Indignazione a senso unico

Oggi, dal Corriere della Sera a Radio Onda Rossa (storica emittente dell’Autonomia Operaia romana), è una sola voce a parlare, quella dello sgomento nei confronti dell’uccisione di Reyaneh Jabbari, la giovane donna iraniana condannata a morte per aver ucciso l’uomo che avrebbe tentato di stuprarla – secondo la sua versione dei fatti – rea invece di averlo ucciso premeditatamente, secondo l’accusa.

Il fatto è comunque gravissimo a prescindere. La pena  di morte è inaccettabile, sempre, comunque e dovunque, in qualsiasi contesto e in qualsiasi latitudine.

Alcune considerazioni saltano però immediatamente agli occhi dei più birichini (e noi, senza dubbio, lo siamo):

1)l’indignazione mondiale accompagnata da relativa grancassa mediatica esplode, in tutta la sua trasversalità (e senza nessuna eccezione), solo quando ad essere condannata a morte è una donna;

2) la stessa fanfara mediatica si attiva solo quando il fatto accade in Iran o in altri paesi considerati ostili, cioè i cosiddetti “stati canaglia”, che poi sono quelli che non si inginocchiano ai piedi dell’Imperatore a stelle e strisce. Anche in Arabia Saudita ne “scapocciano” diversi per i motivi più disparati ma in questo caso la musica non la fanno suonare.

Casuale? No, è evidente.

Solo negli USA centinaia di persone vengono “giustiziate” ogni anno. La pressoché quasi totalità di queste è costituito da soggetti di sesso maschile (anche in Iran…)e di ceto sociale “basso”: sottoproletari, emarginati, esclusi ai vari livelli e nella gran parte neri, ispanici e immigrati. Anche questa una mera casualità? No, è evidente. Avete forse mai visto un banchiere, un azionista di maggioranza di una multinazionale  o un divo di Hollywood finire sulla sedia elettrica? Mai.

Ergo, la giustizia negli USA (e non solo negli USA…) è una giustizia di classe. Ma è anche una giustizia di genere se è vero, come è vero, che nel 99% circa dei casi, ad esalare l’ultimo respiro con un’iniezione letale sono uomini, poveri e nella gran parte dei casi, non bianchi.

Numeri e considerazioni (supportate dai primi) che raggelano.- C’è da passare per bolscevichi nel primo caso e per maschilisti nel secondo. Noi rischiamo entrambe le accuse. Non saprei spiegare le ragioni per cui ci sottoponiamo a questo fuoco di fila, forse solo per amore di verità. Qualcuno dice che la verità non esiste ma quei numeri sono lì a dimostrarci il contrario. La verità esiste ma è occultata. Scientemente occultata.

Con che faccia l’Occidente democratico può indignarsi di fronte al sia pur barbaro assassinio di stato di una donna quando il suo “paese guida” macella centinaia di disgraziati ogni anno?

Diamo per buona la versione della giovane iraniana e che di conseguenza sia stata ingiustamente condannata (sarebbe comunque stato ingiusto ed esecrabile, a prescindere dalla fondatezza o meno delle accuse). Quanti fra quelle migliaia di uomini condannati a morte solo negli ultimi dieci anni negli USA (ma anche in Iran, seppur in misura numericamente inferiore) sono stati ingiustamente condannati (e anche in questo caso, lo sarebbero stati comunque, a prescindere dalla fondatezza delle accuse)?

Per loro però non suona la fanfara. Perché? Perché sono nati nel paese sbagliato, perché sono nati poveri  o perché appartengono al sesso sbagliato? O tutte e tre le cose insieme?

Siamo consapevoli che questo articolo ci attirerà severe reprimende e pubbliche scomuniche, anche da parte di tanti nostri amici e compagni, e allontanerà indignati molti lettori e molte lettrici.

Ci dispiace ma non possiamo censurarci. Del resto, non abbiamo fondato questo giornale per assecondare o per rassicurare, bensì per riflettere, a tutto campo, fuori da ogni steccato e da ogni liturgia. E la verità (quella dei numeri) non è mai rassicurante.

