L’uomo-massa senza… massa

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Con la fuoriuscita dall’ordine medioevale del mondo, regolato sulla base delle verticalità sovrane del Papa e dell’Imperatore, ha fatto irruzione nella storia l’orizzontalità dei rapporti socio-politici ispirati all’egalitarismo di massa. Per difendersi dallo smarrimento individualistico, nel quale la modernità ha condotto necessariamente, in virtù della distruzione delle comunità di appartenenza, l’esistenza politica non ha trovato di meglio da fare che rifugiarsi all’interno d’una massa di individui simili – tanto simili gli uni agli altri da essere indistinguibili. Soltanto all’interno della massa – come affermava un grande autore come Elias Canetti – l’uomo avrebbe potuto mitigare lo spettro della “morte solitaria” a cui l’individualismo moderno l’aveva condannato. Tutti i fenomeni storici decisivi della modernità, soprattutto a partire dalla fine delle grandi rivoluzioni europee (1848) non potrebbero spiegarsi se non utilizzando come metro di valutazione giustappunto la società di massa che noi occidentali abbiamo costruito. Si tratta di quella stessa società, individuata assai precocemente da grandi visionari come Tocqueville e Nietzsche, che minacciava di poter degenerare in dispotismo della mediocrità: Tocqueville ne temeva lo strapotere in grado di schiacciare la libertà e la dignità del singolo, mentre Nietzsche, dal canto suo, aveva orrore della miseria morale, ipocrita e plebea d’una società simile. Inutile dire che il Novecento ha illustrato assai bene, e purtroppo in maniera funestissima, quanto le analisi di Tocqueville e di Nietzsche fossero preveggenti e direi geniali. Alla fine del percorso della modernità, e cioè nel nostro contemporaneo, però, la società di massa cambia ancora aspetto. Nel nostro contemporaneo, cioè, non è più possibile all’individualista raccogliersi in una qualsiasi massa in maniera inequivoca e, in ogni caso, diviene sempre più difficile farlo. Rifugiarsi nel seno delle masse, infatti, ora che queste ultime non sono più guidate da uomini “eccellenti” – un altro grande autore come Ortega y Gasset si diceva convinto che non potesse esistere una massa non guidata -, bensì dalle telecomunicazioni in tempo reale, è divenuto assai complicato. Per non parlare del fatto che anche l’allentamento dei vincoli che legavano allo Stato hanno dislocato le masse su un livello assai poco identificabile. Se questa è la situazione, che ne è allora dell’uomo/massa allorquando, data l’enormità del numero dei messaggi ricevuti, e vista l’assoluta povertà dei criteri di giudizio, quest’ultimo non può più neppure schierarsi consapevolmente in una qualsiasi massa (e proprio per questo oscilla dall’una all’altra) e sa soltanto che non intende rinunciare a nessuna delle proprie individualistiche abitudini quotidiane?

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Fonte foto: azionetradizionale.com (da Google)

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