Il dentifricio e la fica: i nuovi orizzonti della pubblicità

Pubblicità imperat. Come la fica. D’altronde l’equazione è sempre più evidente. Non c’è prodotto che non abbia un riferimento all’organo sessuale femminile, bene primario che, purtroppo – aggiungo – viene catalogato e rappresentato come suscettibile di valutazione economica. Questi i veri perni di ogni sistema economico occidentale: la massificazione del sesso e il suo sfruttamento per fini meramente economici. Tra macchine, verdure, farmaci, elettrodomestici, ecc. ho perso il conto delle pubblicità che legano i suddetti prodotti ad immagini erotiche o comunque di derivazione femminea. Mi mancava il dentifricio, in verità, ma sono stato prontamente accontentato. Per gli uomini alla ricerca di sesso facile non c’è più problema: basta munirsi di pochi euri ed acquistare il magnifico prodotto che miracola il colore dei nostri denti giallognoli, mutandoli in perle bianchissime. Ovidio avrebbe sicuramente scritto un capitolo ulteriore alle sue Metamorfosi. Naturalmente con il nostro sorriso abbagliante le donne non hanno che una scelta: mettersi in fila per cadere nelle nostre braccia. Le domande che mi pongo sono molteplici: alla donna fa piacere venire continuamente utilizzata per scopi commerciali? Perché non c’è nessuna presa di posizione seria di fronte a questo “modus facendi”? Perché vendersi per qualche dollaro in più? È così importante il denaro per annullare completamente la propria persona? Perché non c’è un rifiuto a sottomettersi a questo perverso sistema? Naturalmente e furbescamente i creatori dello spot in questione non si sono fatti mancare nulla, inserendo anche il gay che ammicca all’Adone dal sorriso splendido splendente. Con un dentifricio si sono presi due piccioni. O due fave. In questo contesto è lo stesso.

Carlo Cagnetti

1 commento per “Il dentifricio e la fica: i nuovi orizzonti della pubblicità

  1. Alessandro
    5 Giugno 2015 at 18:54

    Solita lagna femminista. La pubblicità ha lo scopo di vendere un prodotto e lo fa come meglio crede, anche utilizzando un bel corpo femminile, se questo è presentato in maniera tale da non violare codici e leggi. Se reclamo per me un po’ di libertà d’espressione, poi la devo concedere anche agli altri, perfino ai pubblicitari, anche se non mi piace come la utlizzazno.
    Ben più importante è invece la questione se la pubblicità sia ingannevole, se cerchi non di piazzare il prodotto,legittimo, ma di spacciarlo per qualcosa che non è.
    Le donne non si lamentano ? Ma dove? Le femministe che si ergono a rappresentanti dell’intero genere femminile non fanno altro che lagnarsi da mane a sera della questione, e su questa lagna in tante ci hanno costruito una carriera mediatica.Certo,non tutte: le donne che si fanno un mazzo tutti i giorni hanno ben altro a cui pensare.
    Siamo poi talmente imbevuti di femminismo che quando è invece il genere maschile a essere utilizzato allo stesso modo, e in quanto a frequenza di utlizzo oramai non siamo così distanti, non ce ne accorgiamo, ma continuiamo a raccontare la solita vulgata femminista secondo cui solo le donne sarebbero “vittime”: che cosa poi ci sia di vittima nel guadagnare una barca di quattrini facendo bella presenza invece di spaccarsi la schiena a lavoro, ancora non è stato ben chiarito.
    In ogni caso, “problemi” da sazi radical chic.

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