 

 

 

 

 

29 commenti per “Indignazione a senso unico

  1. Astolfo
    26 ottobre 2014 at 14:12

    Dai per buona la versione di questa assassina, e inoltre ometti di dire che in Iran il 99% dei condannati a morte è uomo. Avresti invece potuto citare anche l’ articolo di Rita Vergnano sul tuo sito pubblicato anni fa.
    Hai preferito invece impostare l’ analisi di questa vicenda sulla contrapposizione Usa/Iran, analisi certamente veritiera ma che non tocca la Questione Maschile.

    • Fabrizio Marchi
      26 ottobre 2014 at 15:21

      Non mi pare proprio, caro Astolfo, la tua mi pare piuttosto una polemica fine a se stessa. Se leggessi con onestà intellettuale l’articolo capiresti che ho affrontato entrambe le questioni, sia quella “geopolitica” che quella di genere.
      Inoltre il tentativo di mettere un cuneo tra il sottoscritto e Rita Vergnano (che è una amica e collaboratrice sia di Uomini Beta che dell’Interferenza) è semplicemente ridicolo.
      Non capisco il senso di commenti come il tuo. C’è anche da dire che il trollaggio è una pratica diffusa e molta gente ha tanto tempo da perdere. .

  2. Matteo Luca Andriola
    26 ottobre 2014 at 15:13

    Vedi Fabrizio, con una sintassi del tutto diversa dalla tua, un editore “rosso-bruno” (dichiarato ed orgoglioso di questo) come Maurizio Murelli, fondatore di “Orion” e delle Edizioni Barbarossa, ha pubblicato su FB un commento simile al tuo, evidenziando che l’operazione è la classica operazione sporca in salsa USA, col sostegno delle varie ONG mondialiste e femministe, per colpevolizzare l’Iran, gettando benzina sul fuoco e rimarcando il nome della Repubblica Islamica nella lista degli “Stati Canaglia”. Chissà se qualche “antifà” di Tsipras o del PD non se ne verrà fuori con le “piccole convergenze rosso-brune” fra noi de “L’Interferenza” e i soliti reazionari! Perchè loro alle donne ci tengono! 🙂

    • Fabrizio Marchi
      26 ottobre 2014 at 15:22

      è assai probabile che ciò avvenga, caro Luca…:-)

  3. 26 ottobre 2014 at 15:26

    qui non è questione di donne ed uomini…..ma socialmente e storicamente parlando i crimini efferati sono sempre opera machili…..infatti viviamo in un mondo patriarcale…..forse è sfuggito al compagno che ha scritto l’articolo che con la nascita del patriarcato sono nati la proprietà privata e la schiavitù…..,di conseguenza viviamo in una società violenta ad immagine e somiglianza di archetipi maschili….anche in Italia le donne vivono una condizione subalterna al genere maschile, specialmente nelle strutture private…..e l’emancipazione e conseguente ribellione a modelli comportamentali sociali di derivazione culturale popolare stanno generando i femminicidi…….quindi volente o nolente, il compagno che ha scritto l’articolo, per correttezza, dovrebbe farsi una auto-analisi….quanto in lui ha prevalso la cultura maschilista sulla logica delle prove?…..secondo lui l’Iran è paritario e corretto nei confronti delle donne?…..ebbene, consiglio di leggere l’articolo che descrive e riporta il discorso del nuovo Khomeini nella giornata dedicata alla donna islamica…..e se si ha coscienza e consapevolezza storica si vedrà tutta la violenza ed ostruzionismo della società iraniana nei confronti delle donne…..quindi per me la ragazza vergognosamente condannnata a morte diceva la verità

    • Fabrizio Marchi
      26 ottobre 2014 at 16:03

      in tutta onestà, cara Medea, credo che tu stia riproponendo il solto mantra ideologico femminista fritto e rifritto, presentato in tutte le salse e del tutto superato storicamente, ormai dventato da tempo un mattone della nuova ideologia dominante…Comunque non pretendo di far cambiare idea a nessuno/a, ma solo di invitare ad una riflessione…non posso perdermi in migliaia di polemiche e d contraddittori con tutti/e quelli/e che sono in disaccordo con il sottoscritto…non dovrei più alzarmi dalla sedia e stare incollato h24 di fronte al pc…ci vorrebbe troppo tempo per risponderti, in ogni caso puoi vistare il sito http://www.uominibeta.org se hai voglia e pazienza potrai trovare molte risposte…

