nucleare e, nel caso della seconda, anche di una grande capacità economica e commerciale che, inevitabilmente, si declina all’interno di logiche di tipo capitalistico. In altre parole siamo già in un mondo multipolare anche se gli USA/NATO/più resto dell’impero fanno di tutto per cercare di scongiurare o allontanare questo processo già in atto. Come ripeto ancora, la Russia, senza la presenza – non dico l’appoggio – ma solo la presenza, l’esistenza della attuale Cina, non avrebbe avuto la forza di imbarcarsi in una guerra, neppure ai suoi confini.
      E’ tutto ciò che dobbiamo considerare per arrivare a considerare uno stato come imperialista, non il fatto che sia caratterizzato da contraddizioni di tipo squisitamente capitalistico, altrimenti, come ripeto, tutti i maggiori stati oggi dovrebbero essere considerati imperialisti, a partire in primis dalla Cina. Ma proprio facendo questo a mio parere buttiamo a mare la categoria leniniana di imperialismo a aderiamo mani e piedi alla concezione negriana (cioè di Toni Negri) in base alla quale il mondo sarebbe oggi dominato da un imperialismo globale e trasversale dove gli stati di fatto non contano più nulla. Una visione che a mio parere fa acqua e che la storia ha smentito con i fatti. Oggi, ancora più di ieri, lo scontro di classe – come dice bene Carlo Formenti nel suo libro “Guerra e rivoluzione” e come sosteneva anche Domenico Losurdo – non è solo lo scontro fra capitale e lavoro (peraltro sopito in Occidente) ma anche fra nazioni imperialiste e altre che subiscono l’offensiva imperialista. La novità è, appunto, la presenza di grandi stati, provvisti di arma nucleare, non omogenei e anzi in conflitto aperto, diretto o indiretto con l’imperialismo (USA/NATO).
      Questa è la mia opinione.

      • Giulio Bonali
        3 Maggio 2023 at 17:53

        Credo di rendermi ben conto di (almeno parte di) ciò che é cambiato da quando Lenin non é più fra noi; o almeno faccio del mio meglio per rendermene conto quanto più possibile.
        Ma non dogmaticamente (alla faccia delle pretese ironie sul caso) credo che i suoi criteri per considerare uno stato imperialista restino (ovviamente non perfetti, ma) tuttora validi e che l’ utilità teorica e pratica del loro impiego (ovviamente critico) sia sostanzialmente confermato dalla realtà dei fatti empiricamente constatabili, anche recenti.

        Sulla natura sociale della Cina sospendo razionalisticamente il giudizio non disponendo in misura sufficiente delle informazioni in proposito (e della capacità di vagliarle criticamente nella limitata misura in cui ne ho): dittatura del proletariato che tollera “tatticamente” forti elementi di capitalismo nel quadro di una necessaria ritirata strategica nel corso della lotta mortale col capitalismo monopolistico finanziario “alla maniera della NEP”? Piena restaurazione capitalistica (di stato e “keinesyana”) sotto mentite spoglie ideologiche?
        Comunque sia, credo che sia caratterizzata anche da elementi importanti di imperialismo, come l’ esportazione di capitali (privati e di stato) e la detenzione di una base militare all’ estero.
        Nutro analoghi dubbi per i medesimi motivi circa il Vietnam, mentre sono sicuro della natura imperialistica della Russia (odierna: ben altra cosa che l’ URSS).
        Sia nel primo (Cina, Vietnam), sia nel secondo caso (Russia) ovviamente ciò non mi impedisce di discernere nelle contraddizioni interimperialsitiche e di tenerne debitamente conto, e non mi induce a fare di tutte le erbe un fascio (…littorio o quasi).

