Uno stato curdo-arabo gestito dagli USA nel nord-est della Siria?

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Gli States non si arrendono, come prevedevo, e nonostante le pesanti disfatte dei suoi mercenari jihadisti, insistono nella loro permanenza in Siria. Le hanno tentate di tutto, dalle insurrezioni per procura, dai cecchini che sparano sugli oppositori e sulla polizia, dall’uso pervasivo delle fake news propagandate non solo dai media mainstream ma anche da prestigiose organizzazioni pacifiste, per arrivare infine ad alleanze “umanitarie” con i Paesi del Golfo e con l’Occidente asservito.

Sembra che il decadente Impero non abbia imparato molto dalle sonore batoste che i suoi soldati hanno subito in Libano, in Iraq, in Afghanistan. Putin, tempo addietro, in una conferenza internazionale sulla sicurezza, aveva detto chiaramente che la pervicace ostinazione degli States nell’inosservanza del diritto internazionale, avrebbe creato conflitti in ogni area del mondo e che gli stessi Stati Uniti avrebbero corso il rischio di autodistruggersi.
L’orso russo ci aveva azzeccato. Ciò che sorprende è il modo che gli States usano per entrare in un vicolo cieco. Donald Trump aveva fatto capire le sue intenzioni di disimpegnarsi in parte dal Medio Oriente e lasciarne il controllo principalmente ad Israele e ad Arabia Saudita. Come mai questo cambio di rotta? Schizofrenia di Donald oppure come già era capitato con Obama, il Presidente eletto non è padrone a casa sua ? Lo stato profondo, certo, ma specificamente direi in prima persona il segretario di stato Rex Tillerson e il consigliere per la sicurezza nazionale H. R. Mc Master 1)

Un vasto territorio nel nord-est della Siria è sotto il controllo dell’esercito americano. I combattenti saranno soprattutto Curdi che non vogliono sottoporsi a Damasco ( pare che non siano un piccolo numero i Curdi che preferiscano Damasco agli States) ed Arabi che, così pare, non vedono di buon occhio il protagonismo dei Curdi. Alla formazione di un tale composito esercito non mancheranno le forze dei transfughi terroristi respinti dall’esercito siriano e da quello iracheno e accolti dagli States, loro sponsor, a braccia aperte.

Questo stato, forte di decine di migliaia di combattenti, ben armato, non può essere conquistato facilmente dalle forze dell’asse della resistenza, ma certo non può fare passi in avanti, dato che i suoi confini sono delimitati dalla Turchia, dalla Siria e dall’Iran. Senza mare e con spazi aerei ostili. 2) Come potrà sopravvivere ? Chiusi come in una gabbia per topi..

Avrei molto da dire su tale situazione conflittuale.
Per ora, solo qualche osservazione
1) Gli States stanno provocando Erdogan duramente. Con il sostegno dato ai Curdi, sostegno che arriva ai confini della Turchia. Non intendono avvalersi più del secondo esercito della Nato? Non hanno più interesse ad avere il permesso di accedere al Mar Nero per tenere sotto controllo la Crimea ? Per non parlare della base aerea di Incirlik.3)
Così come sono riusciti con le sanzioni ad avvicinare la Russia alla Cina e far nascere un blocco invincibile, sembra che ora con la solita dabbenaggine strategica, stiano regalando la Turchia al Cremlino. Totale insipienza diplomatica, dovuta essenzialmente all’incomprensione che non sono più i padroni del mondo.
2) la scelta di Gerusalemme capitale, in tale quadro geopolitico, si chiarisce ulteriormente. Della Turchia, dopo gli accordi di Astana con la repubblica islamica dell’Iran e con la Russia non ci si può fidare. Puntare perciò ancora di più che nel passato sullo stato sionista e naturalmente sul suo stretto alleato, l’Arabia saudita, alleanza già collaudata nel genocidio della popolazione dello Yemen – genocidio che comunque farà risuonare a breve le campane a morte dello stato saudita.
Obiettivo: contenere l’Iran, massicciamente presente in Siria (dietro richiesta del suo Presidente Assad), in particolare presso le alture del Golan sottratte arbitrariamente dallo stato sionista alla Siria, e stretto alleato della Jihad islamica palestinese e della stessa Hamas, oltre che sostenitore attivo della rivolta yemenita contro i Sauditi.
3) I Curdi si trovano attualmente all’angolo, in una situazione politica e militare estremamente complicata, dovuta ai molti errori e all’insipienza della sua classe dirigente che ha seppellito in malo modo Ocalan e il suo pensiero fondato non sull’indipendenza statale ma sulla confederazione tra i popoli. Allearsi con gli States, per avere un forte aiuto militare contro lo stato islamico e quindi un autorevole sostegno diplomatico al tavolo della pace a favore dell’indipendenza politica contro le aspirazioni unitarie di Assad è stato un errore grossolano, una sopravalutazione della potenza statunitense ed una sottovalutazione dell’enorme volontà di lotta dell’asse della Resistenza.
Qualora i Curdi avessero optato per un’alleanza (sia pure conflittuale) con l’Iran, con l’Iraq e con la Siria contro la Turchia e contro gli States, rinviando le rivendicazioni indipendentiste, avrebbero creato condizioni favorevoli per l’acquisizione di diritti civili e sociali ingiustamente negati nei Paesi in cui non erano accolti con spirito egualitario. Ed ora non si troverebbero nella morsa terribile tra Turchia, Iran e Siria, con un alleato infido come gli States sempre pronti a sbarazzarsi dei propri compagni di viaggio al minimo soffio di vento contrario.
E’ prevedibile perciò un forte scontro politico tra i Curdi che aspirano ad un ritorno “verso la repubblica siriana” e i Curdi che insistono in forme di indipendenza sponsorizzate dagli States…

Certo è che dalle osservazioni precedenti si può evincere che il quadro geopolitico mediorientale è destinato ad una grande conflittualità e a movimenti tellurici profondi.

NOTE
1) Vedi in proposito il brillante articolo di Moon of Alabama 15/1/18 ” Siria, gli Stati Uniti sono…in Aurora
2) Elijah J. Magnier ” Può sopravvivere il nuovo stato…15/1/18 in Aurora
3) Moon of Alabama, op. cit.

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