    • fabrizio
      26 ottobre 2014 at 16:05

      Quoto: “qui non è questione di donne ed uomini…..ma socialmente e storicamente parlando i crimini efferati sono sempre opera maschili…..”
      Mii sembra consequenziale.

      Quoto; “infatti viviamo in un mondo patriarcale”
      Vabbè..

      Quoto: “con la nascita del patriarcato sono nati la proprietà privata e la schiavitù”
      E l’invenzione del cannabis, anche…

      Quoto: “anche in Italia le donne vivono una condizione subalterna al genere maschile, specialmente nelle strutture private”
      Infatti troppi pochi morti sul lavoro, non posso non condividere

      Quoto: “quanto in lui ha prevalso la cultura maschilista sulla logica delle prove?”
      Le prove caro Watson, le prove…. La struttura maschilista imperante ci impedisce di vedere le prove. Watson accendi la luce del femminismo, cammina!

      Quoto: “secondo lui l’Iran è paritario e corretto nei confronti delle donne?”
      Non so cosa pensi l’autore, ma a me sembra che qualcuno non voglia l’uguaglianza di fronte alla forca…

    • Carlo
      27 ottobre 2014 at 15:29

      Purtroppo per errore la mia risposta è andata in mezzo al thread. La riposto qui sotto (con qualche correzione e aggiunta):

      Tra i crimini efferati escludiamo quindi il caso della signora romana che ha ammazzato l’ex marito con 19 coltellate dopo averlo invitato in casa sua e poi con l’aiuto dell’amante (il commercialista del marito) l’ha buttato nel Tevere avvolto in un tappeto dopo aver appositamente comprato dei pesi da sub per zavorrarlo, perché il Tribunale patriarcale e oppressore delle donne ha già definito questo un atto di “legittima difesa”. Anche Bruto e Cassio si sono quindi difesi all’epoca….

      …così come escludiamo il caso della madre che ha ammazzato le tre figlie, di cui la più grande (13 enne) che ha tentato disperatamente di difendersi, perché è colpa del patriarcato maschilista opprimere la donna con un assegno da 800 euro mensili più l’affitto.

      E’ ancora un aspetto partriarcale, maschilista e direi pure imperialista l’aver sgozzato la coinquilina inglese per scappare negli USA. Anzi direi che Amanda Knox ha rivendicato l’indipendenza dal vecchio Impero, novella George Washington.

      O la signora Rosa Bazzi che ha sterminato le due famiglie dei vicini di casa vantandosi pure di averne sgozzato il figlio di pochi mesi perché “l’Olindo non ce la faceva”: ha sicuramente contribuito alla liberazione della donna con metodi incruenti.

      E cosa dire dell’empatia femminile da cugina a cugina o da zia a nipote come nel caso di Sabrina Misseri o dell’amor filiale come solo una figlia può esprimere nei confronti di una madre nonché l’adorazione ed il sentimento di cura e protezione per il fratellino così inequivocabilmente espresso da Erika De Nardo?

      Ed infine, cara Medea nomen omen: la signora Annamaria Franzoni, vittima della struttura maschilista della società ha contribuito a liberarla da un futuro oppressore, prendendolo eroicamente a piccozzate in testa non senza prima aver omesso di accusare quella complice del maschio oppressore, ovvero la vicina di casa.

      E potrei pure tornare indietro fino a Caterina Fort, che ha deciso anch’essa di liberare il mondo da quel concetto familista bigotto e borghese che vede la donna costantemente oppressa in casa dal “marito puttaniere” uccidendo a fucilate la moglie dell’amante e i suoi tre figli di cui uno ancora sul seggiolone in una scena raccapricciante che senz’altro fa parte del repertorio di efferatezza maschile.