        • Fabrizio Marchi
          3 Maggio 2023 at 19:23

          Caro Giulio, è un dibattito in linea teorica infinito…Se partiamo dalle tue premesse – che in linea teorica sono valide – e le portiamo alle estreme conseguenze, dovremmo rilevare che anche nell’URSS, in specie quella brezneviana, vi erano aspetti riconducibili al capitalismo (seppure di stato), e non a caso nacque la categoria di “socialimperialismo”. Fu Mao Tse Tung ad inventarla, e successivamente fu ripresa dall’Albania di Enver Hoxha e, per quello che conta, anche da una parte della sinistra extraparlamentare europea e italiana.
          Naturalmente io non sono d’accordo perchè, come ho spiegato tempo fa in altri commenti (e quindi non ci ritorno), quello sovietico nei confronti dei paesi satelliti era una forma di “egemonismo” ma non di imperialismo. Purtuttavia, se applichiamo alla lettera quelle stesse categorie che tu stesso utilizzi (non che siano sbagliate, in linea teorica), anche coloro che sostenevano che l’URSS avesse caratteri imperialisti (che lo sostessero alcuni gruppuscoli della sinistra gruppettara europea chissenefrega, ma certamente MAO non era uno sprovveduto) potevano avere le loro ragioni.
          Nondimeno io resto convinto che l’URSS fosse fondamentalmente uno stato egemonico ma non imperialista e che abbia anzi svolto un ruolo importante di spinta e sostegno ai movimenti di liberazione anticoloniale di tutto il mondo. A differenza della Cina di Mao che decise di rompere con l’Unione Sovietica e di allearsi con gli USA, arrivando addirittura a riconoscere ufficialmente, unico paese a guida comunista del mondo, il Cile di Pinochet. Ora, la Cina di Mao non era sicuramente imperialista, questo è poco ma sicuro, ma questo non l’ha tenuta al riparo da gravi contraddizioni.
          Tutto ciò per dire che (ma questo è il mio modo di procedere e non pretendo certo che sia oggettivo…) che una certa flessibilità nell’approcciare la realtà (senza ovviamente esagerare e sconfinare nel relativismo e nell’opportunismo) è necessaria. Non ho dubbi sul fatto (l’ho già scritto nel precedente commento) che la Russia, essendo un paese capitalista, produca delle contraddizioni che possono portare anche ad una politica imperialista (in linea teorica anche la Cina…). Al momento però, sempre a mio parere, non lo è non per ragioni ideologiche (se potesse lo sarebbe…) ma per ragioni oggettive, nel senso che non è in grado, non ha la forza e le condizioni per potere essere una potenza imperialista. E infatti, secondo me, lo ripeto ancora (poi mi fermo però…) è uno stato capitalista con vocazione imperiale in quella che storicamente ha sempre considerato la sua area di influenza (da un certo punto di vista è proprio con l’URSS durante la guerra fredda che la Russia conosce l’apice della sua influenza ed espansione in aree non tradizionalmente di sua “competenza”…) ma non una potenza imperialista.
          P.S. Sulla Cina anche io sono in osservazione e sospendo il giudizio. Qui il discorso si farebbe lunghissimo e anche interessantisimo. Ne riparleremo senz’altro. Alcuni articoli però li abbiamo già pubblicati nel merito. Siamo comunque di fronte ad un paese-continente e ad una realtà molto complessa. Il mio giudizio è un pò più favorevole rispetto ad alcuni anni fa, nondimeno è troppo presto per tirare le somme, rispetto ad un processo tutto ancora in divenire che presenta tante incognite. Siamo nel campo della o delle possibilità, per tirare in ballo il vecchio Lukacs, forse il più lucido pensatore marxista del secolo scorso. Vedremo, e nel frattempo cerchiamo di approfondire al meglio delle nostre possibilità.

  7. Federico Lovo
    3 Maggio 2023 at 15:03

    e per fortuna che non sono dogmatici… pensa se lo erano!

    • Giulio Bonali
      3 Maggio 2023 at 17:29

      Ti informo che non essere dogmatici non implica affatto negare a priori acriticamente tesi che ALTRI dogmaticamente approvano (il che invece é proprio dogmatismo “bello e buono”, anche se in negativo).
      Di conseguenza la tua ironia nei miei (nostri -?-) confronti mi ricorda assai la nota considerazione di Cristo circa coloro che menano grande scandalo per “la pagliuzza nell’ occhio del fratello”, non accorgendosi della “trave nell’ occhio loro proprio”).

      • Fabrizio Marchi
        3 Maggio 2023 at 19:34

        Ragazzi, lo dico ad entrambi, a Giulio e a Federico Lovo e a tutti i nostri utenti e lettori. Non c’è ragione di scaldarsi e di aggredirsi anche perchè stiamo dando vita ad un dibattito ricco e invidiabile, ed è per questo che siamo qui. Alla fin fine, non lo dico per fare dell’ecumenismo ma perchè è realmente così, siamo più o meno tutti animati dagli stessi intenti però, come è normale che sia, ci sono delle divergenze e dei punti di vista differenti sui vari argomenti. E va bene, non mi pare un problema, anzi, il dibattito e il confronto arricchiscono questo nostro giornale.

        • Giulio Bonali
          4 Maggio 2023 at 8:12

          Sono perfettamente d’ accordo.
          So di essere suscettibile e dunque mi scuso se ho esagerato, e anche “preventivamente” per eventuali ulteriori intemperanze che “mi scappassero”, pur cercando ovviamente di evitarle (e qui ci sta bene un’ altra citazione dai vangeli: “lo spirito é forte ma la carne é debole”…).

