Lula e la “marea rosa” sudamericana: le ambiguità di un globalista multipolare

La Marea Rosa latino-americana non deve trarci in inganno sulle reali capacità della socialdemocrazia-riformista di contrapporsi all’imperialismo statunitense, rigettando la globalizzazione finanziaria promossa dal WEF. La caratteristica della politica del pendolo, dopo la parentesi di Donald Trump e la nuova Dottrina Monroe, va inquadrata nella contrapposizione del progressismo collaborazionista all’antimperialismo radicale promosso dai governi venezuelano e nicaraguense: il progressismo è il ‘’neoliberismo dal volto umano ‘’, nonostante ciò il neoliberismo/neoconservatorismo ha provocato, ovunque nel mondo, milioni di morti.

 

Lula, un neoliberista multipolare

Rifiutandosi di condannare il colpo di stato ‘’bianco’’ contro il presidente peruviano Castillo (un uomo politico impreparato che ha cercato il compromesso col ‘’centro’’ filo-statunitense)1, Lula ha replicato l’ambiguità del 2004 quando lo ‘’stato profondo ‘’ brasiliano collaborò col Pentagono nella trasformazione di Haiti in una base logistica USA:

‘’ Lula non solo non ha condannato il colpo di Stato sponsorizzato dagli Stati Uniti del 28 febbraio 2004 ad Haiti contro un presidente progressista e regolarmente eletto, Jean Bertrand Aristide, ma il suo governo del Partito dei Lavoratori (PT) ha ordinato l’invio di truppe brasiliane ad Haiti sotto gli auspici dell’operazione di “stabilizzazione” e “mantenimento della pace” MINUSTAH dell’ONU (ufficiosamente per conto di Washington).’’ 2

Le forze armate brasiliane rimasero presenti ad Haiti per 13 anni cooperando col complesso militare-industriale USA nella proiezione della dottrina della ‘’guerra eterna’’ rilanciata, durante il mandato di Donald Trump, contro Nicaragua e Venezuela. Domanda: il PT, dopo essere stato (quasi) distrutto con un colpo di stato giudiziario organizzato dalla CIA, diventerà una parziale pedina della politica culturale/mediatica del Pentagono contro il nazionalismo anti-imperialista bolivariano? Secondo l’analista strategico Michel Chossudovsky‘’Lula è un forte sostenitore di Joe Biden’’, posizione contrastante col ruolo geopolitico del Brasile, una incognita all’interno nei paesi BRICS paragonabile alla ‘’geopolitica del serpente’’ indiana.

Pioniere del multipolarismo-riformista, Lula ha sempre contrapposto la risoluzione pacifica dei conflitti alla Resistenza: nel 2010, in Israele, dopo aver criticato il sionismo-revisionista e la brutalità della colonizzazione della Palestina storica, propose al regime sionista l’adesione al Mercosur. Il presidente brasiliano è un uomo coerente che crede fortemente nell’integrazione multipolare, con tutta probabilità darà il proprio contributo alla modernizzazione capitalista dei paesi BRICS (soft power), ciononostante negli ultimi anni ha approfondito ‘’simpatie tossiche’’ per le idee iper-liberiste del WEF e dei burocrati necrotizzati dell’UE. Non è facile fare previsioni davanti ad un risultato geoeconomico pragmatico che rimane a metà strada fra la contrapposizione agli USA nella Nuova Guerra Fredda ed il collaborazionismo ‘’di classe’’.

 

Un risultato geopolitico pragmatico che potrebbe trarre in inganno la classe operaia

La vittoria di Lula è un adattamento agli interessi geoeconomici della ‘’fazione’’ intelligente della borghesia occidentale: utilizzare l’integrazione multipolare per impedire nuove Rivoluzioni terzomondiste ed una rimessa in discussione del ‘’capitalismo della catastrofe’’. Una variante soft del neoliberismo che, piuttosto della socializzazione dell’economia, persegue l’esportazione ‘’morbida’’ del regime borghese anglosassone: in poche parole, Lula continuerà a contrapporsi alle guerre imperialiste USA, ma potrebbe assecondare la penetrazione economica del FMI o essere tratto in inganno da qualche ‘’rivoluzione colorata’’ organizzata dalla CIA (es. Iran) trasformandosi in un promoter delle Onlus anglofone. Scrive l’accademico marxista Alberto Cruz:

‘’Il trionfo del PT non è stata una vittoria contro il neoliberalismo, come pensano – per l’ignoranza e pigrizia mentale – i “progressisti”, ma un adattamento del neoliberalismo alla nuova realtà: mantenere la stessa politica economica, mantenendo le stesse strutture economiche dando una patina dal “volto umano”. Chavez spaventava (e per questo gli fecero un colpo di Stato, che sconfisse, ma che non ebbe il coraggio di schiacciare) per cui esso ha dovuto riadattarsi alla nuova realtà che si stava preparando in America Latina. Da qui gli elogi del FMI al trionfo di Lula, specialmente quando si constatò che Lula aveva messo a capo della politica economica un tizio del FMI e di Wall Street.

Il FMI era soddisfatto di Lula perché il PT dimostrava di poter giocare più o meno da “sinistra”, ma sempre entro i limiti stabiliti dal capitale. Si contrapponeva, con entusiasmo, all’esempio di Lula quello di Chavez. Uno era “ragionevole”, l’altro era pericoloso e imprevedibile. Nel caso aveste qualche dubbio, Lula è stato invitato a Davos in due occasioni, l’ultima nel 2010, dove si trasformò nel personaggio centrale e lì fece una dichiarazione di intenti: adempiere a tutti gli impegni finanziari internazionali del Brasile “e non come l’Argentina” (sic) – era l’epoca di Kirchner e del suo scontro con il FMI. Uno battagliava, l’altro assumeva, il primo era criticato e il secondo elogiato. Lula ricevette a Davos il premio di “statista mondiale”.’’ 3

Fino al 2016, il PT servì fedelmente il Capitale, rifiutandone soltanto la vocazione unilaterale e lo schiavismo senza maschera del Padronato nero (i fascistoidi e ‘’capitalisti anarchici’’ confluiti nel bolsonarismo): la politica di Lula ha rappresentato un mix di multipolarismo-riformista ed assistenzialismo sociale (i giornalisti lubrificati l’hanno contrapposto al riformismo-radicale macroeconomico di Chavez), trasformando l’integrazione del Sud del Mondo nella visione geoeconomica della nuova Global Class nella controrivoluzione preventiva dell’élite di Davos. Il golpe del 2016 conferma quanto disse Ernesto ‘’Che’’ Guevara: ‘’dell’imperialismo non bisogna fidarsi nemmeno un poco’’.

https://toba60.com/brasile-con-lula-instaurato-un-neoliberismo-dal-volto-umano-sotto-il-controllo-dello-zio-tom-a-stelle-e-strisce/

https://www.wsws.org/es/articles/2022/12/16/lula-d16.html?fbclid=IwAR0PhQLTiDlHhSgJwX3ZLAa6Fzckzvo9cuerF4KerfWyTmUVBTbTAyC-Tsc

http://www.resistenze.org/sito/os/mp/osmpim12-020891.htm

Per Lula non è solo una vittoria, ma una resurrezione | Rolling Stone Italia

 

Fonte foto: Rolling Stone (da Google)

 

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