      Vero vero. E’ colpa della società maschilista e patriarcale che opprime la donna e la priva dei suoi diritti. Come Margherita Hack, e Rita Levi Montalcini hanno potuto testimoniare.

      Medea di Colco. Uccise il fratello, derubò il padre, tradì la patria per fuggire con Giasone, ne uccise i figli che ebbe da lui per vendetta e ne sfigurò la nuova moglie.

      Vabbè…

    • vins
      27 ottobre 2014 at 18:03

      Prima di fare certe affermazioni, si faccia una cultura sulle violenze femminili leggendosi un po’ di “approfondimenti” e “speciali” qui:
      http://violenza-donne.blogspot.it/

  4. fabriziaccio
    26 ottobre 2014 at 15:28

    Ricordiamoci di Neda, una messa in scena che ancora alcuni pensano fosse reale.

    Il tema della strumentalizzazione della sacralità della donna per creare un immaginario di responsabilità sociale rispetto a guerre in corso o in programma, è il pilastro dell’esportazione di democrazia.

    Il politicamente corretto sta allevando una generazione di utili idioti.

  5. Fabrizio Marchi
    26 ottobre 2014 at 15:59
  6. AS
    26 ottobre 2014 at 16:05

    La situazione è ancora peggiore: le femministe occidentali dipingono come martiri Sakineh ed Jabbari perché sono assassine che hanno ucciso uomini. Se avessero ucciso donne non le difenderebbero. Negli USA mai nessuna donna è stata condannata alla pena di morte per aver ucciso “solo” un uomo.

  7. alexfaro
    26 ottobre 2014 at 18:18

    Negli USA nessuna donna é mai stata condannata alla pena di morte x aver ucciso solo un uomo?
    Vorrei ricordare il caso di Theresa Lewis che é stata processata,condannata e giustiziata appunto perché il suo caso era esattamente identico a quello dell’Iraniana Sakineh,che però mi risulta sia tuttora viva e vegeta,anzi di più la Theresa ad una perizia psicologica era risultata incapace di intendere e volere,in quanto il suo QI era inferiore ad 80,minimo indispensabile x essere considerati intelligenti a sufficienza x essere sottoposti a processo negli USA,caso ancora più inquietante i suoi complici nell’omicidio del marito,evitarono la pena di morte perché si dichiararono colpevoli,accusando la Lewis come mandante dell’omicidio,x cui quale sistema giudiziario é più barbaro quello USA o quello Iraniano?
    ps
    Fermo restando il fatto che io sono contrario alla pena di morte qualunque sia il reato commesso da chiunque.
    un saluto
    Alexfaro

    • Fabrizio Marchi
      26 ottobre 2014 at 22:12

      Resta il fatto, caro Alexfaro, che su centinaia di giustiziati ogni anno negli USA, le donne rappresentano forse l’1% del totale (in Iran la percentuale è leggermente diversa ma gli uomini restano comunque la maggioranza schiacciante).
      E’ un fatto, non un’opinione, che chiunque, te compreso, può verificare.
      Cosa determina ciò? Gli uomini, in quanto tali, sono ontologicamente “malvagi” e le donne “ontologicamente “buone”? Converrai con me che questa sarebbe una spiegazione dal sapore a dir poco razzista e sessista, per non dire qualcos’altro…E allora le ragioni sono evidentemente altre. Ne vogliamo parlare o vogliamo trincerarci dietro a qualche eccezione che conferma la regola (l’esempio da te portato) o dietro i soliti rassicuranti steccati ideologici?

      • alexfaro
        27 ottobre 2014 at 16:32

        Chiunque,sia esso uomo donna oppure anche LGBT(scusa la facile ironia!)può in determinate circostanze diventare x un qualsivoglia motivo un assassino,la violenza in sé non ha sesso,ne fanno esempio le numerose violenze che le donne hanno perpetrato nella storia,sia verso gli uomini che anche verso le loro stesse simili,ma,e qui apro una parentesi molto inquietante,anche contro i bambini!
        Basta studiare un pò più approfonditamente la storia x rendersene conto!
        un saluto
        Alexfaro

  8. Alessandro
    26 ottobre 2014 at 18:45

    Articolo che non fa una piega. Pura e semplice verità.

