Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Di recente ho avuto uno scambio di punti di vista con un politico del PD, una persona moderatamente di sinistra. Sulla questione palestinese, e sui comportamenti israeliani in generale, dice di avere, credo rispetto a me, “minori certezze e coltivare parecchi più dubbi”, immagino per giustificare la sua incapacità di prendere una posizione netta sui fatti di Gaza e della Cisgiordania e condannare senza distinguo le altre innumerevoli violazioni del diritto internazionale da parte dello Stato ebraico, in primo luogo gli attacchi ingiustificati ad altri Stati sovrani.
Come da prassi, fa un elenco di quello che andrebbe fatto ma da decenni non si può fare e, anche senza dirlo esplicitamente, arriva alla solita soluzione dei due Stati, rigorosamente senza spiegare né tempi né modi.
Si tratta ovviamente di discorsi fondamentalmente inutili e, secondo me, anche ipocriti, ma quello che mi ha colpito è, in particolare, questo suo passaggio: “(…) Israele ha tutto il sacrosanto diritto di esistere (ovviamente senza massacrare i civili palestinesi di Gaza) (…)” Al momento non ho dato un particolare peso a queste parole, poi ci ho ripensato e ho capito che ha ragione e che, proprio sulla base di questa sua affermazione, Israele “non ha affatto diritto di esistere”, per lo meno non come stato sionista etnocratico. Credo che lui intendesse mettere l’enfasi sulla prima parte dell’assunto, ossia “Israele ha tutto il sacrosanto diritto di esistere”, senza rendersi conto che il punto fondamentale della sua affermazione è la successiva condizione che, non a caso, lui mette tra parentesi, considerandola forse un semplice e scontato bilanciamento della frase principale: “Ovviamente senza massacrare i civili palestinesi di Gaza”.
Il punto è proprio questo, il sionismo, perlomeno quello di Ben Gurion, che ha preso forma concreta nello Stato ebraico chiamato Israele e che ancora dà forma e vita allo Stato etnico e razzista di Israele, è fondato sulla sostituzione etnica, sulla deportazione o, in alternativa, sul massacro dei palestinesi. Lo dicono chiaramente i documenti prodotti dagli stessi sionisti fondatori di Israele e tutta la storia degli ultimi cento anni. L’Israele sionista, colonialista, etnocratico e razzista non può esistere senza comportarsi come si comporta fin dalla sua nascita, cioè senza derubare, cacciare o uccidere i palestinesi. Era così quando è nato, è stato così per ottant’anni ed è ancora così. Quindi la frase corretta o, meglio, meno involuta che il mio interlocutore avrebbe dovuto dire e che dico io al suo posto è: “Lo stato sionista, etnocratico e razzista di Israele non ha alcun diritto, tantomeno sacrosanto d’esistere, perché indissolubilmente basato sulla pulizia etnica, sul massacro dei palestinesi o sulla loro deportazione”. Sempre che in questo mondo, soprattutto grazie a Israele e ai suoi alleati, abbia ancora senso parlare di “diritto”.
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