Da
quanto tempo non vengono organizzate manifestazioni di massa contro le basi
militari e i processi di militarizzazione nel nostro paese? Anni, prendersela
poi con i singoli episodi e fatti di cronaca senza prima avere colto le ragioni
di fondo dei processi in atto ci sembra non solo un errore ma anche il
classico, e macroscopico, limite dei movimenti e e delle poche realtà rimaste
attive.
La
realtà va saputa leggere anche quando diventa scomoda e distrugge le nostre
ataviche certezze, se invece l’obiettivo è quello di dirsi egemonici per
qualche riuscita manifestazione di piazza pur nell’indifferenza generale,
allora ogni ragionamento diventa vano perchè da qui a poco saremo completamente
avulsi dal comune sentire di una opinione pubblica lobotomizzata all’idea della
guerra ineluttabile.
Si può essere guerrafondai in Europa e pacifisti in Italia, il Partito democratico al Parlamento europeo vota a favore dell’utilizzo dei fondi PNRR. Questo partito fin quando si tratta di partecipare ai gay pride resta unito, ma appena le scelte riguardano temi come guerra, fisco ed economia le spaccature interne diventano innumerevoli.
Il
Pd nel Parlamento europeo vota a favore del Rapporto Muresan-Negrescu che non
si limita a chiedere la proroga dei tempi per utilizzare in sede nazionale i
fondi Pnrr ma apre all’utilizzo dei fondi del Recovery per la Difesa.
Se
il movimento contro la guerra guarda alla interlocuzione con il Partito
democratico parte già con il piede sbagliato sempre che questa interlocuzione
non utilizzi in materia strumentale il tema della guerra per costruire invece
cartelli elettorali.
E il caso Santoro dovrebbe avere dimostrato come il tema della guerra serva anche a rimettere in gioco vecchi esponenti politici che bene farebbero a godersi le loro laute pensioni senza dominare imperterriti gli scenari politici; hanno combinato disastri su disastri ma sono sempre ai loro posti, osannati da tv e giornali, pronti ad impartire lezioni.
Sono allora utili oggi le manifestazioni del popolo di sinistra o anche questa forma spettacolare serve a nascondere l’isolamento sociale delle istanze contro la guerra portando al contempo un po’ di credibilità politica agli organizzatori? Dopo anni la sinistra ha scoperto il genocidio palestinese ma guai a chiamarlo con il suo nome e soprattutto la scoperta non ha prodotto alcuna iniziativa concreta. E allora, per gli effetti nefasti dell’economia di guerra, quanti anni dobbiamo attendere?
Sfugge all’ umana comprensione come sia possibile tergiversare davanti all’economia di guerra e al Riarmo e non ci risulta che ad oggi siano scesi in piazza i vari movimenti contro l’attacco israeliano all’Iran, di conseguenza la confusione regna sovrana e le contraddizioni riguardano ogni parte dei movimenti contro la guerra, parte dei quali, rispetto alla Nato, non hanno mosso un dito.
Chi
scrive non subisce il fascino scita o della Repubblica islamica, ma se
settori del centro destra e del centrosinistra intrattengono rapporti di
stretta collaborazione con le monarchie del Golfo, che sui diritti civili e
umani non sono certo un modello da seguire, noi non potremmo prendere posizione
contro l’aggressione di Israele all’Iran?
Non
arrivano risposte e proprio per non parlare di Nato, Riarmo, economia di guerra
si preferisce scomodare una lettura dei conflitti transfemminista,
insomma la questione di genere è divenuta lo specchio per le allodole che non
permette di fare i conti con la realtà della guerra e dell’imperialismo.
In
seno al centro sinistra è in atto una discussione su un punto focale: il riarmo
va bene se a deciderlo è la Ue, se pensiamo a un modello di difesa comune per
la sua sicurezza con risorse aggiuntive e debito comune.
Detto
in altri termini, tra un santino di Prodi e uno di Draghi, il centro sinistra
risponde ai dettami della lobby europea in materia di guerra, il centro destra
guarda invece con interesse agli interessi nazionali delle imprese di
armi debitamente supportata da uomini del Pd che oggi troviamo a capo di aziende
di armi, fondazioni, riviste e giornali. Ma alla fine, a prescindere dal
vincitore, le ragioni del Riarmo diventano vincenti e bipartisan.
Il
neo-interventismo della sinistra italiana è folle e pur con mille distinzioni e
in contesti storici differenti ricorda l’interventismo dei socialisti
nella Prima guerra mondiale dalla quale scaturì l’avvento del fascismo.
Ma altrettanto folle è l’agire di parte dei movimenti alle prese con una
autentica involuzione politica e un radicalismo ad esempio immotivato su singole
questioni mentre su innumerevoli altre ha perso di vista ogni categoria
interpretativa marxista della realtà.
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ricorda che prima di un eventuale utilizzo delle basi italiane deve essere avanzata apposita e formale richiesta al Governo. Ci permettiamo di ricordare l’ articolo 5 del Trattato del 1949: “Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse (…) sarà considerato come un attacco contro tutte le parti, e che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse (…) assisterà la parte o le parti attaccate”.
Sarà
sufficiente costruire a tavolino le famose cause apparenti della guerra, già
studiate nell’antica Grecia, uno pseudo attacco dell’Iran ad un paese Nato per
ritrovarsi direttamente coinvolti nel conflitto.
Ma per chiudere il nostro ragionamento serve una piccola provocazione: perchè nessuno parla, eccetto pochi, nell’asfittico panorama politico italiano, delle basi Usa e Nato nel nostro paese? Eppure questi avamposti giocano da sempre un ruolo dirimente nelle guerre e il movimento contro la guerra in Italia, almeno in molte delle sue componenti, ha negli ultimi anni ignorato il problema e sono proprio queste basi a ricordarci che non siamo un paese sovrano ma terra di conquista dei guerrafondai.
Fonte foto: Today (da Google)