  9. armando
    26 ottobre 2014 at 19:45

    Condivido l’articolo, ma ad essere accusato di maschilismo sono abituato, di bolscevismo meno, diciamo. Non che sia un disonore in questi tempi di liquefazione, perchè alla fine i bolscevichi, con tutto il male che se ne può dire, erano persone serie, molto più dei liberal progressisti di moda.

  10. Fabrizio Marchi
    26 ottobre 2014 at 22:02

    @Medea Giò Levrano:
    Medea, sei una troll, hai invaso questo spazio (non tuo) con circa dieci articoli (che non abbiamo pubblicato) che definire delle lenzuolate è un eufemismo, più un paio di altri commenti in cui ci insultavi (fascisti, reazionari, maschilisti, più una serie di commenti in cui manifestavi palese disprezzo nei nostri riguardi ecc.).
    Questo non è un modo di confrontarsi, è solo un modo di porsi arrogante, invasivo, maleducato, violento (questo sì, lo è) e provocatorio. Tu non vuoi dialogare nè tanto meno confrontarti nel merito ma solo imporre il tuo punto di vista.
    Per queste ragioni ho cancellato i tuoi (scontatissimi, devo dire…) interminabili post e naturalmente quelli in cui ci insultavi pesantemente. Questo modo di porsi non ha nessun senso, se non quello di insultare e provocare. E noi non abbiamo tempo da perdere.
    Perdiamoci di vista, come si suol dire. Tu non hai bisogno di noi, è evidente da quello che dici, così come noi non abbiamo bisogno di te.

  11. Marica Guazzora
    27 ottobre 2014 at 9:34

    Premetto che sono una femminista convinta così non ci sono equivoci. Dato per scontato che siamo tutte/i o quasi contrari alla pena di morte per una questione di civiltà, la questione si pone da un altro punto di vista, secondo me, e cioè la vicenda viene pubblicata su tutti i giornali e trasmessa su ogni tg come se fosse una questione legata al paese Iran, e qui comincio a sentire odore di bruciato. Perchè noi donne sappiamo benissimo che la violenza di genere, lo stupro, la lapidazione, il massacro di donne inermi, viene praticato in ogni angolo o quasi di questo sporco mondo nell’indifferenza dei media a meno che non ci sia una precisa volontà politica e sottolineo politica di metterla in evidenza. Gli Usa sono stati i promotori e finanziatori di tutte le “rivoluzioni” arancioni verdi e gialle che si sono succedute nei paesi arabi e altrove portando insieme alla “libertà e democrazia” (le virgolette sono evidentemente ironiche) le conquiste di donne e uomini indietro di anni su diritti e parità di genere per quel poco di avanzato che le lotte delle donne erano riuscite ad ottenere nelle “dittature” laiche. Che evidentemente per quanto riguarda noi erano decisamente meglio di quelle di stampo fanatico-religioso insediatesi successivamente grazie agli Usa. Quindi, ovviamente la vicenda mi fa orrore ma come mi fanno orrore tutte le altre vcende di cui donne e anche uomini sono vittime. L’articolo mi ha dato seri punti di riflessione da non sottovvalutare mai sopratutto sul potere dei mezzi di informazione appunto a senso unico.