  8. Francesco
    4 Maggio 2023 at 0:22

    ” si fa riferimento a delle opinioni legate alla sfera morale, cosa irrilevante per un marxista. Scrive Leon Trotsky in ”La loro morale e la nostra”:
    ”La lotta mortale non è concepibile senza astuzie di guerra, in altri termini senza menzogne e in-ganni. I proletari tedeschi possono forse fare a meno di ingannare la polizia di Hitler? I bolscevichi so-vietici mancherebbero alla m orale ingannando la GPU? L’onesto borghese applaude l’abilità del poliziotto che riesce a catturare con l’astuzia un pericoloso gangster. E l’astuzia non dovrebbe esser lecita quando si trattasse di rovesciare i gangster dell’imperialismo? ”

    Questi concetti non sono solo sbagliati, sono pericolosi. La sfera morale è irrilevante per un marxista? Allora il marxista è una bestia pericolosa da abbattere. Provocatorio? Una boutade in risposta alla combinazione di quanto citato sopra in congiunzione con lo spreco di aggettivi moralistici (cosa sono i costanti “mafioso”, “fascista” sono concetti scientifici o filosofici ben delineati e usati? Ma fammi il piacere) ad ogni articolo. Fortunatamente la mia boutade può rimanere tale, perché so che non è così e che nel marxismo riflessioni serie sull’etica ci sono state eccome, con Lukács, che se ne è occupato in varie fasi (interessante lo scambio di idee che ha avuto con Gunther Anders), con Gramsci, Maximilien Rubel e mcon olti altri contributi. Nonostante ciò, la posizione che ho citato l’ho incontrata spesso, sostenuta con straordinaria leggerezza da un po’ troppi militanti arrabbiati e mi porta a citare una frase di Eugene Kamenka “In the work of Marxists and, to a lesser extent, in the work of Marx himself, we find an uncritical conflation of ethical relativism, evolutionary ethics, the ethic of self-determination and self-realization, utilitarian strains, the ethic of co-operation and a kind of social subjectivism, all assumed or proclaimed rather than argued for”. Il testo da cui è tratta la citazione è del 1969 e nonostante contributi come quelli che ho citato e altri di valore, interventi come questo mostrano come questa situazione non sia migliorata abbastanza; io temo sia anche degenerata, con la perdita di gran parte del dibattito al di fuori di gruppi militanti e bolle accademiche. Cos’è infatti negare la “sfera morale” e dire al contempo “La guerriglia urbana dei ‘’wagneriani’’, per quanto condizionata negativamente dal nazionalismo ortodosso-tradizionalista, ha una eticità sconosciuta ai tagliagole occidentali.”; amico caro, parli spesso di contraddizione: ecco, questa è una contraddizione.

    Per una esigenza di chiarezza la mia posizione sulla questione “Wagner” è di accordo con questa frase “il CMP è un argine all’unilateralismo USA”; proseguo, quando si fa un’analisi fenomenologica, come situazione del conflitto, rapporti di forza, considerazioni geopolitiche, ecc. non si fanno considerazioni morali aprioristiche, perché queste deformerebbero l’analisi. Ci si deve sforzare di praticare l’epoché, la sospensione del giudizio, nel momento analitico. Ma questo non vuole assolutamente considerare la sfera morale “irrilevante”: l’etica è una sfera filosofica che richiede una profonda dedizione e la sua applicazione alle situazioni deve essere, questa sì, dialettica, il che non vuol dire relativista. E’ una cosa di grande complessità, specie considerata la frequente manipolazione di posizioni moralistiche astratte a fini ideologici. Il moralismo è la degenerazione dell’etica e questo è uno dei motivi per cui l’etica è in relazione necessaria con la filosofia pratica.

    Ora, siamo chiari, la guerra è una cosa sporca, quindi qui non si tratta di mantenere una posizione da “anime belle” (e le considerazioni sull’uso di gruppi mercenari nella guerra contemporanea deve prima essere analizzata “fenomenologicamente” e poi valutata eticamente), né di giudicare astrattamente le situazioni e le scelte di vita da un posto ancora relativamente comodo e sicuro. In guerra e in condizioni esistenziali dure si possono fare (“possono” perché non è universale e di questo bisogna tenere conto) scelte e atti molto difficili, per necessità; ma considerare la sfera morale irrilevante vuol dire dare fondamento legittimante a quelle che dovrebbero essere azioni e situazioni in condizione di necessità estrema o comunque (perché sappiamo bene che la gestione del potere richiede comunque uno “stato di guerra”) che non vanno normalizzate. Che lo spionaggio faccia parte della gestione del potere da che mondo è mondo è vero, legittimarlo eticamente sposta decisamente la bilancia del fondamento politico in direzione del potere bruto, nel qual caso si può a) rinunciare tranquillamente ad usare qualunque categoria che fuoriesca dai rapporti di forza e faccio notare che “sfruttamento”, tra le altre, rientra in tali categorie cui rinunciare b) essenzialmente usare travestimenti moralistici ideologici,il che non è ciò che viene rimproverato ai borghesi?

