Per una nuova e problematica stagione di dialogo con i più giovani

Noi, oggi, non possiamo più accontentarci di ricercare e di capire; dobbiamo anche farci carico di comunicare al maggior numero possibile, e soprattutto ai più giovani, che occorre fare il salto per strozzare le seduzioni narcisistiche al centro del modello dell’individualismo competitivo, che è diventato ancor più efficace da quando il neoliberismo ha mutato pelle, specializzandosi nel Capitalismo digitale oggi egemone.
Dobbiamo senza sconti estirpare la retorica dai nostri discorsi rivolti ai più giovani per aprire una nuova e problematica stagione di dialogo; consapevoli che proprio in quegli stilemi retorici si annida l’efficacia discorsiva e persuasiva dell’ideologia “progressista” (intendiamoci: falsamente progressista) tesa a neutralizzare la lotta e liquidare la questione sociale, dirottando tutto il senso del “progresso” sociale sui soli diritti neoliberali individuali (che, lo ripeto ancora una volta, sono molto meno dei diritti civili seriamente intesi). Questa narrazione è tanto riduttiva e fuorviante, quanto semplice, pigra, intellettivamente non impegnativa, ma rassicurante sulla distribuzione di ragioni e torti; è autoreferenziale, sorella gemella del libero mercato, dogmatica e infine, per tutte queste ragioni, molto persuasiva.
Si confuta anzitutto raccontando gli ultimi tre – quattro decenni, mettendoli anche al centro dell’insegnamento, senza paura di “partire dalla fine”. Si confuta scendendo nell’argomentazione, nelle pieghe della Storia, raccontando il conflitto sociale nelle sue mutevoli forme, ma anche nella sua continua presenza e persistenza. Si confuta mettendo al centro della nostra riflessione, della comunicazione e anche della didattica, nomi, temi e problemi decisivi ma non comunemente battuti nei programmi scolastici, quali: golpe cileno, svolta neoliberista, strage di Bologna, strategia della tensione, unipolarismo/multipolarismo, Capitalismo digitale.
Dobbiamo avere la forza, la lucidità e la perseveranza di dialogare con le nuove generazioni in modo non soltanto alternativo, ma anche antagonista rispetto alla retorica progressista che vuole per definizione essere edificante, che si ammanta di tinte pedagogiche ma che in realtà traduce e garantisce in pieno l’assetto di potere e di dominio esistente: pretende di dire per certo ai giovani da che parte è giusto, doveroso e civile stare ma omette completamente di dire loro come, perché e da chi è stato cancellato il loro futuro; come se questo silenzio fosse giusto e civile!
Dobbiamo farlo con energia e impegno, ma anche con la serenità che ci deriva dalla consapevolezza di avere un’ottima ragione per farlo: siamo in buona fede, diversamente dai nostri avversari, e non siamo dei benpensanti, né del resto vogliamo essere creduloni, come i loro esecutori.

Strage di Bologna: 2 agosto 1980, un rigurgito della strategia della  tensione - OUBLIETTE MAGAZINE

Fonte foto: da Google

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