  12. Matteo Luca Andriola
    27 ottobre 2014 at 13:28

    @Marica Guazzora
    Cara Marica, se prima dubitavo sul fatto che tutte le femministe fossero “funzionali al sistema”, ora capisco che non sempre è così. Io reputo – giudizio personale – parlare di “violenza di genre”, non perchè dubiti dell’esistenza di uomini che fanno violenza sulle donne, ma perchè essa è usata da una parte del femminismo – ripeto, una parte – per creare una solidarietà interclassista “di genere”, accantonando quella di classe. Questo qui in Occidente – fatto sta che a volte la menano sul paternalismo, ma non sulle morti bianche: un caso? Ne dubito – Peggio: attaccando l’Iran con l’arma del buonismo fatto di femminismo radical-chic o liberal, si arriva a elaborare una dottrina “dirittumanista”, che ci porta a demonizzare lo stato iraniano – che senz’altro non è sulle nostre corde – per delegittimarlo e, dopo averlo destabilizzato con le dieci, cento, mille “rivoluzioni/reazioni” di tutti i colori, occidentalizzarlo o trasformarlo nell’ennesima petrolmonarchia araba, senz’altro paternalista, reazionaria e antidemocratica come l’Iran, ma legittimata dai poteri forti occidentali perchè si regge su una classe dirigente collaborazionista che, volgarmente, sgancia petrolio ai prezzi più congeniali a Noi (in senso lato, ovviamente). Risultato? L’Iran è il “Mostro”, ma l’America che ha destabilizzato l’Iraq, la Siria e ha generato l’Isis (i miliziani jihadisti che contrastano Assad dove pensi finiranno? E dove si sono fatti le ossa se non nel regime talebano e sulle alture della Siria?) e che fa affari con dittature saudite e perpetra la pena di morte, ah, quella va preservata! Noi non ci stiamo!

  13. Marica Guazzora
    27 ottobre 2014 at 15:04

    Camilla Ravera scriveva: la donna libera dall’uomo e tutti e due liberi dal capitale. . E consiglio letture approfondite sull’argomento a chi non capisce che le due cose marciano insieme o non marciano affatto.

