In Venezuela, un grande assente: la classe operaia

Le ultime elezioni politiche – parlamentari – venezuelane hanno decretato una pesante sconfitta per il Partito Socialista Unito del Venezuela: le destre hanno ottenuto 99 deputati, ovvero il 68,28%, contro i 46 ottenuti dai partiti di sinistra, corrispondenti al 31,72% dei seggi ( Fonte: Attilio Folliero ).
Una sconfitta pesante, ‘’Dopo l’Argentina, anche il Venezuela sceglie il neoliberismo, le privatizzazioni e l’intervento del FMI, all’ordine del giorno nel programma politico dei partiti di destra’’ 1, così commenta Attilio Folliero, economista italiano di formazione marxista che da anni vive a Caracas. Ma qual è il reale significato di questa sconfitta ?
Prima di tutto bisogna precisare che l’esecutivo di Nicolas Maduro continuerà a governare fino al 2019 anche se la destra filoimperialista farà il possibile per boicottare qualsiasi sua iniziativa, fino a convocare – cosa probabile – un referendum per la revoca del Presidente della Repubblica. Maduro sarà in grado di stoppare ipotetiche iniziative golpiste?
In secondo luogo sono stati sbugiardati quei politicanti che urlavano al “golpe chavista”: le elezioni si sono regolarmente tenute e i chavisti hanno accettato la sconfitta. Sarebbe finalmente il caso di prendere atto del fatto che il Venezuela è una democrazia rappresentativa per alcuni versi di gran lunga migliore di quelle europee.
La sconfitta del PSUV non mette in discussione i meriti di Hugo Chavez e del movimento popolare bolivariano che ha avviato un coraggioso processo di decolonizzazione, in linea teorica applicabile a tutta l’America Latina. Sputare sul PSUV, in questo momento storico, sarebbe un comportamento degno di quegli intellettuali eurocentrici che vivono nelle metropoli imperialiste. Altra cosa è ricercare gli errori commessi dal fronte chavista (madurista) ed analizzarli da una prospettiva democratica e antimperialista.
Gli Stati Uniti hanno investito milioni di dollari nelle opposizioni neoliberiste, appoggiando non solo i cartelli elettorali ed i grandi complessi aziendali ma anche formazioni paramilitari neofasciste protagoniste di assassinii mirati ( come quello del giovane Robert Serra ). Queste bande criminali e golpiste hanno danneggiato il tessuto industriale del paese con atti di guerriglia urbana. La guerra contro il Venezuela bolivariano non è stata solo economica ma soprattutto politica e militare. Non a caso James Petras nella primavera del 2014 scriveva: “I terroristi vogliono proiettare un’immagine del “potere duale” appropriandosi degli spazi pubblici e bloccando il regolare flusso del commercio … per “governare le strade con il fucile in mano”. Soprattutto i terroristi vogliono smobilitare e costringere le contro manifestazioni popolari mediante il blocco delle strade e sparando contro gli attivisti impegnati nelle attività politiche nei sobborghi contesi’. 2
A tutto ciò si è unita la serrata alimentare che ha messo a dura prova la resistenza del popolo venezuelano. La base sociale del PSUV, a differenza di quello che pensano i giornalisti occidentali, ha chiesto al governo d utilizzare il famoso ‘’pugno di ferro’’ contro le destre ed i terroristi. James Petras allora poteva comunicarci che: “La maggior parte dei venezuelani che si sono confrontati con la crescente marea della violenza fascista, appoggia la punizione di questi alti funzionari coinvolti nel sabotaggio o che lo appoggiano. Senza una scelta ben salda le organizzazioni d’informazione venezuelane e il cittadino medio sono d’accordo sul fatto che quei politici “d’opposizione” continueranno a promuovere la violenza e proporzionare un santuario agli assassini paramilitari’. Nonostante il consenso popolare e l’ormai conclusa democratizzazione dell’esercito, Maduro ha continuato a cercare il dialogo con la destra filostatunitense.
Come mai? Su che basi i socialisti venezuelani cercano la pacificazione con organizzazioni politiche che rivendicano apertamente l’eredità storica di personaggi come Pinochet o Mussolini?
