Carità di guerra

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

 

Papa Bergoglio dopo l’intervento a favore dei vaccini durante la pandemia è tornato a gamba tesa sulla guerra ucraina schierandosi, di fatto, a favore di Kiev. La guerra definita “sacrilega” e la denuncia di Bergoglio del leader russo che sogna il ritorno all’impero, non lascia dubbi su sul papa gesuita: è atlantista e per la globalizzazione. Nessuna parola è stata detta a favore delle volontà coartate dall’obbligo vaccinale e sulle vittime degli effetti indesiderati, oggi tace sulle vittime russe del Donbass, sulle truppe ucraine con le svastiche e sulle libertà negate ai russi in Ucraina. La modestia degli interventi teologici di Bergoglio denotano la caduta dello stile diplomatico del Vaticano. Il tradimento dei valori  della chiesa  che Bergoglio dovrebbe difendere e trasmettere non potrebbe essere più grande. La chiesa ufficiale e l’alto clero non hanno mai praticato e testimoniato con zelo i valori universali, nel caso di Bergoglio siamo di fronte al potere nella forma della propaganda dei diritti civili e nel contempo si dà sostegno e legittimità alla guerra degli ucraini. Si fa ideologia, si proclama l’universale, ma si difendono interessi particolari. La posizione vaticana è politicamente scorretta tanto più la linea che separa gli aggrediti dagli aggressori è sfuggente ed ambigua.

Il corpo di Cristo è l’umanità, la religione cristica vuole gli esseri umani fratelli tutti, perché partecipi del corpo di Cristo e dell’amore del Padre. Tale assunto “minimo” è negato, Bergoglio si schiera per l’atlantismo che ha causato milioni di morti nel Novecento e  contro la Russia di Putin dopo aver consacrata la Russia e l’Ucraina all’immacolata il 25 marzo.  Nella visita a Malta del 3 aprile 2022 ha dichiarato che la guerra è stata causata  da qualche potente che “tristemente rinchiuso in anacronistiche pretese di interessi nazionalisti, provoca e fomenta conflitti” ed ancora “Preghiamo ora per la pace, pensando alla tragedia della martoriata Ucraina, ancora sotto i bombardamenti di questa guerra sacrilega”. Tutte le guerre sono cristianamente sacrileghe e la guerra in Ucraina non dovrebbe esserlo più o meno delle altre. Nella grotta dove visse San Paolo a Malta ha riconfermato il solito sermone a favore della migrazione, la quale non è sacrilega, pur essendo l’effetto della guerra che il capitalismo fa ai popoli. Si limita ad osannare i buoni pagani che accolsero San Paolo, ancora una volta l’ecumenismo relativista e globalista riappare tra le parole mielose di Bergoglio. La migrazione coatta come le guerre sono il business del capitale, l’oligarchia apolide e nichilista della globalizzazione è l’unica vincitrice di qualsiasi guerra.

L’analisi geopolitica del Vaticano è quasi fumettistica tanto è semplicistica e demagogica.

Non una parola per difendere i fratelli del Donbass che sono oggetto di violenza da anni, neanche un cenno alle libertà negate ai russi, il gesuita entra in modo poco diplomatico nella questione ucraina divenendo la spalla spirituale dell’atlantismo. Si occultano le ingerenze nello stato ucraino, ed ogni ingerenza in uno stato sovrano è già atto di guerra. Il colpo di stato del 2014 organizzato dall’Occidente dovrebbe indurre a soppesare le parole, a meditare sulle responsabilità internazionali della guerra, invece nulla, solo slogan semplicistici finalizzati ad alzare muri, anziché abbatterli. Solo la verità libera, ma essa è persa nella guerra mediatica dei padroni. Ciascuna istituzione usa il suo linguaggio per confermare la versione utile agli oligarchi. Ancora una volta il capitalismo nella sua fase speculativa trova nelle parole dell’argentino la giustificazione spirituale alla sua espansione illimitata. Il risultato è la somma di più addendi, Bergoglio ha sempre difeso la globalizzazione nella forma della migrazione e  delle  multinazionali del vaccino, al punto da essere disponibile a sostituire l’acqua benedetta con il disinfettante ed infine si schiera contro ogni universalismo umanitario con la sola Ucraina.

L’Occidente finanzia ed istiga alla guerra con l’invio delle armi, ciò dovrebbe essere sufficiente per recidere i legami con coloro che invocano la pace, ma armano gli ucraini con i loro “inquietanti guerrieri”, invece niente, si nega non solo il Vangelo, ma anche il deposito di esperienze della diplomazia vaticana. Una chiesa schierata con i più forti attraverso la nazione nominalmente aggredita è il segno dello svuotamento razionale e assiologico della chiesa ufficiale. Lo scandalo più grande che dovrebbe turbare laici e credenti, qualora questi ultimi esistano ancora, è la carità unilaterale. Si raccolgono  offerte per gli ucraini, ma ciò offende la razionalità della carità cristiana la quale è universale, e non certo parziale. La carità a favore di alcuni e che dimentica i russi aggrediti in questi anni, nega il suo valore etico per essere anch’essa un atto che istiga alla guerra, in quanto contribuisce a “creare il nemico”. La carità di guerra è sorpresa assoluta, ma non meraviglia, se si raccolgono aiuti e sostegni per gli ucraini il messaggio che giunge è la mostruosizzazione dei russi, i quali sono gli aggressori, pertanto i russi del Donbass non sono oggetto di carità. La parola papale è autorevole, se conserva un distaccato equilibrio finalizzato a porre le condizioni di pace, a tal scopo le parole dovrebbero super partes in modo da favorire  i colloqui tra i contendenti, ma se si ripetono gli appelli a favore di una parte è inevitabile l’approfondimento del solco che divide gli ucraini dai russi. L’assurdo in cui siamo e che ci precipita nella violenza consiste nell’invocare la pace e nel contempo nello schierarsi per i “più deboli”, ovvero gli aggrediti, i quali non hanno certo lavorato per la pace, ma spalleggiati dalla NATO prima della guerra e ora promuovono la guerra mondiale con le richieste di aiuti militari, fino ad affermare che stanno combattendo per noi. L’intrigo e i giochi di ruolo in cui nessuno è autentico, ma tutti barano, ci conducono verso la guerra in modo sempre più irriflesso. Il percorso per uscire dall’irrazionalità dei soli interessi oligarchici con le loro bellicose soluzioni non può che giungere dal demos, in quanto le istituzioni hanno consumato ogni credibilità. Solo l’ipnosi di massa permette al sistema di reggersi nella barbarie, ma il potere ipnotico è sempre più debole per l’illimitato senso di tracotante sicurezza dei padroni. Il risveglio è vicino, il dramma è il vuoto istituzionale e culturale. La caduta del fascismo trovò nella chiesa un punto di riferimento per gli italiani, in questo momento la chiesa è organica al sistema ed i partiti sono solo attori di una cinica commedia. Non resta che mettere in atto una prassi individuale in forme nuove per poter ricostruire un processo di esodo e liberazione dalla violenza del falso nell’incontro tra cercatori di verità.

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Fonte foto: da Google

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