Luana, vittima due volte. Come le centinaia di migliaia di caduti sul lavoro

il volto della giovane operaia e madre di una bambina, Luana D’Orazio, caduta sul lavoro, anzi, diciamola meglio, vittima di un omicidio cosiddetto “bianco”, è ormai scolpito nella mente di tutti noi e lo sarà per sempre.

Qualcuno – a parte i familiari e gli amici – si ricorda forse il volto di uno delle decine di migliaia di lavoratori morti negli ultimi vent’anni?

Nessuno, ovviamente. Per la semplice ragione che l’immagine di Luana, giovane e bella, è stata enfatizzata dai media.

L’amatissimo da tutti noi, Antonio De Curtis, in arte Totò, spiegò in una sua celebre e bellissima poesia che la morte è una “livella”. E’ vero, ma solo in parte. E’ vero per chi muore ma non per quelli che rimangono.

Il giornalista e opinionista Gad Lerner, in un post, ha scritto: “E’ imbarazzante a dirsi ma perché i media italiani prestino attenzione agli incidenti sul lavoro in grave aumento occorre che a morire sia una giovane donna di bell’aspetto e con adeguato corredo fotografico. Come la povera Luana D’Orazio. Solo così siamo capaci di commuoverci?”.

Pare proprio di sì, caro (si fa per dire…) Gad Lerner. Ogni tanto ne azzecca qualcuna anche lui che è parte integrante e attiva del circo mediatico. E mi meraviglio che si sia espresso in tal modo.

Per quale ragione? Un rigurgito di hegeliana “coscienza infelice” dovuto, appunto, al fatto di essere corresponsabile e compartecipe di un apparato chiamato a deformare e ad occultare la realtà? Un tentativo di salvare il salvabile (e soprattutto la faccia e uno straccio di deontologia professionale…) dovuto al fatto evidente che da sempre il risvolto di genere (maschile) della tragedia dei morti sul lavoro è stato scientemente occultato?

Non è dato saperlo e neanche ci interessa, per la verità. Resta il fatto che ciò che ha detto è vero.

La sovraesposizione del volto bello e sorridente della povera Luana è il risultato del combinato disposto dello sciacallaggio dei media e del femminismo imperante. Da una parte la nostra società (capitalista) “maschilista e patriarcale” (ma va?…)  può tollerare e considerare normale l’ecatombe di uomini che muoiono ogni giorno sul lavoro (mediamente circa tre se escludiamo le domeniche), dall’altra i media sono perennemente alla ricerca di tutto ciò che può ottimizzare la loro visibilità.

E se Luana invece di essere giovane e carina fosse stata di mezza età, anziana e brutta, siamo sicuri che i media le avrebbero dato la stessa visibilità? Gad Lerner pensa di no, e per una volta ha ragione, e anch’io la penso come lui.

Ipocrisia e menzogna che si sommano all’ ipocrisia e alla menzogna. E all’occultamento della realtà. Questo sistema è marcio, alle fondamenta.

Luana D'Orazio morta in fabbrica a 22 anni, chi era: dall'abbandono della  scuola perché incinta a quel lavoro deciso per il figlio di 5 anni

Fonte foto: Il Messaggero (da Google)

 

1 commento per “Luana, vittima due volte. Come le centinaia di migliaia di caduti sul lavoro

  1. Sandro Desantis
    6 Maggio 2021 at 22:42

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    Il giornalista e opinionista Gad Lerner, in un post, ha scritto: “E’ imbarazzante a dirsi ma perché i media italiani prestino attenzione agli incidenti sul lavoro in grave aumento occorre che a morire sia una giovane donna di bell’aspetto e con adeguato corredo fotografico. Come la povera Luana D’Orazio. Solo così siamo capaci di commuoverci?”.
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    Vero, ma benché non sia certamente una consolazione, accade pure in altri Paesi, a cominciare dagli USA.
    Il motivo è semplice: ovunque la vita di una donna è considerata molto più preziosa di quella di un uomo.

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