    • Fabrizio Marchi
      27 ottobre 2014 at 15:51

      Personalmente invece non credo al concetto di violenza di genere. Credo purtroppo al concetto di violenza che viene agito da tutti e da tutte e in tutte le direzioni.
      Il concetto di violenza di genere ha assunto una centralità in questa fase storica perché l’ideologia femminista, da tempo ideologia dominante (o comunque un pezzo rilevante dell’ideologia dominante) ha fatto sì che lo diventasse, grazie ovviamente all’appoggio dell’intero sistema mediatico che dalla mattina alla sera martella incessantemente sulla violenza subita dalle donne ma si guarda bene dall’indagare su tutte le altre forme di violenza presenti nella società, ivi compresa anche la violenza subita dagli uomini da parte delle donne.
      La violenza è purtroppo parte dell’umano (e non dei maschi in quanto tali), indagarne le cause, siano esse di natura sociale, culturale, ambientale e naturalmente anche antropologica e psicologica, sarebbe operazione troppo complessa in questa sede. Ma sarebbe ridicolo affermare, come invece fa il femminismo ormai istituzionalizzato (sostenuto da tutto l’apparato mediatico di costruzione del consenso) che la “violenza è maschile”. Questa, oltre ad essere una corbelleria, è anche un’affermazione intrinsecamente sessista e razzista perché individua in un solo genere, quello maschile, il gene della violenza.
      La violenza è presente anche fra i bambini. Tutti siamo stati bambini e sappiamo quanta violenza esista nelle relazioni fra i bambini e fra le bambine (fra bambini e bambini, fra bambine e bambine e fra bambini maschi e bambine femmine). Il mondo dell’adolescenza viene ovviamente protetto e “celebrato” come il mondo dell’innocenza per eccellenza ma sappiamo che questa è una menzogna, anche perché tutti abbiamo attraversato quel periodo così difficile della nostra vita, quindi sappiamo bene di cosa stiamo parlando. Personalmente ho inferto e subito molta più violenza durante la mia adolescenza (nei rapporti interpersonali con gli altri adolescenti) che non durante il resto della mia vita. Anche perché la violenza subita in quell’età assume una valenza psicologica enorme rispetto a quella che subiamo o inferiamo da adulti.
      Oggi invece il mantra ripetuto ossessivamente è quello della violenza di genere, che deve essere letto come “violenza maschile” contro le donne. Secondo la vulgata ideologica dominante gli uomini farebbero violenza alle donne in quanto donne. Uno stravolgimento della realtà e della natura stessa del maschile che è invece per natura protettivo e conservativo nei confronti del femminile. Qualsiasi uomo psicologicamente sano considera e “sente” soprattutto come un atto contro natura fare violenza a una donna mentre considera purtroppo molto più naturale agire violenza nei confronti di un altro uomo. E questo è un fatto che qualsiasi uomo intellettualmente onesto sa perfettamente. Del resto, solo per fare un esempio, ogni anno in Italia vengono assassinate dalle 500 alle 600 persone. Di queste “solo” un centinaio o poco più circa sono donne (il 20% delle quali uccise da altre donne), mentre il resto, cioè la grandissima maggioranza degli assassinati, sono uomini (il 10% dei quali uccisi da donne). Il che significa che gli uomini agiscono violenza soprattutto nei confronti degli altri uomini e solo in misura molto ridotta nei confronti delle donne.
      Ma, si dice, le donne vengono assassinate in ambito domestico, perché gli uomini le considerano come una loro proprietà. Anche questa è una forzatura enorme della realtà. Solo la metà delle donne assassinate lo sono in ambito domestico e nella maggioranza dei casi in cui ciò avviene, gli autori dell’insano gesto si suicidano subito dopo.
      Lo stesso paradigma, guarda caso, non viene applicato nei casi di infanticidio (fenomeno esclusivamente femminile o quasi); eppure proprio in questi casi il concetto di proprietà (rapporto della madre con il figlio, con l’infante) dovrebbe essere ancora più potente e pervasivo. E invece il fenomeno dell’infanticidio viene derubricato sempre e solamente come un fatto di ordine psicopatologico (depressione) e mai come un fatto anche criminale. A differenza appunto dell’omicidio di una donna da parte del marito o del compagno (il cosiddetto “femminicidio”) che viene invece derubricato solo e soltanto come un fatto criminale, con l’aggravante appunto della specificità (uccisione della donna in quanto donna).
      Si omette di dire che la violenza sui minori e sugli anziani è agita prevalentemente da donne, soprattutto in ambito domestico. Anche l’Istat, che non è propriamente un covo di maschilisti e alla cui direzione c’è una femminista dichiarata, non ha potuto fare a meno di rilevare che la maggioranza degli uomini che commettono atti di violenza e anche di pedofilia in famiglia hanno a loro volto subito violenza da parte delle loro madri, più di quanti non ne abbiano subita dai loro padri. Riporto, a tal proposito, un mio articolo dove vengono riportati i dati Istat http://www.uominibeta.org/articoli/autogol/
      Ci sarebbe da riflettere, senza il bisogno di citare gli innumerevoli episodi di cronaca dove veniamo a sapere di maestre d’asilo che obbligano i bambini a mangiare il proprio vomito per punizione e altre brutture simili…A meno di non cavarcela in corner, cosa che fanno praticamente tutte le femministe del mondo, sostenendo che quando una donna agisce violenza è perché ha interiorizzato il modello maschile…Ma anche in questo caso, al di là della debolezza di un simile assunto, il cane continua a mordersi la coda, perché affermare un simile concetto significa affermare un concetto sessuorazzista e cioè che la violenza è ontologicamente maschile. Il che è semplicemente aberrante. Le nostre amiche (e i loro amici) se la cavano sostenendo che la violenza maschile sarebbe un portato culturale e non ontologico. Ma questa è un’assurdità per la semplice ragione che natura e cultura, come peraltro ci hanno insegnato giganti del pensiero filosofico, da Aristotele a Marx a Lukacs, non possono essere separate. L’uomo è un “ente naturale generico”, spiegava Marx, è un “politkoon zoon”, diceva Aristotele, è un essere ontologicamente sociale”, diceva Lukacs. L’uomo è quindi un essere naturale e culturale nello stesso tempo. Non si è mai dato l’uomo al di fuori di un contesto sociale. Di conseguenza affermare che la violenza è maschile significa contestualmente affermare che i maschi sono violenti per natura, il che è un’affermazione esplicitamente sessista e razzista, anche se non ammessa e dichiarata formalmente.
      P.S. Camilla Ravera non è la Verità Rivelata, è stata una donna intelligente e in gamba, ma le sue sono soltanto opinioni, che hanno la stessa dignità delle nostre. Siamo tutti/e seduti/e sulle spalle di giganti, ed è per questo che possiamo ion alcuni casi vedere più lontano di loro…

      • Carlo
        27 ottobre 2014 at 18:09

        Come paradosso mi viene da dire che se l’uomo è violento per natura, c’è poco da fare: è la nostra natura, non ne siamo responsabili.