    Combattere può essere necessario e lo si fa, e quando lo si fa lo si fa per vincere, astuzie e altro. E nessuno sconto va fatto al moralismo e al suo uso ideologico. Ma allo stesso modo nessuno sconto va fatto a chi nega la sfera etica o a chi la riduce a ideologia.

    • Fabrizio Marchi
      4 Maggio 2023 at 18:48

      Sono sostanzialmente d’accordo con lo spirito del tuo commento e, per la verità, resto convinto (un pò più di te, forse…) che lo stesso Marx fosse fondamentalmente un umanista, un umanista rivoluzionario, naturalmente. Come altrimenti definire un filosofo (della prassi) e un rivoluzionario che vuole combattere lo sfruttamento, l’oppressione sociale e umana e la condizione di alienazione in cui si trovano gli uomini nel loro tempo storico? I detrattori del suo pensiero tendono a farne una sorta di freddo scienziato sociale, di materialista inteso in un senso volgare e brutale. Ma chi ha letto un pochino Marx sa perfettamente che in lui la teoria del valore e dell’alienazione sono inscindibili. Semmai il difetto o l’errore (e ne ha commessi, come tutti) di Marx è proprio quello di cadere in una sorta di dimensione teleologica, escatologica, ma questo è un discorso lunghissimo.
      D’accordissimo, ovviamente, sui riferimenti a Gramsci e soprattutto a Lukacs (che considero forse il più grande e lucido marxista del secolo scorso) e, visto che siamo in tema di etica, non possiamo non ricordare Bloch e la sua utopia.
      Ciò detto, pensare quindi che il Marx pensiero e anche diversi marxismi successivi siano separati o separabili dall’etica è privo di fondamento. Forse solo nel pensiero di Althusser possiamo trovare una interpretazione di diverso genere, ma anche in questo caso la questione è assai più complessa di come viene ridotta dalle vulgate.
      Poi, certamente, ci sono le esperienze storiche concrete della Seconda e della Terza Internazionale, del comunismo reale ecc. e, a mio parere, le semplificazioni ideologiche del “Diamat” e di un certo determinismo (presente anche in parte in Marx dovuto all’influenza in parte del pensiero hegeliano e molto di quello positivista, ma glielo possiamo concedere…) che in realtà di dialettico a mio avviso ha ben poco e molto, come ripeto, di una sorta di “determinismo meccanicistico”, ma qui il discorso si fa veramente troppo lungo e complesso per affrontarlo qui.
      Chiarito questo, non penso però che Zecchinelli volesse fare un falò dell’etica anche perchè, come tu stesso hai rilevato, proprio nei suoi articoli l’analisi geopolitica è frammista a considerazioni di ordine etico, come è normale e giusto che sia.
      Penso piuttosto che nel caso specifico (come in altri), abbia voluto pigiare sul tasto delle necessità della “realpolitik” che impongono molto spesso, anche ai comunisti e ai rivoluzionari, delle scelte che non sempre sono coerenti col loro pensare e sentire. In questo caso stiamo parlando della compagnia “Wagner” ma potrei portare tanti e tanti esempi di realpolitik che talvolta hanno messo in crisi tanti comunisti. Penso al Patto Ribbentrop-Molotov che fu uno schock incredibile per tanti comunisti, all’alleanza con i monarchici badogliani di cui proprio Togliatti fu il massimo artefice, al riconoscimento da parte della Cina di Mao del regime golpista fascista filo USA di Pinochet (cosa che non perdonerò mai a Mao e al gruppo dirigente cinese di allora), del silenzio sovietico di fronte alla criminale dittatura argentina che gli vendeva il grano di cui l’URSS aveva necessità. Ma pensiamo alla violenta repressione della rivolta di Kronstadt, prima ancora delle grandi purghe staliniane.
      Qui cari miei, che a noi piaccia o meno, ci troviamo di fronte alle crude necessità dettate dalla realpolitik che, sempre che a noi piaccia o meno, sono parte della Politica che ha le sue leggi non scritte e che uno dei più grandi pensatori politici, cioè Machiavelli, ha messo nero su bianco, senza infingimenti, già a suo tempo. La storia è un gigantesco banco di macelleria, diceva, come noto, un altro grande, cioè Hegel. E’ dentro questa gigantesca tragedia che chi fa Politica nel senso più alto e nobile del termine (non a caso la scrivo con la maiuscola) deve barcamenarsi. Il che non significa cedere al cinismo nè tanto meno all’indifferenza ma essere consapevoli della realtà in cui ci si viene a trovere e che questa realtà, a volte, impone delle scelte che non sempre ci piacciono.

