Sono rimasto francamente sconcertato dalla sentenza con cui i giudici hanno condannato all’ergastolo i due giovani americani colpevoli di aver ucciso il carabiniere Mario Cerciello Rega.
Mi sembra una condanna assolutamente sproporzionata rispetto alla gravità del reato. Si tratta di due giovani scellerati che, inciuccati di cocaina, hanno perso la testa e, in circostanze ancora poco chiare, hanno accoltellato a morte il carabiniere. Un fatto gravissimo, sia chiaro, che merita di essere sanzionato in maniera esemplare, ed io stesso, a suo tempo, sostenni la necessità di una pena adeguata ma proporzionata.
Mi pare che si sia andati ben oltre, direi molto, troppo oltre, condannando due giovani di vent’anni al fine pena mai, per un omicidio peraltro non premeditato.
Ora, se tanto mi dà tanto, se per un omicidio non premeditato e frutto comunque di circostanze casuali si condannano due ragazzi all’ergastolo, cosa si dovrebbe fare con un capomafia, un criminale lucido ed efferato, trafficante di droga, armi, prostituzione, pluriassassino e mandante di assassinii premeditati, che non ha remore neanche ad uccidere dei bambini se necessario (come accaduto, ricordate il bambino ucciso perché testimone di un delitto e sciolto nell’acido per far sparire il corpo)?
Cosa si dovrebbe fare con gente come quella del gruppo nazista “Ludwig”, colpevole di 28 omicidi premeditati? Ricordo che stiamo parlando di soggetti che bruciavano vivi barboni e senzatetto per puro divertimento e disprezzo sociale oppure davano fuoco alle discoteche con la gente dentro. E ricordo che questi furono condannati a trent’anni di reclusione ma in realtà ne scontarono molti meno di cui diversi in semilibertà.
Cosa si dovrebbe fare con personaggi come Pietro Maso che ha premeditato l’assassinio dei suoi genitori per “cuccarsi” l’eredità? Maso ha scontato circa 16 anni di cui diversi in semilibertà
Cosa si dovrebbe fare con Erika di Novi Ligure, che ha assassinato premeditatamente con decine di coltellate la madre e il fratellino? Erika ha scontato circa dieci anni, la gran parte dei quali in comunità, e poi è stata liberata.
Cosa si dovrebbe fare con i tanti mafiosi e terroristi colpevoli di stragi (stragismo di stato, bombe su treni, nelle stazioni, nelle piazze, do you remember?…) e delitti efferati e premeditati che non sono stati condannati con quella severità con cui avrebbero dovuto essere giudicati e, appunto, condannati?
Sorvolo su quei criminali “pentiti”, pluriomicidi rei confessi (penso a un Giovanni Brusca) che hanno scontato sì e no un paio di anni di carcere. Sorvolo perché è una questione complessa che richiederebbe una riflessione ad hoc, ma non c’è dubbio che l’incongruenza resti tutta.
Cosa si dovrebbe fare – dicevo – con queste persone, se il metro di misura fosse quello applicato dai giudici che hanno condannato all’ergastolo i due giovani americani? Scorticarle vive oppure condannarle alla garrota facendole però morire lentamente e poi esporre sulla pubblica piazza i loro corpi martoriati?
Se tanto mi dà tanto, se quello è il metro di misura, con un ladro che facciamo? Lo frustiamo a sangue in pubblico prima di seppellirlo per una decina di anni in carcere?
Potrei continuare all’infinito, purtroppo, con gli esempi delle incongruenze e delle contraddizioni in cui si dibatte da sempre il sistema giudiziario italiano. Pene pesantissime per reati minori o relativamente minori e pene lievi per reati infinitamente più gravi.
Sono volutamente rimasto per lo più sul piano della cronaca nera e non ho affrontato il tema delle vicende politiche della storia di questo paese (e di come il sistema giudiziario le ha affrontate), perché anche in questo caso bisognerebbe aprire un capitolo a parte per analizzare la serie infinita di contraddizioni, di diversi pesi e misure e spaventose incongruenze.
Mi pare di poter dire che in questo paese non esistano dei criteri di valutazione oggettiva. Si va avanti a colpi di giurisprudenza ma, soprattutto, la giustizia è fortemente condizionata dalla politica, dai media e dal clima che si respira, in base, appunto, al contesto politico che di volta in volta si viene a creare. Che l’indipendenza della magistratura e l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge fossero principi liberali formali ma non sostanziali, lo sapevamo da sempre e non ci siamo mai fatti illusioni in proposito. Mi sembra però che la situazione sia ormai degenerata e lo scontro fra garantismo da una parte e giustizialismo/securitarismo dall’altra abbia prodotto un sostanziale corto circuito.
Mi pare che, fra le altre, anche la sentenza con cui i due giovani americani sono stati condannati ad una pena a mio avviso sproporzionata e spropositata confermi quanto sto dicendo.
Fonte foto: La Repubblica (da Google)