L’impero Usa ha tessuto una vera e propria ragnatela nei confronti del Venezuela antimperialista, Eva Golinger ha sviluppato un’ importante analisi nel suo libro Codice Chavez ( Editore Zambon ) oltre a moltissimi interventi in rete. Riporto uno stralcio d’intervista relativamente datata ( era ancora vivo Chavez ):
Nel direttivo di grandi multinazionali come Chevron o Carlyle Group figurano membri di organismi che si dicono indipendenti come Human Rights watch, Ford foundation, Freedom house, National endowment for democracy. Vi si ritrovano alti funzionari della Cia, del Dipartimento di stato, del Pentagono, che utilizzano ong come Sumate in Venezuela o altri partiti politici per i loro piani destabilizzanti, e li finanziano attraverso i loro alleati: l’Istituto repubblicano internazionale (Iri), la Fondazione Konrad Adenauer in Germania, la Fondacion Faes in Spagna…
Istituti e agenzie come Usaid e Ned filtrano denaro a diversi gruppi in Venezuela, Bolivia, Ecuador e in oltre 70 paesi del mondo. In Venezuela oltre 350 organizzazioni, partiti politici, ong ricevono finanziamenti. ( Fonte: https://www.facebook.com/notes/stop-the-war/ecco-come-limpero-tesse-la-sua-ragnatela-intervista-a-eva-golinger/150398264403 )
Chavez di fronte a questa “Gladio Sudamericana” ha reagito da grande leader progressista: (a) ha epurato le forze armate ed i servizi segreti dagli esponenti più vicini a Washington; (b) ha pubblicamente denunciato gli stretti rapporti fra la destra venezuelana e lo Stato imperialista di Israele, mettendo Capriles con le spalle al muro 3; (c) ha colpito duramente la borghesia nazionalista con espropri a sorpresa, lasciando all’oligarchia soltanto le briciole ed una influenza politica, giorno dopo giorno, sempre minore. Perché Maduro esita a seguire la strada tracciata dal fondatore del bolivarismo? Quante nazionalizzazioni ha portato a termine il PSUV dopo la morte di Hugo Chavez ?
Il Venezuela resta un polo antimperialista importante (come Cuba e la Bolivia) quindi è necessaria la sua difesa. Leon Trotsky, criticando il dogmatismo dei comunisti staliniani, spiegò come le nazionalizzazioni di Lazaro Cardenas non erano direttamente misure socialiste ma erano comunque indispensabili per rendere il Messico indipendente dalla morsa imperialistica statunitense. Chavez ha saputo sconfiggere l’offensiva neocolonialistica di Washington, ponendo, dopo il processo di decolonizzazione, l’obiettivo diretto della edificazione del socialismo. Il suo carisma ha entusiasmato le masse operaie e contadine, la sua formazione culturale eclettica gli è valsa l’appoggio di teorici marxisti come James Petras e Nestor Kohan. Ora, per salvaguardare la sua eredità manca all’appello la classe operaia perché sarà lei l’ago della bilancia e il suo appoggio attivo sarà fondamentale per poter vincere questa ennesima battaglia che le forze chaviste sono chiamate ad affrontare. Nicolas Maduro sarà capace di rimobilitarla? Tutti noi ce lo auguriamo.
http://umbvrei.blogspot.it/2015/12/venezuela-la-fine-della-rivoluzione.html
http://albainformazione.com/2014/04/18/venezuela-sconfiggere-il-fasc/

1 commento per “In Venezuela, un grande assente: la classe operaia

  1. valdo plavan
    9 Dicembre 2015 at 17:55

    ogni giorno mi convinco che gli usa sono da sempre la tomba di tutte le democrazie , la sua esportazione di democrazia ha mandato del culo il mondo per mantenere questi porci, ma come si può ogni giorno qualche stronzo va in giro ad ammazzare i suoi simili , la polizia è peggio della gestapo tedesca spara se respiri ed il bello è che i giornalisti importanti continuano a menarci per tv che la democrazia nasce li , si forse è nata sulla pelle dei nativi , finiti loro hanno cercato le loro vittime sparse per il mondo. E dire che speravamo in Obama… Il proverbio dice chi vive sperando muore cagando

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