      • Francesco
        4 Maggio 2023 at 21:37

        Voglio chiarire che io non sono affatto ostile a Marx, se fosse così non interverrei qui; distinguo i pensatori tra “grandi” e “importanti”; i grandi sono quelli dei hanno identificato problemi in maniera imprescindibile, se ne accettino le risposte in parte o in toto o meno; può essere che un pensatore “grande” sia “importante”, ma non è una condizione necessaria. Marx lo metto tra i grandi, senza dubbio.

        Di questo puoi stare certo: non intendo mai un attacco alla presenza del pensiero marxista nella cassetta degli attrezzi ma sempre un tentativo di renderlo vitale in rapporto dialogico con altre forme che sono arrivato a pensare altrettanto fondamentali alla cassetta (Aristotele, ecc.); se “attacco” c’è, e lo vedo più come momento dialettico, “attacco” ad usi, tesi, momenti e concrezioni ideologiche, non alla suddetta presenza. Nell’ottica di riprendere il discutere su alcune questioni fondamentali; una volta c’erano discussioni sulla contraddizione in cui intervenivano Colletti, Severino, Berti, punti di vista diversi, e io credo che da queste discussioni non solo la speculazione filosofica ma la qualità del dibattito politico ne uscisse vivificata.

        Nel caso di Zecchinelli, per parafrasare Totò, “vedo la contraddizione e metto”. Forse non voleva attaccare l’etica, ma lo ha fatto de facto e ho ritenuto fosse un appiglio per affrontare il tema. Che è il rapporto tra mezzi e fini in relazione con l’efficacia dei mezzi; come ho detto sono assolutamente contrario ad abbandonare il realismo in favore di un astratto irenismo (per esempio la scelta della non-violenza, che non è la mia, è legittima, penso, ma solo quando se ne abbracciano veramente le difficoltà, non come “soluzione da televisione o tastiera), ma questo pone a maggior ragione la necessità del dibattito, che è un dibattito su etica-pratica. E lo pongo appunto perché non lo ritengo risolto a priori, anzi io che ritengo di poter argomentare a favore dell’esistenza degli universali penso che la nostra posizione esistenziale temporale faccia sì che questi temi si debbano affrontare perlomeno ad ogni generazione. E appunto proprio perché concordo, a livello esistenziale e fenomenico, con quanto dici qui:

        ” La storia è un gigantesco banco di macelleria, diceva, come noto, un altro grande, cioè Hegel. E’ dentro questa gigantesca tragedia che chi fa Politica nel senso più alto e nobile del termine (non a caso la scrivo con la maiuscola) deve barcamenarsi. Il che non significa cedere al cinismo nè tanto meno all’indifferenza ma essere consapevoli della realtà in cui ci si viene a trovere e che questa realtà, a volte, impone delle scelte che non sempre ci piacciono.”

        P.S. C’è un altro commento in moderazione, posso rimandarlo se non risulta o no se non è il caso.

  9. Stefano Zecchinelli
    4 Maggio 2023 at 11:26

    La citazione di Trotsky andrebbe contestualizzata nel saggio ”La loro morale e la nostra”, dove il costruttore dell’Armata Rossa prosegue:

    ”I tirapiedi delle classi dirigenti tacciano il creatore di tale partito di «immoralismo». Agli occhi degli operai consapevoli, questa accusa gli fa onore. Essa significa che Lenin rifiutava energica-mente di ammettere le norme della morale stabilite dagli schiavisti per gli schiavi, e che gli schiavisti stessi non rispettarono mai; essa significa che Lenin invitava il proletariato a estendere la lotta di classe al dominio della morale. Colui che s’inchina davanti alle regole formulate dal nemico non vincerà mai!

    L’«amoralismo» di Lenin, vale a dire il suo rifiuto di ammettere una morale superiore alle classi, non gli impedì di restare per tutta la vita fedele al medesimo ideale; di dedicarsi interamente alla causa degli oppressi; di mostrarsi altamente scrupoloso nella sfera delle idee e intrepido nell’azione; di non avere la minima altezzosità riguardo al «semplice operaio», alla donna indifesa e al bambino. Non vien fatto di pensare che amoralismo in questo caso sia il sinonimo di una morale umana più elevata?”

    La morale non è qualcosa di indipendente dalle classi, ma nella rilettura marxista rivoluzionaria viene inquadrata come il prodotto della conflittualità sociale e geopolitica. Quindi la domanda che pone Trotsky è questa: quali sono le condizioni soggettive che, in una determinata congiuntura storica, permettono un avanzamento delle istanze operaie? In termini analoghi, una volta appurato che l’imperialismo USA è il nemico (geopolitico) principale, ho posto un altro quesito: quali sono gli argini geopolitici che, individuato il nemico principale, possano creare in un futuro prossimo un avanzamento delle istanze popolari?

