Turchia, nuovo bersaglio degli USA?

Gli Stati del Medio Oriente sono stati divisi dalla Dottrina USA sullo scontro di civiltà, vecchie e nuove potenze colonizzatrici hanno gettato nel caos la regione. Contrariamente a quanto pensano gli accademici occidentali il mondo mediorientale non si divide in laici vs. fondamentalisti o musulmani contro ebrei, ma in resistenti contro collaborazionisti: in Israele gli ebrei antisionisti vengono incarcerati alla pari dei patrioti palestinesi, mentre la borghesia ‘’vendi patria’’ araba condivide, nelle dittature del golfo, gli stessi hotel lussuosi dei miliardari israeliani.

La Rivoluzione iraniana del 1978-’79 è stata organizzata dal marxista islamico Ali Shariati ed ha visto la partecipazione attiva di organizzazioni comuniste e socialiste; oggigiorno, molti marxisti si sono convertiti all’Islam sciita, non solo in Iran, in Libano e nello Yemen. La sinistra imperialista, chiusa nell’eurocentrismo, non è nelle condizioni di valutare i leader sulla base del loro operato sociale:

  • L’ex presidente Ahmadinejad ha migliorato le condizioni di vita dei ceti popolari, dialogando coi sindacati islamici ed aumentando il potere d’acquisto dei salari. La classe operaia persiana ha goduto di diritti sociali, successivamente svenduti dalla borghesia del bazar.
  • In Egitto, Morsi e la Confraternita dei Fratelli Musulmani hanno privatizzato l’industria di Stato, mettendo al bando le forze socialiste e comuniste. La classe operaia egiziana ha vissuto anni di grandi privazioni; lo statalismo è ritornato, in chiave centralista, coi governi del generale El Sisi.

Qual è la posizione della sinistra europea? Morsi veniva considerato un ‘’rivoluzionario democratico’’, Ahmadinejad un ‘’dittatore’’: la sinistra non difende più la classe operaia. Non ci stancheremo mai di ripetere che, mentre Rohani appartiene alla borghesia del bazar, Ahmadinejad (come il generale-martire Qasem Soleimani) è un Guardiano della Rivoluzione; sostenitore d’una terza via né comunista e né capitalista, la Rivoluzione ‘’ahmadinejadista’’ non si fondava sul socialismo, ma sulla formazione d’un governo ‘’eterno ‘’ popolare-patriottico. Questo non impedì all’ex presidente di tessere relazioni col Venezuela socialdemocratico ed antimperialista, il marxismo cubano e “socialismo confuciano” cinese.

 

Turchia: sub-imperialismo preventivo?

In questo momento, la regione fronteggia diplomaticamente l’egemonismo turco, considerato a torto dai nazionalisti laici siriani una variante dell’imperialismo occidentale: egemonismo ed imperialismo non sono assimilabili. Leggiamo il giornalista Thierry Meyssan:

‘’Sono mutamenti che, se progrediranno, richiederanno comunque del tempo. Tuttavia gli Emirati Arabi Uniti e Israele da un lato, Arabia Saudita e Iran dall’altro si pongono ormai una nuova domanda: non è bene che tutti si preparino a un nuovo pericolo, cioè l’espansionismo della Turchia e del Qatar?

Per questo motivo Emirati Arabi Uniti e Israele hanno stretto un’alleanza con Grecia e Cipro, mentre Arabia Saudita e Iran hanno avviato trattative segrete. L’Egitto (in rappresentanza della Lega Araba, di cui alcuni di questi Paesi sono membri) e la Francia (in rappresentanza dell’Unione Europea, di cui gli altri Paesi sono membri o partner) sono stati chiamati a partecipare a una riunione preparatoria, il Forum Philia di Atene. Questo brusco e completo capovolgimento delle alleanze si sta compiendo nel modo il più possibile discreto. Ma si sta realizzando’’ 1

 

L’opportunismo diplomatico di Teheran proseguirà fino a quando i Guardiani della Rivoluzione non rieleggeranno un nuovo presidente; la Rivoluzione del ’79 necessita d’una nuova giovinezza per realizzare il progetto dell’Imam Khomeini: liberare Gerusalemme dal razzismo colonialista israeliano. Dove va Ankara? Secondo il Partito Patriottico turco la rottura con Washington è alle porte.

