L’esito politico della “marcia su Mosca”

Sono troppe ma proprio tante le cose che non tornano della marcia e della ribellione della Wagner. Ci tornerò prossimamente. Per ora mi preme sottolineare che:
la vicenda non ha minimamente influenzato la conduzione della guerra;
la Wagner è ora sotto il comando del Ministero della difesa e il suo capo in esilio in Bielorussia (mi viene da ridere);
sono state arrestate un centinaio di persone (non della Wagner) legate ai servizi segreti occidentali o ucraini e che altrettante e forse di più sono scappate (soprattutto stranieri) in Georgia o rimpatriati, mi risulta che alcune di esse siano anche italiane;
Putin esce decisamente rafforzato dalla vicenda e ha le mani più libere per imporre la scelta che intende fare con le prossime presidenziali;
il Pcdfr (Partito Comunista della Federazione Russa) si è mosso politicamente con grande senso tattico e responsabilità nel sostenere Putin;
I c.d. oligarchi e il vecchio blocco di Eltzin hanno subito un’altra grave sconfitta e le trasformazioni economiche e sociali in corso in Russia alle quali la guerra ha dato una forte accelerazione premono per una mutazione del vecchio quadro politico, in buona misura ancora legato al nucleo di potere costruito da Eltzin;
Con molta probabilità nelle prossime settimane o mesi altre teste salteranno, non si esclude neppure all’interno del ministero della difesa, e l’operazione militare sarà più efficace e incisiva, sempre però sulla linea di bassa intensità della guerra.
Ho dunque la sensazione che la vicenda della ribellione della Wagner, pur restando molto oscura, rappresenti una accelerazione per un negoziato sul tipo coreano. Di questo Biden e i suoi stanno discutendo al di là delle tante cazzate propagandistiche dei media occidentali sulla fragilità di Putin.
 Cosa è successo in Russia: perché Prigozhin e la Wagner si sono fermati a pochi chilometri da Mosca - L'Unità
Fonte foto: Unità (da Google)

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