    Tutto il discorso sulla Wagner lo inserisco in quest’ottica. Faccio presente che (1) Trotsky, Comandante dell’Armata Rossa, per respingere l’offensiva pan-imperialista occidentale e la reazione interna non ebbe problemi a riciclare vecchi quadri dell’esercito zarista; (2) in un testo oramai rimosso, ”In difesa del marxismo” (1938), lo stesso costruttore dell’Armata Rossa pose il problema d’ipotetici rifornimenti fascisti, in funzione anti-inglese, al movimento di liberazione nazionale indiano. Per Trotsky, essendo la Gran Bretagna il nemico geopolitico principale, gli operai non avrebbero dovuto boicottare i rifornimenti.

    La Filosofia e l’Etica sono fondamentali nel momento in cui parliamo del socialismo come punto d’arrivo d’un processo d’apprendimento; lo stesso umanesimo (come c’insegnò Sartre) rappresenta una critica filosofica estremamente efficace al capitalismo. Un’altra cosa sono le Scienze militari: a combattere nelle trincee, da quello che mi risulta, non vanno i filosofi e (come mi insegnò il Filosofo marxista Stefano Garroni) un politico deve vincere. Un capo militare, in modo ancora più incisivo, non può concedere metri di terra al nemico di classe/geopolitico. Le guerre, se davvero vogliamo il collasso dell’Impero americano, devono portare ad una Vittoria di tutto ciò che contrasta l’imperialismo del miliar-dollaro; questa è una Verità oggettiva con cui, al di là delle difformità ideologiche, dobbiamo confrontarci.

    Sul presunto fascismo della Wagner (a riprova che si tratta di fake news) cito una fonte interna russa, dove la CMP Wagner viene seguita e valorizzata propria in una prospettiva antifascista:

    https://antifashist.com/item/mesto-dlya-pogovorit-prigozhinu-predlozhili-vystupit-v-gosdume.html?fbclid=IwAR0ZdQL4n6na5slC0IXVEZZGgkHg-Cebu-QmGPb7yae642zqtu359-mk2LE

    Trotsky non è stato un ”controrivoluzionario”, ma (al di là di alcuni errori, alcuni anche molto gravi e della miseria umana e politica del ”trotskismo”) rimane uno dei giganti del secolo scorso, forse il più grande capo militare del novecento. Le restanti questioni, per quanto mi riguarda, non sono rilevanti.

    SZ

    • Francesco
      4 Maggio 2023 at 18:58

      Io non ho a che vedere con la discussione del “fascismo” della Wagner, dati insufficienti e contraddittori, confermo quanto già detto, “è un argine all’unipolarismo statunitense”. E di quello che tu consideri o meno rilevante lascia il tempo che trova; in altri tempi dibattiti del genere c’erano ed erano importanti.

      Conosco molto bene il punto di vista “di classe”. In questa forma non lo condivido, è una visione riduzionista. Capisci bene che, sono stanco di ripeterlo, io non sono più marxista, “il filosofo marxista tot ha detto” non mi fa né caldo né freddo, quello che mi interessa è un confronto, una dialettica in senso pieno, tra le posizioni veramente anticapitaliste compatibili. I militari devono vincere le guerre, ma va? Sono stato chiaro sulla necessità di un realismo fenomenologico, e questo vi rientra.

      Ma i filosofi non sono poi così inutili come gli uomini di azione credono, sono quelli che guardano ai fondamenti del fare. Poi ci possono essere cattivi filosofi, ma ci sono tanti pessimi uomini d’azione, tant’è. E’ l’etica non si può metterla da parte tanto facilmente come si crede quando si è preda della fregola del fare.
      La mia visione è che il tempo e la situazione socio-economica (in cui rientra la questione di classe) sono gli scenari della nostra esistenza. L’etica non è indipendente dalle classi né dal contesto storico perché noi siamo enti temporali, viviamo nel tempo. Ma non è riducibile alle classi e ai contesti storici: questo vuol dire che l’applicazione della ricerca etica, come l’applicazione di qualunque ricerca in ambito filosofico e del pensiero in senso pieno non è un’applicare le categorie martellandole nei contesti ma ricercare la loro valida generale in relazione con l’applicazione contestuale. Esplorando le ricerche etiche occidentali e non occidentali, studiando i contesti, ecc. si può pervenire dialetticamente a valori razionali condivisibili e quanto più possibile universali; ciò che non può essere universale è la loro applicazione acritica ai contesti.