‘’Il presidente Biden aveva definito “genocidio” il massacro degli armeni per mano delle forze dell’impero ottomano – ora Turchia – durante la prima guerra mondiale, provocando dure proteste da parte del governo turco.

A questo proposito, il presidente del “Partito Patriottico della Turchia”, Dogu Perinçek, ha annunciato che il suo paese ha deciso di interrompere la cooperazione militare con Washington, annunciando l’espulsione dell’esercito statunitense dal suo territorio e il divieto di utilizzo delle sue basi aeree da parte dell’aviazione statunitense. Il divieto si applicherebbe anche nel quadro della cooperazione dell’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO), secondo il portale russo Avia-Pro’’ 2

Per Dogu Perinçek, maoista passato a teorizzare una variante socialista dell’eurasiatismo ‘’Le forze armate turche dovrebbero immediatamente stabilire il pieno controllo sulla base aerea di Incirlik [nel sud della Turchia] e riportare a casa le truppe statunitensi schierate lì entro 15 giorni’’. La fonte è prestigiosa ed è stata ripresa dal giornalista Julio Perez sul canale HispanTV e successivamente rilanciato in Italia dalla testata comunista Contropiano: Erdogan, dopo le dichiarazioni di Biden sul genocidio armeno, ha vietato agli USA di utilizzare le sue basi militari chiedendogli di ritirare le truppe.

La Turchia (1) difficilmente ritornerà ad essere il cane da guardia di Washington come nell’aggressione alla Siria, ma (2) è improbabile che possa schierarsi con Mosca e Pechino nella guerra multidimensionale di quarta dimensione fra l’Atlantismo e l’Eurasia. Se il presidente islamista dovesse perseguire un disegno sub-imperialista autonomo, nel giro di qualche mese, potrebbe diventare il nuovo bersaglio di Washington e – come dice Perincek – ‘’gli USA attaccheranno dal Mar Baltico’’. L’egemonismo preventivo di Ankara nasce da una consapevolezza geopolitica: la Turchia potrebbe diventare il nuovo bersaglio 3.

In Afghanistan una parte delle truppe USA verrà trasferito in Siria ed Iraq, mentre saranno installate nuove basi un po’ ovunque: il dispositivo militare che ha distrutto un paese ne uscirà potenziato in chiave anti-russa 4. Nel 2021 in Iran ci saranno nuove elezioni presidenziali, una vittoria dei Guardiani della Rivoluzione ridarebbe stabilità alla regione in una prospettiva antimperialista. Teheran ed Ankara: l’asse geopolitico che potrebbe frantumare nell’area l’Impero ‘’yankee’’, per ora dalla difficile realizzazione.

https://www.voltairenet.org/article212910.html

https://contropiano.org/news/internazionale-news/2021/04/27/la-turchia-vieta-agli-stati-uniti-di-usare-le-sue-basi-militari-e-chiede-di-ritirare-le-truppe-0138469?fbclid=IwAR3jvSVrWILhC-WrzDWLTp7xrFtfoPeuA8gWnjguGKpJYM_t-ZMHy3l4LKw

https://www.voltairenet.org/article212931.html

Erdogan, il 29 febbraio 2020 ai deputati riuniti al Palazzo di Dolmabahçe (ex residenza del sultano), ha sistematizzato una analisi geopolitiche che coincide con quella della Rete Voltaire: ‘’Nello scenario cui dobbiamo confrontarci, il vero bersaglio non è la Siria, ma la Turchia. Sarebbe ancor peggio che imprudente pensare che quelli che hanno diviso la Siria in tre parti rispetteranno l’integrità territoriale della Turchia’’. Più che altro, la Turchia potrebbe trasformarsi in un nuovo bersaglio (oltre alla Siria). https://www.voltairenet.org/article209371.html

How has Turkey's position changed after Biden took office on 20 January  2021 |

Fonte foto: Business Turkey Today (da Google)

 

1 commento per “Turchia, nuovo bersaglio degli USA?

  1. Giulio larosa
    29 Aprile 2021 at 12:30

    Assolutamente d accordo. Su elsisi posso addirittura testimoniare dato che ho parenti stretti in egitto e io stesso vado li da sempre spesso e volentieri.

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