Il Fascismo

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Foto: Hic Rhodus (da Google)

 

ll fascismo ha sempre un volto sociale. Il programma sansepolcrista prevedeva interventi sociali, cogestione operaia, nazionalizzazioni. Il fascismo cerca un punto di compromesso autoritariamente imposto alla lotta di classe, soggiogandola ad una idea di interesse nazionale preminente sugli interessi particolari, che vengono diluiti nell’organizzazione corporativa interna e nell’aggressività esterna (chi sostiene che il fascismo fece un errore a partecipare al conflitto mondiale non ne conosce la natura, l’idea di superiorità dello Stato anche sugli altri, a volte fusa con una idea di superiorità etnica, è vitale per sfogare energie potenzialmente eversive e per legittimare una visione elitaria, nascosta dietro al plebeismo della retorica ed alle concessioni sociali). Il compromesso autoritario che scioglie la lotta di classe nel calderone dell’interesse nazionale, verticisticamente determinato, finisce rapidamente per privilegiare gli interessi più forti, quelli più introdotti dentro le stanze del potere e maggiormente in grado di influenzare lo schema di compromesso. Ecco quindi che le proposte socialmente più avanzate, fatte nella fase di lotta per la conquista del potere, svaniscono, sostituite da concessioni pauperistiche, da assistenzialismo passivo e che congela l’ascensore sociale. Queste piccole concessioni sociali vengono pagate care, con la perdita della libertà e l’arruolamento di massa in una militarizzazione della società, che cristallizza la gerarchia sociale, elevandola a valore supremo, in cui elite considerate naturalmente in diritto di comandare si trasmettono ereditariamente il potere, sostenute da un ceto di manutengoli, sbirri e servi sciocchi. Alla fine la maschera sociale, che attrae ingenui socialisti in cerca di autore, cade
E resta in piedi solo la società evoliana dei migliori, ed il programma di schiacciamento dei peggiori.

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