La castrazione politica di Trump

L’intervento turco in Siria contro i separatisti curdi, rischierebbe di rafforzare il terrorismo sunnita contro l’unica forza, regionale, realmente antimperialista: lo sciismo politico. Trump ed Erdogan perseguono interessi economici, ma soprattutto geopolitici, apparentemente differenti:
– Trump, totalmente riallineato allo Stato profondo, è costretto a perseguire il tentativo di balcanizzazione della Siria utilizzando i curdi. Al sionismo israeliano si è unito una sorta di ‘’sionismo’’ non israelita.
– Erdogan mira alla ricostituzione, con una struttura socio-economica proto-imperialista, dell’Impero Ottomano. Una linea politica diversa, almeno dopo una primissima analisi, rispetto al gendarme mondiale di Washington.
Lo sproloquio del presidente statunitense non s’è fatto attendere: “Andrò molto più in là delle sanzioni. Sono favorevole alle sanzioni e sostengo misure più severe delle sanzioni” 1. Trump ha dichiarato che ‘’distruggerà’’ l’economia turca qualora Ankara dovesse lanciare una offensiva contro il PKK/YPG. Si tratta dell’ennesima finzione? Ci sono centinaia di wahabiti occidentali sul libro paga dei neoconservatori e, qualora USA ed Europa non volessero processarli indirizzandoli nelle strutture carcerarie idonee, Turchia ed Arabia Saudita assumerebbero ufficialmente la paternità dell’ISIS. L’Islam politico, oggigiorno, è molto più vicino all’imperialismo israeliano; fondamentalismo sunnita e sionismo hanno un nemico comune, l’Asse della Resistenza sciita, una alleanza fra stati nazionalisti con venature antimperialiste. Il (non)capo di stato ‘’yankee’’, intento nel prediligere gli affari alla guerra, ha capitolato tanto nei confronti dell’imperialismo economico quanto di quello militare.
Lo Stato profondo ha castrato politicamente Trump, ma il silenzio dei media internazionali non aiuta ad inquadrare il senso dei fatti – e misfatti – della politica estera. La Rete Voltaire ci comunica che: ‘’Un elemento viene sistematicamente taciuto: il 16 settembre Russia, Turchia e Iran hanno raggiunto un accordo sulla questione kurda. Nel progetto russo di Costituzione della Siria, questa potrebbe configurarsi come una federazione culturale, anziché amministrativa come previsto inizialmente. Il ritorno dei kurdi siriani, alleati degli USA, nel grembo dell’autorità siriana potrebbe essere guidato dall’Iran, i cui kurdi hanno pazientemente infiltrato il comando del YPG’’ 2. La questione è questa:
– Gli USA ed Israele, contrariamente a quello che scrivono analisti troppo frettolosi, vogliono ostacolare la nascita di una federazione culturale curda patrocinata dall’Iran.
– La Turchia necessita di una piattaforma militare per continuare, in spregio al diritto internazionale, il conflitto pianificato dall’esterno anti-siriano.
Ankara, attaccando i curdi, sta violando la sovranità nazionale di Damasco in precedenza messa a repentaglio dal fondamentalismo sunnita e anche dal PKK/YPG diventato, dopo il 2014, un’organizzazione dichiaratamente pro-USA. Il giornalista Fulvio Grimaldi nota come: ‘’tutta l’operazione ha per obiettivo quello di garantire a Erdogan il famigerato cuscinetto di 30 km all’interno della Siria, dal quale avere mano libera soprattutto per rilanciare, quando del caso, i suoi miliziani Isis e Al Qaida contro la Siria’’ 3. Grimaldi è molto netto: Ankara e Washington sono prossimi a ricongiungersi. Prosegue: ‘’Infatti il ritiro Usa si limita per ora ai pochi militari presenti in quella striscia, e lo sbattimento di sciabole di Erdogan cesserà una volta guadagnato il controllo di questa “zona di sicurezza”. Gli “aita aita!” dei valorosi curdi non sono che fuffa. La strategia dei triplici squartatori della Siria, Usa, turchi e curdi, con a fianco Israele, Nato e petromonarchi, non ne subirà riflessi negativi. Si tratta soltanto di dividersi le porzioni, a seconda dei rapporti di forza’’. La borghesia turca e quella americano-sionista si espandono ad est, trasformandosi in concorrenti sgraditi, ma non hanno la stessa proiezione: Washington e Tel Aviv vengono definite dagli studiosi di strategie militari potenze super-imperialiste, gli ‘’ottomani’’ non hanno altra scelta. Per sopravvivere devono scendere ad (umilianti) compromessi.
Il presidente Bashar al-Assad ha imposto alle Nazioni Unite il riconoscimento della Siria sovrana, indipendente dall’imperialismo occidentale. Trump, dall’altra parte, ha permesso allo Stato profondo di castrarlo trasformandolo in un pupazzo del ‘’clintonismo’’.

https://it.sputniknews.com/politica/201910098167147-trump-minaccia-la-turchia/
https://www.voltairenet.org/article207824.html
https://fulviogrimaldi.blogspot.com/
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