        “Ci disegnano così”, per parafrasare Jessica Rabbit.

        Così come il gatto morde, graffia, vomita e distrugge i mobili perché è gatto.

        Eppure piace tanto tanto tanto.

        E chiaramente il paradosso spiega la falsità e la strumentalità dell’affermazione.

        • 27 ottobre 2014 at 20:26

          Se fosse appunto “per natura” resta solo una soluzione ” L’eliminazione del maschio (come piace dire a loro)… ” Francamente io non vedo altre soluzioni , altre vogliono fare agli uomini una sorta di “castrazione” …comunque , i gatti castrati (per rispondere a Carlo) sono si più docili ,ma la caccia al topo la fanno ugualmente e si incavolano pure (per esperienza personale)
          p.s quoto il messaggio di Fabrizio al 100 %

      • Alessandro
        27 ottobre 2014 at 23:44

        Mi auguro che la nostra amica femminista convinta abbia potuto trarre altri interessanti spunti di riflessione da questa tua ottima disamina del fenomeno violenza. Aggiungo semplicemente questo: che cosa c’è dietro questa martellante campagna mediatica sul femminicidio? Occorre dire che rispetto agli altri “allarmismi” lanciati dalla lobby femminista, ricordiamo tutti la ridicola questione del vestiario femminile in televisione su cui si sono versati fiumi d’inchiostro fino a pochi mesi fa come se fosse una questione di primaria importanza, questo ha a che fare con un problema reale e grave, ma è proprio il modo di affrontarlo che incomincia a far sorgere molti dubbi sulla buona fede di chi lo porta avanti. Non si parla di violenza contro le donne tout court, subita quindi anche da altre donne, si parla esclusivamente di violenza perpetrata dagli uomini sulle donne. L’intento è oramai chiaro: ciò che si vuol ottenere non è semplicemente sottolineare l’esistenza del fenomeno e combatterlo a 360°, ma dimostrare quanto il genere maschile sia violento e quindi spregevole. Se l’allarmismo sul “corpo delle donne” era il grimaldello per aprire le porte dei media, in modo particolare quello televisivo, all’influenza femminista, obiettivo raggiunto, qui si va oltre e ciò che si vuole ottenere è il passaggio di consegne del potere, principalmente politico, dalle mani prevalentemente maschili a quelle femminili, pardon femministe. Attraverso la martellante campagna mediatica del femminicidio, si vuole dimostrare quanto indegno sia l’uomo di reggere le sorti della società, e, per contro, di quanto quelle femminili, pardon femministe, che si battono costantemente contro questo fenomeno,siano degne di farlo. La semina è già iniziata e il raccolto avverrà solo tra alcuni anni. L’importante è che la società si abitui all’idea che maschio è una brutta parola e femmina è una gran bella parola, e poi il progetto andrà in porto.
        Le femministe, fatta eccezione per un manipolo di femministe “libertarie”, a cui va il mio rispetto, sono animate esclusivamente da misandria e sete di potere, nient’altro, e tutto ciò che propongono e attuano ha solamente di mira il revanscismo di genere, da attuare in qualsiasi modo.

  14. Fabrizio Marchi
    27 ottobre 2014 at 20:27

    Questa invece è la situazione nella civile e democratica Arabia Saudita, fedele alleata dell’Occidente, e per questo al riparo degli strali dei media occidentali. Di tutta la razza dei servi, forse i più spregevoli sono proprio i giornalisti (con le dovute eccezioni, ovviamente…:-) )
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/01/pena-di-morte-in-arabia-saudita-terminato-il-mese-del-boia/1103610/

  15. romano
    15 novembre 2014 at 20:32

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