      Trockij, come tutti, può e deve essere valutato su vari livelli, capo militare, teorico, ecc. Posso valutare positivamente una parte del suo operato e pensiero e negativamente un’altra e così faccio. Le frasi ad effetto sia di Lenin che di Trockij riguardo alla morale, anche se comprensibili nel contesto e contro il moralismo capitalista-liberale sono state nel lungo termine dannose. A me non importa che tu lo condivida o meno, il tuo punto di vista lo conosco perché in passato l’ho condiviso, ma dato che non devo riferirmi più ai soli pensatori marxisti e ritenere il resto “ideologia” ripeto quanto ho detto: il marxismo, nonostante notevoli contributi (e lo ribadisco, anche quando non concordo per varie ragioni rimangono punti di confronto imprescindibili), ha carenze sul fronte della ricerca etica, tra gli altri. Il pensare che questioni tattiche o strategiche consentano di mettere l’etica da parte ha già portato danni. Per fare un solo esempio, ci sono analisi, che io condivido in pieno, sullo svilupparsi all’interno dei vari partiti comunisti di un messianesimo storicista come mito ideologico per la base e di un vertice tatticista e “agnostico”; ed è normale, perché le forme deteriori di “machiavellismo” a questo portano (danon confondersi con lo studiare Machiavelli e relativa tradizione come fenomenologia del potere); con tutto il rispetto per Gramsci, capisco cosa cercava di fare e ha afrrontato problematiche serie, l’idea del partito “moderno principe”, della guerra di posizione degli intellettuali, ecc. e l’implementazione (comunque la si voglia vedere, tanto come sempre le letture sono molteplici) togliattiana di quelle idee hanno contribuito alla situazione attuale attraverso bolle intellettuali “disciplinate” e carrieriste ad un tempo, dirigenze ciniche, approccio para-religioso alla militanza, ecc. E questo è tutt’altro che relegato al solo PCI, ai partiti di massa o alla situazione italiana. Vuol dire che Gramsci, ecc. vanno buttati a mare? Per me vuole solo dire che bisogna tornare a confrontarsi con i problemi che hanno affrontato e il rapporto tra mezzi e fini in relazione con l’efficacia dei mezzi.

      Il contributo del marxismo che ritengo valido, sempre, è considerare, imprescindibilmente, la condizione esistenziale temporale e dunque storica dell’uomo e in questa la sua prospettiva socio-economica, di classe se preferisci. Ma come precondizione non come limite, l’uso dialettico della ragione se non può trascendere mai del tutto queste condizioni lo può almeno in parte; è utopico e pericoloso cercare di concretizzare il Bene nel mondo, ma ricercare razionalmente ciò che è bene, per quanto possibile universalmente, senza pretendere di calarlo forzatamente prescindendo dalle condizioni contestuali è necessario per chiunque non voglia attenersi alla forza bruta. Per fare un esempio concreto: deve essere chiaro, se si vuole fondato un agire etico, che cose come “è male uccidere” sono “universali”; questo condanna alla non-violenza, a subire i soprusi del capitalismo,ecc.? No, perché non si tratta di astrarre dalle situazioni concrete, si tratta di una linea-guida: dalla dialettica “è male uccidere-è necessario combattere” si può provare a delineare prassi di cambiamento in meglio delle situazioni. E le deroghe necessarie non devono perdere il loro carattere di gravità, senza ignorare la necessità (“può essere necessario fare atti gravi”), perché altrimenti stai fondando solo la sopraffazione del più forte tingendola di moralismo, peraltro confuso: è questo è quello che fa il capitalismo liberale. Altrimenti la base morale per condannare il capitalismo non c’è. Non te la dà nessuna “scienza”, con buona pace del positivismo ottocentesco che ancora infesta certe posizioni. Il “dover fare” è provincia della filosofia, comunque del pensiero umano.

      • Stefano Zecchinelli
        4 Maggio 2023 at 23:04

        Sono d’accordo con la tua disamina, mentre la citazione di Trotsky rimane circoscritta soltanto alle tematiche militari che sono ben altra cosa. Eccellenti i riferimenti a Gramsci e Lukàcs, autori da cui Trotsky e Bucharin si discostano ed è evidente come i tuoi riferimenti siano migliori dei miei. Non lo metto in dubbio, hai argomentato in modo coerente su Etica e Filosofia, riportando una prospettiva del Socialismo ricca di contenuti (condivido anche la critica al positivismo/scientismo). Aggiungerei fra i rappresentanti del marxismo umanista anche Roger Garaudy, ma ripeto: per comprendere un conflitto militare ci vogliono gli strateghi militari, e Trotsky – da quello che mi risulta – ha costruito l’Armata Rossa. Da qui, parte la mia ammirazione ed i miei studi su questo personaggio, ancora oggi, tanto sputacchiato.

        Non sono un filosofo, non ho studiato filosofia (materia meravigliosa, che studio privatamente, ma verso cui sono un dilettante) e gli unici campi su cui posso esprimere delle linee politiche sono la geopolitica e le dottrine militari. Trotsky sarà da cestinare come filosofo, ma per comprendere un conflitto militare (compreso quello fra Atlantismo ed Eurasia) vi posso dire che SERVE.

        SZ

      • Giulio Bonali
        5 Maggio 2023 at 9:43

        Malgrado gli evidenti e ineluttabili limiti “di tempo e di spazio”, questo articolo ha suscitato una discussione secondo me interessantissima (e non posso che ringraziarne l’ autore nonostante i profondi dissensi) su questioni generali, filosofiche, anche più che sul problema concreto “di partenza”, (la presenza di ammiratori e almeno in qualche misura seguaci del nazismo nella Wagner, dei cui servigi il governo russo si avvale a pagamento).
        Non riesco ad astenermi inutilmente (e forse antipaticamente) dal dire che questo ultimo intervento mi sembra lucidissimo e lo approvo interamente (anche se personalmente credo di attribuire maggiore importanza al pensiero di Marx -ma anche di Engels- rispetto ai contributi comunque anche per me non trascurabili di altri autori, pur non essendo un marxista leninista “integrale”, anzi probabilmente essendolo “ben poco o per nulla”, dato che non sono materialista -naturalista, ateo, non-provvidenzialista sì- né men che meno dialettico).
        Ne sono indotto ad accennare una precisazione sulle mie personali convinzioni in fatto di etica (per quel poco o nulla che possono valere ovviamente).
        Ho scritto che esiste una (o forse più di una) etica borghese-capitalistica e una (e sostanzialmente sola) etica comunista; ovviamente ne esistono anche altre in ultima analisi condizionate “sostanzialmente” da altre condizioni economiche e relazioni sociali.
        Credo coerentemente con il materialismo storico di Marx e (non meno!) di Engels, penso però che si tratti, per dirlo con Aristotele, di diverse specie nell’ ambito di un unico genere, cioé dell’ etica umana universale.
        Che cioé certi imperativi e valori etici generali e (letteralmente) astratti siano universalmente diffusi nell’ umanità (e forse, almeno in qualche “embrionale” misura; non solo.
        Credo che, come giustamente sosteneva David Hume, non siano dimostrabili, ma che siano comunque spiegabili scientificamente, anche nel loro universalismo, dalla moderna scienza biologica evoluzionistica (purché correttamente intesa “alla Stephen Jay Gould” e non ideologicamente deformata ed antiscientificamente stravolta: impropriamente detto “darwinismo sociale”, “sociobiologia”, preteso “egoismo dei geni”, ecc.).
        E che, pur essendo universalmente umani, si presentino tuttavia concretamente realizzati secondo particolari “declinazioni” relativamente, limitatamente variabili (che tendono a crescere, incostantemente e non ineluttabilmente, nel corso della storia umana), le quali sono in ultima istanza “decisivamente” condizionate dalla struttura economica della società, e dalla conseguente lotta di classe (sia pure attraverso molteplici e complesse mediazioni diversamente sovrastrutturali, e non senza “retroazioni” sulla struttura stessa).
        Scusatemi, ma ci tenevo a non lasciare dubbi di nichilismo e di relativismo.

        • Giulio Bonali
          5 Maggio 2023 at 9:59

          Non volevo dire che nella storia le relativamente, limitatamente diverse declinazioni dell’ unica etica umana universale tendono (non costantemente e ineluttabilmente) a crescere nel senso di aumentare di numero e nelle rispettive differenze, ma nella coerenza e conformità con i loro caratteri più generalmente e astrattamente umani (a migliorare, “perfezionarsi”).
          Temo di peccare più o meno ridicolmente di narcisismo, e nel dubbio me ne scuso.

        • Stefano Zecchinelli
          5 Maggio 2023 at 20:58

          Grazie Giulio. Sono io a ringraziare te.

          SZ

  10. Stefano Zecchinelli
    4 Maggio 2023 at 11:36

    Sull’altra fake, ovvero ”La Russia in quanto potenza imperialista”, rilancio quest’articolo dell’economista marxista Samir Amin e cito:

    ”In tale posizione, che non è molto lontana da quella della Russia di oggi nel sistema globale, i tentativi di agire indipendentemente nell’area internazionale rimarranno estremamente fragili, minacciati da “sanzioni” che rafforzeranno l’allineamento disastroso dell’oligarchia economica prevalente alle richieste dei monopoli dominanti della Triade. L’attuale deflusso di “capitale russo” associato alla crisi in Ucraina illustra il pericolo. Ristabilire il controllo statale sui movimenti di capitali è l’unica risposta efficace a tale pericolo.”

    https://www.sinistrainrete.info/estero/3600-samir-amin-il-progetto-eurasiatico-si-scontra-con-le-politiche-imperialiste-della-triade.html

    Anche qui il concetto di ”nemico principale” è ben chiaro e rimanda alla mia prima domanda: la CMP Wagner contrasta con l’imperialismo della triade? Non ci sono scappatoie, questa domanda è la Domanda. Punto.

    SZ

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